Escalation guerrafondaia: il cacciatorpediniere italiano abbatte a cannonate un drone Houthi
No alla missione militare dell'Ue nel Mar Rosso a guida operativa italiana
Il parlamento nero vota quasi unanimemente a favore
Il governo Meloni manda l'Italia in guerra
L'abbattimento a cannonate di un drone Houthi da parte del cacciatorpediniere italiano Caio Duilio avvenuto sabato 2 marzo mette drammaticamente sotto gli occhi di tutti il carattere imperialista, aggressivo e guerrafondaio della missione aeronavale europea Eunavfor Aspides nel Mar Rosso di cui l'Italia ha la guida operativa. Per capire la gravità dell'accaduto si pensi che è la prima volta dalla Seconda guerra mondiale che una nave militare italiana risponde con le cannonate a un attacco in atto in un'area bellica. Il governo Meloni sta mandando l'Italia in guerra.
Come abbiamo già puntualmente denunciato su “Il Bolscevico”, in particolare sui nn. 5 e 6 del 2024, l'Italia è impegnata in questa missione spacciata ufficialmente come “difensiva” e volta alla difesa della “libertà di navigazione”, ma in realtà di carattere offensivo e imperialista, col duplice obiettivo della difesa degli interessi commerciali e geopolitici europei e di partecipazione alle operazioni militari, in quella regione strategica, contro gli Houthi dello Yemen e a fianco di Israele. Ciò, tuttavia, in forma relativamente autonoma dall'operazione a guida statunitense e britannica Prosperity Guardian, così da mostrare la raggiunta capacità politica e militare, come superpotenza europea, di intervenire con le proprie forze in ogni regione dello scacchiere mondiale dove sono in gioco i suoi interessi. E in questo quadro anche l'imperialismo italiano persegue i propri interessi particolari, che vanno dalla difesa immediata dei suoi flussi commerciali in entrata e in uscita attraverso il Mar Rosso e il canale di Suez, alla sua politica egemonica nel “Mediterraneo allargato”, che si estende al continente africano e a tutto il Medio Oriente, fino al Corno d'Africa.
Operazione interventista in zona ad alto rischio
La missione Aspides (dal greco “scudo”), è stata varata ufficialmente dal Consiglio europeo del 19 febbraio, come secondo punto importante all'ordine del giorno insieme alle decisioni da prendere sulla situazione a Gaza e in Cisgiordania, su istanza di Spagna, Belgio e Irlanda che chiedevano una “pausa umanitaria immediata per un cessate il fuoco sostenibile” nella striscia e sanzioni contro i coloni israeliani colpevoli di crimini commessi in Cisgiordania. Mentre su queste pur minime richieste i ministri degli Esteri della Ue non sono arrivati a prendere una decisione “per mancanza dell'unanimità”, non c'è stato nessun problema invece per approvare la missione aeronavale imperialista e filo nazisionista nel Mar Rosso, che per adesso è costituita da Francia, Germania, Belgio, Grecia e Italia, che sono anche le nazioni che l'hanno promossa. Essa ha il comando generale nella base greca di Larissa, agli ordini del commodoro Vasileios Gryparis, mentre il comando della forza in campo è affidato al contrammiraglio Stefano Costantino, sul cacciatorpediniere Caio Duilio. Ai francesi tocca il vicecomandante della missione, ma le cariche potrebbero in seguito ruotare.
Tedeschi, Belgi e Greci schierano una fregata ciascuno e la Francia ne ha due, tutte armate con decine di missili contraerei di varia potenza e raggio d'azione. La missione Aspides opererà in coordinamento con quella antipirateria Atalanta già attiva nell'Oceano Indiano occidentale, attualmente sotto comando italiano con la nave “Martinengo”, e quella Emasoh-Agenor a guida francese operante nello Stretto di Hormuz. Avrà una durata iniziale di un anno, e l’area di operazione comprende tutto lo spazio di mare tra lo stretto di Bab el-Mandeb e Hormuz, inclusi Mar Rosso, Golfo di Aden, Mar Arabico, Golfo di Oman e Golfo Persico.
Concreto è perciò il pericolo di uno scontro diretto non soltanto con gli Houthi dello Yemen, tenendo presente oltretutto che la Grecia è impegnata anche nella Prosperity Guardian di Usa e Regno Unito, così come del resto altri paesi Ue come Olanda e Danimarca, ma anche con l'Iran, le cui forze navali pattugliano il Golfo Persico e lo Stretto di Hormuz.
Falsità e pretesti di Meloni, Crosetto e Tajani
Dopo l'abbattimento del drone da parte della Caio Duilio la ducessa Meloni, in missione negli Usa e in Canada per la presidenza G7, ha esaltato questa missione militare che “dimostra quanto ci sia bisogno di essere concentrati su un quadrante fondamentale per i nostri interessi. Lì passa il 15 per cento del commercio globale: in mancanza di questa rotta, passando per il Capo di Buona Speranza, rischiamo di avere un incremento del prezzo dei prodotti”. Da par suo il ministro degli Esteri Tajani si congratulava con il collega alla Difesa Crosetto, gli ammiragli Cavo Dragone e Credendino. E il ministro della guerra Crosetto, rovesciando la frittata, dichiarava: “Gli attacchi terroristici degli Houti sono una grave violazione del diritto internazionale e un attentato alle sicurezza dei traffici marittimi da cui dipende la nostra economia. Questi attacchi sono parte di una guerra ibrida, che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri”. Una logica spudoratamente imperialista ed egemonica che calpesta la primaria sovranità su quei mari da parte dei paesi rivieraschi consegnandola arbirariamente nelle mani dei gendarmi imperialisti mondiali. Si pensi soltanto che cosa accadrebbe se una qualsiasi potenza imperialista pretendesse di pilotare i traffici marittimi internazionali nel golfo di Taranto, tra le sponde pugliesi e calabresi, in nome della libertà di navigazione.
In realtà quella del ministro della guerra neofascista è una motivazione falsa e del tutto pretestuosa, perché tutti sanno che gli Houthi prendono di mira solo le navi israeliane e quelle di altre bandiere dirette verso Israele; oltre alle navi mercantili e militari americane e britanniche, da quando queste due nazioni canaglia hanno iniziato a bombardare ripetutamente lo Yemen lo scorso 12 gennaio. Al contrario, sono proprio le operazioni di guerra di questi banditi imperialisti che si arrogano il diritto di controllare tutte le rotte mondiali, a cui ora si uniscono anche i loro complici-concorrenti europei e italiani, che mettono in pericolo la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, costringendo molte navi che non hanno a che fare con Israele e i suoi protettori anglo-americani ad evitare la regione e a preferire la circumnavigazione dell'Africa per arrivare in Europa.
Lo ha ripetuto chiaramente anche il vicecapo dell'Autorità per i rapporti coi media degli Ansar Allah, Nasr al-Din Amer, in un'intervista all'agenzia giornalistica italiana Adnkronos del 10 febbraio, ribadendo che gli Houthi colpiranno solo “le navi che aggrediscono il nostro Paese o che ostacolano la decisione di impedire alle navi israeliane di attraversare il Mar Rosso”. “Non consigliamo assolutamente all'Italia di impegnarsi in questa missione perché è basata su informazioni false ed errate secondo cui esiste un pericolo per la navigazione”, ha aggiunto Amer, confermando per l'ennesima volta che “non esiste alcuna minaccia per la navigazione in generale, ma solo per le navi israeliane, americane e britanniche che transitano attraverso il Mar Rosso, Bab al-Mandab, il Mar Arabico e il Golfo di Aden a causa della loro aggressione contro lo Yemen”: ciò è bastato tuttavia a far gridare Crosetto e il suo collega degli Esteri Tajani che “non ci faremo intimidire dalle minacce dei terroristi Houthi”.
Pericoli e costi di un'avventura piena di incognite
Secondo l'esponente yemenita non solo Usa e Gran Bretagna non sono riusciti a proteggere le navi israeliane e hanno invece causato una diminuzione del traffico nel Mar Rosso, ma ci sarà anzi un'escalation se non cesserà l'aggressione israeliana a Gaza: “Non possiamo rivelare il tipo di questa escalation, ma certamente se l'aggressione contro Gaza non si ferma, amplieremo le nostre operazioni in un modo che sorprenderà tutti”, ha spiegato. E i fatti gli danno ragione, visto che nei giorni successivi sono aumentati i colpi messi a segno dai ribelli yemeniti. Proprio nelle ore successive al Consiglio europeo che ha varato la Aspides, infatti, gli Houthi rivendicavano di aver colpito con missili antinave due navimercantili americane nel Golfo di Aden, la Sea Champion e la Navis Fortuna. Pochi giorni dopo era la volta di un mercantile Greco e di un altro battente bandiera del Belize ma registrato nel Regno Unito, la Rubymar, ad essere colpiti. Quest'ultima in maniera grave, tanto che l'equipaggio ha dovuto abbandonarla. I ribelli hanno rivendicato anche l'abbattimento di un drone spia americano Reaper. Gli Houthi, insomma, non demordono, nonostante i rabbiosi bombardamenti che subiscono ogni giorno per rappresaglia dai banditi anglo-americani (oltre 200 raid fino ad oggi), e anzi alzano coraggiosamente il tiro, ribadendo con fermezza e in ogni occasione che i loro attacchi cesseranno solo quando cesserà l'infame genocidio del popolo palestinese per mano dei boia nazisionisti di Tel Aviv e dei loro protettori occidentali.
È in questo scenario saturo di pericoli e di incognite, dal quale potrebbe scoccare la scintilla che incendi tutta la regione e oltre, che si va ad infilare la missione imperialista europea a guida italiana. Ciononostante il governo neofascista Meloni marcia baldanzoso e a passo di carica verso questa nuova e più rischiosa e dispendiosa avventura imperialista.
La “sinistra” borghese si allinea all'operazione
La missione è stata approvata dal parlamento il 5 marzo, tre giorni dopo il primo intervento a fuoco della Caio Duilio che poteva avere conseguenze imprevedibili, e questo la dice lunga su come le istanze di guerra vengano ormai stabilite e attuate dai governi e il parlamento si limiti a ratificarle passivamente a posteriori. Ma in ogni caso il governo neofascista era sicuro che l'opposizione di cartone non si sarebbe messa di traverso, come infatti è successo in aula al Senato e alla Camera, con la votazione incrociata e praticamente all'unanimità delle risoluzioni della maggioranza, del PD, del M5S, di Azione e di AV, tutte fotocopia l'una dell'altra nell'approvazione della missione “a protezione delle rotte marittime”.
Ciò è stato possibile dopo che il M5S, che in commissione si era astenuto sulla risoluzione del governo perché la definizione della “natura difensiva” della missione conteneva l'avverbio “eminentemente”, si è ritenuto soddisfatto delle rassicurazioni orali del ministro Tajani, secondo cui “la nuova operazione agirà nel Mar Rosso, nel Golfo di Aden e nel Golfo Persico, con lo scopo di proteggere i nostri traffici contenendo i rischi di escalation regionali. I compiti saranno di natura difensiva. La missione non potrà, cioè, intraprendere azioni di tipo preventivo”. Il che non significa nulla, perché vale solo ciò che è scritto nero su bianco, e del resto il fatto che il ministro degli Esteri abbia rimarcato che “naturalmente abbiamo anche dato il sostegno politico all'operazione difensiva Prosperity Guardian”, sottolineando che Aspides agirà in stretto coordinamento con la squadra navale anglo-americana, lascia la porta aperta a qualsiasi sviluppo possibile.
Questa nuova impresa interventista e guerrafondaia dell'imperialismo italiano nel Mar Rosso è uno sfacciato soccorso al governo nazisionista e genocida israeliano e va ad aumentare i rischi di un coinvolgimento del nostro paese in un conflitto generalizzato dalla portata imprevedibile. La via per contrastarla e affossarla è quella di insistere sulle manifestazioni e sulle lotte di piazza, di cui stanno dando un lodevole esempio i giovani e gli studenti che continuano a manifestare in difesa del popolo palestinese nonostante una violenta repressione poliziesca, e costruire un fronte unito di lotta per buttare giù il governo neofascista Meloni e la sua politica espansionista, colonialista ed egemonica ispirata a quella di Mussolini.
6 marzo 2024