Criminali bombardamenti dell’ospedale e della chiesa ortodossa di Gaza
Il nuovo Hitler Netanyahu rade al suolo il nord di Gaza, fa strage di innocenti e prepara l'invasione
Il leader di Hamas Meshal: “L’attacco contro Israele è legittima resistenza. Nessuna nazione viene liberata senza sacrifici”. Hamas: "La situazione della resistenza è buona. Il popolo resiste nella propria terra e non si piegherà di fronte al nemico"
Manifestazioni e cortei a sostegno della causa palestinese dai paesi arabi e islamici a Londra, a Washington
Dal 13 ottobre decine di migliaia di abitanti del nord di Gaza sono in fuga verso sud, dopo che Israele ne ha ordinato l’evacuazione e l'ha rasa al suolo macchiandosi di criminali stragi di innocenti. Il bollettino quotidiano parla di ripetute stragi di civili palestinesi da parte dei sionisti e neonazisti israeliani, il cui culmine è stato toccato la sera del 17 ottobre, quando i missili di Tel Aviv hanno colpito l’ospedale di Al-Ahli Arabi Baptist di Gaza City. Le vittime accertate sono state oltre 500, ma fonti palestinesi prevedono che si possa arrivare alla mostruosa cifra di duemila morti. Si tratta di uno dei più gravi crimini di guerra dopo la Seconda guerra mondiale. All’interno dell’ospedale non erano presenti solo pazienti, feriti e personale medico, ma anche molte famiglie che vi si erano rifugiate pensando di essere in un luogo sicuro.
Un crimine che qualifica Israele per quello che è: uno stato colonialista, razzista, fautore dell’apartheid e fondato sull’oppressione senza limiti del popolo palestinese. Ma il governo israeliano non è solo criminale, è pure sfacciato. Di fronte all’evidenza dei fatti, il primo ministro, il nuovo Hitler Netanyahu, ha avuto la faccia tosta di dichiarare che l’attacco è stato effettuato dalla Jihad islamica. Precedentemente il portavoce israeliano Hananya Naftali aveva confermato su Twitter le responsabilità del bombardamento, salvo poi cancellare il messaggio poco dopo. Tale tweet riportava con un certo orgoglio che l’aviazione israeliana aveva colpito una base terrorista di Hamas nell’ospedale e aveva ucciso diversi terroristi, ricalcando in pieno lo stile ipocrita e mendace dei comunicati israeliani che hanno sempre accompagnato le azioni di bombardamento indiscriminato su Gaza succedutesi nel corso degli anni, (da “Piombo Fuso” a “Margine Protettivo” solo per citare quelli più tristemente famosi).
Il portavoce – riconoscendo dunque la paternità dell’attacco - definiva “straziante” il fatto che Hamas usasse i civili come scudi umani, lanciando missili da scuole, moschee e ospedali. Il messaggio è stato poi frettolosamente cancellato per lasciare il campo alla ancor più ridicola versione dell’auto-bombardamento da parte palestinese. Se ci fosse bisogno di una conferma, è emerso inequivocabilmente che l’ordigno che ha colpito l’ospedale di Gaza City generando una fortissima esplosione, ha le caratteristiche di un missile JDAM statunitense in dotazione all’esercito israeliano, con altissime capacità distruttive, le stesse che hanno raso al suolo in questi giorni interi quartieri in tutta la Striscia di Gaza.
Tra l’altro la struttura era già stata centrata alcuni giorni prima da un razzo israeliano e l’esercito di Tel Aviv aveva intimato per tre volte l’ordine di evacuazione. Passato sotto silenzio per ore, il primo attacco subito il 14 ottobre, che aveva provocato 4 feriti tra gli operatori sanitari, è stato sottolineato dalla Chiesa anglicana, che finanzia l’ospedale ed è indipendente dalle fazioni politico-militari presenti nella Striscia. All’indomani della strage il vescovo anglicano di Gerusalemme, Hosam Naoum, ha detto che l’ospedale Al-Ahli aveva ricevuto almeno tre ordini di evacuazione da parte dei militari israeliani prima dell’esplosione. Ordini a cui il personale sanitario si è rifiutato di ubbidire. Secondo Naoum, l’esercito israeliano ha dato gli avvertimenti per telefono dopo che i bombardamenti israeliani avevano già colpito due piani dell’ospedale lo scorso 14 ottobre.
Il 22 ottobre sono state uccise nei bombardamenti israeliani della notte più di 55 persone. Secondo il governo di Hamas sono anche state distrutte più di 30 case. Il 20 ottobre di almeno 17 morti è stato il bilancio delle vittime dell'attacco aereo sionista contro la chiesa ortodossa di San Porfirio sempre a Gaza. Lo riferisce Caritas Internationalis. "Almeno 17 persone hanno perso la vita e altre sono ancora sotto le macerie", precisa la stessa fonte, sottolineando che "dal 7 ottobre, Israele ha imposto un assedio totale agli oltre 2 milioni di cittadini di Gaza. Acqua, cibo ed elettricità sono stati tagliati, le medicine scarseggiano e i bombardamenti arbitrari si sono intensificati". Il giorno prima otto bambini tra i due e i cinque anni, tutti membri di una stessa famiglia, sono morti a Khan Younis, nel Sud della Striscia di Gaza, in uno dei bombardamenti israeliani sull'enclave palestinese. “Dormivano quando hanno distrutto la casa che è crollata sulle loro teste” ha raccontato all'agenzia Afp il patriarca della famiglia Bakri, Abu Mohammad Wafi al-Bakri. Al 22 ottobre il ministro della Salute palestinese ha fatto sapere che il numero dei morti a Gaza per gli attacchi di Israele è salito a 4.741 e 15.898 quelli rimasti feriti nei raid aerei dei sionisti e nazisti di Tel Aviv.
"Oltre 1.600 bambini sarebbero stati uccisi in due settimane di bombardamenti a Gaza. Più di 4.200 altri sarebbero stati feriti". Lo ha dichiarato Adele Khodr, direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. "L'uccisione e la mutilazione di bambini, gli attacchi su ospedali e scuole e la negazione dell'accesso umanitario costituiscono gravi violazioni dei diritti dei bambini. L'umanità deve prevalere", ha aggiunto.
Almeno il 42% (164.756) di tutte le unità abitative nella Striscia sono state distrutte o danneggiate dall'inizio delle ostilità. Lo ha fatto sapere il 22 ottobre il ministero dell'Edilizia Abitativa di Gaza, citato dall'Ufficio dell'Onu per gli affari umanitari secondo cui si stima che gli sfollati nell'enclave palestinese siano 1.400.000 con 566.000 di questi rifugiati in 148 strutture di emergenza designate dall'Unrwa, l'agenzia dei profughi.
La carenza di beni di prima necessità sta spingendo Gaza "sull'orlo della catastrofe", afferma invece il Programma Alimentare Mondiale (World Food Programme) citando la grave carenza di cibo, acqua e forniture mediche nell'enclave. L'agenzia dell’ONU ha dichiarato di aver bisogno urgentemente di 74 milioni di dollari per sostenere l'emergenza per i prossimi 90 giorni. I magazzini hanno riserve alimentari inferiori a una settimana e la capacità di rifornire queste scorte è "compromessa da strade danneggiate, problemi di sicurezza e carenza di carburante".
Intanto il 16 ottobre il portavoce delle brigate al Qassam, Abu Ubaida, ha affermato che i bombardamenti israeliani a Gaza hanno causato finora la morte di 22 prigionieri dal 7 ottobre nelle mani di Hamas. "La brutale aggressione sionista contro case e abitazioni ha portato finora alla perdita della vita di 22 prigionieri sionisti", ha detto il portavoce secondo questo scrive nel suo sito web l'emittente tv al Manar degli Hezbollah libanesi filo-iraniani.
Ampia solidarietà al popolo palestinese
In un'intervista all’emittente araba “Al Arabiya” il leader di Hamas Meshal ha dichiarato: “L’attacco contro Israele è legittima resistenza. Nessuna nazione viene liberata senza sacrifici”. (si veda articolo a parte)
Hamas aveva lanciato un appello "alla nazione islamica e a tutti gli uomini liberi nel mondo" affinché organizzino "marce e dimostrazioni di grandi dimensioni in solidarietà con il nostro popolo".
Manifestazioni e cortei a sostegno della causa palestinese si sono susseguiti nei paesi arabi e in tutto il mondo. Ad Algeri e in tutto il paese del Maghreb diverse migliaia di persone hanno sfilato il 20 ottobre per denunciare i "crimini" di Israele: era la prima marcia autorizzata dalla fine dell'Hirak, il movimento di protesta popolare che si raccoglieva settimanalmente tra il 2019 e il 2021. Gli algerini hanno marciato per quasi cinque chilometri nella capitale al grido di "Palestina, martiri" e "Popolo ed esercito con te Palestina". Diversi gli striscioni: "No all'assassinio di bambini, donne e civili. Dove sono i diritti umani?", "Biden un criminale di guerra", altri chiedevano "l'espulsione dell'ambasciatrice Usa in Algeria".
Migliaia di persone si sono radunate a Beirut, nella periferia sud della capitale, roccaforte degli Hezbollah filo-iraniani, per condannare l'attacco contro l'ospedale Ahli di Gaza attribuito a Israele. Di fronte alla folla ha preso la parola lo shaykh Hashem Safieddin, alto responsabile di Hezbollah, e ha detto: (il presidente americano Joe) Biden non si è scusato, (il premier israeliano Benjamin) Netanyahu ha detto che non è stata Israele a colpire l'ospedale.... nei prossimi giorni affronteremo questa nuova menzogna...decine di migliaia di resistenti sono pronti, con il dito sul grilletto, e arriveranno al martirio", ha aggiunto. "A Biden, a Netanyahu e agli europei ipocriti diciamo: state attenti, state attenti. L'errore che potreste commettere nei confronti della nostra resistenza genererà una risposta fragorosa più forte della vostra", ha aggiunto.
Scontri tra manifestanti e forze dell'ordine si sono verificati nella notte durante una manifestazione di protesta per il raid contro l'ospedale di Gaza fuori dal Consolato di Israele a Istanbul. Secondo un comunicato della prefettura, 63 persone, tra cui 43 agenti, sono rimaste ferite durante la manifestazione mentre la folla, composta da migliaia di persone, ha attaccato con pietre e bastoni la polizia e ha sparato fuochi d'artificio contro la sede della missione diplomatica israeliana, nel quartiere di Levent, sulla sponda europea della città sul Bosforo. Un uomo di 65 anni ha perso la vita a causa di un attacco di cuore avuto durante la protesta mentre cinque persone che hanno superato le barriere installate dalla polizia sono state arrestate, ha fatto sapere la prefettura.
Oltre a Tunisi diverse migliaia di persone sono scese in strada nella notte in varie città del Paese per manifestare il proprio sostegno al popolo palestinese dopo le notizie del massacro all'ospedale di Gaza. Marce e veglie di solidarietà sono state organizzate in tutta la Tunisia, a Gafsa, a Medenine, Zarzis e Ben Guerdane, Tataouine, e Sfax, riportano di media locali.
Lo sciopero generale è stato proclamato dalle "forze nazionali e islamiche" del nord della Cisgiordania ma si è poi esteso nel resto dei Territori, secondo quanto riporta l'agenzia Wafa.
In Libia, diverse centinaia di persone hanno protestato a Tripoli e in altre città per la strage all'ospedale di Gaza. A Tripoli, centinaia di manifestanti di tutte le età, issando bandiere palestinesi e alcuni con il volto coperto dalle kefiah palestinesi, hanno attraversato il centro città prima di convergere in Piazza dei Martiri. "Diamo il nostro sangue e le nostre anime per Gaza", hanno cantato a Tripoli e anche a Misurata, che dista 200 chilometri dalla capitale. In precedenza, Abdulhamid Dbeibah, il primo ministro del governo libico riconosciuto a livello internazionale con sede a Tripoli, aveva condannato l'attacco sull'ospedale, definendolo un "crimine spregevole".
La Turchia ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale per onorare le vittime dell'ospedale di Gaza.
A Washington la più grande manifestazione ebraica pro Palestina. Il 20 ottobre migliaia di americani hanno manifestato per il cessate il fuoco sulla spianata centrale di Washington, mentre trecento ebrei pacifisti sono entrati negli uffici del Congresso gridando “non in mio nome” venendo arrestati.
Formazioni come “Never Again Action”, fra le più efficaci a denunciare la politica fascista del governo Netanyahu, sono finite nel mirino del governo americano per aver organizzato il 16 ottobre un picchetto davanti alla Casa Bianca per invocare un immediato cessato il fuoco, finito con l’arresto di decine di persone. “In decenni di attivismo ebraico antisionista, non ho mai visto nulla di simile”, ha denunciato la leader Naomi Klein. “È nostra responsabilità impedire che i nostri genitori e nonni, sorelle fratelli e cugini, sacrifichino le loro anime alla ricerca di sanguinante vendetta. Non lasceremo che il nostro timore dell’antisemitismo venga manipolato per ostruire l’unica possibile soluzione politica: fine all’occupazione e al colonialismo, libertà ed autodeterminazione”.
Nonostante il divieto di solidarizzare con il popolo palestinese, Londra è stata attraversata da un oceanico corteo di oltre 100 mila manifestanti a sostegno della causa palestinese e contro la politica imperialista di Israele.
Anche nel nostro Paese sono proseguite le manifestazioni e i presidi in solidarietà alla Resistenza e al popolo palestinesi. Da Roma a Milano, a Firenze.
La Resistenza palestinese contro l’aggressore sionista
In un comunicato il portavoce di Hamas Adbel Latif Kanua ha dichiarato che "La situazione della resistenza è buona. Il popolo resiste nella propria terra e non si piegherà di fronte al nemico". Ma per il direttore di “la Repubblica” Maurizio Molinari "L'obiettivo di Hamas è affondare gli Accordi di Abramo. Gli avversari dell'accordo come Hezbollah e Iran hanno percepito che si era molto vicini e che l'intesa tra Israele e Arabia Saudita avrebbe cambiato il Medio Oriente creando un blocco di Stati compatto”. Per chi e per cosa? Senza ombra di dubbio, come rilevato dallo stesso quotidiano israeliano Haaretz, la questione palestinese non è stata un fulcro delle discussioni tra rappresentanti sauditi e israeliani. Gli eventuali accordi non contenevano disposizioni che potessero tradursi in benefici tangibili per la popolazione palestinese. Tutte le fonti di Haaretz concordano sul fatto che quasi sicuramente gli accordi non avrebbero apportato ad alcun cambiamento sostanzialmente in termini di colonizzazione e occupazione dei Territori palestinesi. Il direttore di “Repubblica” si è spinto oltre, inventando al tempo stesso che Hamas abbia una vera e propria politica di progrom verso gli ebrei. Nel suo post su Facebook del 22 ottobre che anticipava la pubblicazione sul suo giornale, Molinari afferma che "A due settimane dal pogrom del 7 ottobre, Israele affronta la sua ora più difficile. Le atrocità di Hamas hanno risvegliato i fantasmi della Shoah, l’attacco a sorpresa ha svelato la vulnerabilità delle difese militari, gli oltre duecento ostaggi detenuti a Gaza lacerano il Paese e lo scenario di un conflitto su più fronti con i gruppi armati creati da Teheran — non solo Hamas e Jihad Islamica nella Striscia ed in Cisgiordania ma anche Hezbollah libanesi, Houti yemeniti, milizie sciite in Iraq e Siria — espone tutti gli oltre nove milioni di abitanti al rischio di trovarsi in prima linea. Anche per una nazione abituata da oltre 75 anni a battersi contro vicini che vogliono cancellarla dalla mappa geografica, è una miscela di rischi e incognite che ha ben pochi precedenti". I nazisionisti israeliani e i loro sostenitori non fanno che rovesciare sulle loro vittime palestinesi i crimini di cui si macchiano da sempre e che rispondono a un unico imperativo: la cancellazione della Palestina e il genocidio dei palestinesi.
"Il massacro all'ospedale non può essere tollerato dalla morale delle Nazioni": lo ha scritto su X Hussein al-Sheikh, segretario generale del Comitato esecutivo dell’Olp: "È in corso un genocidio. Facciamo appello alla comunità internazionale affinchè intervenga immediatamente per fermare questo massacro. Il silenzio e i pregiudizi non possono essere più accettati".
"Gli Stati Uniti hanno la responsabilità dell'attacco all'ospedale al-Ahly a Gaza a causa della copertura che danno all'aggressione israeliana", ha invece affermato il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ad Al Jazeera confermando che il massacro conferma la "brutalità" di Israele e la portata della sua "sconfitta" dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Haniyeh ha poi lanciato un appello ai palestinesi nei territori occupati ad insorgere contro l'occupazione israeliana.
In una dichiarazione del 17 ottobre si legge che “Oggi, martedì, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha denunciato qualsiasi partecipazione araba o palestinese agli incontri con il criminale di guerra statunitense Joe Biden, il principale motore della guerra di sterminio contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza”. Il Fronte ha confermato che “il sangue dei martiri innocenti del massacro dell’Ospedale Battista commesso dal nemico sionista è stato versato dalle mani del criminale di guerra statunitense Joe Biden e dei suoi alleati sionisti”, che “la decisione di bombardare l'ospedale è stata emessa dalla stessa sala di guerra sionista in cui il criminale Joe Biden era presente oggi durante la sua visita ai suoi alleati criminali di guerra”, che “questi massacri, che superano tutti gli altri, sono il risultato delle tendenze criminali razziste intrinseche dei leader dell'entità sionista e dei loro alleati nell'amministrazione USA e nella direzione dell'Unione europea”, che “il rispetto minimo per la dignità e l’identità araba è che i funzionari arabi si muovano verso una posizione comune ritirandosi dal vertice della vergogna con Biden, l’assassino di bambini, donne e anziani, boicottando l’amministrazione statunitense, espellendo i loro militari e le loro basi militari e chiudendo le loro ambasciate nella regione, cosa che ovviamente deve essere preceduta da una chiusura completa delle ambasciate dell'entità di aggressione e dei crimini di guerra sionisti”.
Il Fronte ha invitato altresì “le masse del nostro popolo in Cisgiordania, a Gerusalemme e nei territori del 1948 a muoversi e ad innescare un’intifada globale di fronte a questo nemico criminale e alle greggi dei suoi coloni che stanno commettendo crimini contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza” e “le masse arabe ad assediare le ambasciate americane, quelle dei paesi dell’Unione Europea e dell’entità sionista, nonché i loro uffici di rappresentanza in tutte le capitali arabe, e ha rivolto lo stesso appello anche alle forze solidali con i nostri popoli in tutto il mondo ad intensificare le attività e la lotta contro l’aggressione e contro le ambasciate dell’entità sionista, dell’amministrazione statunitense e delle potenze europee partner di questa aggressione”.
Il Fronte ha concluso la sua dichiarazione dicendo: "Questa è la battaglia per l’esistenza palestinese, per l’esistenza e la dignità araba, e posizioni tiepide al riguardo non possono essere accettate, e il nostro popolo rimarrà fermo, orgoglioso e coraggioso, difendendo la propria terra e i propri diritti e la dignità della nazione araba e il significato della sua esistenza”.
Il 10 ottobre era stato il Comitato centrale di “Fatah” a invitare a schierarsi attorno all’opzione dell’unità nazionale per “combattere uniti la battaglia contro l’occupazione israeliana”. Ha chiesto “il riconoscimento e l’attuazione dei diritti del popolo palestinese alla libertà, alla giustizia, alla fine dell’occupazione e all’autodeterminazione. La comunità internazionale deve riabilitare le decisioni di legittimità internazionale e di diritto umanitario riguardanti i diritti del nostro popolo”.
Le reazioni diplomatiche
Una soluzione a due Stati per creare una Palestina indipendente è la "via d'uscita fondamentale" dal conflitto Israele-Hamas. Lo ha affermato il 20 ottobre il leader cinese Xi Jinping. "La massima priorità ora è un cessate il fuoco il più presto possibile, per evitare che il conflitto si espanda o addirittura vada fuori controllo e causi una grave crisi umanitaria", ha detto Xi all'emittente statale cinese Cctv. Xi, che ha rilasciato queste dichiarazioni in un incontro con il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly a Pechino, ha affermato che la Cina è disposta a collaborare con l'Egitto e le nazioni arabe per "promuovere una soluzione globale, giusta e duratura alla questione palestinese".
La Cina ha altresì espresso la sua "profonda delusione" per la decisione degli Stati Uniti di porre il veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla richiesta di "pausa umanitaria" nel conflitto tra Hamas e Israele. La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, parlando nel briefing quotidiano, ha riferito che "la Cina è profondamente delusa dall'ostruzione da parte degli Usa all'adozione da parte del Consiglio di sicurezza di un progetto di risoluzione sulla questione palestinese". Il Consiglio, ha aggiunto Mao Ning, deve poter "svolgere il suo ruolo nel raggiungere un cessate il fuoco e fermare la guerra".
"Siamo profondamente scioccati per quello che è successo" all'ospedale al-Ahali di Gaza City. Lo ha detto il 18 ottobre l’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia, alla riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza. Il delegato ha chiesto "un'indagine urgente su quello che è avvenuto in modo che i responsabili siano assicurati alla giustizia". Nebenzia ha poi attaccato gli Usa per non aver fatto passare la risoluzione sul cessate il fuoco umanitario, sottolineando: "E' chiaro che la posizione di Washington e altre capitali occidentali non ha permesso di prendere una decisione urgente su necessità umanitarie necessarie". La Russia da sempre sostiene uno stato palestinese sovrano e indipendente con Gerusalemme capitale, ha affermato il Presidente russo, Vladimir Putin, precisando che questa posizione "non ha nulla a che vedere con la crisi in corso che comunque porta la questione all'ordine del giorno". Uno Stato palestinese indipendente - ha aggiunto - creerebbe le condizioni per una pace duratura. "Non so se la crisi in corso possa contribuire a questo risultato, ma se così fosse sarebbe positivo in quanto creerebbe le condizioni per la pace in una prospettiva di lungo termine", ha quindi concluso.
Di diverso avviso rispetto agli esponenti dell’imperialismo dell’Est quello dell’Ovest. "Se pensate di attaccare Israele, rinunciate a quest'idea, non fatelo" è stato il monito del presidente americano Joe Biden rivolgendosi ai Paesi ostili a Israele, nel corso di un messaggio da Tel Aviv. Con il sostegno americano, "oggi Israele è più forte che mai", ha aggiunto. “La maggior parte dei palestinesi non è Hamas e anche il popolo palestinese sta soffrendo molto. Sono venuto in Israele con un unico messaggio: non siete soli. L'attacco di Hamas ha lasciato una profonda ferita tra gli israeliani. Israele deve tornare ad essere un posto sicuro per gli ebrei”, ha continuato Biden. “Chiederò al Congresso di approvare un pacchetto di aiuti per Israele questa settimana”. Il 22 ottobre il ministro della Difesa Lloyd James Austin è stato chiaro: gli Stati Uniti "non esiteranno ad agire" militarmente in caso di "allargamento" del conflitto. Le forze armate statunitensi stanno inviando altri sistemi di difesa missilistica in Medio Oriente e ordinando alle truppe di prepararsi a schierarsi, in risposta alle escalation degli ultimi giorni nella regione, ha aggiunto Austin, rivelando di aver "attivato il dispiegamento di una batteria Thaad (Terminal High Altitude Area Defense) e di ulteriori battaglioni Patriot in tutta la regione per aumentare la protezione delle forze statunitensi". L'ordine alle truppe di prepararsi ha lo scopo di "aumentare la loro prontezza e la capacità di rispondere rapidamente in caso di necessità", ha dichiarato il segretario alla Difesa USA.
Perché come ha sentenziato in contemporanea il presidente Biden "Israele ha il diritto di difendersi. Dobbiamo assicurarci che abbiano ciò di cui hanno bisogno per proteggere la loro gente, oggi e sempre. Allo stesso tempo, il Primo Ministro Netanyahu ed io abbiamo discusso di come Israele debba operare secondo le leggi di guerra. Ciò significa proteggere i civili in combattimento nel miglior modo possibile. Non possiamo ignorare l'umanità dei palestinesi innocenti che vogliono solo vivere in pace. Ecco perché ho ottenuto un accordo per la prima spedizione di assistenza umanitaria per i civili palestinesi a Gaza. E non possiamo rinunciare a una soluzione a due Stati".
Il 19 ottobre il parlamento europeo di Strasburgo, nella risoluzione adottata con 500 voti favorevoli , 21 contrari e 24 astensioni, ha condannato fermamente gli attacchi terroristici di Hamas e riconosciuto “il diritto di Israele alla difesa nel rispetto del diritto internazionale umanitario”. Per l’orpello dell’Unione europea “L’assistenza umanitaria a Gaza deve essere intensificata, garantendo nel contempo che nessun denaro dell’UE finanzi direttamente o indirettamente il terrorismo. L'intero Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane e gli Hezbollah libanesi dovrebbero essere inclusi nella lista UE dei gruppi terroristici”.
Il presidente iraniano Ibrahim Raisi ha affermato che "i crimini commessi a Gaza e in Palestina saranno vendicati dai popoli e dalla nazione islamica". Lo riporta al Jazeera. Il presidente iraniano ha aggiunto: "La liberazione di Al-Quds Al-Sharif è più vicina di quanto i nemici immaginino".
Il regime sionista dovrebbe essere identificato come "entità terroristica" e i suoi leader dovrebbero essere perseguiti per crimini di guerra, considerando tutta una serie di atrocità commesse contro Gaza in due settimane, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani.
Denunciando l'attacco aereo israeliano contro una chiesa a Gaza City, il portavoce ha aggiunto: "Il regime sionista ha oltrepassato il confine della follia. Le atrocità israeliane costituiscono un vergognoso scandalo morale per i governi che hanno fornito sostegno incondizionato al regime sionista ma, allo stesso tempo, danno lezioni sui diritti umani ad altri".
25 ottobre 2023