Scippati i fondi per lo sviluppo della Sicilia e della Calabria per finanziare il Ponte di Messina
In spregio alla volontà delle masse popolari siciliane e calabresi che il 2 dicembre scorso in oltre 12 mila sono scese di nuovo in piazza a Messina per ribadire la propria contrarietà al progetto del ponte sullo stretto, il governo neofascista Meloni e il ministro fascioleghista delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, il 12 dicembre hanno imposto l'approvazione di un emendamento alla legge di bilancio che taglia 2,3 miliardi di euro al Fondo di Coesione e Sviluppo per Calabria e Sicilia “per garantire l’approvazione del progetto definitivo del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria da parte del Cipess entro il 2024”.
Insomma, dopo i roboanti annunci delle settimane e dei giorni scorsi in cui Meloni e Salvini assicuravano che i circa “12 miliardi di euro per garantire la realizzazione dell’opera sono stati trovati nel bilancio dello Stato” si scopre il governo intende scaricare una parte consistente dei costi sulle spalle delle masse popolari e lavoratrici del Sud e sui bilanci delle Regioni Calabria e Sicilia, Enti locali, Province e comuni da sempre classificati tra i più poveri d’Europa.
Grazie a questo emendamento infatti la copertura a carico dello Stato scende a 9,3 miliardi di euro mentre il resto sarà a carico del Fondo per lo sviluppo e la coesione: 718 milioni di euro saranno scippati dai finanziamenti gestiti dai ministeri e 1,6 miliardi dal Fondo di sviluppo e coesione gestito direttamente dalle Regioni Sicilia e Calabria. Uno scippo vero e proprio, un “esproprio” ai danni dei siciliani e calabresi, tant'è che è intervenuto protestando lo stesso governatore siciliano Schifani di Forza Italia.
Va ricordato che il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) conta su circa 58,6 miliardi a partire da una dotazione di 73,5 miliardi di euro stanziati per la programmazione stabilita tra il 2021 e il 2027. Oggi, tale Fondo è strettamente connesso al “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr) e le sue risorse dovrebbero essere utilizzate esclusivamente per “promuovere l’inclusione sociale, la lotta alle povertà, le politiche attive del lavoro, il social housing, la tutela dell’ambiente e delle risorse idriche, l’efficientamento energetico”.
Altro che “un'opera green , sicura, moderna, un acceleratore di sviluppo per l'intero Meridione che creerebbe 100mila posti di lavoro e ricchezza per tutte le aziende del Paese, migliorando la rete dei trasporti a Sud”.
Parafrasando le parole di Salvini: “lo capisce pure un bambino” che qui siamo di fronte a un vero e proprio scippo dei fondi per lo sviluppo della Sicilia e della Calabria utilizzati non per migliorare le condizioni economiche, infrastrutturali, di vita e di lavoro delle masse meridionali, ma esclusivamente per finanziare il Ponte di Messina: un'opera scellerata, sbagliata, inutile, dannosa per il Sud e il resto del Paese, in grado di causare un disastro ambientale senza precedenti andando ad impattare su un patrimonio paesaggistico e naturalistico di enorme valore e attrattività turistica come lo stretto di Messina, scrigno di biodiversità tutelato dall'art. 9 della costituzione Italiana e da vincoli ambientali regionali, nazionali, europei, oltre ad essere un territorio geologicamente e morfologicamente fragile (il terremoto del 1908 e l'alluvione di Giampilieri del 2009 lo dimostrano tragicamente)”.
Insomma più che “una priorità” il ponte sullo Stretto rappresenta una minaccia per lo sviluppo della Sicilia, della Calabria e di tutto il Meridione e una ghiotta opportunità per le cosche politico-mafiose sia a livello nazionale che locale che faranno affari d'oro e incetta di appalti e finanziamenti pubblici.
20 dicembre 2023