Travaglio, bugiardo e fifone
Il direttore del “Fatto” putiniano, Marco Travaglio, ha il dente avvelenato col Bolscevico
perché l'Organo del PMLI smaschera sistematicamente la sua martellante campagna di stampa composta da due velenosi ingredienti: odio viscerale e sprezzante verso l'Ucraina e il suo presidente Zelensky e apologetica difesa, anche se viene spacciata per essere critica e indipendente, del nuovo zar Putin. Non ha il coraggio di risponderci pubblicamente, e meno che mai di aprire un pubblico dibattito sul tema della guerra all'Ucraina, ma preferisce metodi solitamente praticati dai mafiosi, dai poteri occulti e in passato anche da Berlusconi per mettere a tacere i loro oppositori.
Refrattario a ogni critica e nel tentativo di intimidirci e tapparci la bocca, nel febbraio scorso aveva “sperato
” che il PMLI fosse finalmente “querelato per diffamazione
” per aver pubblicato su “Il Bolscevico”, organo del PMLI, l’articolo intitolato “Il Fatto quotidiano
utilizza gli intellettuali fascisti per sostenere Putin”. Tentativo miseramente fallito perché noi abbiamo continuato a smascherare pubblicamente tutte le falsità e gli imbrogli raccontati da Putin per giustificare la sua aggressione militare all'Ucraina e il suo ambizioso disegno di restaurare il vecchio impero zarista.
Quando il 14 giugno “Il Fatto” putiniano ha pubblicato la Risposta di Travaglio a una Lettera del giornalista ucraino Vladislav Maistrouk, abbiamo voluto pubblicarle entrambe sul n. 25 del Bolscevico,
nel rispetto di quella obbiettività e completezza dell’informazione tanto invocate dai cosiddetti media democratici, insieme a un nostro commento che si chiudeva con queste parole: “Leggendo questa Lettera del giornalista ucraino e l'imbarazzante risposta del direttore del “Fatto”, vedrete smascherato Travaglio ancor più del passato come un incorreggibile anticomunista filoputiniano.” Il nostro è apparso ai suoi occhi come un reato di lesa maestà, troppo per passare sotto silenzio. Ma invece di avere il coraggio di scrivere una risposta pubblica, argomentata e convincente si è abbandonato all'invettiva e all'insulto gratuito attraverso una mail inviataci in data 29 giugno con queste testuali parole: “Si legga ciò che dissero Bennet e il negoziatore ucraino sugli accordi di Istanbul, somaro. Marco Travaglio
”
Somaro a chi? Ma ci faccia il piacere, l'avrebbe fulminato Totò. Noi saremmo somari perché non conosciamo gli accordi di Istambul, ma forse li conosce lui? O piuttosto si riduce a ripetere pappagallescamente la narrazione propinata da Putin e dai suoi servi e ce la spaccia per vera pur sapendo che il testo di quegli accordi è rimasto sempre segreto, e quando è filtrato all'esterno non poteva non essere manipolato, inaffidabile e parziale. Accordi fantasma mai sottoscritti dalle parti né mai arrivati a una qualche significativa conclusione. Ma perché Travaglio evita ogni confronto pubblico sul suo giornale? Evidentemente teme di uscirne malconcio.
Attribuire al fallimento degli accordi di Istambul la causa della continuazione della guerra in Ucraina serve a Putin per negare l'evidenza storica rappresentata dall'aggressione e invasione delle truppe nazizariste compiute nel febbraio 2022 e quindi scaricare sull'Ucraina e sull'imperialismo dell'Ovest la colpa di non volere la pace. È l'Ucraina a essere stata aggredita e invasa e non la Russia, e non ci sarà nessuna pace giusta e duratura se non si mette fine a questa aggressione militare e alla mutilazione dell'Ucraina delle 4 regioni di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk (oltre che della Crimea annessa nel 2014). Putin si ritiene il padrone dell'Ucraina, ecco perché lo considera un Paese a sovranità limitata.
E allora chi è il somaro e chi il falsificatore storico? Il Bolscevico
o piuttosto l'anticomunista putiniano Travaglio?
3 luglio 2024