Record degli sfratti: +218% in un anno
Il 45,3% dei poveri vive in affitto
 
Il Ministero dell’Interno ha rilasciato, su richiesta delle associazioni degli inquilini, i dati relativi ai provvedimenti esecutivi di sfratto, alle richieste di esecuzione e agli sfratti effettivamente eseguiti nel periodo che va da gennaio a dicembre del 2022, e i dati sono impressionanti.
Lo scorso anno sono stati 30.385 gli sfratti eseguiti con la forza pubblica in Italia, con una crescita del 218,6% sull’anno precedente, e sono state 99.316 le richieste di esecuzione di sfratto presentate dai proprietari di immobili agli ufficiali giudiziari, con un aumento del 199% rispetto al 2021.
I nuovi provvedimenti di sfratto emessi dai Tribunali nel corso del 2022, e che ancora risentono delle moratorie volute dalla legge durante la pandemia, sono stati 41.849, con un aumento del 9,4% rispetto all'anno precedente, dei quali oltre 33.500, l'80% sul totale di tutti gli sfratti, hanno avuto come motivazione la morosità degli inquilini.
Il problema dell'altissima percentuale degli sfratti per morosità dipende direttamente dal problema della povertà e quindi dell'impossibilità per tantissime famiglie di poter avere un'abitazione di proprietà o di poter accedere a una casa popolare. A giugno dello scorso anno l'Istat ha pubblicato il suo report sulla povertà in Italia nel 2021, un articolato documento di 13 pagine dedicato a vari aspetti del fenomeno dell'indigenza nel nostro Paese: a pagina 6 del report si legge che “le oltre 889mila famiglie povere in affitto nel 2021 sono il 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 18,5%, contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà”. Sono le condizioni di povertà di sempre più larghe fasce della popolazione che conducono queste ultime allo sfratto per morosità.
È evidente che le fasce più povere della popolazione non hanno i mezzi per acquistare un'abitazione, e questo è un problema sociale, ma non sono nemmeno in grado di accedere a una casa popolare nonostante le disagiate condizioni economiche, e questo è un problema squisitamente politico, perché sono decenni che in Italia, per una precisa scelta politica, non si costruiscono case popolari.
L'allarme sociale derivante dall'aumento del numero degli sfratti, sintomo a sua volta di un sempre più accentuato disagio economico di larghi strati della popolazione, è ormai da tempo all'attenzione dei sindacati, che denunciano le politiche dell'attuale governo: “lo stato in cui ci troviamo – ha denunciato il segretario generale del Sunia-Cgil, Stefano Chiappelli – è frutto della totale assenza di politiche di sostegno agli affitti e allo stato di abbandono in cui sono state lasciate le famiglie dal 2020 in poi”. “La pandemia e le catastrofi socio-economiche che si sono succedute – ha proseguito Chiappelli - sono state completamente ignorate dai governi di questi anni. Con la colpevole aggravante del governo Meloni, nello specifico del ministro Salvini, che ha cancellato il Fondo di sostegno all’affitto e il Fondo per morosità incolpevole”.
Secondo Sunia-Cgil sono necessari almeno 900 milioni per rifinanziare i due fondi, ma finora dal governo non è arrivato nessun segnale in tal senso, e il tanto sbandierato piano per la casa annunciato dal ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, è rimasto finora soltanto un annuncio.
Silvia Paoluzzi, segretaria dell'Unione Inquilini, l'associazione sindacale che tutela i diritti degli affittuari, ha definito il vertiginoso aumento degli sfratti “uno tsunami che travolge la coesione sociale nelle città, effetto della mancanza di politiche sociali e di qualsiasi forma di intervento pubblico, effetto della devastante deregulation degli affitti turistici che il Governo lascia senza limiti e controlli” . Anche l'Unione Inquilini, come la Sunia-Cgil, punta il dito contro il governo Meloni: “una situazione insopportabile – ha proseguito la Paoluzzi - a cui il Governo risponde con cinica indifferenza, apprestandosi a negare anche in questa legge finanziaria il piccolo ombrellino di protezione del fondo sostegno affitti e per la morosità incolpevole”.
La segretaria dell’Unione Inquilini ha auspicato una forte mobilitazione unitaria per chiedere il rifinanziamento dei fondi soppressi e l’avvio di una nuova politica abitativa, a partire dal recupero e dall’assegnazione dei numerosissimi immobili pubblici vuoti e da un piano per l’incremento dell’edilizia residenziale pubblica a canone sociale.

25 ottobre 2023