A Perugia l'astensionismo è il primo “partito”
Ballottaggio tra Vittoria Ferdinandi del “campo largo” che non sfonda e Margherita Scoccia della destra
Nessuna delle due candidate merita la fiducia delle masse lavoratrici e popolari della città del Grifo
Dalla corrispondente del PMLI per l'Umbria
Anche se l'Umbria si attesta come la regione dove si è maggiormente votato per queste ultime amministrative, a Perugia l'astensionismo è il primo “partito” considerando diserzione dalle urne, annullamento della scheda e schede in bianco.
Su 130.171 elettori 46.671 si sono astenuti, ossia il 35,9% con un incremento rispetto alle comunali del 2019 del 3,4% e rispetto alle politiche 2022 del 3,2%. La sola diserzione avanza rispetto alle elezioni precedenti del 3,8% attestandosi al 34,2%.
Un bel risultato e una sonora sconfitta per i partiti rappresentativi delle istituzioni borghesi, che speravano in una facile conquista dello scranno comunale più alto. Non è stato così, la destra non ha riconquistato facilmente la sua posizione, dopo 10 anni di governo, venendo sfiduciata, mentre il cosiddetto “campo largo” non sfonda nelle singole rappresentanze così come con i suoi candidati a neopodestà dovendo affrontare il ballottaggio non solo nella città del Grifo ma anche in comuni importanti come Foligno, Bastia umbra, Gubbio.
Confrontando le comunali 2024 con quelle del 2019, la destra che appoggia la candidata a neopodestà Margherita Scoccia ha preso una sonora batosta. La Lega che nel 2019 risultava essere il terzo partito per i voti validi e il primo della coalizione della destra, perde il 7,6%, così come Progetto Perugia (lista civica fedele alleata del neopodestà uscente Andrea Romizi) -7,3%, voti che evidentemente si sono in parte spostati verso Fratelli d'Italia che avanza del 3,2%, Fare Perugia-Forza Italia +3,3% e Perugia Civica +1,6%.
Analizzando l'andamento del “centro-sinistra” in appoggio a Vittoria Ferdinandi, vediamo che il PD rimane il secondo partito come nel 2019 guadagnando un misero +0,4% e totalizzando 15.393 voti. Molti voti della coalizione “campo largo” sono andati alle nuove liste civiche formate per l'occasione come Pensa Perugia, 5,9% che unisce Azione, Socialisti per Perugia, +Europa e Laboratorio civico, 4.702 voti, o i rispettivi exploit
di Anima Perugia 6.803 voti, 8,5%, Orchestra per la Vittoria 3.124 voti, 3,9%, mentre il M5S scende del 2,1%.
Completamente sconfitte le liste degli altri candidati a nepodestà: Perugia merita-PSI che sosteneva Massimo Monni si attesta all’1,40% con 1.124 voti, Alternativa riformisti-Italexit 0,3%, 243 voti che sosteneva Davide Baiocco, Perugia contro la guerra e neoliberismo-PCI 0,6% raddoppiando le preferenze rispetto al 2019 con 444 voti che sosteneva Leonardo Caponi.
Una nota per la lista di Baiocco che era stata sponsorizzata dal neopodestà di Terni, il misogino mussoliniano Bandecchi e nella quale c'era un “impresentabile”, il candidato Massimo Gallo colpevole di bancarotta fraudolenta.
I voti alle liste dei partiti parlamentari borghesi non hanno vinto sull'astensionismo, le loro “sirene” elettorali e i loro proclami non sono stati sufficienti a convincere le masse popolari a dare la loro fiducia né al “campo largo” del “centro-sinistra” né al tanto decantato “buon governo” del sindaco uscente Andrea Romizi (Forza Italia) riuscendo ad eleggere il neopodestà di Perugia al primo turno.
Una “partita” che si disputerà al ballottaggio tra le candidate che hanno preso più voti, ossia per il “centro-sinistra” Vittoria Ferdinandi che ha preso il 49,01% dei voti validi (sostenuta da PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra), Rifondazione comunica, Pensa Perugia e Margherita Scoccia, sostenuta da Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Perugia civica, Progetto Perugia, “Fuori tutti” di Tuteri e Giogoli, “Futuro giovani”, vari professori e civici ha preso 48,29% (dei voti validi).
I perugini sicuramente insoddisfatti del governo cittadino della destra non si sono voluti del tutto turare il naso e le orecchie, probabilmente anche memori di ciò che ha coinvolto nel passato il PD come nel 2019 quando l'allora segretario regionale del PD Gianpiero Bocci e l'assessore regionale alla salute Luca Barberini vennero arrestati dalla Gdf per presunti illeciti nella gestione dei concorsi in ambito sanitario, con un processo ancora in corso e che dopo più di 50 anni di governo della “sinistra” borghese ha consegnato città importanti come Perugia, Terni, Todi, Spoleto, Bastia e la stessa Umbria nelle mani della destra, creando un vero e proprio scollamento degli elettori verso le istituzioni borghesi.
Vittoria Ferdinandi ha concluso la campagna elettorale in piazza IV Novembre proprio vicino a Palazzo dei Priori sede del comune di Perugia. Sponsorizzata direttamente dal PD romano con una vera e propria “macchina da guerra” messa a disposizione per la sua pubblicizzazione. Era stata sostenuta anche dal capo del M5S Giuseppe Conte.
La sua è una Perugia “democratico-cattolica” che si ispira al filosofo Aldo Capitini e San Francesco, ha citato il revisionista Enrico Berlinguer, precisando che la sua sarà una “rivoluzione gentile”: “gentilezza, insieme alla bellezza sono l'antidoto per salvare il mondo, la nostra comunità, la nostra Perugia”. La visione di città che rappresenta proposta nel suo programma elettorale dallo slogan “vince Perugia” punta sulla parola “bellezza” come sinonimo di “inclusione, cura dell'eccellenza, qualità, efficacia e sobria ambizione”. Una formulazione che nei fatti non potrà certo garantire risposte concrete alle esigenze delle masse lavoratrici e popolari perugine, una politica oramai già sperimentata e proposta in città governate dal “centro-sinistra” che fa acqua da tutte le parti su tematiche come lavoro, servizi sociali e assistenziali, sanità, giovani, donne.
La destra definisce Ferdinandi “un'estremista”, ma ella ci tiene a precisare che la sua origine politica e le sue idee non si riferiscono al comunismo, bensì ad un “marxismo-caldo” che non fa riferimento a Marx, ma al filosofo Ernst Bloch, che fu un pacifista, utopico, contro il materialismo storico e che elaborò il “principio speranza”, idea alla quale s'ispira: “non guardare l'esistente come qualcosa di necessario ma come qualcosa di possibile. C'è ma è possibile che possa essere differente”. Sebbene molte sue proposte possano essere formalmente condivisibili, rimane fermo che la sua politica si muove in un ambito istituzionale-borghese, utopico, pacifista e idealista, tanto che non mette mai in discussione il capitalismo. Gli organi di partecipazione tanto sponsorizzati e proposti dalla Ferdinandi come “casa della partecipazione, “Consiglio di cittadinanza”, “bilancio partecipativo”, “il manutentore di quartiere”, si muovono sul terreno delle istituzioni borghesi che nella storia, dalla loro nascita, non hanno mai permesso alle masse lavoratrici e popolari di contare davvero e far valere i propri diritti.
Dobbiamo anche dire che sempre nel suo programma elettorale non c'è riferimento all'antifascismo come valore importante da salvaguardare e trasmettere alle nuove generazioni. Al ballottaggio guadagna l'appoggio della lista Perugia Merita all'interno della quale figura Italia viva e che era a sostegno del candidato Massimo Monni, mentre Leonardo Caponi per il PCI al momento in cui scriviamo deciderà se mettere a disposizione i suoi voti a sostegno della Ferdinandi.
Margherita Scoccia ha concluso la campagna elettorale al Pala Barton Park. Lei, assessore uscente all'urbanistica, alla vigilia delle elezioni ha “magicamente” promesso ben 40 milioni di euro subito per il rifacimento delle strade che sono un vero e proprio colabrodo. La sua amministrazione dovrà accendere un mutuo e quindi le strade in definitiva le pagheranno i perugini che come ultimo regalino dell'amministrazione uscente del neopodestà Andrea Romizi si sono anche visti recapitare l'aumento della Tari.
Scoccia per la sua campagna elettorale ha utilizzato lo stesso monito di mussoliniana memoria “indietro non si torna” e impersona a livello locale la ducessa Meloni, la sua politica familista-cristiana-fascista. Infatti all'indomani dell'Umbria Pride, ha firmato il manifesto valoriale “provita” che chiede tra le altre cose il riconoscimento delle sole “famiglie naturali fondate sul matrimonio tra un uomo e una donna”.
Il suo programma verte soprattutto sul tema tanto caro alla destra della “sicurezza” nella città, promettendo l'implementazione e l'utilizzo delle telecamere, sponsorizza il privato in qualsiasi ambito e la riqualificazione degli spazi. Quest'ultimo un mero slogan politico visto che in questi 10 anni la “sua” amministrazione comunale, per la quale lei si indica come paladina di continuità, e per la quale era assessore all'urbanistica, ha favorito le nuove costruzioni, la cementificazione e non certo il riutilizzo. Parla di una Perugia green
e sostenibile ispirandosi alle grandi città europee, ma attualmente il capoluogo umbro, soprattutto il centro, è una città abbandonata nella socialità, nella cura, nell'illuminazione, nei trasporti.
Scoccia al ballottaggio chiama i perugini a scegliere tra “l'estremismo e la responsabilità”, “i sogni e le favole contro i progetti reali”, “l'ideologia contro la concretezza”, “il passato contro lo sviluppo” affermando che la città immaginata da Ferdinandi si ispira ad Ada Colau, ex sindaca di Barcellona, che Scoccia definisce sindaca dell'anarchia e del disordine, promotrice di una città fatta di furti e aggressioni.
In realtà la sfida perugina è tra chi gestirà nei prossimi 5 anni le istituzioni borghesi e ne trarrà vantaggio, non certo per fare gli interessi delle masse lavoratrici e popolari.
Invitiamo gli elettori perugini anche in questa occasione a mettere in pratica l'astensionismo marxista-leninista che è il giusto voto di protesta contro il capitalismo, l'imperialismo, il fascismo, il presidenzialismo, il federalismo e il razzismo, come il voto per il PMLI e il socialismo, distaccandosi dalle istituzioni borghesi marce e corrotte e lottando per per far valere i propri diritti e bisogni e lavorando per costituire le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.
19 giugno 2024