Nuovi crimini dei nazisionisti a Gaza
Il genocidio palestinese continua a Rafah
L'imperialismo americano bombarda di nuovo lo Yemen
Alle prime ore del 12 febbraio, denunciava la Mezzaluna Rossa, le bombe sioniste lanciate da aerei e da mezzi navali distruggevano diverse case di fronte alla sede dell'organizzazione umanitaria nel centro di Rafah, altre bombe, secondo una corrispondeza di Al Jazeera colpivano la moschea di Al-Rahma nel vicino campo di Shaboura, con un bilancio al momento valutato di più di 100 palestinesi morti. Un comunicato stampa di Hamas condannava gli attacchi sionisti su Rafah, dove l'esercito occupante ha costretto oltre un milione di civili a rifugiarsi per sfuggire ai bombardamenti nel resto della striscia di Gaza e ora divenuti un bersaglio. ''L'attacco dell'esercito di occupazione nazista contro la città di Rafah, che finora ha causato la morte di più di un centinaio di martiri, è considerato una continuazione della guerra genocida e dei tentativi di sfollamento forzato che sta conducendo contro il nostro popolo palestinese'', è "un ampliamento della portata dei massacri che sta commettendo contro il nostro popolo'', denunciava la principale organizzazione della Resistenza palestinese. I massacri a Gaza, il genocidio del popolo palestinese su cui sta indagando la Corte dell'Aja, continuano secondo la strategia dei nazisionisti che vorrebbero eliminare la presenza di Hamas nei territori occupati se non la stessa presenza del popolo palestinese in quel territorio dal Giordano al mare del quale il boia Netanyahu ha di nuovo reclamato il controllo totale. Mentre i suoi protettori imperialisti, Usa in testa, lo coprono distogliendo l'attenzione verso la trattativa da loro condotta e finora inconcludente sul cessate il fuoco. E al 12 febbraio il bilancio del genocidio nazisionista a Gaza che continua da 4 mesi è salito a più di 28.176 palestinesi uccisi e altri 67.784 feriti, in gran parte bambini e donne.
Nella riunione del governo sionista dell'11 febbraio, a quanto riporta il giornale israeliano Haaretz
, il boia Netanyahu ha sostenuto che "non ci sono alternative nel prossimo futuro al controllo di Israele su Gaza”, così come al "controllo di sicurezza di Israele sull'intera area a ovest della Giordania". Una posizione ribadita nel colloquio col presidente americano Joe Biden e ad altri leader mondiali che da giorni davano vita al teatrino della preparazione di un accordo di tregua, spacciato come imminente. Ma intanto i nazisioinisti preparavano la nuova offensiva su Gaza e ordinavano l'evacuazione dei civili da Rafah, stimati in circa 1,5 milioni dei quali 600 mila bambini.
Due alleati di ferro dei nazisionisti come la Germania e l'Egitto si limitavano a piagnucolare: “l’offensiva di Israele contro i civili sarebbe una catrastrofe umanitaria annunciata“ arrivava a dire la ministra degli Esteri tedesca, la Verde Annalena Baerbock e l'omologo egiziano arrivava a constatare l'ovvio, “la popolazione di Gaza non può sparire nel nulla”. Chiudeva il cerchio l'altro responsabile della crescita dei fattori di guerra mondiale nell'area mediorientale, il presidente Biden, che tra un raid contro il governo yemenita degli Houti e l'altro, nonostante le forze armate yemenite abbiano sottolineato che la navigazione nel Golfo di Aden e nel Mar Rosso è libera e sicura per le navi che non sono israeliane o dirette in Israele, implorava il compare Netanyahu di non iniziare operazioni militari a Rafah senza aver prima messo a punto un piano credibile per proteggere i civili. Le bombe lanciate nella notte tra l'11 e il 12 febbraio nel sud della Striscia sono la risposta dei macellai di Tel Aviv, sicuri che i padrini e collaboratori imperialisti continueranno nel loro lavoro di affiancamento che continua e non è per nulla scalfito degli innocui richiami a non spianare anche Rafah, dopo aver ridotto in macerie più della metà delle città della Striscia, ripetuti da Gran Bretagna e Olanda. Di recente ha ribadito il suo appoggio ai nazisionisti anche il presidente francese Macron che ha ripreso la narrazione sionista su "tutto è cominciato il 7 ottobre", un evento definito un "massacro antisemita".
A Macron risponde la relatrice speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi, Francesca Albanese che pur attaccando Hamas chiariva che "no, signor Macron, le vittime del 7 ottobre non sono state uccise perché ebree, ma in risposta all'oppressione israeliana che la Francia e la comunità internazionale non hanno fatto nulla per impedire". Una decisa presa di posizione che mette a nudo l'ipocrisia imperialista a fianco dei criminali sionisti che ovviamente ha mandato su tutte le furie il regime di Tel Aviv e la reazione immediata comunicata dai ministeri degli Esteri e dell'Interno è stata il divieto di ingresso in Israele all'esponente dell'Onu e l'altrettanto rapidissima richiesta al segretatrio Onu Antonio Guterres di sconfessare pubblicamente le "parole antisemite" dell'inviata speciale Francesca Albanese e di rimuoverla immediatamente dal suo posto. Intanto la relatrice Onu, Albanese, precisava che "sono due anni che Israele mi nega di fare il mio lavoro come richiesto dall'Onu non facilitando il mio ingresso nel Territori palestinesi occupati. E sono 17 anni che lo fa nei confronti di tutti i relatori speciali che hanno ricoperto questo mandato".
Magari è Israele, che "ha violato 400 risoluzioni e dichiarazioni di tutte le organizzazioni internazionali", che deve essere "espulso dalle Nazioni Unite per il massacro che sta compiendo in Palestina", come dichiarava il presidente iraniano Raisi nel discorso tenuto in piazza Azadi, nel centro della capitale Teheran, l'11 febbraio occasione delle manifestazioni organizzate per celebrare il 45mo anniversario della Rivoluzione Islamica in Iran.
I crimini di guerra, le distruzioni sistematiche di ospedali, chiese, scuole, case, centri umanitari, infrastrutture e campi coltivati, financo di cimiteri e le uccisioni di civili, seppelliti sotto le bombe o assassinati per strada dai cecchini, e di un numero impressionante di bambini e donne palestinesi, quella che è una "ordinaria amministrazione" dei nazisionisti applicata in misura diversa non solo dal 7 ottobre nei territori palestinesi non sono inventati, non sono accuse antisemite, sono una prova contro il sionismo e la sua conseguente applicazione da parte al regime di Tel Aviv, qualunque ne sia la guida, nella criminale politica di genocidio, di negazione dei diritti del popolo palestinese.
Chissà se riuscirà a fermare la mano criminale di Netanyahu il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), l'avvocato britannico Karim Khan che in una dichiarazione pubblicata su X il 12 febbraio si è detto "profondamente preoccupato per il bombardamento segnalato e la potenziale incursione di terra da parte delle forze israeliane a Rafah", avvertendo che chiunque violi il diritto internazionale sarà ritenuto responsabile.
14 febbraio 2024