A conclusione delle indagini della Procura di Piacenza
Accuse pretestuose e intimidatorie al sindacalismo di base
Spazzare via il governo neofascista Meloni
“Le lotte operaie non si processano”
Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Nell’avviso di conclusione delle indagini della Procura di Piacenza inviate agli 8 sindacalisti di Si Cobas e Usb arrestati il 19 luglio 2022 in seguito a una inchiesta partita nel 2018, e che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio che dovrà essere vagliata dal Gip, il Pm Matteo Centini e la Procuratrice Grazia Pradella continuano ad accusare i sindacalisti di vari reati tra i quali associazione a delinquere finalizzata alla violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, interruzione di pubblico servizio, sabotaggio ed estorsione. Allora furono oltre 100 gli indagati, ora il processo viene richiesto per il Segretario nazionale Si Cobas Aldo Milani, i membri o ex membri del coordinamento provinciale Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini, Bruno Scagnelli, e Roberto Montanari, Riad Zaghdane (deceduto a dicembre 2023), Mohamed Abed Issa e Fisal Elderdah per l’Usb.
Come denuncia l’USB Logistica-Categoria operaia in un comunicato “Il ciclo di scioperi che hanno prodotto legalità, diritti e migliori condizioni per i lavoratori della logistica piacentina, continuano a rimanere nel mirino dei magistrati piacentini.
Il PM Matteo Centini concludendo l'iter delle indagini, che portarono due anni fa un consistente numero di sindacalisti agli arresti domiciliari per poi essere successivamente prosciolti, ripropone il teorema farlocco che gli scioperi sarebbero espressione di una 'associazione a delinquere' finalizzata alla 'estorsione' nei confronti delle multinazionali del settore. Con un accanimento giuridico e personale il PM piacentino insiste nel qualificare la richiesta di forti aumenti a fronte di un forte impoverimento dei salari, il contrasto ai carichi e ai volumi di lavoro inumano che ci procurano il triste primato europeo di incidenti e morti sul lavoro, nonché gli scioperi veri (non la capitolazione e la collusa passività dei sindacati collaborazionisti) come una 'rapina' nei confronti delle grandi imprese logistiche”.
“Un atto giudiziario che sta dentro i tempi in cui un governo filo padronale emette a ripetizione ordinanze di limitazione del diritto di sciopero e balbetta invece nei confronti di chi evade le tasse usufruendo, magari, non di un misero 'reddito di cittadinanza', ma di milioni di euro di esenzioni, di contributi e quant'altro”.
La notizia dell’indagine a carico degli 8 sindacalisti, 6 dei quali messi agli arresti domiciliari, all’indomani del 19 luglio 2022 innescò una serie di forti e motivate proteste da parte del sindacalismo di base con scioperi e manifestazioni in molte città del Paese, in particolare nel settore della logistica, fino ad arrivare alla manifestazione nazionale svoltasi a Piacenza il 23 luglio dove migliaia di lavoratori sfilarono combattivi dietro lo striscione “Le lotte operaie non si processano” per chiedere il rilascio dei sindacalisti arrestati, e alla quale partecipò anche il PMLI. Dall’articolo de Il Bolscevico
n. 30/2022: “Si tratta dell'ennesima e gravissima repressione antisindacale di chiaro stampo fascista messa in atto dal governo (dimissionario) Draghi e dalla Procura di Piacenza ad esso asservita, che mira a criminalizzare e delegittimare le coraggiose lotte dei lavoratori contro lo sfruttamento e in difesa dei propri diritti e tutele salariali, sindacali e sanitarie nel principale hub italiano utilizzato dalle multinazionali del settore della logistica e della commercializzazione a cominciare da Amazon, Ikea, Fed-Ex, Tnt, Leroy Merlin, Gls, Sda”.
La logistica, denunciava allora il Si Cobas, è infatti
“uno degli snodi centrali dell’economia capitalista di nuova generazione, la circolazione delle merci è un ganglio determinante della catena del valore ed è lì che la contraddizione si esprime a livello più alto: sfruttamento della manodopera, per lo più straniera e ricattabile, utilizzo senza freni degli appalti e subappalti a cooperative anche con infiltrazioni, nemmeno troppo sotterranee, della malavita organizzata, diritti sindacali inesistenti e sistematicamente violati e quindi è lì che le lotte sono più dure e determinate e lì colpisce la repressione”.
E ancora:
“Dietro i 'numerosissimi picchettaggi' e 'azioni di protesta apparentemente rivolte alla tutela dei diritti dei lavoratori - rincara la questura - si celavano azioni delittuose finalizzate ad aumentare sia il conflitto con la parte datoriale sia tra le opposte sigle sindacali, al fine di aumentare il peso specifico dei rappresentanti sindacali all’interno del settore della logistica” con lo scopo di “Ottenere vantaggi che esulavano dai diritti sindacali apparentemente tutelati… I soldi ricavati, accusano ancora gli inquirenti: 'servivano inoltre ai vertici dell’organizzazione, oltre che per un diretto guadagno personale, anche per alimentare le figure intermedie dei delegati, da tenere a libro paga del sistema, con la prospettiva di ‘carriera’... Le singole multinazionali o i datori di lavoro erano sottoposti ad una condizione di esasperazione' che 'li costringeva ad accettare le richieste economiche che gli venivano fatte… Sotto accusa anche 'i troppi scioperi' che sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con intenti 'estorsivi al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale'.
Un’accusa a dir poco ridicola dal momento che la missione principale di un sindacato è proprio quella di lottare per ottenere migliori condizioni di salario, di vita e di lavoro per i lavoratori e tanto più per i sindacati di base (Usb, Si Cobas, Adl Cobas) che non hanno sottoscritto il contratto nazionale siglato dai confederali contestandolo apertamente nei contenuti”.
In un comunicato stampa il PMLI sottolineava fra l’altro: “In realtà i suddetti sindacalisti dirigevano con coraggio e determinazione gli scioperi nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021. Manifestamente questo odioso e antisindacale atto della procura di Piacenza è in difesa dei padroni e contro i lavoratori e il diritto di sciopero. Il governo Draghi non lo può coprire e deve esprimere subito il suo dissenso. Altrimenti conferma che siamo in un regime capitalista e neofascista. Tutto il movimento sindacale, a cominciare dalla CGIL, deve reagire con forza e con la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, non lasciando soli i sindacalisti di base. In ogni caso va appoggiato lo sciopero generale della logistica indetto da Usb. Liberare subito gli arrestati!
”.
Parole che oggi, all’indomani della chiusura delle indagini che può portare al processo per i sindacalisti di base, non possiamo che ribadire, aggiungendo come ora il compito di reprimere le lotte operaie, ma non solo vedasi i manganelli che vengono utilizzati sempre più spesso dalle “forze dell’ordine”, è stato affidato al governo neofascista Meloni che va spazzato via il prima possibile con la lotta di piazza e di massa.
13 marzo 2024