Pronunciato a Firenze il 9 novembre 2023
Importante intervento di Enrico Chiavacci all'assemblea provinciale FISAC CGIL
Dopo il rinvio a causa dell'alluvione dell’assemblea regionale della CGIL prevista originariamente per il 3 novembre a Pisa, il compagno Enrico Chiavacci è intervenuto all’assemblea generale della FISAC-CGIL che si è tenuta il 7 novembre presso la Camera del Lavoro di Firenze. Per questioni di tempo non ha potuto toccare coi delegati e le delegate di categoria il tema dell’alluvione e quello relativo alle elezioni amministrative di primavera a Firenze che erano stati accennati nella relazione introduttiva del segretario generale. Il compagno ha utilizzato i minuti che aveva a disposizione per parlare dello sciopero del 17 novembre, sul pericolo del presidenzialismo, sulla campagna governativa per celebrare nelle scuole il Giorno del Ricordo e sulla questione palestinese. L’importante intervento del compagno Chiavacci è stato applaudito dai presenti in sala nonostante sia l’unico esponente dell’area di minoranza nell’assemblea generale FISAC di Firenze ed in quella Toscana. Qui di seguito pubblichiamo i passi del suo discorso successivi alla discussione della piattaforma di rinnovo ABI e delle problematiche nel settore Federcasse.
Compagne e compagni, a mio avviso lo sciopero articolato fa il solletico al Governo! Sicuramente non abbiamo sfruttato né la scia dei 200 mila di Roma né le assemblee nelle quali abbiamo chiesto mandato ai lavoratori, sulle quali in ogni caso mi sono già espresso in precedenza.
Non ripeto le ragioni della piattaforma di sciopero che sono note a tutti; aggiungo solo che Meloni ha definito la controriforma presidenzialista la madre di tutte le riforme, ispirata allo schema R della P2 di Gelli e finalizzata a completare l'assetto neofascista dello Stato italiano.
Andate a trovarlo su internet e leggetelo punto per punto, e vedrete che non manca quasi nulla per completare la sua applicazione. Leggetelo, e forse sarà più facile anche per coloro che in questo momento pensano che io stia esagerando, comprendere il rischio che corriamo.
Tornando allo sciopero, dobbiamo iniziare a pensare alla CISL come alla quinta colonna del governo Meloni. Teniamolo presente anche nelle nostre trattative di settore.
Chiaramente va fatto ogni sforzo affinché lo sciopero del 17 abbia successo; serve però alzare il livello di mobilitazione che deve diventare costante e portare al più presto tutte le lavoratrici e i lavoratori di ogni settore contemporaneamente in piazza a Roma in un nuovo sciopero generale. Basta dargli tregua!
Sull'alluvione in Toscana aggiungo solo che le istituzioni ora versano lacrime di coccodrillo e si accorgono del rischio idrogeologico solo all'indomani delle catastrofi, per poi dimenticarselo un attimo dopo.
Visto il tempo, rimando anche sulle elezioni comunali di primavera a Firenze, accennate in relazione. È certo che ritorneremo sull'argomento.
In questo quadro, intanto il ministro Valditara invita le scuole a celebrare il “giorno del ricordo”. Il quale non si propone solo di ridimensionare la "Giornata della memoria", cosa peraltro gravissima, quanto soprattutto di proseguire nella definitiva riscrittura della storia da destra, arrivando a mettere sullo stesso piano vittime e carnefici, partigiani e boia nazifascisti, come ha già fatto peraltro l'europarlamento UE arrivando a porre la questione della messa fuorilegge dei partiti comunisti e dell’ideologia che animò le forze trainanti della Resistenza in ogni Paese.
Per fare ciò è naturalmente strategico da parte del governo, tentare di cancellare dalla testa delle masse popolari, a partire da quelle giovanili, innanzitutto il socialismo e la Resistenza, fino a confondere le acque attorno ai crimini dei nazifascisti. E poi inondare tutto il campo culturale con note di nazionalismo colonialista. Dopo di che la riabilitazione del fascismo è cosa fatta. Ecco perché per me il Giorno del Ricordo va abolito.
Sforziamoci di andare a fondo nelle questioni che esaminiamo, inclusa la questione palestinese che non è possibile limitare alla sola parola “pace” perché questa parola non esiste in astratto, ma solo in concreto, ed è giusto darle corpo anche e soprattutto dove i conflitti ci sono e aprono al massacro di intere popolazioni.
Fortunatamente anche la CGIL, l’ANPI e tutti gli organismi antifascisti tengono botta sulla Resistenza italiana respingendo gli attacchi più clamorosi e diretti; eppure anche oggi a quasi ottant'anni di distanza innumerevoli sono i tentativi di dividere la Resistenza italiana in buoni e cattivi. I badogliani, i partigiani bianchi e Giustizia e Libertà santificati, mentre le brigate Garibaldi comuniste, punta di diamante della Resistenza italiana ma con una idea di società socialista ben diversa dalla compatibilità repubblicana, sempre più attaccati e accusati di essere i responsabili di fatto delle rappresaglie nazifasciste.
Ma la Resistenza italiana fu un fronte unito, una cosa sola seppur eterogenea nella sua composizione e non priva di contraddizioni, che ebbe il merito storico incancellabile di cacciare l'invasore nazista e il tiranno fascista dal nostro Paese.
Certamente il mio non è un secco parallelismo con ciò che succede in Medio Oriente – basti pensare a quella che è impostazione ideologica di Hamas lontana anni luce da quella di tutte le persone che sono in questa sala -, ma fa capire che il disegno in atto sulla questione palestinese è sostanzialmente lo stesso.
D'altra parte non è un caso, bensì una conseguenza dell'immobilismo della comunità internazionale, se Israele ha potuto farsi beffa di ben 73 risoluzioni dell'ONU precedenti a quest'ultima, pronunciate contro la sua politica imperialista dal 1951 ad oggi, che sono rimaste esclusivamente un getto d'inchiostro sulla carta.
Buon lavoro a tutte ed a tutti.
22 novembre 2023