Appalti truccati all'Anas controllata da Salvini
Arrestato Verdini, agli arresti domiciliari il figlio
Sono accusati di corruzione e turbativa d'asta
Il 27 febbraio su ordine dellla Procura di Roma che indaga sullo scandalo delle commesse Anas, il pregiudicato Denis Verdini, ex senatore di FI, fondatore di Ala e ex braccio finanziario di Berlusconi, è finito nuovamente in carcere a Sollicciano (Firenze) per essere evaso dagli arresti domiciliari dalla sua villa dorata a Pian Dei Giullari (Firenze) dove, dal gennaio 2021, sta scontando la condanna definitiva a sei anni e sei mesi per tre bancarotte: quella del Credito Cooperativo Fiorentino (Ccf), di cui è stato presidente per vent'anni, della impresa edile Arnone, legata alla stessa banca, e della "Ste", editrice del Giornale della Toscana.
Verdini, secondo gli inquirenti è evaso dai domiciliari per recarsi a Roma e partecipare per almeno tre volte a cene con il figlio Tommaso, manager, imprenditori e politici tutti coinvolti a vario titolo nello scandalo degli appalti truccati all'Anas.
Dal dicembre scorso Verdini senior, insieme a suo figlio Tommaso, titolare della società di “consulenza imprenditoriale e pianificazione aziendale” Inver srl nonché fratello della compagna dell’attuale ministro delle Infrastrutture e Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, risulta indagato dalla Procura di Roma per corruzione e turbativa d'asta nell'inchiesta sugli apalti Anas.
Nella stessa inchiesta sono indagati anche Vito Bonsignore, ex parlamentare UDC e fondatore nel 2014 insieme al fratello Francesco della SARC SrI (Società Autostrada Ragusa-Catania), l'ex ad di Anas Massimo Simonini e Fabio Pileri (socio della Inver srl).
Secondo quanto scrive il Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Roma Francesca Ciranna nelle 77 pagine di ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Verdini junior gli indagati erano a capo di un “Sistema corruttivo forte e stabile in grado, grazie ai loro ‘agganci politici e conoscenze all’interno di Anas’ e ad un sistema di scambio di reciproci favori, di avvantaggiare i propri clienti nell’aggiudicarsi gare”.
La delinquenziale rete di consulenze e amicizie politiche è stata costituita dai Verdini per accaparrarsi la ricchissima torta degli appalti pubblici banditi dall’ANAS, l'Azienda Nazionale Autonoma delle Strade che dal gennaio 2018 fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Paolo Ielo è decollata nel luglio dell'anno scorso quando la Guardia di Finanza ha effettuato alcune perquisizioni sia nell’abitazione di Tommaso Verdini che negli uffici della società. La perquisizione venne poi estesa anche all’ex Ceo dell’azienda e ad altri cinque manager dell’Anas, indagati per traffico di influenze illecite e corruzione.
Il “Sistema Verdini”
Secondo l’ipotesi accusatoria, Verdini, utilizzando la Inver srl, facilitava le ditte a partecipare e a vincere appalti con l’Anas attraverso l’accesso a informazioni riservate. Queste notizie sui bandi di gara, sempre secondo chi indaga, Verdini le apprendeva dai dirigenti Anas in cambio di denaro.
Tra le carte dell'inchiesta c'è anche la trascrizione di un incontro, documentato dai finanzieri che hanno svolto le indagini, tra Tommaso Verdini e un politico del Mef, per garantire la conferma dell’incarico che ricopriva in Anas uno dei dirigenti “amici” finito anch’egli nell’inchiesta.
Nel mirino degli inquirenti c'è l’aggiudicazione di un appalto da 180milioni di euro, bandito nel 2022 dall'ANAS nell'ambito dell' “accordo quadriennale per i lavori di realizzazione e risanamento strutturale impiantistico delle gallerie suddivisi in tre lotti” su tutte le strade e autostrade dal Nord al Centro e Sud Italia.
Sulla base delle risultanze investigative gli inquirenti hanno disposto una misura interdittiva della sospensione dallo svolgimento del pubblico ufficio nei confronti di un dirigente e di un funzionario di Anas, accusati sempre di corruzione e turbativa d'asta, i quali, in cambio di avanzamenti di carriera e conferme ai vertici di ANAS hanno messo a disposizione di privati le proprie funzioni pubbliche fornendo informazioni e documenti riservati ovvero avvicinando indebitamente membri delle commissioni di gara al fine di garantire alle imprese raccomandate l’affidamento degli appalti.
Le accuse degli inquirenti
“Gli indagati – si legge nell'ordinanza di arresto – promettevano a pubblici ufficiali di Anas il loro intervento o comunque il peso politico-istituzionale delle loro conoscenze (…) in cambio della messa a disposizione (…) per favorire la definizione di progetti e transazioni a cui erano interessati imprenditori a loro vicini”.
Accuse corroborate da tutta una serie di intercettazioni degli incontri fra i Verdini e Pileri con “esponenti di vertice politico o del Mef che ha voce in capitolo nelle nomine delle partecipate”.
Dalle intercettazioni risulta fra l'altro che Verdini e Pileri avrebbero acquisito “nell’interesse dei loro clienti, informazioni riservate e la promessa di appoggi su progetti in corso di definizione”. Con particolare riguardo, annotano gli inquirenti, per le società del gruppo guidato dalla famiglia Bonsignore interessate alla realizzazione delle autostrade Orte-Mestre e Ragusa-Catania finanziate con fondi Cipe. Non solo. I due soci avrebbero incontrato “in luoghi non istituzionali (bar, ristoranti e altri luoghi aperti al pubblico)” anche “pubblici ufficiali di Anas preposti alle gare” e alcuni di questi incontri “sono avvenuti alla presenza degli imprenditori” vicini alla Inver.
“È certamente sintomatico e significativo – sottolinea ancora il Gip nell'ordinanza - il verificarsi di numerosi incontri, tutti in luoghi non istituzionali, spesso differenti e difficilmente monitorabili... la motivazione di questi incontri è chiara: intessere rapporti per acquisire informazioni utili in merito alle gare, ottenere i disciplinari in anticipo al fine di riuscire ‘a cucire’ le offerte al bando nel miglior modo possibile. Queste non sono ipotesi ma certezze... dalle indagini è emersa la sussistenza di un sistema corruttivo forte e stabile che ha portato ad una turbativa delle gare per importi milionari. Gli indagati hanno operato con pubblici ufficiali e con i privati loro clienti mettendo a disposizione i loro rapporti stretti con pubblici ufficiali in posizioni apicali all’interno di Anas e delle strutture pubbliche, di volta in volta, coinvolte nelle procedure di interesse dei clienti”.
In particolare “Durante le indagini è emerso che Denis e Tommaso Verdini” insieme agli altri indagati, “a seguito delle perquisizioni subite si stavano adoperando in concreto per proseguire il rapporto con gli imprenditori, interponendo una ulteriore società per mettersi al riparo dalle conseguenze penali del loro agire illecito”.
Mentre “gli imprenditori, dal canto loro hanno accettato di pagare ingenti somme di denaro alla Inver di Verdini al solo scopo di assicurarsi una corsia preferenziale in Anas, assicurata dai loro intermediari”.
L'avvio dell'inchiesta
L’inchiesta è stata avviata nell'autunno 2021 in seguito alla denuncia di un ex dirigente di Anas alla Procura di Roma che ha subito messo nel mirino i contatti fra Tommaso Verdini e i “vertici politici” del ministero del Tesoro interessati a “Favorire la riconferma in ruoli apicali in Anas” o comunque “il ricollocamento in ruoli apicali ben remunerati” in società pubbliche di dirigenti amici.
Il 25 giugno 2022 la Finanza ha sequestrato una corrispondenza “via posta” inviata da Tommaso Verdini a Bonsignore con all’interno un “rapporto di internal Audit” di Anas, una documentazione “riservata” il cui rinvenimento “ha rafforzato la provvista indiziaria”.
A luglio 2022, di fronte alle prime notizie sull’indagine pubblicate sulla stampa Verdini junior e i suoi sodali cercarono di liquidare lo scandalo riducendolo a un “malinteso” mentre i finanzieri sequestravano i cellulari e i device in uso ai dirigenti Anas “al fine di individuare chi, tra i vari pubblici ufficiali incardinati nelle strutture che hanno deciso le commesse indagate, si sia in concreto messo a disposizione degli interessi privati o abbia dato rassicurazioni sull’affidamento in questione”.
Il coinvolgimento della Lega
Indagando su Tommaso Verdini, gli inquirenti hanno accertato che nel “sistema corruttivo” era coinvolto anche suo padre Denis, il quale invece di scontare gli arresti domiciliari incontrava e intratteneva rapporti con imprenditori e boss politici di primo piano fra cui spicca il leghista Federico Freni, attuale sottosegretario al Ministero dell’Economia, la stessa carica ricoperta nel 2021-22 col governo Draghi durante gli incontri con l’ex senatore di FI.
Per questi incontri Denis Verdini finì indagato a Roma perché secondo i giudici aveva violato le regole imposte per la detenzione domiciliare e il Tribunale di sorveglianza aveva aperto un procedimento. L'udienza si è celebrata il 22 febbraio e il 27 gli sono stati revocati i domiciliari.
Oltre al sottosegretario Freni, ripagato per la sua disponibilità da Tommaso Verdini perfino con due biglietti omaggio per La Scala di Milano, della rete corruttiva farebbe parte anche il sottosegretario leghista Edoardo Rixi i cui contatti con la cricca Verdini sarebbero avvenuti tramite Dario Lo Bosco attuale presidente di Trenitalia. Il coinvolgimento di Rixi emerge dalle intercettazioni su Pileri che rassicura il suo interlocutore affermando: “Ci ha cercato Rixi tramite Lo Bosco...ha chiamato Rixi e mi ha detto state tranquilli qualsiasi cosa lui la fa”. Ed è ancora Pileri, parlando dei Verdini, che chiama direttamente in causa la Lega affermando fra l'altro che: “Hanno comunque il governo perché c’è Salvini, insomma ragazzi è la Lega. Salvini c’hanno; sono trasversali perché hanno rapporti con Lotti”, l’ex ministro renziano dello sport.
Dalle intercettazioni si evince chiaramente che la Lega al governo e al vertice del dicastero delle Infrastutture è determinante per l'assegnazione degli appalti ANAS soprattuto nel Nord Italia, gli indagati lo sanno benissimo e perciò gongolano: “Siamo il cognato del ministro”.
Ma per Pileri ciò non è sufficiente tant'è che ad un certo punto suggerisce ai suoi sodali di allargare il sistema: “Bisognerebbe interfacciarsi con la Lega Veneta nel senso che devo confrontarla con Zaia... creare una nuova rete di rapporti istituzionali anche all’interno del Mims” e riferendosi a Salvini, ricorda a tutti che: “Matteo ci ha dato carta bianca e noi siamo state persone perbene”.
20 marzo 2024