Sciopero Cgil e Uil del 24 novembre
Alta adesione e piazze piene al Nord e in Sardegna
40 manifestazioni, confermate la disponibilità alla mobilitazione e la voglia di lottare. Salvini precetta anche i sindacati di base
Il PMLI a Novara e Genova diffonde l'editoriale di Scuderi "La questione del potere politico” e tiene alto il cartello “Lavoro, salari e pensioni più alti. Socialismo e proletariato al potere. Buttiamo giù il governo neofascista Meloni”
Stavolta sono state le piazze delle regioni del nord e della Sardegna a riempirsi di lavoratrici e lavoratori. Ben 40 le manifestazioni programmate nella giornata del 24 novembre. Lo sciopero di otto ore ha interessato tutte le categorie, ad eccezione di quelle che avevano già scioperato a livello nazionale lo scorso 17 novembre (Pubblico impiego, Scuola, Università, Ricerca, Poste e Trasporti). “Tutte e 40 le piazze del Nord Italia sono piene, lo sciopero è riuscito, i numeri sono anche più grandi di quelli registrati nel primo giorno di mobilitazione lo scorso 17 novembre”, ha detto Maurizio Landini dal palco di Torino all’inizio del suo comizio.
Altissima è stata infatti l’adesione allo sciopero che ha riguardato le regioni del Nord Italia. In tutte le piazze dello sciopero è stato letto un appello di Cgil e Uil, “Adesso basta…femminicidi!”, per “costruire insieme un Paese libero dalla violenza e da tutte le discriminazioni di genere”. È stato inoltre osservato “un minuto di rumore” contro la violenza sulle donne, un anticipo della Giornata internazionale del 25 novembre sullo stesso tema che ha riempito le piazze di tutta Italia.
"Avevamo promesso che la mobilitazione sarebbe continuata e lo abbiamo fatto – ha scritto la Cgil Piemonte in un comunicato –. Torino, Novi Ligure, Asti, Cuneo e Novara: più di 17.000 persone hanno attraversato i cortei di questa mattina e si sono raccolti nelle nostre piazze. I lavoratori e le lavoratrici del Piemonte scioperano e scendono in piazza contro il governo: adesso basta, vogliamo risposte concrete”. In 10mila in piazza a Torino per il corteo e il comizio finale nel quale ha preso la parola Maurizio Landini che non ha potuto fare a meno di criticare il governo che ha convocato i sindacati nel giorno dello sciopero, “dalla precettazione alla convocazione” ha commentato.
Il PMLI sfila a Novara con il cartello “Lavoro, salari e pensioni più alti. Socialismo e proletariato al potere. Buttiamo giù il governo neofascista Meloni” e diffonde l'Editoriale di Scuderi. (Per notizie più dettagliate rimandiamo al servizio relativo)
Per il numero uno della Cgil, quello che sta succedendo in settori strategici industriali manifatturieri “è preoccupante. Come fa un Paese a essere un Paese industriale se non ha una sua industria siderurgica di qualità? Come possiamo continuare ad essere un Paese industriale se il settore non solo dell'auto ma della mobilità intera lo stiamo regalando e svendendo?”. Landini ha ha poi continuato incalzando il Governo e Stellantis (che nei giorni scorsi aveva annunciato l'intenzione di tagliare 15mila posti di lavoro nel nostro Paese): “abbiamo bisogno di avere nuovi prodotti da fare qui, nuove auto, nuovi modelli. A Torino come nel resto degli stabilimenti in Italia.”
Il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri era invece a Brescia, dove ha chiesto a gran voce “la necessità urgente di un aumento dei salari e di una piena indicizzazione delle pensioni, il bisogno di una sanità pubblica accessibile e da potenziare, ma anche provvedimenti concreti per aumentare l’occupazione femminile. Queste sono le priorità, questo ha chiesto oggi la piazza anche nella nostra città. Questo governo aveva promesso di superare la Legge Fornero, ma in realtà non è cambiato nulla, anzi vediamo solo peggioramenti”. Manifestazioni si sono svolte in tutta la regione, dove le adesioni sono state molto alte: dal 100% alla Dalmine e alla Pilenga Baldassarre Foundry Lallio, al 90% alla Marcegaglia, 80% alla Same e alla Rono Almenno.
Migliaia di persone in tutte le piazze dei capoluoghi di provincia dell'Emilia-Romagna. 5mila a Parma, 8mila a Cesena, 10mila a Modena, 15mila a Bologna. Nel capoluogo felsineo hanno preso la parola i lavoratori coinvolti nelle vertenze, prime tra tutte le lavoratrici di La Perla, che hanno sfilato in testa al corteo.
"Abbiamo bisogno di soluzioni per continuare a lavorare e non perdere questa bellissima realtà. Noi siamo madri e mogli e vogliamo mantenere la nostra indipendenza e autonomia perché ci sia ancora un domani per noi".
Piazze piene, molte aziende vuote: è questa la sintesi dello sciopero in Veneto proclamato da Cgil e Uil, che ha coinvolto le lavoratrici e i lavoratori veneti del settore privato. Le piazze di Rovigo, Padova, Mestre, Vicenza, Verona, Treviso e Belluno si sono riempite, complessivamente, di circa 30.000 manifestanti. Forte l'adesione allo sciopero nelle fabbriche più importanti e nei luoghi di lavoro: nel commercio si è superato il 50%, nell'agroindustriale il 60%, nella metalmeccanica e nel manifatturiero si è astenuto dal lavoro tra il 70 e l'80% degli addetti.
A una settimana dallo sciopero dei dipendenti pubblici che ha portato a Genova cinquemila persone per le strade della città, altrettanti manifestanti si sono ritrovati davanti alla Stazione Marittima per il secondo giorno di protesta. Presente il PMLI che ha diffuso capillarmente l'Editoriale di Scuderi lungo tutto il corteo (si legga l'articolo relativo). Tra le rivendicazioni anche quella sulla crisi industriale, una su tutte la situazione di Acciaierie d'Italia che ha uno stabilimento a Genova-Cornigliano, e quella sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e un richiamo all'emergenza femminicidi. Manifestazioni e presidi si sono svolti anche ad Aosta, Bolzano e in tre piazze del Friuli-Venezia-Giulia.
Essendo il 24 novembre la data del black friday, è stato anche il giorno della mobilitazione dei lavoratori di Amazon. I dipendenti del colosso dell’e-commerce di trenta Paesi, aderenti alla coalizione Make Amazon Pay, sono tornati a incrociare le braccia nel giorno delle super offerte, con richieste precise: una retribuzione più equa e dignitosa e l’impegno a pagare per intero le tasse e ridurre l’impatto ambientale. Alla mobilitazione “Per il black friday tu compri, noi scioperiamo”, che a livello internazionale si è materializzata con un presidio a Coventry, a nord di Londra, davanti a una delle più rappresentative sedi di Amazon, partecipano le categorie Cgil che rappresentano gli addetti dei magazzini e della filiera, Filcams, Filt, Nidil e Slc. In Italia lo sciopero Amazon si è inserito nella mobilitazione nazionale proclamata da Cgil e Uil che ha fatto tappa nel Nord Italia. A Milano in piazza c'erano i driver di aziende che lavorano in appalto per il colosso della distribuzione, dove hanno denunciato condizioni di lavoro pesanti e uno stipendio molto basso.
Sempre il 24 novembre hanno scioperato per l'intera giornata i lavoratori dell'Igiene ambientale. La mobilitazione è stata organizzata dai sindacati di base Cub, Cobas lavoro privato e Adl cobas. Alla base dello sciopero la richiesta di maggiore sicurezza in un settore dove gli infortuni sono in forte aumento, il limite massimo di 6 giorni di lavoro con la domenica festiva, il riconoscimento di lavoro usurante, la revoca degli appalti a chi non applica il contratto nazionale di settore.
Lunedì 27 luglio a scioperare è stata la Sardegna, con una manifestazione regionale a Cagliari dove sono confluite migliaia di persone, presente anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. "La Sardegna ha tante ragioni in più per scioperare -ha detto il segretario generale della Cgil sarda, Fausto Durante- "la situazione del territorio è drammatica se pensiamo che la Sardegna è al 200/o posto fra le 235 regioni europee e si caratterizza in negativo per gli indici infrastrutturali materiali e immateriali”. "Non si può parlare di politiche attive per il lavoro, di ripresa economica reale e concreta, di qualità di vita diversa delle persone se non riparte il sistema industriale”, ha sottolineato la segretaria regionale della Uil, Francesca Ticca.
Le manifestazioni del 24 e del 27 novembre confermano come le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani, non sono più disposti a subire senza reagire il continuo peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro, a subirte le politiche del governo e del padronato che oramai hanno spinto gran parte delle masse lavoratrici e popolari nella povertà, nel precariato o nella disoccupazione, e non si lasciano intimorire nemmeno da chi vorrebbe negare loro persino il diritto allo sciopero e alla protesta. Che i sindacati facciano proprie queste volontà con determinazione.
Da sottolineare come Salvini insista con le precettazioni, portando avanti l'attacco al diritto di sciopero che il governo neofascista, al di là delle dichiarazioni rassicuranti della Meloni, sembra oramai aver assunto come un punto fermo del suo programma. A finire nel mirino della precettazione del ministro fascioleghista stavolta è lo sciopero di 24 ore, che Salvini voleva ridurre a 4, del Trasporto Pubblico Locale (TPL) proclamato per lunedi 27 novembre da Usb, Adl Cobas, Cobas Lavoro Privato, SGB, CUB Trasporti, regolarmente indetto dalle sigle dei sindacati di base, altamente rappresentativi nel settore che la giudicano “tutt’altro che inaspettata. Ciò, però, non toglie la gravità di quanto deciso da Salvini, interprete da padrone delle ferriere dell’art.8 della L.146/90”.
Col solito piglio mussoliniano e un occhio rivolto alle elezioni europee, Salvini si è autoproclamato difensore dei diritti alla mobilità dei cittadini: “ha prevalso il buonsenso e sono soddisfatto di aver tutelato milioni di cittadini che devono vedere garantita la loro possibilità di spostamento”. Diritto alla mobilità che viene messo in discussione proprio dal suo governo, che finanzia il Ponte sullo stretto e l'alta velocità e taglia il trasporto pubblico locale danneggiando milioni di studenti e pendolari. E poi ha poco da cantare vittoria; i sindacati di base hanno spostato lo sciopero al 15 dicembre per non dargliela vinta nel ridurre sciopero a 4 ore, e hanno confermato invece per quella data l'astensione dal lavoro per 24 ore.
29 novembre 2023