Barbarie dello sfruttamento, schiavismo dei migranti
Il bracciante indiano Satnam mutilato da un trattore buttato agonizzante in strada dal padrone
Morto giovane migrante che lavorava per 4 euro l'ora in un azienda dell'Agro Pontino. Ipocrisia della Meloni: Fratelli d'Italia è legata a doppio filo con gli agricoltori locali
Scioperi e manifestazioni a Latina
Satnam è stato scaricato con un braccio mutilato davanti la sua abitazione, accanto a lui, dentro una cassetta della frutta, era stato adagiato il suo arto tranciato da una macchina agricola durante il lavoro nei campi dell'Agro Pontino, la pianura intensamente coltivata che si trova a sud di Roma. Scene raccapriccianti, a pochi chilometri dalla capitale di una nazione che fa parte dei 7 Grandi (il G7) e che la retorica neofascista del governo dipinge come moderna ed “esempio per tutta l'Europa”.
Il bracciante indiano è stato “risucchiato” da un macchinario attaccato ad un trattore, utilizzato per avvolgere la plastica attorno alle cassette di frutta e verdura, causando l'amputazione di un braccio e la frattura di entrambe le gambe. I proprietari dell'azienda, Renzo e Antonello Lovato, padre e figlio, anziché chiamare immediatamente i soccorsi, lo hanno caricato su un furgone per poi gettarlo davanti casa sua assieme al braccio staccato.
Nessuno in azienda avrebbe chiamato i soccorsi per almeno due ore, il 118 sarebbe stato allertato solo una volta che il giovane era stato portato a casa. Un ritardo fatale, che ha condannato Satnam alla morte dopo due giorni di agonia. “Ho visto l’incidente, ho implorato il padrone di portarlo in ospedale, ma lui doveva salvare la sua azienda agricola. Il padrone ha preso i nostri telefoni per evitare che si venisse a sapere delle condizioni in cui lavoriamo. Poi ci ha messo sul furgone togliendoci anche la possibilità di chiamare i soccorsi”, ha dichiarato Sony, la moglie del bracciante.
Satnam Singh aveva solo 31 anni, e sua moglie 26, erano arrivati in Italia tre anni fa, provenienti dal Punjab, una regione del nord dell'India, unendosi alla comunità Sikh dell'Agro Pontino che ufficialmente arriva a 12mila unità, ma che la CGIL Latina e Frosinone stima in 25mila. Numeri discordanti perché molti sono senza permesso di soggiorno e lavorano a nero, mediamente per 10-12 ore 6 giorni la settimana, per una paga oraria di 4-5 euro, la stessa condizione che vivevano i due migranti indiani, che lavoravano assieme. Devono camminare in ginocchio per raccogliere gli ortaggi, usare coltelli affilati per tagliare cespi di insalata e altre verdure, sollevare cassette molto pesanti dopo averle riempite completamente.
I dolori alla schiena o alle ginocchia sono molto forti e qualcuno di loro per evitare di sentire la fatica fa largo uso di oppiacei, a volte forniti dagli stessi padroni. Una pratica confermata da alcune inchieste giornalistiche risalenti al 2014 e alcune testimonianze ai molti processi in corso al Tribunale di Latina. Uno sfruttamento bestiale, con i braccianti, in larga parte indiani, pakistani e pomeni, trattati come schiavi. Non sono situazioni avvolte dal mistero ma conosciute da tutti, né casi isolati, bensì un sistema ben collaudato, basato sul caporalato, le minacce, le violenze, gestito dalle agrimafie che, ricorda l’Eurispes, fatturano ogni anno circa 24,5 miliardi di euro.
Ipocrite e false le affermazioni della Meloni che aprendo la riunione del Consiglio dei Ministri ha esordito con queste parole: “sono atti disumani che non appartengono al popolo italiano, e mi auguro che questa barbarie venga duramente punita". Stessa ipocrisia usata da Sergio Mattarella che alla cerimonia del 160° anniversario della Croce Rossa Italiana, riguardo a quanto accaduto a Latina e a Satnam Sing ha dichiarato che sono “episodi e comportamenti gravi ed estranei al carattere e alla civiltà dell'Italia”, insomma, italiani brava gente. Sulla stessa lunghezza d'onda la sindaca di Latina Matilde Celentano, di Fratelli d'Italia che ha dichiarato: "La patente di terra di caporali non ci appartiene”.
La realtà è ben diversa. L’Agro Pontino, per la destra, è una specie di “terra promessa” dove spadroneggiare . I proprietari di piccole e grandi aziende agricole non sono collusi solo con la criminalità organizzata, ma anche con la politica e le amministrazioni locali guidate spesso da camerati e dai loro alleati, e in alcuni casi persino dei sindacati. Nel 2019 per esempio, una operazione contro il caporalato ha portato all’arresto dell’allora segretario generale di FAI CISL di Latina, Marco Vaccaro, con l’accusa “di avere garantito protezione alla cooperativa Agri Amici, estorcendo l’iscrizione alla sua organizzazione ai lavoratori assunti dalla cooperativa, dietro la minaccia del licenziamento.
Si sta parlando di una zona, la provincia di Latina in cui l'Msi, poi An e Fratelli d'Italia hanno una delle loro basi storicamente più forti, sindaci di queste formazioni fasciste hanno amministrato ininterrottamente il comune del capoluogo per oltre 20 anni e organizzazioni dichiaratamente fasciste e xenofobe come Casapound e Forza Nuova hanno sedi e numerosi assessori nei vari comuni della provincia. Una città dove i fascisti hanno protestato per il cambio di nome a un parco da “Arnaldo Mussolini” (fratello del duce) a “Falcone e Borsellino”. Di Latina è il sottosegretario Durigon, ex sindacalista della UGL, il sindacato fascista che, guarda caso, non ha mai mosso un dito per difendere i braccianti dell'Agro Pontino.
Sotto l'amministrazione del sindaco Zaccheo (An) sono stati indagati alcuni assessori per le collusioni con alcuni clan criminali rom della zona, che facevano affari nella gestione di centri di accoglienza per immigrati. A Terracina la sindaca e vicesindaco arrestati per corruzione e illeciti assieme ad alcuni balneari nella gestione del litorale, coma a Sabaudia. Altre indagini e arresti in tutta la provincia per la gestione di cooperative “sociali” che in teoria dovevano offrire servizi ai migranti ma che servivano per interessi personali. Per non parlare del voto di scambio: è di dominio pubblico il fatto che molti imprenditori agricoli appoggino i politici locali di Fratelli d'Italia, ma anche la Lega ne è in parte coinvolta.
Nel 2021 viene rinviato a giudizio Luigi Pescuma, allora responsabile legalità e sicurezza di Fratelli d’Italia a Latina. Sempre nel 2021 gli imprenditori Fabrizio e Daniele Tombolillo sono stati accusati di aver picchiato e gettato in un canale un bracciante. A loro difesa si levò Nicola Procaccini, deputato europeo del partito di Meloni. Alcuni lavoratori indiani di un’azienda a sud di Sabaudia hanno denunciato di essere stati costretti a inchinarsi e a fare il saluto romano davanti a una effigie del duce e a un fascio littorio. Altri hanno parlato di armi esibite contro i braccianti stranieri per ricordare loro chi comanda e a cosa vanno incontro se gli ordini imposti non vengono eseguiti correttamente. Insomma, è chiaro come la luce del sole che i fascisti, sia quelli in doppiopetto che in camicia nera, vanno a braccetto con gli i proprietari agricoli che sfruttano i migranti.
Non ci si deve meravigliare quindi se la presidente della Commissione antimafia, la romana Chiara Colosimo di Fratelli d'Italia, abbia taciuto per alcuni giorni sul fatto, aprendo bocca solo dopo l'intervista a Renzo Lovato. Il padre dell'attuale proprietario dell'azienda dove lavorava Satman aveva dichiarato sprezzantemente, in un'intervista vergognosamente accondiscendente del TG1, che la colpa era del bracciante: "Avevo avvisato il lavoratore di non avvicinarsi al mezzo, ma il lavoratore ha fatto di testa sua, una leggerezza purtroppo”. Parole raccapriccianti dette, tra l'altro, da un personaggio che si è scoperto essere indagato da 5 anni per caporalato.
Le stesse parole del Ministro dell'Agricoltura, il cognato della Meloni Lollobrigida, sono emblematiche delle complicità della politica, e in questo caso specifico della destra, con chi sfrutta bestialmente i migranti. Ha dato la colpa all'immigrazione cosiddetta clandestina e ha difeso “la filiera dell'eccellenza agricola italiana”: “Può capitare quindi che si criminalizzi, di fronte a episodi gravi come quello di Latina, anche tutte le imprese agricole... queste morti non dipendono da imprenditori agricoli, dipendono da criminali”. Ma i dati ci dicono che in agricoltura più di un lavoratore su 4 è irregolare e nel solo Agro Pontino ogni anno si verificano 50-60 infortuni gravi o mortali sul lavoro.
Intanto sabato 2 giugno almeno 5mila persone, tra cui tanti braccianti indiani, hanno partecipato alla manifestazione nel capoluogo pontino indetta dalla CGIL per Satnam e contro il caporalato. All'iniziativa hanno aderito decine di associazioni, partiti e amministratori. CGIL e FLAI hanno deciso di promuovere una raccolta fondi per sostenere e non lasciare sola la famiglia di Singh. Martedì 25 giugno sarà la stessa comunità indiana ad organizzare una manifestazione, sempre a Latina, a cui ha aderito anche il sindacato USB. Per la stessa giornata è stato inoltre indetto uno sciopero del comparto agricolo di tutta la provincia di Latina proclamato dalle categorie di CISL e UIL.
26 giugno 2024