Torino
Il regime neofascista vuol cancellare il centro sociale Askatasuna
La Cassazione ha riconosciuto il reato associativo. Sei obblighi di firma
 
Da circa un anno lo storico centro sociale Askatasuna di Torino è al centro di un'inchiesta per "associazione a delinquere" nata originariamente con l'accusa di "associazione sovversiva”.
Gli inquirenti della Procura di Torino in sostanza accusano alcuni membri di avere voluto in questi anni egemonizzare il movimento No Tav, come Fridays for Future, con finalità criminali ed eversive.
Un'accusa di stampo neofascista allo stesso tempo inquietante quanto ridicola ma confermata in via preliminare qualche mese fa dalla Cassazione secondo la quale il centro sociale torinese avrebbe creato, soprattutto in Val di Susa, un vero e proprio “laboratorio di sperimentazione” per quanto riguarda le violenze, confermando così di essere “un’organizzazione stabile che ha dimostrato di essere operativa in più settori sociali”.
Il 30 ottobre scorso, dopo il lungo dibattimento sono scattati i provvedimenti repressivi, gli agenti della Digos hanno notificato sei misure cautelari, ossia obblighi di firma ad altrettanti militanti del centro sociale.
Il regime neofascista imperante, che vede sempre più la magistratura sottomessa all'esecutivo secondo i piani della P2, considera dunque criminali gli attivisti che si oppongono alle mostruose politiche legate alle grandi opere come il Tav, inutili, costose e in odor di mafia e che lottano per i diritti e per la difesa dell'ambiente dalle devastazioni prodotte dall'imperialismo.
Poco importa per il regime che il centro sociale esista da oltre 25 anni e abbia prodotto una serie infinita non solo di importanti lotte ma anche di avvenimenti culturali e di solidarietà dentro e fuori la martoriata metropoli piemontese.
Al settimo cielo ovviamente i fascisti in doppiopetto e i fascioleghisti che per la vicenda colgono l'occasione per spingere il nero governo Meloni allo sgombero e alla chiusura della struttura, che poi è il vero obiettivo politico nascosto dietro le accuse e le decisioni della macchina giudiziaria, che hanno portato solo in questo anno a diversi "blitz" dentro la struttura per perquisire i presenti, l'induzione del pagamento di circa 80mila euro per alcuni spettacoli "non autorizzati" e così via, con l'intento di intimidire i membri del centro e in generale il movimento No Tav.
Il processo non è ancora finito, ma certo, come detto, vedere all'unisono allineati Procura e Cassazione da un lato e neofascisti di ogni risma dall'altra la dice lunga sull'aria che tira nel nostro Paese contro chiunque metta in discussione con la lotta il dominio della classe dominante borghese, gli atti dei governi nazionali e locali ad essa asserviti, le politiche antipopolari della Ue imperialista e l'arroganza dei servi del capitalismo più violenti ed estremisti, i quali, al governo e non, in realtà non dovrebbero neppure vedere riconosciuta l'esistenza dei loro immondi partiti e associazioni, alla luce della defunta Costituzione borghese del 1948, mentre come si vede sono in realtà riveriti e rispettati e governano l'Italia e gli enti locali, cercando fra l'altro di trasformare con la loro neofascista scuola "meritocratica" le masse giovanili in piccoli nuovi Balilla, mentre continua la nefasta opera di revisionismo storico antiResistenziale e contro il socialismo.
Al contrario del veleno sputato dai neofascisti che chiedono lo sgombero e la chiusura del centro sociale,usando come grimaldello questo agghiacciante e ridicolo processo politico, che non è ancora concluso, noi marxisti-leninisti invitiamo i coraggiosi e combattivi membri di questa storica realtà torinese a non arrendersi alla repressione giudiziaria e alle provocazioni poliziesche e anzi ad intensificare le loro battaglie nel quadro generale della lotta totale per abbattere da sinistra e dalla piazza il nero governo Meloni prima che faccia ulteriori e irreparabili danni al nostro martoriato popolo e ai migranti.
In questo senso condividiamo il comunicato seguente l'obbligo di firma imposto dagli inquirenti emesso da Askatasuna che riportiamo: "Associazione a delinquere siete voi, ops lo avevamo già detto! Nel grigiore autunnale la notizia di sei misure cautelari in relazione alla risposta al ricorso in Cassazione da parte della Procura di Torino fa risvegliare i pruriti dei soliti noti: dal Marrone di turno che dopo la sfilata in università scortato dalla celere non perde occasione per dare aria alla bocca al vecchiume delle dichiarazioni di Cerutti della Lega che vorrebbe vedere questa città deserta, abbiamo regalato qualcosa a cui pensare in una giornata uggiosa. Le pressioni politiche che vanno nella direzione dello sgombero del centro sociale Askatasuna si inseriscono così in questa dinamica processuale che, nonostante gli articoli dei giornali di questa mattina, non è ancora concluso e non vi è ancora alcuna sentenza. Ricordiamo infatti che il processo, partito inizialmente per 'associazione sovversiva' capo d’accusa trasformato in corso d’opera in 'associazione a delinquere', si basa su indagini iniziate nel 2009 con l’obiettivo di tessere una trama precisa, disegnata ad hoc per fare coincidere le fantasie malate della Questura con una realtà deformata. Non vorremmo fare perdere tempo con l’elenco delle vicende prese in esame ma sottolineiamo come battute e frasi decontestualizzate siano la brillante base d’accusa di questo castello di carta. La magistratura si trova ad affrontare un’accusa (portata avanti con solerzia dalla – ahinoi conosciuta ai più – PM Pedrotta) che porta come argomento quello della regia di Askatasuna in relazione a tutte le lotte sul territorio cittadino e in Val Susa. Un ricostruzione folle che ha il solo obiettivo di cancellare queste esperienze sociali e di lotta, facendo tabula rasa dell’esistente ponendo già le basi per renderle irriproducibili nel futuro.
Ma veniamo al dunque. Per riassumere le puntate precedenti di questo rocambolesco processo si può consultare il sito 'Associazione a Resistere', ricordiamo soltanto che per la seconda volta la Procura ha portato il ricorso sulle esigenze cautelari davanti alla Cassazione, mentre il processo ordinario è in corso. La prima volta, a novembre dell’anno scorso, il ricorso sul capo 1 non è stato accolto ma rinviato al riesame, nonostante questo la Questura proseguì con l’applicazione delle misure cautelari aggiuntive per poi vederle revocare qualche giorno dopo da parte del giudice ordinario. Non soddisfatta, la Procura di Torino ritenta arrivando così all’esito del secondo ricorso in Cassazione: dispositivo notificato oggi che prevede 6 misure cautelari (obblighi di firma, dato che nel frattempo le misure sono decadute), riducendone il numero e la gravità. Certo non fa piacere, ma si confida nella richiesta al tribunale del riesame per sollevare dalle cautelari i compagni e le compagne, esattamente come l’anno scorso.
Eppure per i giornali che hanno copiato la velina della Questura si tratta di un gran giorno e un 'duro colpo' per il Centro Sociale Askatasuna, parlando dell’esito della Cassazione come se si trattasse della sentenza finale in primo grado. Non è così, il processo non è ancora finito e staremo a vedere come proseguirà. Insomma, anche oggi assistiamo a un teatrino in cui non si perde occasione di gonfiare notizie per denigrare e attaccare questa esperienza ultradecennale, tentandole tutte per sgomberare e per fare cadere nel dimenticatoio come stanno veramente le cose. Per le persone di buon senso in questa città stanno diventando sempre più evidenti le manipolazioni della Questura e la sua smania di potere ".

6 dicembre 2023