Saluto di Gianni Vuoso, letto da Raffaele
Chiediamo all’amministrazione di Ischia l’apposizione di una targa che ricordi Lenin e i suoi due viaggi di esule rivoluzionario
Qui di seguito pubblichiamo il saluto del compagno Gianni Vuoso, Segretario della Cellula dell'Isola di Ischia “Il Sol dell'Avvenire”. Discorso letto dal compagno Raffaele perché il compagno Vuoso non ha potuto lasciare Ischia per il mare grosso.
Cari compagni, simpatizzanti, amici, esponenti di altre formazioni politiche, culturali e sociali giunti a Capri, per rendere omaggio alla memoria del grande Maestro del proletariato internazionale, così come stanno facendo altri compagni e amici a Cavriago dove si erge un altro monumento a Lenin, vi porgo il fraterno saluto della Cellula dell’isola d’Ischia “Il Sol dell’Avvenir” del PMLI e della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli ed a nome del PMLI, ringrazio tutti per aver accolto l’invito a non mancare ad un appuntamento storico. Così come ringrazio l’amministrazione comunale di Capri per aver autorizzato questo incontro qui, nei Giardini pubblici di Augusto.
Colgo l’occasione per ricordare che siamo ai piedi della casa di Gorkij, che ospitò Lenin nel 1908 e poi nel 1910 e dinanzi ad un’opera d’arte, realizzata nel 1968, da un artista di fama internazionale come Giacomo Manzù, che ebbe l’incarico dall’ambasciata sovietica in Italia. Un capolavoro posto sulla sommità di blocchi di marmo alti 5 metri e nonostante la statua di Lenin sia situata in un luogo abbastanza nascosto, centinaia di turisti e rivoluzionari di ogni Paese vengono a visitarla per rendere omaggio a Lenin. Un monumento che non sempre è stato ben accolto. Infatti nel 2009, quando a Capri cominciò a serpeggiare un piano per smantellare il monumento di Lenin, proprio i compagni della Cellula “Vesuvio Rosso”, scrissero puntualmente in un documento: "Lenin non è morto e il suo spettro si aggira tra i sonni agitati dei neofascisti che governano l'isola e non solo. Per questo essi vorrebbero cancellare la sua statua e con essa il ricordo della sua vita e della sua opera, esorcizzando così il terrore che i suoi insegnamenti vengano fatti propri da una nuova generazione di antifascisti e rivoluzionari”.
L’incontro di oggi non è e non vuole essere una manifestazione liturgica. Vuole e deve essere un’occasione per ricordare prima a noi stessi e poi ai giovani, il valore di un uomo che ha dedicato la sua vita a preparare e realizzare un evento di importanza mondiale, quale la Rivoluzione d’Ottobre che ha dimostrato come sia possibile sconfiggere il capitalismo e dare il potere politico al proletariato.
Stamattina riteniamo che sia nostro compito primario ricordare il senso e l’importanza della presenza di Lenin qui a Capri e non solo.
Sappiamo tutti che Lenin venne a Capri prima nel 1908, ospite del suo carissimo amico Gorkij che l’aveva invitato più volte. Ebbe modo di visitare l’isola, di incontrare la popolazione, i pescatori, di imparare a pescare, di visitare Napoli, monumenti e realtà sociale, come ci viene narrato da Ivan Bociarov in un suo articolo pubblicato dalla rivista Realtà Sovietica e come viene descritto in un libro di Davide Pinardi “Lenin a Capri ovvero i dieci giorni che sconvolsero un’isola”.
Per conoscere meglio Lenin credo sia sufficiente riproporre proprio quanto scrisse di lui Gorgkij: “Poteva con eguale passione, giocare a scacchi, scorrere una Storia del costume, discutere per ore con un compagno, pescare, passeggiare lungo i sentieri delle rocce di Capri arroventate dal sole del meridione o fermarsi a guardare le finestre dorate o i figli dei pescatori. Faceva molte domande sulla vita dei pescatori capresi, che chiamavano Lenin, il ‘signor drin drin’ perché gli avevano insegnato a pescare, a sentire col dito, il tocco del pesce che abboccava come se suonasse un campanello e poi ancora poneva domande su ciò che guadagnavano, sull’influenza dei preti, sulla scuola: la vastità dei suoi interessi non poteva non stupirmi… in lui c’era una forma magnetica che attirava il cuore e la simpatia dei lavoratori”.
Insomma simpatia e tanti interessi, tante curiosità, fra le quali lo colpì l'esempio di Cavriago per evidenziare che l'eco dell'Ottobre aveva già raggiunto una risonanza capillare a livello mondiale anche fra le masse operaie italiane: “Leggo
(sull'Avanti!
, ndr) - scrisse Lenin - una corrispondenza sulla vita del Partito in una piccola località chiamata Cavriago, un angolo sperduto perché non si trova sulla carta, e vedo che gli operai…salutano i sovietisti russi ed esprimono l'augurio che il programma dei rivoluzionari russi e tedeschi sia accettato in tutto il mondo e serva a condurre fino in fondo la lotta contro la borghesia e la dominazione militare”.
Lenin venne a Capri in condizioni di salute non proprio eccellenti, sfibrato dagli impegni politici, ma comunque sempre pronto a confrontarsi sui temi della rivoluzione e sul marxismo. Proprio qui fu aperta la Scuola di Capri, con la pretesa di discutere di rivoluzione ma Lenin la stroncò ben presto perché per lui era inaccettabile il connubio sostenuto da Bogdanov tra religione e socialismo. La scuola fu chiusa perché ritenuta reazionaria e pare che per sopprimerla sia sbarcato sull’isola anche Stalin, allora noto come Soso. Nonostante tutto, con lo stesso Bogdanov Lenin giocò varie partite a scacchi di cui abbiamo storiche testimonianze fotografiche.
Ma ora giungiamo anche alla scoperta che interessa più da vicino noi dell’isola d’Ischia e che contribuisce a dare un quadro più completo della presenza di Lenin in Italia e al Sud.
Nella seconda visita caprese del 1910, Lenin conobbe una giovane ereditiera, Cindy Morgan con la quale ebbe rapporti che non furono solo di amicizia. Con lei, organizzò tra l’altro, una minicrociera, nel golfo di Napoli col traghetto Tiffany che li portò a trascorrere tre giorni ad Ischia, al Grand Hotel Salus, attualmente ribattezzato Regina Isabella, per la precisione nel comune di Lacco Ameno, per un breve ciclo di fanghi e bagni termali. La notizia compare non solo nel volume di Pinardi “Lenin a Capri”, ed è documentata perfino in una relazione che Churchill fa al Foreign Office, dove racconta di un viaggio Napoli-Capri e di aver ascoltato i discorsi fatti da Lenin e dalla sua compagna, seduti anch’essi all’aperto, sullo stesso traghetto Mafalda. Churchill non sa che si tratta di Lenin, descritto come un quarantenne di origine euroasiatica, con un forte accento russo e senza un capello in testa, mentre lei è ritenuta appartenente ad una famiglia americana di ceto medio. Churchill riporta anche brani del dialogo: lei dice che bisogna creare ovunque centri di assistenza, raccogliere fondi per lenire la sofferenza e Lenin risponde che non bisogna lenire la sofferenza e la povertà, ma bisogna abolirla, bisogna cambiare il mondo. Uno scambio di idee che conferma la posizione politica di Lenin al quale, il padre della ragazza aveva perfino promesso 1000 dollari al mese per dirigere la fabbrica di acciaio in America. Una proposta certamente allettante sulla quale Lenin cominciò a riflettere per decidere infine, che il suo compito era quella di andare avanti con la Rivoluzione.
Una notizia questa, che, dopo 100 anni dalla sua scomparsa, risponde alla nostra vecchia domanda: Ma perché Lenin ha scelto solo Capri e non ha mai messo piede ad Ischia? Ed ecco ora la risposta al quesito che può sapere molto di campanilismo è vero, ma che oltre a completare la storia del viaggio di Lenin in Italia, ci spinge non solo a rovistare ancora tra documenti e testimonianze esistenti anche se mai portati alla ribalta, ma anche a chiedere all’amministrazione di Ischia l’apposizione almeno di una targa che ricordi l’evento.
Con Lenin per sempre, contro l’imperialismo, per il socialismo e il potere politico del proletariato!
24 gennaio 2024