Maduro vuole annettersi la parte di Guyana ricca di materie prime
L'obiettivo piace alla Russia ma non alla Cina che ha interessi petroliferi in quel territorio
 
Lo scorso 3 dicembre 2023 si è svolto in Venezuela, abilmente voluto dal presidente Nicolàs Maduro, il referendum consultivo per conoscere il parere della popolazione venezuelana sulla questione della Guyana Esequiba, un territorio ricchissimo di petrolio e scarsamente popolato che è rivendicato dal Venezuela ma che è attualmente governato e riconosciuto a livello internazionale come parte della confinante Repubblica Cooperativa della Guyana.
I cinque quesiti del referendum – che riguardavano rispettivamente il Lodo arbitrale di Parigi del 1899, l'Accordo di Ginevra del 1966, la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia, i confini marittimi e la creazione dello Stato federato della Guayana Esequiba da incorporare al Venezuela – hanno visto una percentuale sempre superiore al 95% della popolazione venezuelana appellarsi a precedenti decisioni di organismi internazionali in vista dell'annessione, come Stato federale del Venezuela, del ricchissimo territorio.
Il territorio della Guyana Esequiba costituisce i due terzi dell'intero territorio della Repubblica Cooperativa della Guyana e una decina di anni fa sono stati scoperti sulle coste al largo di quel territorio una trentina di giacimenti petroliferi, attualmente sfruttati da un consorzio monopolizzato dalla statunitense Exxon Mobil e che vede la presenza minoritaria dell'italiana Saipem e della cinese Cnooc, giacimenti la cui potenzialità estrattiva è di 13,6 miliardi di barili di greggio, oltre a 900 miliardi di metri cubi di gas ancora poco sfruttati.
La tensione fra il Venezuela e la Guyana si è rapidamente innalzata, tanto che gli Stati Uniti, che tradizionalmente sostengono l'anglofona Guyana, hanno lanciato un chiaro avvertimento al Venezuela, che invece ha strettissimi rapporti commerciali e politici con Russia e Cina, annunciando esercitazioni aeree congiunte con le forze della Guyana. La crisi peraltro è stata affrontata il 9 dicembre in una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dove ben tre membri permanenti – Stati Uniti, Russia e Cina – si fronteggiano sulla questione, mentre il Brasile ha convocato i Paesi del Mercosur – il mercato comune dell'America meridionale - a Rio de Janeiro per tentare una mediazione, perché Maduro sta già ammassando truppe sia al confine con la Guyana sia al confine con il Brasile: quest'ultimo teme che le truppe venezuelane, in caso di invasione della Guyana, possano passare dal territorio brasiliano, perché Venezuela e Guyana sono separati da una catena montuosa le cui vette superano i 2.800 metri di altitudine e il territorio della Guyana Esequiba è dominato da una foresta fittissima.
Maduro, difeso a spada tratta dalla Russia di Putin che evidentemente punta a sostituirsi all'americana Exxon nell'affare petrolifero, se decidesse di attaccare la Guyana danneggerebbe gli interessi della statunitense Exxon e dell'italiana Saipem, ma non si dimentichi che attualmente nel consorzio estrattivo della Guyana sono presenti anche i cinesi di Cnooc con il 25% delle quote, per cui rischierebbe di pestare i piedi a uno dei suoi alleati più importanti a livello mondiale, mettendo in quello scacchiere in competizione Russia e il socialimperialismo cinese.
Questa vicenda, al di là della disputa territoriale tra i due Paesi che dura dal XIX secolo, dimostra che l'imperialismo è oggi ancora più nefasto che in passato, un fattore che – vedendo protagonisti gli Stati più potenti al mondo come Stati Uniti, Russia e Cina ma non solo - amplifica crisi regionali anziché attenuarle e aggrava le tensioni e le guerre locali mentre aumenta i pericoli di guerra mondiale. E, d'altra parte, dimostra che personaggi come Maduro, che semina nuove illusioni riformiste con il cosiddetto "Socialismo del XXI secolo", agisce in politica estera e in politica interna come qualsiasi altro governante borghese, nell'interesse esclusivo della classe dominante capitalista e dell'imperialismo del proprio Paese.

20 dicembre 2023