Il parlamento unanime approva la non condivisibile legge sui femminicidi
Schlein si accorda alla Meloni sulla violenza contro le donne
Il Senato ha dato il via libera definitivo, con il voto unanime dei 157 presenti, al disegno di legge contro la violenza di genere – cosiddetto “Roccella” -, con alcune modifiche rispetto al testo già approvato in ottobre alla Camera.
Come vedremo più avanti, il documento definitivo contiene un pacchetto di misure che puntano a rafforzare il “Codice Rosso’” lasciato a metà dal governo Draghi, ed è stato liquidato dopo la presentazione di alcuni ordini del giorno che dovrebbero consentire anche all'opposizione di salvare la faccia, senza peraltro riuscirci, per aver approvato un testo parziale, insufficiente e che non risolve certo la questione di fondo
Il testo di legge
Il disegno di legge Roccella è composto da 19 articoli, ognuno dei quali introduce o rafforza una precisa misura. Alcuni correttivi proposti in altrettanti articoli del testo riguardano il coordinamento tra Autorità giudiziaria e forze di polizia quando cessa la misura cautelare, la criminalizzazione dell’ordine di protezione emesso in sede civile, l’introduzione di una valutazione nei percorsi per maltrattanti o autori di violenza, così come la priorità in udienza per la trattazione di processi legati alla violenza di genere ed alcune modifiche circa gli indennizzi riconosciuti.
Al centro rimane l'inasprimento delle pene: fra le revisioni più significative ricordiamo l'articolo 9 che prevede l’innalzamento della pena per la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare ed il divieto di avvicinamento, il 10 che introduce l’arresto in flagranza differita per certi reati di violenza, e l'11 che consente al pubblico ministero di disporre l’allontanamento urgente dalla casa familiare della persona gravemente indiziata di una serie di delitti di violenza, di genere e domestica, con il divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa.
Inoltre gli articoli 12 e 13 inaspriscono le misure coercitive e consentono l'uso più ampio del braccialetto elettronico, mentre il 15 rende più difficile la concessione della sospensione condizionale della pena.
È chiaro insomma che l'intera impostazione della legge altro non è che un insieme di interventi di carattere repressivo, coercitivo o di controllo, che non incide assolutamente in attività di educazione e prevenzione.
Il PD si accontenta del nulla
L'argomento era uno di quelli nei quali il fronte partitico borghese non poteva farsi trovare disunito. E infatti è bastata una telefonata tra la segretaria del Pd Elly Schlein e la premier neofascista Giorgia Meloni per trovare una intesa. Il PD si è accontentato di due ordini del giorno approvati dal Senato dopo essere stati riformulati che non aggiungono nulla di sostanziale ad un legge insufficiente e sbagliata. E pure toni festanti sono stati utilizzati dal presidente dei senatori Pd Francesco Boccia, il quale ha affermato: "Abbiamo ottenuto che venga finanziata con risorse adeguate la formazione per gli operatori sanitari, le forze dell'ordine e il personale sanitario. E soprattutto abbiamo stabilito che in tempi rapidi, dopo l'approvazione della legge di bilancio, si calendarizzino in Parlamento i disegni di legge che intervengono sulla prevenzione e sul contrasto della violenza, a completamento della normativa vigente in modo da arrivare a quella legge nazionale e a quelle misure condivise che hanno chiesto anche le studentesse e gli studenti al ministro Valditara oggi". In pratica Boccia e Schlein giubilano sul nulla; come può definirsi concreta la calendarizzazione se rimandata ad un futuro che rimane incerto sia nella realizzazione che nei contenuti, mentre la necessità di ottenere una diversa impostazione generale che prevenga la violenza di genere e che non si limiti a leccarsi le ferite, è già tardiva?
Tagli a una già precaria e insufficiente prevenzione nelle scuole
In questo contesto, e per tentare di uscire dalle critiche circa l'assenza di “prevenzione”, qualche giorno prima della votazione in Senato del DDL Roccella, in una conferenza stampa i tre ministri Valditara, Sangiuliano e la stessa Roccella, hanno presentato il piano di Educazione alle relazioni approntato dal governo. Tale piano, della durata di due anni, dovrebbe svolgersi nelle scuole, dove gli studenti assieme ad un moderatore – ma anche a cantanti, attori ed influencer – parteciperanno a discussioni sul tema.
Tuttavia, oltre a essere respinta da un governo clericofascista come questo la proposta di insegnare educazione sessuale nelle scuole nonostante la pressante richiesta di studentesse e studenti, la legge sul femminicidio esistente dal 2013, già prevedeva tra i vari interventi anche progetti educativi nelle scuole che si sono rivelati insufficienti.
Nonostante ciò sono proprio gli stessi interventi di prevenzione che hanno subito un taglio del 50% rispetto al 2022, come ha denunciato Action Aid, ed in particolare le iniziative di sensibilizzazione e formazione, incluse quelle nelle scuole.
Se, come ha detto il ministro Roccella, altri capitoli, ad esempio i finanziamenti per i centri antiviolenza sono stati aumentati, quando si parla di prevenzione vera e propria, così come definita dalla legge, il taglio è sostanzioso ed evidente poiché i fondi sono scesi da quasi sei milioni ad appena tre.
“In 10 anni le risorse economiche stanziate per la Legge sul femminicidio sono aumentate del 156% – ha dichiarato Katia Scannavini, vice segretario generale di Action Aid – ma le politiche antiviolenza sono state inadeguate, soprattutto per la forte penalizzazione dei fondi destinati alla prevenzione”.
Il progetto educativo affidato a un misogino amico di Valditara
Ma oltre alla questione economica, il governo non perde l'occasione per occupare culturalmente anche il sedicente progetto “educativo”.
Alessandro Amadori, psicologo docente di marketing politico e di psicologia alla Cattolica di Milano, è stato incaricato a capo del progetto direttamente da Valditara, colui col quale prima delle elezioni aveva scritto un libro dal titolo “È l'Italia che vogliamo”, con la prefazione di Matteo Salvini. Su Amadori si sono però accese le luci della ribalta solo quando ha pubblicato il suo libro “La guerra dei sessi. Piccolo saggio sulla cattiveria di genere” nel quale si parla dell'esistenza di un complotto contro gli uomini, la Ginarchia, gestito da donne che hanno come obiettivo la sopraffazione e l'umiliazione degli uomini.
A nostro avviso, come lo è anche per altri, l'esperto anti-femminicidi del governo Meloni è di fatto un negazionista della violenza di genere, e la sua nomina a capo del progetto, quantunque ridotto ed insufficiente sia, testimonia che la volontà del Governo rimane quella di inquadrare ogni aspetto della società in una cornice sintetizzata dalla triade mussoliniana “Dio, Patria, Famiglia”, mettendo nei posti giusti di rilievo delle istituzioni amici o politici altrettanto fedeli, come fu norma nel ventennio mussoliniano.
Non si spiegherebbe altrimenti l'affidare un progetto sull'educazione affettiva a chi giustifica la violenza contro le donne e che in un volume teorizza sostanzialmente che la violenza di genere non esiste. Amadori, fra l'altro, non ha altri "meriti accademici" se non quello di essere amico di Valditara, come osserva correttamente l'europarlamentare PD Pina Picierno, che però si dimentica di quanto il suo partito gli faccia sostanzialmente da spalla.
Si conferma il Governo di Polizia
Insomma, la legge “Roccella” è tutta incentrata sulla cosiddetta "prevenzione secondaria" e l'inasprimento delle misure di allontanamento e sicurezza, ma solo a tutela delle donne che hanno già denunciato il loro partner violento. Tuttavia sono gli stessi operatori dei centri antiviolenza che affermano di come sia fuorviante definire questo intervento come preventivo, perché, dicono, “La prevenzione non si fa con gli strumenti di polizia”. Per dirla in altre parole, utilizzate da molti di coloro che hanno compreso la sostanza sbagliata di questo provvedimento, il Ddl non avrebbe salvato Giulia Cecchettin, né nessuna donna uccisa prima di lei, proprio perché le cosiddette iniziative formative non sono chiare, ed è assente una formazione capillare, costante e adeguatamente finanziata, che rimane l'unico messaggio culturale concreto. In fin dei conti anche l'inasprirsi del ricorso a strumenti di polizia e ammonimenti, per le donne che decidono di parlare della violenza subita, potrebbero rivelarsi addirittura pericolosi o controproducenti.
In estrema sintesi, questa grande e nauseante ammucchiata partitica che ha celebrato un Ddl non condivisibile, ha nei fatti appoggiato e sdoganato in maniera bipartisan l'ennesima posizione del governo neofascista Meloni, fatta esclusivamente di repressione, aumento delle pene, galera e forze dell'ordine. Lo stesso trattamento già utilizzato anche coi migranti, con gli ambientalisti e con gli studenti, capace di delineare i tratti tipici di un vero e proprio governo di polizia che trova concorde anche l'opposizione di cartone dei 5 Stelle e del PD poiché, in definitiva e salvo piccole sfumature, questi partiti ed i loro leader hanno di fondo la stessa concezione del mondo dal punto di vista culturale, economico e sociale intrisa di principi borghesi da cima a fondo. Mentre rimangono intatti i principi ideologici antifemminili di cui è portatore questo governo che continua a martellare sulla triade mussoliniana “Dio, Patria, Famiglia” e non pone mano a nessuna misura concreta che tuteli nei fatti e non solo a parole le masse femminili.
Legare la lotta contro il patriarcato e la violenza di genere a quella per il socialismo
I femminicidi rappresentano senz'altro l'espressione più bieca e violenta della concezione borghese della donna, intesa come oggetto di proprietà, vincolato al dogma cattolico oscurantista dell'“indissolubilità” del matrimonio e della coppia, ma quando si parla di violenza di genere non possiamo nemmeno dimenticare le discriminazioni lavorative e sociali perpetrate sulle masse femminili dal sistema capitalista. A nostro avviso la lotta ai femminicidi non potrà essere vinta definitivamente se non sarà fatta tabula rasa del sistema capitalista, perché solo se abbatteremo il capitalismo potremo “eliminare” la violenza fisica e di genere, l'oppressione, il super sfruttamento e la discriminazione sulle donne e sulle persone LGBTQI+. Se non si conquista il socialismo infatti sarà impossibile assicurare la piena emancipazione alle masse femminili, la loro effettiva emancipazione economica, sociale e culturale.
Se vogliamo farla finita con questa intollerabile strage di donne occorre dare vita a un grande movimento di massa che rivendichi tutte quelle misure che tutelano pienamente le donne dai femminicidi: a partire innanzitutto da una diversa concezione del mondo che assicuri un'educazione sessuale e di rispetto dei generi a scuola e misure concrete capaci di renderle col lavoro economicamente indipendenti, di sostenerle e di difenderle con ogni mezzo quando chiedono aiuto e di reprimere senza indugi e sottovalutazioni i partner e gli uomini violenti.
Il nostro augurio è che le anticapitaliste, a partire da quelle presenti in NUDM, rompano col riformismo, il parlamentarismo, il costituzionalismo, si rendano disponibili al confronto con il PMLI, e imbocchino la via dell’Ottobre per il socialismo, cominciando a spendere la loro forza per buttare a gambe all’aria il governo antifemminile e neofascista Meloni.
29 novembre 2023