Il nuovo “pacchetto sicurezza” varato dal governo
Un DDL sulla “sicurezza” da Stato di polizia, per accompagnare e preparare la terza repubblica presidenzialista
Il 16 novembre il Consiglio dei ministri ha approvato un altro e ancor più grave “pacchetto sicurezza”, sotto forma di uno schema di disegno di legge, che si aggiunge alla raffica di provvedimenti securitari di stampo repressivo e fascista inaugurati dal famigerato “decreto Rave” varato al suo esordio dal governo neofascista Meloni. Lo schema utilizzato è sempre lo stesso di quel primo decreto e del più recente “decreto Caivano”, spacciato come “contrasto al disagio giovanile e alla criminalità minorile”: strumentalizzare la cosiddetta “insicurezza percepita”, ovvero un immaginario aumento della microdelinquenza diffusa, alimentato ad arte dai media controllati o vicini alla destra, per varare provvedimenti sempre più repressivi, punitivi e liberticidi che colpiscono selettivamente e senza sconti le lotte dei lavoratori, degli studenti, dei giovani ambientalisti e antimperialisti, gli emarginati, gli sfrattati, i rom, i carcerati e i migranti; mentre il “garantismo” giuridico è riservato solo ai colletti bianchi, ai politici corrotti e mafiosi e ai pescecani dell'industria e della finanza capitaliste.
Misure “antiterrorismo” e per la “sicurezza urbana”
Si inizia infatti introducendo il reato di “detenzione di materiale con finalità di terrorismo”, con la reclusione da due a sei anni per “chiunque si procura o detiene materiale finalizzato a preparare atti di terrorismo”. Una formula abbastanza indefinita per poter includere qualsiasi soggetto e circostanza; magari anche chi semplicemente simpatizza e fa propaganda per la resistenza palestinese, visto che il reato sembra creato su misura in coincidenza con la crisi in medio Oriente e per colpire le organizzazioni di solidarietà islamiche in Italia, oggi particolarmente nel mirino dell'antiterrorismo. La pena è da sei mesi a quattro anni per chi diffonde istruzioni per fabbricare materiale esplodente. Rientra in questa logica in qualche modo anche l'estensione da 3 a ben 10 anni del termine entro il quale può essere revocata la cittadinanza ad uno straniero che ha ricevuto condanne per specifici reati.
Sotto la voce “tutela della sicurezza urbana” si introducono inoltre nuovi reati e si inaspriscono le pene per quelli già esistenti, secondo una logica prettamente repressiva e punitiva, per colpire specificamente le minoranze che vivono l'emarginazione e il disagio sociale. Tra queste misure rientra il nuovo reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”, perseguibile a querela della persona offesa, che punisce con la reclusione da due a sette anni chi, “mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o impedisce il rientro nel medesimo immobile da parte del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente”, con procedure accelerate di sgombero da parte della polizia giudiziaria; anche immediato e con convalida solo a posteriori della magistratura.
Giustamente le associazioni degli inquilini, tra cui Asia-Usb, hanno lanciato l'allarme su questa seconda parte della norma, che potrebbe essere impugnata anche contro gli affittuari morosi incolpevoli, che rischieranno fino a 7 anni di carcere se rifiuteranno di liberare immediatamente l'immobile perché non hanno un altro posto dove andare. E questo mentre il governo Meloni si è rifiutato di rifinanziare per il 2023 (e presumibilmente anche per il 2024 e seguenti) il Fondo affitti per le famiglie bisognose, con un taglio secco di 330 milioni (ultimo stanziamento del governo Draghi). Sembra che la norma non sarebbe applicabile invece a certi occupanti abusivi cari alla neofascista Meloni, come CasaPound.
Carcere per blocchi stradali, madri con minori e donne incinte
Si estende poi anche alle ferrovie la fattispecie di illecito amministrativo che punisce con una multa fino a 4 mila euro chiunque impedisce con il proprio corpo “la libera circolazione su strada ordinaria”. L’illecito amministrativo si trasforma in reato punibile da sei mesi a due anni “quando il fatto è commesso da più persone riunite”. Quest'infame misura ricalca una proposta della Lega al Senato contro i blocchi stradali, in particolare contro gli ecologisti che li hanno usati spesso. Ma può essere applicata anche ai lavoratori, per esempio quando scendono in strada per la chiusura di uno stabilimento. C'era già nel Decreto sicurezza di Salvini del 2018, ma riguardava solo gli oggetti (striscioni e quant'altro), mentre ora varrebbe anche per i corpi. Si tratta insomma di una norma che va perfettamente a braccetto con l'attacco al diritto di sciopero sferrato da Salvini e Meloni.
Ci sono poi altre norme dirette a colpire specificamente i rom e i giovani che protestano per l'emergenza clima: “Al fine di assicurare la certezza dell’esecuzione della pena nei casi di grave pericolo”, dice lo schema di ddl, si rende facoltativo e non più obbligatorio il rinvio della pena per donne incinte e madri di bambini fino ad un anno di età. Era già facoltativo solo per le madri di bambini da 1 a 3 anni. Ora possono essere arrestate e andare in carcere anche le donne incinte e le madri con figli da zero a un anno. È vero che in teoria non dovrebbero essere detenute in carceri ordinarie, ma presso istituti di custodia attenuata (ICAM). Però ce ne sono solo 4 in Italia, ed è facile immaginare che la maggior parte finiranno comunque a partorire o portarsi i bambini nelle carceri ordinarie. Una norma definita “gravissima” da Francesco Petrelli, presidente dell'Unione camere penali (Ucpi), l'associazione degli avvocati, “in quanto la tutela della salute e della vita dei minori e delle madri è stata ritenuta recessiva rispetto alle paventate esigenze securitarie declinate in chiave intimidatrice e repressiva”.
Anche l'estensione del Daspo urbano ai trasporti pubblici e alle aree di pertinenza (stazioni, metropolitane ecc.), per i soggetti denunciati o condannati per reati contro la persona o il patrimonio, sembra pensato per colpire rom, sinti e senza fissa dimora. Così come l'innalzamento da 14 a 16 anni dell'età dei minori accattoni per stabilire la punibilità di chi li ha indotti o costretti a chiedere l'elemosina: “Nel nostro Paese c’è chiaramente un problema di discriminazione nei confronti delle persone di etnia rom e sinti”, ha detto il garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, commentando la logica repressiva del provvedimento. “Questo è un fatto noto e che è anche all’origine di tanta parte di devianza di queste persone che sono ai margini della società. Bisognerebbe lavorare per percorsi di inclusione e integrazione. In questo modo invece le si mette ancora di più ai margini e si enfatizza la discriminazione che già esiste”.
Inasprimenti di pena e nuovi reati per giovani, carcerati e migranti
Per colpire gli ecologisti viene introdotta una fattispecie aggravata di reato per chi imbratta beni mobili e immobili adibiti a funzione pubblica, qualora il fatto “sia commesso con la finalità di ledere l’onore, il prestigio o il decoro dell’istituzione cui il bene appartiene, con inasprimento della reclusione in caso di recidiva”. Un'intenzione così vaga che può essere sempre attribuita arbitrariamente a chiunque e in ogni caso.
C'è poi un corposo pacchetto di inasprimenti di pena e nuovi reati che vanno sotto la voce “tutela del personale” delle forze di polizia, delle forze armate, dei vigili del fuoco e del personale dei servizi segreti. Si comincia con l'aggravare le pene per i classici reati di violenza, minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale, se questi è un ufficiale o un agente di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria. Sanzioni inasprite anche per chi disobbedisce alla polizia stradale (non fermarsi all'alt, rifiuto di esibire documenti o di far ispezionare il veicolo, ecc.). Gli agenti di pubblica sicurezza sono poi autorizzati a portare senza licenza un’arma diversa da quella di ordinanza quando non sono in servizio. Un regalo all'onnipotenza della polizia, particolarmente gradito da certi sindacati di polizia tra i più reazionari (e più vicini alla premier neofascista, che infatti li ha ricevuti a Palazzo Chigi prima del Cdm), grazie alla moltiplicazione del numero di armi in circolazione che da una parte non garantisce affatto più sicurezza, come dimostra il caso degli Usa, e che dall'altra può riportare in auge le famigerate “ronde” antimigranti e fasciste di leghista e padana memoria.
Si prosegue aggravando la pena anche per il delitto di istigazione a disobbedire alle leggi nel caso che sia commesso per realizzare una rivolta dentro un carcere. E ciò anche “a mezzo di scritti” inviati da fuori, cosa che potrebbe riguardare anche partiti e associazioni che si battono per il miglioramento delle condizioni dei detenuti.
Inoltre si introduce il nuovo delitto di “rivolta in istituto penitenziario”, che punisce, prevedendo specifiche aggravanti fino a 6 anni, “chiunque promuove, organizza e dirige una rivolta all’interno di un istituto penitenziario e chi vi partecipa”. Delitto che potrebbe essere applicato anche a chi manifesta pacificamente, come per esempio battendo piatti e posate contro le sbarre.
Nella stessa logica di stroncare qualsiasi protesta, anche la più pacifica, rientra anche il nuovo reato che punisce da uno a sei anni lo straniero recluso in un Cpr o in altre strutture “di accoglienza”, che con “atti di violenza o minaccia o mediante atti di resistenza anche passiva” (sic) esercitati da tre o più persone, “promuove, organizza, dirige una rivolta”. E se partecipa soltanto alla rivolta, pacifica o no, la pena va da uno a quattro anni.
Impunibilità per militari e servizi segreti, spionaggio nelle università
“Si passa evidentemente da una logica premiale, che era quella sottesa alla legge Gozzini, alla logica della minaccia e della intimidazione. Si torna alla logica del vecchio Regolamento Rocco del 1931”, sottolinea ancora il presidente delle Camere penali. Le quali, in una durissima nota annunciante lo stato di agitazione contro il pacchetto sicurezza del governo, ne denunciano in maniera circostanziata tutti gli aspetti e lo stesso impianto ideologico tipico del “populismo giustizialista” (proprio quello che il governo neofascista aborre quando si tratta di politici inquisiti, ndr), caratterizzato da una “irrazionale moltiplicazione delle fattispecie di reato”, con conseguente “aggravamento delle pene, in violazione anche del principio di offensività e di proporzionalità”. Col che si mira esclusivamente “a lucrare consenso, facendo leva sul sentimento di insicurezza strumentalmente diffuso nella collettività”.
Infine, il ddl estende l'esimente penale (impunibilità), già in essere per il personale che per necessità di operazioni militari faccia “uso di armi, forza o altro mezzo di coazione fisica”, anche ad “apparecchiature, dispositivi, programmi, apparati o strumenti informatici”. Cosa che sembrerebbe un via libera allo spionaggio senza vincoli, per legalizzare per esempio casi come quello del rapimento di Abu Omar che coinvolse il Sismi di Niccolò Pollari, o quello dello scandalo Telecom-Sismi, la banca dati clandestina raccolta dallo spione Marco Mancini, rimasti impuniti solo grazie al ricorso al segreto di Stato.
Oltre a ciò si estendono le garanzie funzionali (impunibilità) per il personale dei servizi segreti, già in essere per tutta una serie di reati commessi durante operazioni antiterrorismo, anche ad altre fattispecie di reato che possono riguardare anche l'esecuzione o la pianificazione di attentati, se ciò sia utile a non bruciare agenti sotto copertura, specie se arrivati in posizioni verticistiche. E tali garanzie sono estendibili anche alle loro fonti. Insomma, un agente segreto potrà partecipare anche ai vertici che decidono le azioni terroristiche, e commettere reati anche gravi senza risponderne, pur di non rinunciare alla posizione acquisita, e così anche le sue fonti.
Inoltre i poteri dell'intelligence vengono estesi anche nella Pubblica amministrazione, nelle società partecipate e a controllo pubblico, nelle università e enti di ricerca, che dovranno offrire ad Aise, Aisi e Dis “la collaborazione e l'assistenza richiesta, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale, anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”. Particolarmente grave è perciò la militarizzazione delle università per coinvolgerle nello spionaggio dei loro studenti e professori, magari sospettati di terrorismo solo perché simpatizzanti con i palestinesi o altri popoli in lotta contro il colonialismo e l'imperialismo.
“Sono molto orgogliosa di queste misure”, si è compiaciuta la premier neofascista Meloni dopo il Cdm che le aveva appena approvate. E c'è da crederle, perché sono pensate per essere perfettamente funzionali al suo disegno di repubblica presidenziale, nella forma di premierato plebiscitario di stampo mussoliniano, che si è cucita su misura e che punta a realizzare a tutti i costi entro il suo mandato.
La sua terza repubblica presidenzialista non è altro che uno Stato di polizia.
29 novembre 2023