Sotto il governo neofascista Meloni
Record di poveri assoluti
Sono 5, 7 milioni, oltre un milione di famiglie sono di lavoratori
Nel 2023 è stato raggiunto il record storico delle famiglie in povertà assoluta in Italia: 5,7 milioni, delle quali un milione costituite da lavoratori. In particolare sono aumentate di 136 mila unità solo nel Nord. Conseguenza nefasta del capitalismo e delle politiche sociali ed economiche adottate dal governo neofascista Meloni.
Secondo l'Istat su questo risultato hanno influito l’inflazione e il caro vita che hanno colpito le famiglie e le persone più povere. La spesa media è infatti cresciuta da 2.519 a 2.728 euro mensili. In parte è una conseguenza del taglio degli aiuti governativi stanziati ai tempi del Covid, decisi prima del passaggio al mercato "libero" di gas e elettricità. Da questo punto di vista il "carrello tricolore anti-inflazione" si è rivelato totalmente inutile nell’ultimo trimestre del 2023.
Sull'aumento della povertà assoluta ha certamente inciso il definitivo smantellamento del cosiddetto "stato sociale": sono aumentate le spese per trasporti (+8,7%) e per la salute (+3,4%), questa in particolare vero e proprio miraggio per effetto della distruzione del SSN e dell'infame "autonomia differenziata" che rilancia il federalismo neofascista il quale, specie sulla sanità, ha mostrato il suo volto criminale, antipopolare e filomafioso.
Il caro prezzi ha inciso ovviamente nell'ambito delle famiglie che hanno almeno un figlio minore (12%). Per quelle che vivono con persone anziane si è attestata al 6,4%. I minori che vivono nelle famiglie in povertà assoluta, nel 2023, erano pari a 1,3 milioni. Vale a dire una città come Milano.
La povertà è sempre più "strutturale" secondo l'Istat (cioè la norma) al Sud, i giovani in particolare sono i più colpiti perché privi di tutele, vittime dell'abbandono scolastico e universitario anche perché incapaci di pagarsi gli studi della scuola del regime, sempre più neofascista, aziendalista e meritocratica e di entrare nell'infame "mercato del lavoro" capitalistico, sempre più improntato alla precarietà, la flessibilità e ai salari da fame.
Le famiglie dei cittadini migranti sono le più povere in assoluto, cosa che conferma il carattere razzista delle politiche dei governi centrali e locali del regime neofascista, anche quelli della "sinistra" borghese, degli ultimi decenni.
Tenuto conto della terribile situazione e di questi fattori per l'Istat è possibile che il 2024 segnerà un ulteriore peggioramento della povertà. Vuoi per la sostanziale inesistenza di politiche sociali, per l’irrilevanza del "taglio del cuneo fiscale" propagandato dal governo e l’assenza degli investimenti ormai spostati nel famigerato Pnrr i cui effetti sono difficilmente quantificabili, a detta dello stesso Commissario della UE imperialista all’economia, il conte Paolo Gentiloni Silveri, ex premier renziano e sedicente ex "marxista-leninista" in gioventù.
Questi sono gli effetti della disastrosa politica antipopolare del governo Meloni il quale, continua a tenere ben dritta la barra a destra nell'ambito delle politiche sull'occupazione, rivendicando la drastica riduzione del "reddito di cittadinanza", ribattezzato "assegno di inclusione" e "supporto per la formazione e il lavoro".
La Meloni ribadisce in continuazione il suo "tormentone" secondo il quale "la povertà non si cancella con un decreto", la qual cosa è già un'ammissione palese del fatto non solo che in Italia la povertà esiste ed è in crescita, ma soprattutto del fatto che conscia di ciò, in continuità con i suoi immondi predecessori in camicia nera, ha deciso di continuare con questa politica, al servizio della Confindustria, rispondendo un sostanziale "me ne frego" alla richiesta dei più poveri di cambiare rotta, di ripristinare misure a sostegno del reddito, introdurre il salario minimo, aumentare gli stipendi, e così via.
La Cgil ha ricordato alcuni dati riguardanti le scandalose misure antipovertà del governo: le domande accolte di "assegno di inclusione" sono state 550 mila, al di sotto delle 737 mila attese, poco meno della metà del milione e 200 mila famiglie che un anno fa percepivano il "reddito di cittadinanza".
Sul "sostegno formazione e lavoro": a fronte di 400 mila possibili beneficiari, a gennaio hanno percepito i 350 euro solo in 24 mila. La colpa non è però solo del governo al servizio della borghesia, per noi marxisti-leninisti è anche dei sindacati, in particolare confederali, che non hanno voluto mobilitarsi per strappare misure significative al governo, per non disturbare il manovratore.
Per quanto riguarda il "reddito di cittadinanza" noi marxisti-leninisti abbiamo sempre sostenuto che non era la ricetta giusta per i disoccupati, anche se certo non abbiamo gradito la sua rimozione da destra, e continuiamo a pensarlo ancora oggi.
Per noi urge fare fuoco e fiamme per il lavoro prima di tutto, che deve essere stabile, a tempo pieno, a salario intero, sindacalmente tutelato e da svolgersi in condizioni di massima sicurezza per tutte le lavoratrici e i lavoratori, migranti inclusi.
Non riteniamo opportuno "trattare" con nessun governo, tanto meno quello in carica su misure che vadano ad addolcire la precarietà, uno delle più grandi infamie prodotte dal capitalismo insieme alla stessa disoccupazione e ai salari da fame. Questo perché per noi la precarietà va semplicemente abolita, punto, non accettiamo "punti di convergenza" al ribasso, come del resto sulla stessa piena occupazione.
Le ricette economiche e sociali del governo neofascista in carica, unite alla sua propaganda, la politica culturale fondata sulla triade mussoliniana "Dio, Patria, Famiglia", la restrizione ulteriore degli spazi di democrazia borghese, i piani golpisti per la Terza Repubblica e il "premierato" (non a caso definita "la madre di tutte le riforme"), la violenta repressione delle masse in lotta, in primis
gli operai e gli studenti, la sottomissione della magistratura all'esecutivo, la politica interventista e neocoloniale all'estero, nel quadro dell'imperialismo dell'Ovest di cui il nostro Paese è parte insieme agli Usa, alla UE e alla Nato, che va ad opprimere i popoli e le nazioni che gravitano nell'orbita dello spazio che i monopoli italiani rivendicano:il Mediterraneo, l'Africa settentrionale, ma anche zone del Medio Oriente, le alleanze imperialiste rilanciate dal governo, si pensi allo Stato nazisionista criminale di Israele del quale l'Italia è complice, il rischio concreto di partecipazione del nostro Paese alla guerra mondiale in contrapposizione con l'imperialismo dell'Est (Cina e Russia), la volontà di mettere fuorilegge i partiti comunisti, a cominciare dal PMLI e così via ci portano oggi più di ieri a ribadire, come abbiamo detto nel Documento del CC del PMLI del 25 ottobre del 2022 sul governo, che occorre un ampio fronte unito antifascista per abbattere da sinistra e dalla piazza questo nero governo e questo regime, non concedendo nulla ai neofascisti in doppiopetto, ai loro alleati e alla finta opposizione della "sinistra" borghese, che è poi l'altra faccia della medaglia del regime: "In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo.
Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Che gli autentici fautori del socialismo - donne, uomini, Lgbtqia+ - capiscano che il loro dovere rivoluzionario è di dare tutta la propria forza intellettuale, morale, politica, organizzativa e fisica al PMLI per il trionfo del socialismo in Italia".
3 aprile 2024