Nel 2023
Il divario tra Nord e Sud ai massimi storici
Nel 2023 l’indice del divario economico e sociale (INDES) tra Nord e Sud è ai massimi storici raggiungendo i 100 punti rispetto ai 92,5 punti del 2013. L’indagine sviluppata da Demoskopika, un istituto di ricerca italiano che prende in considerazione sette fattori: occupazione, disoccupazione, reddito disponibile familiare, speranza di vita, sanità, ricchezza pro-capite e povertà. Ne emerge un Paese spaccato in due con il Sud sempre più lontano dal Nord. L’unico dato “positivo” che segnala il rapporto è l’occupazione, che nel Nord è al 69,4% mentre al Sud è al 48,2% con un divario di 21,2 punti percentuali rispetto ai 22,4 punti percentuali del 2013.
Anche il tasso di disoccupazione seppur in lieve miglioramento resta comunque allarmante perché in termini assoluti il Mezzogiorno registra 5,8 milioni di occupati in meno rispetto al Nord.
L’indagine diventa poi impietosa quando entrano in gioco fattori determinati come la povertà, la sanità pubblica e la speranza di vita. Nel 2023 il tasso di povertà nel Settentrione è del 9,9% mentre nel Meridione è del 33,3%. Un divario di ben 23,8 punti percentuali rispetto ai 22,9 punti percentuali del 2013. Mentre per quanto riguarda l’INDES sanitario, basato sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) per l’accessibilità ai servizi sanitari, registra un netto allargamento del gap Nord-Sud passato da 83,7 nel 2017 a 100 punti nel 2022.
Questa disparità si traduce in una minore speranza di vita per la popolazione del Mezzogiorno perché mediamente si vive di più al Nord, 83,6 anni contro 82,1 anni.
E con l’entrata in vigore il 13 luglio scorso della legge sull’autonomia differenziata, una controriforma neofascista e federalista andata in porto grazie al governo nero Meloni, si amplificheranno notevolmente le già inaccettabili diseguaglianze regionali del sistema sanitario creando potenzialmente pazienti di serie A e di serie B.
Il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta ha denunciato pubblicamente gli effetti negativi della controriforma Calderoli, bocciata anche dalla Commissione UE, sottolineando: “In sanità l’autonomia differenziata legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute e assesterà il colpo di grazia al SSN. Peraltro, andando in direzione ostinata e contraria al PNRR, il cui obiettivo trasversale è quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali e di rilanciare il Mezzogiorno”.
Insomma siamo di fronte a una controriforma “spaccaItalia” che non solo andrà ad affossare definitivamente il sistema sanitario nazionale ma che avrà anche pesanti ripercussioni sulla scuola pubblica e i servizi sociali nazionali.
Se si è arrivati a questo scempio non solo bisogna ringraziare il governo neofascista oggi capeggiato da Meloni ma anche il “centro-sinistra” visto che nel 2001 con la riforma del titolo V della Costituzione borghese iniziò a spianarne la strada.
Ma non è ancora stata scritta l’ultima parola se le masse popolari antifasciste e anticapitaliste si affideranno alla lotta di classe e di piazza per abrogare la legge sull’autonomia differenziata e per buttare giù al più presto il governo neofascista Meloni ispirandosi in particolare alle grandi lotte operaie e studentesche del ‘68.
17 luglio 2024