Firenze: 50 mila in piazza per un combattivo e rosso corteo. Il sindaco PD Nardella fischiato. A Livorno corteo dei portuali. Qualificata presenza del PMLI
Redazione di Firenze
Un fiume di bandiere rosse ha inondato Firenze in occasione dello sciopero del 17 novembre proclamato da CGIL e UIL. In piazza si sono riversate da tutta la Toscana oltre 50mila manifestanti; una partecipazione imponente che da queste parti non si registrava da tempo, e che fa capire di quanto la battaglia contro il governo neofascista a trazione FDI sia ampia e condivisa.
L'adesione allo sciopero è stata alta ovunque; basti guardare due delle aziende di riferimento quali la Sammontana di Empoli dove l'astensione è stata del 100%, e la Nuovo Pignone di Firenze nella quale si è astenuto dal lavoro l'80% dei lavoratori. In generale, secondo la Cgil, l'astensione media in Toscana per tutti i settori alla giornata di sciopero è stata del 77%.
Presenti in piazza tantissime lavoratrici e lavoratori di una infinità di aziende, le Camere del Lavoro dei capoluoghi di provincia e le varie categorie sindacali, nessuna esclusa. A supporto dei lavoratori attivi, centinaia di pensionate e pensionati, oltre al mondo dell'associazionismo come l'ARCI e i partiti della “sinistra” istituzionale e di quella cosiddetta “radicale”.
Un'affluenza che ha sorpreso le stesse Cgil e Uil che per la conclusione del brevissimo corteo partito da piazza Indipendenza con quasi due ore di ritardo, hanno scelto piazza SS Annunziata, dimostratasi troppo piccola, tanto che buona parte del corteo non vi è potuta entrare mentre i pullman per raggiungere il capoluogo toscano non sono bastati a soddisfare tutte le prenotazioni ricevute, costringendo chi ha potuto ad utilizzare le auto private.
“La manovra colpisce il mondo del lavoro, i pensionati, i cittadini in difficoltà. La Toscana ne esce assai penalizzata ma oggi ha dato una enorme risposta: da qui parte un messaggio forte verso il governo, chiamato a cambiare le sue politiche” ha detto dal palco Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana. Per Paolo Fantappiè (segretario generale Uil Toscana): “Oggi in questa piazza c’erano 50mila lavoratori, pensionati e giovani per chiedere a questo governo una maggior giustizia sociale e più salario, per dire che così non è più possibile andare avanti”. Dal palco è intervenuto anche Dario Salvetti del Collettivo di fabbrica ex-Gkn, che ha fatto il punto sulla vertenza portata avanti in maniera esemplare dagli operai di questa storica azienda, un tempo targata Fiat. Sulla questione palestinese ha affermato che Israele non ha alcuna giustificazione per il massacro che sta compiendo a Gaza e in Cisgiordania.
Al termine della manifestazione una cinquantina di operai hanno raggiunto la Basilica di Santa Maria Novella, portando dentro lo striscione “Insorgiamo” per protestare contro i licenziamenti e per chiedere l'intervento diretto della Regione per rilevare la fabbrica.
Durante il comizio conclusivo si è avvicinato al microfono anche il sindaco della città, il piddino Dario Nardella, che però è stato costretto a limitarsi a un brevissimo saluto in quanto è stato immediatamente sommerso dai fischi di gran parte della piazza.
Forte invece l'intervento di un rappresentante degli studenti dell'UDS. A Firenze nello stesso giorno si è tenuta infatti anche una manifestazione studentesca partita da piazza San Lorenzo e conclusasi in Santo Spirito dal titolo “Per fermare la riforma Valditara, il genocidio in Palestina e l'economia di guerra. No al governo dei padroni!”, ispirata anche dai sindacati di base; sarebbe stato un salto di qualità molto importante se gli studenti, compattamente, avessero formato un proprio spezzone all'interno del grande corteo delle lavoratrici e dei lavoratori, ma riteniamo un segnale molto importante il fatto che alcune decine di essi vi siano poi confluiti. D'altra parte l'opposizione alla manovra e al governo neofascista Meloni è un tema che non può che unire tutta la “sinistra” operaia e studentesca in un fronte comune, a prescindere dalle proprie caratteristiche e peculiarità.
Francesca Re David, segretaria nazionale della Cgil ed ex segretaria generale della FIOM-CGIL nel dopo Landini, nell'intervento conclusivo ha anche risposto alle polemiche seguite alla ignobile precettazione del ministro Matteo Salvini: "La storia ce lo dimostra, in questo paese il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori ha difeso la democrazia. Al codice Rocco non torniamo, noi siamo quelli che hanno liberato questo Paese e lo hanno sempre difeso".
A Livorno i portuali guidati da Filt-Cgil e Uiltrasporti hanno organizzato un corteo per chiedere, oltre alle rivendicazioni presenti nella piattaforma generale della mobilitazione nazionale, anche il riconoscimento del lavoro di porto come “usurante”. Una battaglia nella battaglia sulla quale Giuseppe Gucciardo, segretario generale Filt-Cgil della provincia di Livorno ha affermato: “siamo solo all’inizio della mobilitazione”. Proteste sonore anche per il precetto di Salvini che ha ridotto lo sciopero nei trasporti a sole 4 ore.
Alla manifestazione di Firenze era presente una sostanziosa rappresentanza del PMLI. Le compagne e i compagni, posizionati davanti al combattivo spezzone della Cgil di Siena hanno sfilato assieme al PCI, animando il proprio spezzone per tutta la durata del corteo, cantando Bella Ciao, L'Internazionale, Bandiera Rossa, e lanciando numerosi slogan, tra i quali “Salvini, Salvini, non ci fai paura, lotta di classe sempre più dura”, e chiedendo a più riprese lo sciopero generale nazionale con manifestazione a Roma. I e le nostre militanti in “tenuta da combattimento” (“corpetti”, spille, ecc.) e con cartelli e bandiere, sono stati salutati a pugno chiuso e applauditi da chi stazionava ai lati del corteo, e come sempre superfotografati da passanti e giornalisti. Al concentramento e durante il corteo sono stati diffusi centinaia di volantini con l'Editoriale di Scuderi “La questione del potere politico”; è quello infatti il messaggio che il PMLI ha portato in piazza, dove si è costituito di fatto un grande fronte unito di lotta contro il governo neofascista Meloni a partire dalla sua politica economica e sociale antipopolare. Un indirizzo chiaro, perché quello è il salto di qualità che il Partito del proletariato chiama a fare per poter davvero liberarsi dalla schiavitù salariata e conquistare una società socialista, l'unica che possa davvero esprimere in concreto le aspirazioni delle masse popolari, a partire dal proletariato stesso, ancora forte e vivo nonostante decenni di revisionismo e di decomunistizzazione.
Intanto è fondamentale che la CGIL in particolare tenga conto della grande risposta dei lavoratori e delle lavoratrice toscane e continui la mobilitazione perché la Firenze “rossa” del 17 novembre ha mandato un altro messaggio forte e chiaro; la voglia di scendere in piazza e di combattere ci sono, e il sindacato più grande d'Italia ha il compito di andare avanti fino a quando il governo neofascista Meloni non sarà nient'altro che un ricordo da gettare “nella pattumiera della storia”.
22 novembre 2023