Documento dei Principi generali e politici di Hamas (2017)
Hamas combatte il sionismo, non l'ebraismo
(1 maggio 2017)
Il leader di Hamas, Khaled Mashaal, ha rilasciato questo nuovo Documento dell’organizzazione della Resistenza palestinese in una conferenza stampa il 1 maggio 2017 a Doha, in Qatar.
I leader di Hamas hanno sottolineato che il nuovo documento politico non sostituisce lo statuto originale di Hamas, ma costituisce uno “sviluppo” e un “rinnovamento” che riflette le effettive politiche di Hamas.
Di seguito sono riportati alcuni dei punti principali del documento. Questa analisi si basa sulla traduzione inglese di Hamas:
• L'affiliazione di Hamas con i Fratelli Musulmani è stata omessa, ma il documento è ancora di natura religiosa islamica. Viene menzionato più volte Allah e, sebbene nel documento non vi sia alcun riferimento alla “Terra di Palestina” come Waqf islamico (cioè un patrimonio religioso inalienabile nella legge islamica), come nello statuto di Hamas, il nuovo documento si apre affermando che "la Palestina è una terra il cui status è stato elevato dall'Islam..." e prosegue dicendo che "il quadro di riferimento di Hamas è l'Islam, che ne determina i principi, gli obiettivi e i mezzi" e che "la Palestina è una terra araba islamica... una terra sacra e benedetta…” Il documento dedica inoltre due interi paragrafi all'elogio dell'Islam, affermando tra le altre cose che “Hamas crede che il messaggio dell'Islam sostenga i valori della verità, della giustizia, della libertà e della dignità…”
• Hamas continua a non
riconoscere Il diritto di Israele ad esistere e descrive la “Palestina” come se si estendesse “dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo”, mentre “la fondazione di “Israele” è del tutto illegale”. Il documento sottolinea che “non vi è alcun compromesso su nessuna parte della Palestina, in nessuna condizione” e che “nessuna parte della terra di Palestina sarà compromessa o concessa”.
• Il documento menziona uno Stato palestinese sui confini del 1967 solo come “una formula nazionale, concordata e congiunta” e sottolinea che “Hamas rifiuta qualsiasi alternativa alla piena e completa liberazione della Palestina”.
• Pertanto, combattere Israele resta l'obiettivo e la "resistenza" e la "Jihad" "con tutti i mezzi e metodi" vengono presentate come legittime e autorizzate dalle "leggi divine" e dalla comunità internazionale. Hamas sottolinea che la "resistenza armata" è la componente centrale della “resistenza”: “(25.) Resistere all’occupazione con tutti i mezzi e metodi è un diritto legittimo garantito dalle leggi divine e dalle norme e leggi internazionali. Al centro di queste si trova la resistenza armata, considerata come la scelta strategica per la protezione dei principi e dei diritti del popolo palestinese”.
• Hamas dichiara di essere contro il sionismo, non contro l'ebraismo: “Hamas afferma che il suo conflitto è con il progetto sionista e non con gli ebrei a causa della loro religione. Hamas non conduce una lotta contro gli ebrei perché sono ebrei, ma conduce una lotta contro i sionisti che occupano la Palestina”.
“Il progetto sionista” viene presentato come “il nemico” dell’intera nazione araba e islamica e “rappresenta un pericolo per la sicurezza e la pace internazionali e per l’umanità, i suoi interessi e la sua stabilità”.
• Il documento menziona la “Palestina” come “la Terra Santa, che Allah ha benedetto per l'umanità”, e menziona l'importanza di Gerusalemme per musulmani e cristiani, ma non fa riferimento ad alcun legame storico o religioso ebraico con essa. Hamas ribadisce la tesi palestinese secondo cui i luoghi santi “appartengono esclusivamente” al popolo palestinese e alla nazione araba e islamica.
• Hamas rifiuta la validità degli accordi di Oslo.
• Il “diritto al ritorno” per tutti i rifugiati viene presentato come un imperativo e Hamas respinge la possibilità di un risarcimento come alternativa, preferendo piuttosto un risarcimento aggiuntivo. Il movimento sostiene che il diritto al ritorno è “confermato da tutte le leggi divine così come dai principi fondamentali dei diritti umani e del diritto internazionale”.
6 dicembre 2023