Nuovi successi della Resistenza Ucraina in Crimea
Zelensky: "Il successo dell'Ucraina nella battaglia per il Mar Nero rimarrà nei libri di storia"
La presidente della Commissione dell'UE in visita a Kiev ribadisce il sostegno dell'Unione. Il nuovo zar Putin intensifica i bombardamenti
 
Secondo quanto dichiarato il 6 novembre dal portavoce dello Stato maggiore ucraino, Andriy Kovalyov, l'esecito di Kiev ha respinto con successo nell'ultima settimana gli attacchi degli aggressori russi sulla prima linea del fronte terrestre nel sud e nell'est del paese, dalla zona della città di Avdiivka, nella regione orientale di Donetsk, al villaggio di Robotyne, nella regione di Zaporizhzhia, liberata dagli occupanti russi all'inizio di quest'anno.
Da una parte il nuovo zar Putin intensifica i bombardamenti, gli attacchi con aerei, missili e droni, dalle cannonate nella zona di Kherson e il fronte sud fino alla città di Odessa, colpita la notte del 6 novembre da diversi missili e droni russi che sfuggiti agli abbattimenti della difesa aerea ucraina hanno danneggiato una ventina di condomini e il Museo delle Belle Arti. Ma dall'altra è costretto a incassare senza poter reagire ai nuovi successi della Resistenza Ucraina, il più imprtante dei quali è venuto dell'attacco missilistico alla flotta russa del Mar Nero.
Il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino Oleksiy Danilov parlando il 3 novembre alla radio ucraina sottolineava la capacità delle forze armate ucraine di essere in grado di contrattaccare in particolare in Crimea dove "la Federazione Russa sta subendo sconfitte mai viste prima e in particolare la Flotta del Mar Nero". La riprova stava nel successo dell'attacco missilistico ucraino al cantiere navale di Zaliv, a Kerch in Crimea, compiuto con 15 missili da crociera. Secondo il ministero della Difesa russo i sistemi di difesa aerea ne hanno abbattuti 13, gli altri due hanno colpito la nave corvetta Askold che è rimasta danneggiata, l'altro colpiva le infrastrutture marittime e portuali del cantiere navale. Un cantiere che è una delle più grandi imprese di costruzione navale dell’Europa orientale, importante per Mosca che nel 2020 vi ha avviato la costruzione di portaerei e al momento non più al sicuro.
"La Marina russa non è più in grado di operare nel Mar Nero occidentale e sta gradualmente abbandonando la Crimea, non hanno più alcun rifugio sicuro. È un risultato storico", aveva dichiarato il presidente ucraino Zelensky il 24 ottobre, sottolineando che "recentemente, il leader russo è stato costretto ad annunciare la creazione di una nuova base della flotta del Mar Nero nel territorio occupato della Georgia. Cioè, nella parte sud-orientale del mare, il più lontano possibile dai missili ucraini e dai droni navali. Ma li faremo arrivare ovunque".
"Il successo dell'Ucraina nella battaglia per il Mar Nero sarà ciò che rimarrà nei libri di storia", metteva in evidenza il presidente ucraino nel discorso del 31 ottobre quando sottolineava che "oggi è la Giornata internazionale dell’azione per il Mar Nero, una giornata speciale dedicata alla nostra regione e alle acque condivise con i nostri partner. Nella riunione dello staff, la prima questione discussa è stata il funzionamento dei nostri corridoi di esportazione, la difesa dell’Ucraina meridionale – le nostre città, i nostri porti – dagli attacchi russi. Tutto ciò è importante non solo per il nostro Stato, non solo per la sicurezza dell’Ucraina ma molto più in generale. (...) È molto importante che, grazie al coraggio ucraino, stiamo praticamente spingendo la flotta russa fuori dalla parte orientale del Mar Nero: la Russia non può usare il nostro mare per estendere la sua aggressione ad altre parti del mondo". E concludeva con "il mondo oggi si abitua rapidamente al successo. Quando è iniziata l’aggressione su vasta scala, molti in tutto il mondo si aspettavano che l’Ucraina non avrebbe resistito. Ora, le cose incredibili che la nostra gente, i nostri soldati, stanno facendo, sono percepite come un dato di fatto. Il successo dell'Ucraina nella battaglia per il Mar Nero è ciò che rimarrà nei libri di storia, anche se ora non se ne parla più così spesso. Ma… qualunque cosa accada, dobbiamo fare la nostra parte: proteggere il nostro Paese, l’indipendenza ucraina, le nostre vite, la nostra cultura, la libertà ucraina. E noi lo proteggeremo!".
Il giorno precedente, il 30 ottobre, nel suo discorso al Forum sulla sicurezza a Pechino, il ministro della difesa russo Sergei Shoigu aveva affermato che Mosca era pronta “per discussioni politiche su basi realistiche, sia sulla soluzione postbellica della crisi ucraina che sulla parametri di ulteriore coesistenza con l’Occidente nel suo insieme”. Secondo il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino Danilov era la prova che la Russia non ha le capacità militari per sconfiggere l’Ucraina e tenta altri progetti per non essere cacciata dal paese aggredito. Compresa quella che per ora è solo una ipotesi di apertura di negoziati, una ipotesi molto lontana, ribadiva il presidente ucraino il 4 novembre nella conferenza stampa congiunta con il capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sui negoziati "nessuno fa pressione, nè i leader Ue nè gli Stati Uniti. Per noi, ora sedersi con la Russia, parlare e dare qualcosa, questo non accadrà".
Un modo per dire che le pressioni ci sono eccome ma al momento non hanno spazio a Kiev. Una situazione che aveva già messa in evidenza tra l'altro nell'intervista al settimanale americano Time del 30 ottobre quando sosteneva che “la cosa più spaventosa è che una parte del mondo si è abituata alla guerra in Ucraina”, “l’esaurimento causato dalla guerra scorre come un’onda. Lo vedi negli Stati Uniti, in Europa. E vediamo che non appena iniziano a stancarsi un po', per loro diventa come uno spettacolo che si ripete come una insopportabile replica”.
Comunque dalla presidente della Commissione intanto incassava la conferma dell'appoggio della Ue. Alla sesta visita a Kiev dall'inizio dell'invasione russa, la presidente della Commissione tra le altre riportava la recente decisione del vertice dei paesi imperialisti europei nella quale si ribadiva che "saremo al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario".
La priorità dell'attenzione al Medio oriente è ovvia ma non può essere usata dai governi imperialisti, che appoggiano l'aggressore e occupante sionista, per allentare se non per mollare l'appoggio all'aggredito popolo ucraino, una posizione nata ben prima del 7 ottobre e dell'attacco della resistenza palestinese che ha cambiato le prime prime pagine dei notiziari e relegato la resistenza ucraina alle ultime righe di cronaca.
Lo ha confermato di recente la rivelazione della trappola telefonica a Palazzo Chigi di metà settembre quando la neofascista Meloni aveva parlato di "stanchezza" nel sostegno alla causa ucraina. La posizione dell'imperialismo italiano era precisata dal ministro della Difesa Guido Crosetto il 6 novembre a Repubblica quando spiegava che "la guerra in Ucraina è in una fase di stallo (che il presidente ucraino nega, ndr). Io amo dire la verità. Qui il tema non è la stanchezza che ci può essere o meno nell'opinione pubblica. Ma occorre prendere atto che oggi il costo militare per riportare l'Ucraina a prima della guerra non è sopportabile dalla stessa Ucraina (lo decide lui non il governo di Kiev, ndr). Occorre trovare altre vie ed è in atto uno sforzo importante della comunità internazionale (senza il consenso dell'Ucraina a quanto pare, ndr) per una soluzione politica". "Ma dobbiamo nel frattempo sostenere sempre l'Ucraina per evitare di trovare i carri armati russi al confine della Polonia, un fatto che aprirebbe ben altri scenari", concludeva Crosetto al quale a quanto pare stanno bene i carri armati russi in un pezzo smembrato dell'Ucraina. “Le opinioni pubbliche europee sono stanche di guerra e di guerre, come è ovvio", sentenziava l'ipocrita Crosetto prima di continuare a dar man forte alla guerra dei macellai sionisti di Tel Aviv.
La posizione ucraina sulle proposte di negoziati avanzate da Mosca era ribadita dal consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak che il 6 novembre scriveva sulla piattaforma X "a Mosca non interessano gli accordi, solo non perdere”, "chi dice che la Russia sia interessata a negoziati, accordi diplomatici e altri discorsi sulla pace? La Russia, in realtà, è interessata solo alla sua non sconfitta in guerra, al mantenimento obbligatorio di parte dei territori occupati, all'impunità per i crimini di guerra, alla conservazione della sua reputazione di Paese chiave e, soprattutto, alla resa obbligatoria dell'Ucraina". Per il consigliere di Zelensky servono "armi, armi e ancora armi per l'Ucraina. Questa è l'unica strada giusta".

8 novembre 2023