I manganelli meloniani alla Sapienza di Roma non fermano la protesta studentesca
Un ragazzo e una ragazza arrestati e diversi feriti
Al pari di altri atenei, anche il Senato de La Sapienza di Roma si è espresso sulla proposta di sospendere la cooperazione scientifica con Israele. Il documento ha espresso “dolore e orrore per l’escalation militare e per la conseguente crisi umanitaria in corso in Palestina”, ma ha ribadito un secco no a qualunque forma di ostruzionismo alla collaborazione scientifica. La Sapienza, si legge, “rifiuta l’idea che il boicottaggio, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle responsabilità di ogni singolo ricercatore, possano favorire la pace”.
La Sapienza conferma la collaborazione con Israele e gli studenti protestano in corteo
Le studentesse e gli studenti hanno pertanto continuato la loro mobilitazione, che dura ormai da settimane al pari di tantissimi altri atenei del Paese. L'ennesima giornata di protesta è iniziata con due ragazze incatenate ai cancelli del rettorato, le tende da campeggio montate sul pratone dell'ateneo, e con un corteo di oltre trecento ragazzi che ha accusato la rettrice Antonella Polimeni di non volere un vero confronto e di non essersi dimessa dalla fondazione Med’Or. I manifestanti chiedevano anche di discutere l’appello firmato da 2.500 tra studenti, ricercatori, amministrativi e 150 docenti dell’ateneo con il quale si chiedeva la sospensione degli accordi con gli atenei israeliani.
Cariche della polizia e 2 arresti
I primi tafferugli si sono verificati quando alla notizia della posizione del Senato che metteva una pietra tombale sulla discussione senza mai averla aperta con gli studenti, il corteo ha svoltato verso la sede. Poi, avuta notizia dell'arresto del primo studente avvenuto in via De Lollis, gli studenti hanno tentato di dirigersi verso la Questura, senza peraltro riuscire a uscire neppure dai cancelli dove i manganelli mussoliniani si sono abbattuti violentemente su di loro con una prima carica, alla quale ne è susseguita una seconda culminata con il secondo arresto di giornata, poi una terza e una quarta. E gli arresti erano pianificati: in molti hanno sentito chiaramente i poliziotti scambiarsi le frasi “quanti ne dobbiamo prendere?”, “prendiamone uno o due” durante la seconda carica.
Gli arrestati processati per direttissima
Alla stregua di criminali della peggior specie, lo studente e la studentessa arrestati, sono stati processati per direttissima. Un nutrito sit-in davanti al tribunale di piazzale Clodio, le tende da campeggio sul pratone dell'ateneo e altri due studenti incatenati in sciopero della fame, dimostrano che quest'ultimo atto di brutale repressione e intimidazione non ferma la loro lotta.
Stella e Jummah, rispettivamente di 28 e 29 anni sono accusati l’una di aver aggredito un dirigente del commissariato San Lorenzo, e l’altro di aver danneggiato un’auto della polizia. Eppure la ragazza non ha aggredito nessuno, e il giovane (membro dell'Udap – Unione Democratica Arabo Palestinese) è semplicemente salito sul tetto di un auto grigia senza nessun simbolo, parcheggiata fra l'altro per sbarrare una delle poche vie di fuga dell'ateneo, per gridare “free Palestine”. Il giudice, dopo aver interrogato i ragazzi, ha convalidato l’arresto senza misure cautelari, in attesa del processo che inizierà il 22 maggio.
Ma gli avvocati difensori hanno già iniziato a raccogliere video, perché la tesi della polizia non convince e al momento è smentita sia dalle dichiarazioni dei partecipanti al corteo, sia da quelli stessi video che mostrano solo i manganelli mussoliniani che colpiscono studenti disarmati e a volto scoperto, ai quali non è consentito muoversi liberamente all'interno dell'università militarizzata.
Eppure, come ci hanno abituato anche negli scontri di Pisa, Milano, Torino e Firenze, la Questura continua a sostenere che il corteo è stato segnato da gravi violenze, confermate secondo loro dalla presenza di alcuni “appartenenti al mondo anarchico”, dei collettivi comunisti Cambiare Rotta e Fgc, gli autonomi di Zaum, il Coordinamento dei collettivi, gli attivisti palestinesi del Movimento degli studenti e di Yalla Roma e soprattutto un cittadino palestinese “già noto alle forze dell’ordine”. Incredibilmente, la polizia denuncia 16 agenti feriti del reparto mobile, 9 funzionari della questura e 2 carabinieri e non fa mistero dell’idea di inoltrare ulteriori denunce.
Giro di vite del governo Meloni contro gli studenti definiti delinquenti
La ducessa Meloni non ha perso tempo e con un post su X, ribalta come sempre i fatti, e espone chiaramente la posizione del Governo: “Piena condanna per le violenze avvenute oggi da parte dei collettivi a Roma. Devastazioni, aggressioni, scontri, assalti a un Rettorato e a un Commissariato, con un dirigente preso a pugni. Questo non è manifestare, ma delinquere. La mia solidarietà al dirigente della Polizia aggredito, a tutte le forze dell’ordine e ai docenti”.
Le fanno eco il presidente del Senato La Russa con un perentorio “La protesta legittima non può mai sfociare in violenza e prevaricazione” eppure l'unica violenza che si verifica è quella delle forze di polizia, e il ministro dell'Interno Piantedosi che sta facendo asse con la ministra dell'università Anna Maria Bernini per un nuovo giro di vite nel reprimere le proteste che ci saranno.
Il 24 aprile è previsto un comitato per l’ordine e la sicurezza con Piantedosi e Bernini, convocato per fare “massima attenzione sui gruppi di area antagonista ed anarchica” che punterebbero “a cavalcare la protesta universitaria” alzando il livello degli scontri di piazza.
Una strategia che fin dall'inizio delle mobilitazioni ha puntato in questa direzione, e cioè quella di accomunare le proteste studentesche, legittime e giuste, a gesti di facinorosi interni ed esterni al movimento studentesco “professionisti della violenza”, “criminali”, “delinquenti” e “seguaci di Hamas”, come definiti dagli stessi membri del governo, in una azione politica di “apologia del terrorismo”.
Renzi peggio di Meloni, opportunismo di PD e 5 Stelle
Ma se scontate potevano risultare le dichiarazioni dei neofascisti al governo, l'opposizione parlamentare non solidarizza certo con gli studenti. Se Calenda parla di “casini combinati da piccoli gruppi”, il trasformista Conte evita di esprimersi, mandando avanti alcuni suoi esponenti che non vanno oltre alla condanna di “ogni forma di violenza”.
Opportunisticamente bipolare il PD che se da un lato con Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria e braccio destro di Schlein parla di “fatto gravissimo” e di “rappresentazione plastica di come le forze della destra intendano rapportarsi con chi non la pensa come loro”, la capogruppo alla Camera Chiara Braga in tv, condanna “gli episodi di violenza” a opera degli studenti e solidarizza con le “forze dell'ordine” neofasciste: “Credo che il legittimo dissenso non debba mai sfociare in episodi di questo tipo. Le forze dell’ordine anche martedì hanno dimostrato qual è il loro valore, cioè garantire che anche l’espressione di forme di dissenso avvenga nel rispetto della legalità e della convivenza civile”. Ovviamente nessun riferimento alle cariche della polizia e agli arresti di due giovani manifestanti.
Sbracatamente filogovernativo Matteo Renzi che si scaglia contro gli studenti, scavalcando a destra anche la stessa Meloni: “Questi studenti parlano di pace ma usano la violenza: non stanno difendendo la causa palestinese, stanno violentando le istituzioni italiane. Parlano di antifascismo ma sono per primi loro violenti e fascisti.”
La repressione governativa non ferma la protesta
La polizia meloniana ha calpestato per l'ennesima volta la libertà di espressione, quella di circolazione e di manifestazione e si è scagliata vigliaccamente a suon di manganelli sui giovani che dalla loro avevano la forza della ragione politica e l'evidenza dei fatti
Ma la protesta non smonta; dalle finestre di numerosi atenei in tutta Italia sono stati calati striscioni “in solidarietà con gli studenti della Sapienza in sciopero della fame”. Un’assemblea nazionale studentesca prevista per il 23 aprile rilancia la mobilitazione che avrà il suo culmine il giorno della Liberazione, quando le celebrazioni antifasciste si tingeranno del rosso dei partigiani e dei quattro colori delle tante bandiere palestinesi.
24 aprile 2024