Occupate altri dodici scuole a Roma
“Siamo una generazione non rappresentata né dal governo né dalla falsa opposizione di sinistra”
Nonostante le denunce all'autorità giudiziaria per danni e interruzione di pubblico servizio e le continue intimidazioni dei dirigenti scolastici che minacciano pesanti provvedimenti disciplinari e bocciature a raffica, la mobilitazione degli studenti medi romani in lotta da ottobre scorso contro “le riforme in senso meritocratico e aziendalistico di Valditara e gli indirizzi delle politiche sociali di questo governo, per un’alternativa per la nostra generazione, un cambiamento radicale del sistema e per una nuova scuola pubblica” non accenna a placarsi.
Nella notte tra il 3 e il 4 dicembre e poi ancora lunedì 11 dicembre altre dodici scuole sono state occupate. Si tratta del Ripetta, Pilo Albertelli, Machiavelli, Visconti, Enzo Rossi, Manara, Morgagni, Virgilio, Mamiani, Colonna, Righi, Tasso, Archimede e Aristofane, a cui si sono aggiunte il Plauto a Spinaceto, e il Tullio Levi-Civita e il liceo Kant a Centocelle.
Salgono così ad oltre una ventina gli istituti e i licei romani occupati dall'inizio della mobilitazione a ottobre scorso.
“Da tempo denunciamo la situazione critica della scuola italiana, pericolosa per chi la frequenta, priva di personale e fondi, incapace di emanciparci – affermano le studentesse e gli studenti dell'Osa (Opposizione Studentesca d’Alternativa) – la protesta è segno di una generazione che nessuno rappresenta, né il governo né la falsa opposizione di centrosinistra, e che alza la testa dopo anni di pace sociale imposta dall’alto”. E annunciano che la mobilitazione continuerà nelle prossime settimane “in tutte le scuole d’Italia per una Nuova Scuola Pubblica e per un’alternativa per la nostra generazione”.
Mentre il Coordinamento dei collettivi delle scuole romane durante una conferenza stampa al Morgagni ha spiegato le ragioni della protesta e le rivendicazioni scaturite dalle varie assemblee svoltesi nei mesi scorsi.
“Ne discutiamo da inizio anno, le abbiamo portate in piazza lo scorso 17 novembre e ora chiediamo di portarle nelle istituzioni con dei tavoli permanenti con il ministro Valditara, la Regione Lazio e Roma Capitale... come studenti prendiamo parte a tutte le lotte e i movimenti che condividiamo, per questo le nostre rivendicazioni toccano tanti temi come il patriarcato e l’autoritarismo del governo con i suoi provvedimenti di carattere razzista, come il ddl Cutro, e punitivi, come il ddl Caivano, oltre che le riforme della scuola in senso meritocratico e aziendalistico di Valditara”.
Mentre il Coordinamento autonomo romano chiede più “attenzione alla salute mentale, un sistema di valutazione costruttivo, l’attraversabilità degli spazi, una nuova impostazione della scuola basata su una didattica orizzontale, abolizione dei Pcto (alternanza scuola – lavoro) e la centralità della pubblica istruzione nella gestione dei fondi statali” perché “la nostra urgenza di decostruire la scuola attuale ci porta in una prospettiva di ricostruzione, i fondi esistono: nell’ultimo anno tra Pnrr a Scuola 4.0 sono arrivate all’istruzione somme ingenti che però sono state destinate male, agiscono in campi sbagliati come la digitalizzazione e la professionalizzazione della scuola, ci sarebbero poi anche altri soldi, come quelli impiegati per finanziare l’industria bellica o le misure di repressione inutili... Chiediamo ascolto e la sperimentazione delle nostre proposte, sappiamo che non tutto quello che proponiamo sarà perfetto come immaginiamo, ma sempre meglio di quello che c’è adesso”... Non facciamo riferimento a nessuna organizzazione, né ad Osa né alla Rete né al Fronte della gioventù comunista... La nostra protesta - sottolineano ancora le studentesse e gli studenti del Coordinamento dei collettivi autonomi romani - è in continuità con le mobilitazioni contro la guerra, per la Palestina Libera e quelle per Giulia Cecchettin”.
Ad alcuni dirigenti scolastici che avevano offerto ai propri studenti “alcune ore di autogestione” in cambio della rinuncia a occupare gli istituti, gli studenti del Collettivo politico Tasso hanno risposto: “L’autogestione non è una forma di protesta... non ha alcun valore politico perché non si sarebbero potute portare avanti le istanze alla base della nostra protesta, che hanno come interlocutore il ministero dell’Istruzione e del Merito e l’attuale governo”. Pertanto: “Rivendichiamo tutto il valore politico di quest’atto” perché “finalizzato a manifestare un nostro disagio e a proporre un cambiamento radicale del sistema scolastico e degli indirizzi delle politiche sociali di questo governo”.
Continuano anche le mobilitazioni dei docenti e del personate Ata (Ausiliari, tecnici e amministrativi) della scuola. Dopo lo sciopero generale di Cgil e Uil, il 7 dicembre sono scesi in piazza, a Cagliari, anche i Cobas Scuola Sardegna per protestare contro il dimensionamento scolastico, l’autonomia differenziata e “la scuola della delirante didattica delle competenze addestrative e della digitalizzazione selvaggia, con lo sperpero dei denari del Pnrr”.
Mentre a Torino i manganelli del ministro fascioleghista degli Interni, Matteo Piantedosi, continua ad abbattersi con inaudita violenza sulle teste dei manifestanti No Tav, degli attivisti dei Centri sociali e degli studenti medi e universitari che il 5 dicembre hanno coraggiosamente cercato di impedire un volantinaggio del Fuan all'interno del campus universitario.
13 dicembre 2023