I rossobruni Cardini e Tarchi al soldo di Putin e Travaglio
“Il Fatto Quotidiano” utilizza gli intellettuali fascisti per sostenere Putin
Servile propaganda a favore dell'imperialismo neozarista russo
Alla canea dei filoputiniani nostrani coalizzati attorno a ''Il Fatto Quotidiano'' a sostegno dell'aggressione neo-nazista del nuovo zar Putin all'Ucraina si sono uniti recentemente anche i rossobruni Franco Cardini, storico medioevista di formazione missina; e Marco Tarchi, professore ordinario presso la facoltà di scienze politiche Cesare Alfieri dell'Università di Firenze, ex missino e ideologo del neofascismo.
Il ricorso all'arruolamento di intellettuali di matrice fascista per sostenere Putin rende bene l'idea di quanto nel corso di questi ultimi mesi il quotidiano diretto da Marco Travaglio sia diventato sempre più organo di riferimento e ricettacolo non solo dei filoputiniani della peggior specie ma anche megafono di neofascisti prezzolati come appunto Tarchi e Cardini che recentemente sono venuti allo scoperto firmando per “Il Fatto Quotidiano” due diversi articoli intitolati rispettivamente “Ora se discuti sei rossooruno” e “Il Donbass e il film proibito” pubblicati con tanto di richiamo in prima pagina entrambi nell'edizione del 4 febbraio a pag.13 e pag.18.
Nei loro articoli, a sostegno della servile propaganda a favore dell'imperialismo neozarista russo di Putin, Tarchi, da una parte, prende a pretesto le polemiche suscitate a Bologna e Firenze in seguito alla “censura” del docufilm “'Il testimone' che racconta le violenze dei nazionalisti ucraini ed è accusato di essere filo-russo” da parte delle due amministrazioni piddine; mentre Cardini, dall'altra parte, risponde a “l'accusa di rossobrunismo risuonata per l’ennesima volta sulle pagine de La Stampa del 2 febbraio” contro il Movimento 5 Stelle perché si “oppone alla politica di incondizionato sostegno politico, militare e propagandistico al governo di Zelensky”.
Due punti di partenza diversi ma che mirano a un unico obiettivo: portare acqua al mulino di Putin. In primo luogo giustificando in qualche modo l'invasione russa come una conseguenza della politica ostile della Nato, del riarmo dell'Ucraina e del suo rifiuto di trattare sull'autonomia del Donbass e sulla Crimea; in secondo luogo, pur riconoscendo a denti stretti che la Russia è il paese aggressore e l'Ucraina il paese aggredito, sostengono di fatto una posizione di ambigua equidistanza tra l'aggredito e l'aggressore; cercano in tutti i modi di screditare l'eroica Resistenza ucraina e consigliano al governo Zelensky di arrendersi e di cedere i territori occupati all'invasore russo se vuol far finire la carneficina e le distruzioni.
Le loro tesi sono praticamente identiche a quelle ripetute ossessivamente da Putin in Russia e da Travaglio in Italia: ossia, che l'Ucraina sarebbe la pedina di una “guerra per procura” scatenata dall'Occidente contro la Russia e che quella combattuta in Ucraina non sarebbe una guerra di aggressione di Putin contro l'Ucraina, bensì una “guerra difensiva” a cui la Russia sarebbe stata “costretta” per opporsi all'espansionismo della NATO e prevenire un attacco da parte dell'Ucraina “nazificata” e armata dall'imperialismo occidentale per distruggere la Federazione russa.
Oramai sta diventando ogni giorno più evidente che “Il Fatto” di Travaglio rientra a pieno titolo tra i principali attori di quella corrente europea a cui si è rivolto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ex premier della Federazione Russa ed ex vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Dmitry Medvedev col suo recente appello a quelle “forze politiche europee” “sia a sinistra che a destra” affinché si impegnino con ogni mezzo a “sostenere in ogni modo”, “segretamente ed apertamente”, quei “politici e partiti” che si battono per isolare l'Ucraina, interrompere l'invio di armi e costringerla ad avviare immediati negoziati di pace con la Russia, riconoscendo a quest'ultima la sovranità su quei territori ucraini conquistati militarmente. Il che è esattamente quello che ha ripetuto Putin nella famigerata intervista di oltre 2 ore a Mosca al compiacente ex ancorman della rete televisiva americana “Fox”, il destro guerrafondaio Tucker Carlson, quando alla domanda se si tratta di “accettare il controllo russo di quello che due anni fa era territorio ucraino” si è detto disposto a “negoziare un accordo” fin da subito su questa base, pur evitando subdolamente di rispondere all'altra domanda se si ritiene “soddisfatto del territorio che hai adesso”. Il tutto dopo essersi dilungato a dimostrare l'indimostrabile, ossia che storicamente l'Ucraina non esiste ed è sempre stata parte integrante dell'impero zarista, e che “gli ucraini fanno parte dell’unico popolo russo”.
Questa scaltra e pericolosa strategia di ingerenza dell'imperialismo neozarista russo nella campagna elettorale per il prossimo parlamento Ue fa leva su problematiche reali generate dai due anni di guerra all'Ucraina: la stanchezza nel fronte degli aiuti economici e militari all'Ucraina davanti al prolungarsi del conflitto e, insieme, l'illusione opportunistica che un cedimento odierno potrebbe saziare gli appetiti espansionistici dell'imperialismo dell'Est e assicurare la pace futura (una sorta di riedizione dello spirito di Monaco e di quella politica delle concessioni che finì per spalancare la strada di Hitler alla seconda guerra mondiale); il tutto in un clima di crescente e sacrosanta avversione alle ingerenze e alla politica guerrafondaia della Nato e degli Usa nel mondo.
L'ostilità alla Nato e all'imperialismo Usa non deve in alcun modo indurci a giustificare l'imperialismo dell'Est, facendoci cadere dalla padella alla brace. Specie in una vicenda come questa dove è incontrovertibile che a scatenare la guerra di aggressione è l'imperialismo dell'Est mentre a subirla è un Paese che si è schierato coll'imperialismo dell'Ovest. Si tratta di comprendere che è proprio questo rovesciamento di alleanze all'origine della furia imperialista di Putin: come si può negare che la sua “operazione militare speciale” è animata unicamente dall'obiettivo di riportare, invadendolo, questo Paese nella sua sfera di influenza? Il resto è solo vuota propaganda, fumo negli occhi, pretesti e menzogne che servono solitamente agli imperialisti per occultare le ragioni vere delle loro guerre e aggressioni. Certo noi preferiremmo un'Ucraina neutrale dai due schieramenti imperialisti ma non abbiamo nessun titolo o diritto per imporlo all'unico soggetto in grado di deciderlo, il popolo ucraino.
La verità è che Travaglio, Cardini, Tarchi e tutta l'accozzaglia, rossobruna, neofascista e filoputiniana congiurata intorno a “Il Fatto Quotidiano” e orchestrata dal direttore Travaglio raccontano un sacco di falsità ai propri lettori sulla guerra in Ucraina sposando in pieno il disegno imperialista di Putin di annessione dell'Ucraina alla “Grande Russia” neozarista da lui apertamente rivendicata in più occasioni, e in particolare alla vigilia dell'invasione.
La verità è che, dopo il crollo dell'URSS e l'instaurazione della dittatura putiniana, l'imperialismo russo ha assunto connotati neozaristi, miranti a restaurare l'impero zarista annettendo gli antichi territori che lo formavano, come appunto l'Ucraina.
La Russia espansionista e neozarista di Putin non ha nulla a che vedere con l'URSS socialista e internazionalista di Lenin e Stalin. Tanto è vero che nel discorso che ha preceduto l'invasione, e anche in altri successivi, il nuovo zar del Cremlino ha frontalmente attaccato non a caso Lenin, Stalin, l'URSS e il socialismo, attribuendo al padre della Rivoluzione d'Ottobre la “colpa” di aver “creato artificialmente” l'Ucraina, e alla Costituzione dell'URSS socialista di aver posto le basi per la sua futura disgregazione, concedendo ai popoli che scelsero di farne parte, la libertà di uscirne quando lo avessero ritenuto necessario. Al punto di accusare l'Occidente capitalista di non essere sufficientemente anticomunista.
Attacchi che svelano tutto l'anticomunismo viscerale e la mentalità imperialista e guerrafondaia di Putin, che evidentemente rimpiange ancora il vecchio impero russo “prigione dei popoli” abbattuto dalla Rivoluzione d'Ottobre, e sogna di restauralo.
14 febbraio 2024