Com'era nel programma della P2
Pagelle per intimidire i magistrati
Mentre il ministro Crosetto attacca i magistrati e li accusa di complottare contro il governo
“Questo governo può essere messo a rischio solo da una fazione antagonista che ha sempre affossato i governi di centrodestra: l’opposizione giudiziaria. Non mi sorprenderebbe, da qui alle Europee, che si apra una stagione di attacchi su tale fronte”. A lanciare questo nuovo attacco alla magistratura, accusandola di complottare contro il governo Meloni, è stato stavolta il ministro della Difesa Guido Crosetto in un'intervista al filogovernativo “Corriere della Sera” del 26 novembre, e alla richiesta di che cosa intendesse con ciò ha chiuso l'argomento con queste vaghe accuse: “A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a 'fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni'. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese mi aspetto che si apra presto questa stagione, prima delle Europee...”.
Un'uscita, questa del cofondatore di FdI, che sembrava voler mettere le mani avanti per parare preventivamente qualche inchiesta o provvedimento giudiziario in arrivo a carico di personaggi di governo, o viceversa per accompagnare qualche provvedimento del governo contro i magistrati, o tutte e due le cose insieme. E i fatti immediatamente successivi hanno confermato proprio quest'ultima ipotesi: parliamo infatti del “fascicolo del magistrato” presentato dal Guardasigilli Nordio e approvato il 28 novembre dal Consiglio dei ministri, una sorta di “pagelle” sul “rendimento” e i “risultati” di pubblici ministeri e giudici: che per come sono concepite ricordano sinistramente quelle invocate nel Piano di rinascita democratica della P2 come strumento per meglio sottomettere i magistrati al servizio del governo. E parliamo anche del quasi contemporaneo rinvio a giudizio, per rivelazione di segreto d'ufficio, del sottosegretario alla Giustizia di FdI Andrea Delmastro, per aver passato al suo camerata Giovanni Donzelli documenti riservati del Dap penitenziario sul caso Cospito, al fine di poter attaccare in parlamento il PD. E non è improbabile che oltre a ciò Crosetto sapesse dell'arrivo di qualcosa di ancor più grosso nelle prossime settimane o mesi, avendo egli il controllo del servizio segreto militare.
Uno strumento per intimidire, dissuadere e punire i magistrati
In realtà le valutazioni dei magistrati erano state introdotte nel 2006, vengono aggiornate ogni 4 anni e hanno effetto sulla progressione in carriera e la relativa retribuzione (“e già avevano creato un anelito alla carriera nelle nuove generazioni, sbagliato”, ha ricordato il consigliere del CSM Tullio Morello). Ma è con il governo Draghi e la controriforma Cartabia che le valutazioni assumono il carattere di vere e proprie “pagelle” meritocratiche, per spingere i magistrati a privilegiare più la quantità che la qualità del lavoro, più la burocrazia e la carriera che la ricerca della verità e l'affermazione della giustizia. Non per nulla ciò provocò a suo tempo il primo sciopero dei magistrati dai tempi di Berlusconi e delle sue leggi vergogna. E il governo Meloni ci ha aggiunto di suo - accogliendo un emendamento del deputato (ex FI) Enrico Costa di Azione al decreto delegato della Cartabia sull'ordinamento giudiziario - un'impronta ancor più fortemente classista, intimidatrice e punitiva, per indurre i magistrati a scansare le cause più difficili da sostenere fino al terzo grado di giudizio, solitamente quelle contro i politici, i colletti bianchi e i mafiosi dei piani più alti.
Il testo prevede infatti quattro livelli di giudizio, “ottimo”, “buono”, “discreto”, “non positivo”. In quest’ultimo caso il magistrato sarà rivalutato dopo un anno. Per gli insufficienti le sanzioni vanno in crescendo dall’obbligo di frequenza di “un corso di formazione professionale”, all’assegnazione “a una diversa funzione” nello stesso ufficio, all’esclusione da incarichi direttivi “fino alla prossima valutazione”, con la perdita del “diritto all’aumento periodico di stipendio”. Nel caso di un ulteriore giudizio negativo il magistrato sarà “dispensato dal servizio”.
Tra i criteri di valutazione ci sono la “capacità”, la “laboriosità” (che comprende la vecchia produttività, cioè numero e qualità dei casi trattati, ma anche i tempi di smaltimento dell'arretrato), la “preparazione giuridica e il grado di aggiornamento”, la “valutazione delle tecniche di argomentazione e di indagine”. Ma ora tra i criteri di valutazione negativa è stato aggiunto anche il concetto studiatamente capzioso di “gravi anomalie” durante le varie fasi del procedimento. Esse possono riguardare “il rigetto delle richieste avanzate dal magistrato o la riforma e l’annullamento delle decisioni per abnormità, mancanza di motivazione, ignoranza o negligenza nell’applicazione della legge, travisamento manifesto del fatto, mancata valutazione di prove decisive. Ma anche quando le ragioni del rigetto, della riforma o dell’annullamento, sono già di per sé di particolare gravità oppure quando assumono carattere significativo rispetto al complesso dell’attività del magistrato”.
Inoltre i magistrati potranno essere valutati anche dalla parte avversa, cioè dagli avvocati, che anche adesso siedono nel Consiglio giudiziario ma escono quando si effettuano le valutazioni. Adesso invece avranno voce in capitolo su ogni singolo magistrato. E c'è anche un altro decreto per limitare e ridurre la richiesta del fuori ruolo da parte dei magistrati.
“Pagelle e test psico-attitudinali” come preconizzava Gelli
È evidente in tutto ciò l'obiettivo del governo di creare tutta una serie di pastoie e trabocchetti per legare le mani ai magistrati, intimidirli con la minaccia di sanzioni se i procedimenti non vanno a buon fine, spingerli a scegliere solo cause che non disturbano il governo e i suoi protetti. E questo in attesa della separazione delle carriere tra PM e giudici che, insieme alla controriforma della giustizia di Nordio dello scorso giugno depositata al Senato (abolizione dell'abuso di ufficio e altre norme “garantiste” per politici e altri imputati “di riguardo”), più altri provvedimenti e proposte di legge per limitare le intercettazioni e la loro pubblicazione, mirano ad annullare completamente l'indipendenza del potere giudiziario da quello esecutivo.
Il sottosegretario di FdI alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ex magistrato e consigliere stretto della Meloni, aveva provato a inserire nel decreto “pagelle” anche i test psico-attitudinali per i magistrati, fortemente caldeggiati anche da Renzi e dai berlusconiani di FI; ma Nordio si sarebbe opposto giudicando che il clima tra governo e magistratura non sarebbe stato favorevole.
Ma c'è da giurare che alla prima occasione propizia la misura sarà ripresentata, anche perché lo stesso Nordio ha dichiarato, dopo il Cdm, che essendo i test già previsti per la polizia giudiziaria “non sarebbe uno scandalo se fosse esteso ai pm che ne sono i capi. Anzi a dire il vero io parlavo di esame psichiatrico”. Col che si sarà realizzato pienamente il piano di Gelli, che tra le misure “urgenti” per mettere sotto controllo i giudici prevedeva appunto “la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari)”
; e tra quelle a “medio-lungo termine”, al punto 5°, la “riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile”.
Contro le “pagelle” si sono espressi diversi importanti magistrati, tra cui il sostituto procuratore presso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Henry John Wood cock, l'ex procuratore di Palermo e Torino, Gian Carlo Caselli, l'ex procuratore di Torino, Armando Spataro, lo stesso Tullio Morello (CSM), e il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che intervistato dal direttore del “Corriere della Sera” ha detto: “Queste pagelle indurranno i magistrati a diventare perfetti burocrati, il pm così non ci metterà più il cuore ed eviterà di rischiare per portare avanti un’indagine. Penserà solo a rispettare le scadenze e a tenere in ordine la scrivania”. Ancor più netto il giudizio della sostituto procuratore presso la DDA di Catanzaro, Annamaria Frustaci, che a “Il Fatto Quotidiano” del 29 novembre ha dichiarato: “La pagella avrebbe effetti devastanti sull'autonomia del giudizio. Potrebbe rendere i magistrati meno liberi nelle decisioni e meno autonomi. Il rischio è di creare una 'giustizia di classe' in cui il magistrato avrà timore di assumere decisioni scomode e stia più attento a fare carriera che all’interesse generale”.
L'indignazione dei magistrati e le bugie di Crosetto
Anche l'attacco di Crosetto ha sollevato forti reazioni tra i magistrati: “È grave che un ministro della Repubblica dica certe cose senza riferirsi a circostanze specifiche. Se ha informazioni su iniziative giudiziarie strumentali indirizzate contro il governo riferisca nomi e fatti, altrimenti dovrebbe evitare, da rappresentante di un’istituzione, di delegittimarne un’altra”, ha ribattuto il giudice del tribunale di Bari Giovanni Zaccaro, segretario della corrente progressista Area, quella velatamente al centro delle accuse complottiste del ministro della Difesa. Anche l'Associazione nazionale dei magistrati (ANM), in un'assemblea straordinaria per discutere del caso della giudice Apostolico, ha adottato una mozione unitaria (cioè anche coi voti della corrente di destra Magistratura indipendente) in cui si esprime la “preoccupazione per gli attacchi da esponenti del governo”, e ribadisce che l’indipendenza delle toghe “è il fondamento della moderna democrazia”.
Di fronte all'indignazione stavolta abbastanza compatta dei magistrati e alle proteste dell'opposizione parlamentare, che gli chiedeva di motivare le sue accuse davanti al Copasir e alla Commissione antimafia (escluso Renzi e Calenda che invece le approvavano pienamente), Crosetto iniziava un balletto di mezze marce indietro e in avanti, finendo per accettare di rispondere solo ad un'interrogazione del deputato Della Vedova di +Europa nel Question time in parlamento il 1° dicembre. Dove ha fatto una sceneggiata presentandosi come vittima (“mi hanno detto 'sei un pazzo, farai la fine di Craxi'”, “è stato messo su un plotone di esecuzione contro il sottoscritto”...); ma poi ha attaccato nuovamente i magistrati, riportandole alla fin fine come unica “prova” del famoso complotto contro il governo Meloni, le parole pronunciate a un congresso pubblico della corrente progressista Area, dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario di Magistratura democratica, Stefano Musolino, che aveva denunciato “un'evidente insofferenza verso l'indipendenza della magistratura e la sua fisiologica costituzionale funzione anti-maggioritaria, a tutela dei diritti fondamentali”. In realtà, in un'intervista a “La Stampa” pubblicata lo stesso giorno dell'intervento di Crosetto in aula, il giudice ha spiegato di aver detto in quell'occasione che “autonomia e indipendenza non sono un vezzo corporativo. Ci possono essere dei momenti storici in cui le maggioranze contingenti, che si reggono sul consenso popolare, per carità, possono mettere in crisi i diritti fondamentali”, e ha ribadito che “quando appunto si rischia di rompere il patto sociale, spetta alla magistratura difendere i diritti fondamentali. Siamo chiamati in questo senso a una funzione 'anti-maggioritaria'”.
È questo infatti il vero nocciolo della questione, quello che brucia di più alla Meloni e ai suoi fedelissimi come Crosetto e Delmastro, intorno ai quali la premier neofascista ha fatto nuovamente quadrato, condividendo pubblicamente da Dubai le accuse del primo ai magistrati, e respingendo la richiesta di dimissioni per il secondo, in attesa di un'eventuale “sentenza di condanna passata in giudicato”: che ci sia cioè una parte della magistratura che non si piega alla sua pretesa che chi ha vinto le elezioni ha diritto di avere mano libera su tutto, anche a costo di violare i diritti fondamentali ancora formalmente garantiti dalla Costituzione; e che il potere di chi è stato “eletto dal popolo” è superiore al potere giudiziario, il cui compito deve limitarsi solo ad applicare le decisioni del governo eletto. Specie adesso che la residua indipendenza della magistratura rappresenta un ostacolo intollerabile sulla strada del suo disegno di terza repubblica presidenzialista, neofascista e piduista.
6 dicembre 2023