Corte dei Conti: “Danno erariale per aver assunto vigili urbani di Salerno in Regione”
Il governatore De Luca condannato al pagamento di 100mila euro
Indagati Caldoro e altri ex assessori della giunta della casa del fascio per un danno di 90 milioni di euro
Redazione di Napoli
Lo scorso 26 gennaio il presidente della giunta regionale campana con l’orbace, Vincenzo De Luca �(PD), è stato raggiunto da un provvedimento di condanna al risarcimento di un danno erariale di circa 100mila euro relativo alla vicenda della nomina a dirigenti responsabili della sua segreteria di quattro vigili urbani, in servizio presso il comune di Salerno, che svolgevano mansioni di autista. La sentenza, definitiva, è stata emessa dalla I Sezione giurisdizionale centrale d'Appello della Corte dei Conti che ridefiniva, in peius,
la pronuncia di primo grado dove il già neopodestà di Salerno era stato condannato a risarcire un danno erariale stimato in 59mila euro, quasi la metà di quello stimato col secondo grado, ossia esattamente 100.910,80 euro.
Le indagini condotte dai pubblici ministeri Davide Vitale e Raffaele Faienza vertevano sui quattro agenti della municipale salernitana che, inizialmente, erano stati distaccati presso la Regione Campania, per svolgere le mansioni di autista del governatore De Luca. Successivamente erano stati contrattualizzati come "responsabili di segreteria" nell'ufficio di diretta collaborazione della presidenza della giunta regionale. Nonostante continuassero a svolgere esclusivamente le mansioni di autista, ai quattro venne quindi corrisposta un’indennità dirigenziale. Nella sentenza si legge che si deve ritenere che la condotta di De Luca "non sia connotata da dolo, bensì da mera colpa grave", rigettando la difesa proposta dal governatore in camicia nera che parlava di “segreteria mobile” che rispondesse “dinamicamente” all’esigenza relativa alle sue attività.
È passata in sordina da parte della stampa del regime neofascista, che non gli ha dato grosso rilievo, la clamorosa inchiesta della Corte dei Conti sulla gestione dei servizi dell’acqua della Regione Campania, che coinvolge tutti i comuni del vesuviano e dell’area Sud di Napoli e di Salerno (in totale 76). Secondo un accertamento della Procura regionale per la Campania della Corte dei conti, coordinata dai pubblici ministeri Davide Vitale e Flavia Del Grosso questa malagestione avrebbe portato ad un danno per le masse popolari di ben 90 milioni di euro in cinque anni.
Chiamati a spiegare questo sconcio, tramite gli “inviti a dedurre” dinanzi alla Procura regionale, sono ben 13 destinatari tra cui l'ex governatore della regione Campania per il “centro-destra”, attualmente consigliere regionale, Stefano Caldoro. Gli accertamenti riguardano presunte irregolarità, tra il 2013 e il 2018, nella gestione del servizio idrico integrato: dovranno spiegare questa situazione anche Sabino De Blasi, presidente del consiglio di amministrazione della Gori Spa (accusata di avere dato luogo alle riscossioni malgrado il trasferimento delle competenze da parte della Regione non sia mai avvenuto), l’ex assessore all’Ambiente regionale per la casa del fascio, Giovanni Romano, l’ex rettore dell’Università “Federico II” di Napoli, Guido Trombetti (PD), Eduardo Cosenza, assessore al Comune di Napoli, Gaetano Giancane, Fulvio Martusciello, attualmente eurodeputato di Forza Italia e coordinatore regionale del partito, Anna Caterina Miraglia, l’ex assessore al lavoro della giunta Caldoro, Severino Nappi, Daniela Nugnes, Ermanno Russo, Pasquale Russo e Sergio Vetrella.
Secondo i pubblici ministeri negli anni dell’amministrazione Caldoro la violazione della normativa ambientale nazionale imponeva, tra l’altro, il trasferimento di tutte le opere e infrastrutture idriche, gestite dalla Regione Campania, alla società concessionaria, la quale ne doveva assumere i relativi oneri, nel rispetto dei principi di efficacia, di efficienza e di economicità.
In realtà sia l’amministrazione Caldoro che la società concessionaria non hanno mai concretizzato quanto concordato, a eccezione del trasferimento di pochissimi impianti, con ciò producendo il mancato efficientamento del servizio idrico integrato, con i costi di gestione che sono ricaduti sul bilancio regionale gravando sulla fiscalità diffusa regionale e non sulla fiscalità diretta (la tariffa).
7 febbraio 2024