Le testimonianze di Caterina Scartoni e Franco Dreoni
Il lavoro di fronte unito dei marxisti-leninisti nel quartiere dell'Isolotto

Pubblichiamo di seguito i contributi di Caterina Scartoni e Franco Dreoni scritti per l'iniziativa “Ricordiamo l'Isolotto anni '80-'90” della cooperativa MARE Laboratorio di Iniziativa Sociale in collaborazione con Il Diario Popolare-Archivio di Memoria Collettiva e con il sostegno del Quartiere 4 di Firenze.
L'iniziativa, aveva l'obiettivo di raccogliere, come cita il testo della lettera d'invito delle organizzazioni promotrici, le “testimonianze degli abitanti del quartiere partendo dalle memorie degli anni '80-'90 e di coloro che erano giovani in quegli anni, fino a giungere al presente e ai giovani che popolano e vivono in quartiere, cercandone assonanze, differenze, divergenze e cambiamenti”.
La raccolta ha dato alla luce un documentario frutto del montaggio di tali memorie che è stato proiettato nel novembre 2023 nei locali della Fiaba, con la presenza dell'attrice Gaia Nanni che dava voce alle testimonianze scritte, fra queste, anche quelle dei compagni Caterina Scartoni e di Franco Dreoni.
Certamente le due testimonianze sono solo una sintesi della rigogliosa storia politica di quegli anni in un quartiere operaio e popolare come quello dell'Isolotto. Anni ricchi di lotte, rivendicazioni e aggregazione grazie anche e soprattutto alla partecipazione attiva e instancabile dei militanti del PMLI che in quegli organismi di quartiere che coinvolgevano giovani, donne e popolazione seppero applicare sapientemente il fronte unito con altre realtà aggregative e partitiche, e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, costituendo degli esempi pilota che rimarranno nella storia del nostro amato Partito come quello del Comitato Promotore del Centro sociale e di Servizi a Villa Vogel diretto allora egregiamente da Monica Martenghi, Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, all'epoca pressoché ventenne. O come quello di essersi riappropriati della Festa internazionale dei lavoratori del 1° Maggio, svoltasi in piazza dell'Isolotto per 30 anni consecutivi con il coinvolgimento e la partecipazione non solo della popolazione del quartiere, diventando l'unica e riconosciuta iniziativa nella città del Giglio.
E dal quel lavoro incessante dei militanti, fatto di riunioni, nottate di discussioni, manifestazioni, volantinaggi, cercando il contatto e il coinvolgimento attivo di giovani, donne e delle masse popolari del quartiere, applicando quel ciclo virtuoso “dalle masse alle masse” che contraddistingue l'azione dei marxisti-leninisti, molti di quei giovani e donne sono stati conquistati alla causa del PMLI e del socialismo e ancora oggi militano nel nostro amato Partito.
Grazie a questo lavoro del PMLI, che nessuno può negarci, il quartiere dell'Isolotto, considerato fino allora un quartiere dormitorio, il “Bronx”, iniziò a rifiorire e a essere vissuto dalle masse popolari.
Ringraziamo le due organizzazioni per la meritoria iniziativa che ci ha dato modo di esprimerci, siamo dispiaciuti che alla proiezione abbiano “dimenticato” di invitarci, e questo per ben due volte, non solo a quella di novembre ma anche a quella del 13 maggio di quest'anno. Probabilmente la presenza del PMLI in sala poteva costituire una contraddizione, visto i suoi meriti e soprattutto visto che l'incuria delle istituzioni, la mancanza di aggregazione, la mancanza di attività volte a risolvere le esigenze delle masse popolari, interpellate esclusivamente per votare ogni 4 anni, stanno sprofondando l'Isolotto ancora una volta nella disgregazione sociale.
Buona lettura di queste due stimolanti testimonianze.
 
La testimonianza di Caterina Scartoni
Il Comitato donne e il 1° Maggio in piazza dell'Isolotto fecero rifiorire il nostro quartiere popolare
Sono una “ragazza” degli anni '80, nata nel quartiere 60 anni fa, e ho vissuto gran parte delle fasi di evoluzione di un luogo unico in tutta Firenze.
Nell'80 avevo 17 anni e francamente l'Isolotto non offriva granché, per non dire niente, ai giovani della mia età. O meglio qualcosa offriva… sballo e disgregazione. Erano anni delle grandi compagnie i “Beach boy” ecc. ecc. che si riunivano nella piazze, una di queste era piazza Isolotto. All'epoca non mi sentivo rappresentata da queste compagnie, mi consideravo un “cane sciolto”, nel contempo ero inquieta quasi smarrita, avevo voglia di fare, ma non mi sentivo neanche rappresentata dalle forze giovanili dei partiti di “sinistra” di allora tipo la FGCI, e neanche dalle aggregazioni cattoliche come la comunità di Don Mazzi o della chiesa ufficiale come gli scout, fino al giorno che dopo una nottata di sballo (poiché anch'io comunque mi sballavo come parte dei giovani dell'Isolotto) mi sono imbattuta nella festa dei giovani e nel Comitato dei giovani in piazza Isolotto, era un sit-in di protesta, erano i primi di ottobre del 1982, i giovani del Comitato rivendicavano al sindaco di allora di poter avere Villa Vogel come luogo di aggregazione per attività sociali, culturali e ricreative, uno spazio autogestito dai giovani. Il Comitato si riuniva in una Biblioteca popolare che all'epoca era ubicata in via Palazzo dei diavoli.
Fu lì che ebbi come si dice la “folgorazione sulla via di Damasco”, da quel giorno iniziai il mio percorso sociale e anche per certi versi politico maturando la scelta marxista-leninista. Insomma avevo trovato la mia collocazione. La Biblioteca popolare Isolotto-Monticelli ospitava oltre al Comitato dei giovani anche il Comitato della donne, che nacque quasi subito al sit-in di protesta dei giovani mi sembra di ricordare intorno alla fine di ottobre sempre del 1982. Frequentando la biblioteca iniziai a dare il mio contributo sempre più attivo anche al Comitato delle donne.
Furono anni entusiasmanti, il Comitato delle donne era molto attivo e aveva a cuore la condizione delle masse femminili nel quartiere, anche per loro la situazione come quella dei giovani, non era rose e fiori, l'azione del Comitato donne dell'Isolotto era incentrata sulle esigenze delle masse femminili di quartiere.
Il 1983 fu anche il primo anno che si festeggiò il 1° Maggio in piazza dell'Isolotto, una ricorrenza che per 30 anni consecutivi ha animato il quartiere, il Comitato donne insieme al Comitato dei giovani e poi il Comitato Promotore per il centro di servizi a Villa Vogel ne furono i promotori e gli organizzatori. Un appuntamento importante. Quando in pratica la festa dei lavoratori non si festeggiava più, Piazza Isolotto si riempiva di lavoratori, giovani, universitari, donne, anziani, insomma tanta popolazione dell'Isolotto vi partecipava. Al pranzo collettivo svolto sotto la vecchia tettoia di piazza Isolotto si sono sedute anche 450 persone. I primi anni con i partigiani ancora in vita dell'ANPI che ci davano mano. Sempre risuonavano i canti partigiani e quelli delle lotte operaie. I primi pranzi li facevamo in piazza, con una cucina da campo, poi piano piano ci siamo organizzati insieme alle Case del popolo del quartiere fino a che quella di San Bartolo ci offrì fino all'ultimo Primo Maggio di utilizzare la sua cucina. È stato con grande dolore che ho appreso che non saremmo più stati in grado di gestire il Primo Maggio in Piazza Isolotto, troppi cavilli burocratici, troppo oneroso il costo del suolo pubblico, e il comitato per il 1° Maggio in piazza dell'Isolotto che se ne occupava gli ultimi anni era veramente da solo e senza fondi disponibili… Che peccato sarebbe bello che recuperassimo questa importante iniziativa.
Nell'ottobre del 1983 il Comitato mise su una rappresentazione teatrale in via Canova i temi trattati in maniera ironica ma non banale erano: La donna lavoratrice e il lavoro domestico, Il lavoro nero, La spesa e la mancanza dei negozi e il servizio Ataf (autobus) nel quartiere.
L'azione del Comitato non si limitava solo al quartiere ma toccava anche le tematiche generali che attaccavano i diritti delle masse femminili, mi ricordo che sempre in quel mese dell'83 facemmo un volantino, distribuito sia nel quartiere ma anche nei mercati rionali, compreso quello delle Cascine, per respingere l'intervento del papa di allora contro la contraccezione.
Ripeto il lavoro del Comitato era in crescendo così iniziammo un'inchiesta rivolta alle donne del quartiere, andavamo ai mercati, in porta in porta, per capire quali erano le reali condizioni e le esigenze delle “isolottiane”.
In contemporanea all'inchiesta abbiamo organizzato iniziative su iniziative, ricordo la prima volta che festeggiammo l'8 Marzo in piazza era il 1984. La mattina noi ragazze e donne del comitato andammo a distribuire la mimosa al mercato di piazza isolotto, e alla passerella, poi la giornata continuò con un dibattito pubblico sui problemi delle donne alle baracche verdi, che la comunità gentilmente ci concesse, e si concluse con una cena collettiva e musica. Intervennero tante donne con le famiglie a seguito. Fu una bellissima esperienza.
Finché il Comitato fu attivo l'8 Marzo di ogni anno fu celebrato in tutto il suo significato di lotta e di festa. Alcune volte con dibattiti pubblici, per esempio alla Biblioteca popolare Isolotto-Monticelli, nel 1985 con vari organismi di quartiere e partiti, mi ricordo DP, PMLI, PCI, Sezioni Lampredi e Fanciullacci, Humanitas.
L'8 Marzo dell'86 riuscimmo a organizzare una festa unitaria con la parola d'ordine “Uniamoci per il lavoro, i servizi sociali, il Centro sociale e di servizi a Villa Vogel” alla scuola elementare della Montagnola. Fu una bella iniziativa unitaria, noi donne del Comitato riuscimmo a coinvolgere vari organismi del quartiere, partiti, case del popolo e insieme a loro pubblicizzammo l'iniziativa, con i volantini e la mimosa la mattina. Emozione pura nel vedere che intere famiglie arrivavano nel pomeriggio per partecipare all'iniziativa, per vedere il video sui problemi delle donne del quartiere, sì perché avevamo fatto anche un video andando in casa in casa coinvolgendo alcune donne disposte a essere coinvolte come testimoni della loro condizione di vita. Una bella festa con musica e balli, ricordo, allegra ma nello stesso tempo che dava innumerevoli spunti di riflessione sulle cose che potevano essere fatte o migliorate per le donne e non solo nel quartiere. Il tutto arricchito con un rinfresco preparato dalla popolazione e dai generosi commercianti che avevano aderito.
In quegli anni ci occupammo anche dei problemi inerenti alla guerra, 8 Marzo dell'88 sempre alla Montagnola organizzammo un'iniziativa di solidarietà alle donne e al popolo palestinese, venne a parlare Nadia Ahmad in rappresentanza dell'Unione studenti palestinesi.
Forte l'impegno anche in difesa della 194, nell'89 organizzammo l'8 Marzo in cui intervenne il ginecologo Angelo Scuderi, medico non obiettore all'Ospedale S. Antonino di Fiesole che era stato sottoposto a provvedimenti giudiziari per un aborto terapeutico, intervennero anche altri medici non obiettori della Mangiagalli di Milano sottoposti anch'essi allo stesso provvedimento, era l'epoca della crociata antiabortista del “movimento per la vita di Casini”, e le donne dell'Isolotto furono protagoniste per difendere il diritto d'aborto conquistato con grandi sacrifici. Partecipammo anche alla marcia da Fiesole a Firenze. Una marcia che vide 10.000 manifestanti partiti dall'Ospedale S. Antonino. In seguito si formò anche un Comitato per la difesa della legge 194 al quale ebbe un significativo ruolo la Comunità di base dell'Isolotto di Enzo Mazzi.
L'8 Marzo '90 organizzammo un dibattito contro il razzismo e alla privatizzazione dei servizi sociali, sempre alla Montagnola, insieme al Comitato promotore del Centro sociale e di servizi per l'Isolotto, Argingrosso, Le Torri , Centro aggregazione anziani “Età libera”, Circolo pensionati Isolotto, Casa del popolo Della Bella, Comitato giovani, Comunità di base Isolotto, Coordinamento q. 4 e 5, PMLI, DP, PCI Sez, “G. Del Bene” e “G. Rossa”. Era presente su invito anche un rappresentante della comunità Eritrea oltre ad alcuni operatori dell'ospedale Torregalli e del Consultorio di via Modigliani.
I locali della Montagnola furono gentilmente dati per molte iniziative per l'8 Marzo, visto che non avevamo fatto “danni” e li avevamo riconsegnati lustri e puliti come per esempio quello del 1987, anche qua iniziativa unitaria, in questo caso vi era installata una bella mostra fotografica che spiegava le fasi e battaglie per il Centro sociale e di servizi a Villa Vogel, sì perché la battaglia per il Centro sociale proseguiva, si era nel frattempo costituito anche un Comitato promotore a cui faceva parte anche il Comitato delle donne, la mostra informava quello che invece era il progetto dell'allora giunta Bogianckino-Ventura, che prevedeva la ristrutturazione della Villa e il suo utilizzo, che alla popolazione era solo un 2,5% degli spazi. Così purtroppo è stato, i comitati, gli organismi, i partiti coinvolti nel Comitato promotore richiedevano a gran voce il totale utilizzo da parte della popolazione con l'autogestione di quello che doveva essere: cioè un Centro sociale e di servizi. Ad oggi Villa Vogel è sede del consiglio di quartiere con annessi gli uffici istituzionali, alla popolazione è solo concesso il parco…
Questo è solo una parte dei miei ricordi dell'Isolotto, vorrei che fosse comunque presa per testimoniare un'epoca rigogliosa di lotta e di ideali, che ha portato i suoi frutti, grazie a queste donne, mie compagne di lotta e di aggregazione, il parco di Villa Vogel è un parco usufruibile alle famiglie del quartiere, ai bambini. Senza di esse, ai giovani e alla popolazione sarebbe rimasto un bosco inaccessibile e Villa Vogel un immobile pericolante.
Caterina Scartoni
 
La testimonianza di Franco Dreoni, ex membro del Comitato giovani dell'Isolotto
Le entusiasmanti esperienze del Comitato giovani dell'Isolotto e della Biblioteca popolare Isolotto-Monticelli
Volevo riportare la mia testimonianza sugli anni '80 e '90 all'Isolotto, in quanto ho partecipato alla vita sociale e politica del quartiere in particolare per quanto riguarda l'attività che ho svolto nella Biblioteca popolare Isolotto-Monticelli e organismi in essa aventi sede.
Mi avvicinai all'attività della Biblioteca ventenne nei primissimi anni Ottanta ed è stata per me una grande esperienza che mi ha formato come persona. Posso tranquillamente dire che senza questa esperienza sarei stato un'altra persona e penso di poter tranquillamente affermare di non essere stato un un caso isolato.
Noi eravamo una generazione troppo giovane per aver partecipato al grande movimento del '68 e solo in pochi avevano partecipato al '77 anche in una minima forma. Eravamo definiti dai mass media asserviti al sistema come la “generazione del riflusso” e ci fu tutto un lavoro da parte di costoro in tal senso per deologizzare la nuova generazione e i messaggi che ci lanciavano erano tutti rivolti a farci rifugiare nel privato, mi tornano in mente film come “La febbre del sabato sera” , “Grease”, la serie televisiva come “Happy days” e il film “Il tempo delle mele”.
Dopo aver conosciuto la Biblioteca tramite un compagno di scuola mi gettai immediatamente a capofitto nelle attività che vi venivano svolte, nello specifico nei primi tempi il tema della pace e quello dell'emarginazione giovanile di un quartiere dormitorio come l'Isolotto. Certo erano temi importanti che toccavano noi giovani specialmente di estrazione popolare, ma l'impegno che mettevo in quest'attività andava ben oltre su quanto mi potessero toccare direttamente come persona; in me si era elevata la coscienza politica come succede regolarmente nelle masse quando sono impegnate nelle lotte per delle rivendicazioni, personalmente le rivendicazioni che portavamo avanti diventarono un trampolino di lancio per cercare di avere una visione generale della società e per individuare possibili modi per ottenerne una migliore, insomma fu come quando aver risalito una foresta di montagna si arriva alla cima da dove si allarga enormemente l'orizzonte. Orizzonte che per quanto mi riguarda iniziò a “guardare ad est” al così detto “sol dell'avvenire”, e coerentemente vi guarda tutt'ora. Questo per dire che contemporaneamente mi formai una visione marxista-leninista del mondo, abbracciandone la prassi, cose che per poi mi sono rimaste a tutt'oggi.
In questi anni si prospettò la strada da seguire nella vita. Non più il perseguimento primario dell'interesse personale ma dell'interesse collettivo e delle masse popolari. Fu chiara subito in me una scelta: per perseguire l'interesse generale del popolo non l'impegno classico del volontariato di natura assistenziale che non risolve i problemi alla radice della società, ma vivere e lottare per conquistare un'altra società, che poi è la società socialista. Questo è stato come mettere un “motore” potente all'azione pratica infatti ero molto attivo in Biblioteca, e questo “motore” è ancora funzionante anche con impegni in forma diversa. Insomma il modello giovanile sposato allora fu anche una scelta di vita che è rimasta, non accontentarsi di badare solo ai di mettere insieme il pranzo con la cena come si suol dire, ma badare all'interesse collettivo, magari di curarsi che tutti abbiano pranzo e cena cercando di dare un contributo a risolvere i problemi andando alla radice della società capitalista. L'altra via che scartai fu quella del volontariato che cerca solo di alleviare i mali di questa società con l'assistenzialismo. La terza via completamente antitetica d'impegno sociale e politico che si poteva prospettare a un giovane come ero allora e che non rifiutai a priori, vale a dire la militanza nei partiti tradizionali non mi è neanche mai passata per l'anticamera del cervello, che poi in molti elementi era ed è propedeutica al raggiungimento d'interessi e fini personali non a caso è stato coniato il termine “galoppini”. Insomma l'attività in Biblioteca ha rappresentato un momento di crescita personale con l'acquisizione di un'etica molto lodevole.
La Biblioteca non era una comune biblioteca in cui si va si legge e si studia in rigoroso silenzio e magari si prende un libro in prestito. Benché il prestito libri fosse effettuato (libri in buona parte donati dalla popolazione) e vi aveva sede anche una attiva cooperativa libraria per acquistare i libri a sconto (nel periodo d'inizio scolastico era un via vai di studenti per i libri scolastici) però la BPIM era molto di più, si discuteva, ci si riuniva per discutere i problemi del quartiere e di temi nazionali sul tappeto e si lanciavano iniziative per risolverli: insomma ci si mobilitava e si mobilitava la popolazione, applicando la democrazia diretta dove le decisione venivano prese collettivamente con assemblee, riunioni etc. Ma al di là dei momenti “ufficiali” le discussioni politiche e sull'attualità tra noi erano quotidiane , non c'era sera che non si tornasse a casa prima delle dieci ma molte volte cenavo alla mezzanotte. Insomma momento di crescita personale vuol dire che essendo impegnato in varie battaglie tendevo a esaminare tutto, per poi discuterne in Biblioteca: “un po' come prendere il mondo nelle proprie mani”. Si tornava a casa con i vestiti che sapevano di sigarette che sembrava si fosse frequentato chissà quale posto malfamato, non mancarono le osservazioni indagatrici di mia madre.
Erano vari argomenti di cui ci si occupava in Biblioteca perché vari erano gli organismi formatisi in questi anni che vi avevano sede, che riguardavano le donne, i giovani, gli studenti, i disoccupati e non certo per ultimo e non certo per ultimo il “Comitato promotore del centro sociale e di servizi”.
La Biblioteca l'aprivamo alle 18 in poi quando uscivamo dal lavoro, nessuno, sia chiaro, lo faceva per professione; il locale era preso in affitto.
Personalmente dopo gli inizi sopramenzionati mi occupai molto della condizione giovanile nel quartiere ed arrivammo, dopo aver costituito il Comitato dei giovani dell'Isolotto...”, alla rivendicazione della “Casa dei giovani” e individuammo anche la struttura adatta, in villa Vogel che tutti conosciamo. Si sarebbe trattato una struttura pubblica autogestita dai giovani stessi che ne usufruivano. Qui torniamo al metodo della democrazia diretta, secondo cui le decisioni sono prese dall'assemblea delle masse popolari interessate. Un metodo già applicato durante i grandi movimenti del '68 e del '77 che escludeva la logica spartitoria dei partiti che siedono nelle istituzioni. Infatti fummo molto invisi dalle giunta comunale con alla testa l'allora sindaco Gabbuggiani del PCI che portammo in una assemblea pubblica in piazza Isolotto nel luglio '82.
Villa Vogel era una struttura di proprietà comunale abbandonata e in rovina che la popolazione in gran parte neanche sapeva della sua esistenza. Quando in quell'estate entrammo per la prima volta nel giardino era una giungla impenetrabile con piante ed erbacce da tutte le parti. Oggi se è restaurata, e bene o male ha un uso pubblico, e il giardino aperto al pubblico il merito è da attribuire anche alla battaglia che portammo avanti insieme alla popolazione in quegli anni. Addirittura vista la sordità del comune alla rivendicazione della “Casa dei giovani” promuovemmo l'occupazione della villa, che ebbe una risonanza cittadina, nella quale riuscimmo alla vigilia di Natale dell'82 a “scomodare” ben quattro assessori della Giunta comunale per venire a trattare, con tanto di elicottero della polizia che ci volava sopra la testa.
Alle iniziative coinvolgemmo molti giovani che come diversi attivisti più stretti del Comitato provenivano dalle varie compagnie di giovani, che erano una forma di aggregazione giovanile che si ritrovava nelle piazze e nelle vie del quartiere, molte volte all'esterno dei bar che come punti aggregativi non erano certo il massimo, e da qui rivendicavamo appunto la “Casa dei giovani” dove si potesse esprimere in pieno un'aggregazione dove il protagonismo e la creatività giovanile la facessero da “padrone”.
Come metodo per mobilitare i giovani in quanto attivisti più stretti del Comitato assumemmo un metodo estremamente innovativo e unico. Ci recavamo direttamente a parlare ai giovani e darli volantini nelle varie compagnie agli angoli del quartiere. Ricordo che raramente avevamo un'auto a disposizione il più delle volte si viaggiava con il “Ciao” e la mia mitica vespina 50 tutta scassata variopinta di una miriade di colori senza freni, di quello anteriore mancava anche la manopola e col parafango davanti sbullonato che girava da tutte le parti e anche pericoloso per di più molte volte si viaggiava in due. Certo che con la nostra battaglia uno degli obbiettivi a cui puntavamo era migliorare la condizione giovanile nel quartiere per rimuovere quella condizione sociale che favorisce il consumo di sostanze stupefacenti. Dato che lo spaccio era ben presente all'Isolotto il nostro obbiettivo era offrire ai giovani un'alternativa al “rifugio” della droga, e per questo almeno in un caso non fummo ben visti dagli spacciatori, correndo probabilmente anche qualche rischio. In seguito nell'83 la rivendicazione di uno spazio aggregativo autogestito dai giovani si estese anche al resto della popolazione e promuovemmo “Il Comitato promotore del Centro sociale e di servizi a villa Vogel”.
In questi anni altri organismi specialmente giovanili, a cui presi parte personalmente, rispecchiando l'attualità si costituirono all'interno della biblioteca come il “Comitato 6 ottobre” che promosse importanti e riuscite manifestazione per la pace e contro l'invio dei soldati italiani in Libano avendo un grosso coinvolgimento tra gli studenti che in molte migliaia parteciparono alle manifestazioni che organizzammo, Comitato che ebbe un rilevante peso e adesione tra gli studenti fiorentini, oppure come il “Comitato dei giovani disoccupati di Firenze”. Il metodo che utilizzavamo per mobilitare i gli studenti, i disoccupati e la popolazione era sempre quello di andare in mezzo a questi: ricordo per esempio la raccolta firme col “6 ottobre” davanti alle scuole in calce alla petizione perché Firenze fosse dichiarata “città denuclearizzata”,oppure le oltre diecimila firme raccolte nel 1983 dal sopramenzionato Comitato promotore per il Centro sociale e di servizi a Villa Vogel: a suggello della petizione ci fu il festeggiamento della Giornata internazionale dei lavoratori del 1° Maggio in piazza Isolotto, iniziativa durata oltre un trentennio fino a pochi anni, continuata oltre la chiusura della Biblioteca e negli ultimi anni si svolgeva anche un breve, ma significativo corteo per le vie adiacenti la piazza. All'infuori di pochissime eccezioni è stata l'unica iniziativa nel panorama cittadino a rendere omaggio alla giornata internazionale dei lavoratori che aveva al centro le rivendicazioni dei lavoratori e della popolazione e negli ultimi anni si svolgeva, dopo il pranzo collettivo, anche un breve, ma significativo corteo per le vie adiacenti la piazza.
Come non ricordare la distribuzione della mimosa l'8 Marzo organizzato dal Comitato donne Isolotto, oppure l'inchiesta sulla disoccupazione che svolse il Comitato dei giovani disoccupati di Firenze all'ufficio di collocamento in viale Lavagnini e nel quartiere anche porta porta. Oppure il torneo di calcetto nelle piazze dell'Isolotto tra i giovani del quartiere per protestare contro la mancanza di strutture sportive gratuite, che arrivò se la memoria non mi tradisce a 24 squadre, e che ottenne nel 1983 dal Consiglio di quartiere la concessione gratuita il sabato sera del campo sportivo della Reman. Torneo di “calcio protesta” che ebbe il sostegno anche dei commercianti del quartiere (che negli anni non hanno mai fatto mancare il loro sostegno economico alle iniziative dei vari organismi presenti in Biblioteca) che offrirono le coppe.
Un'altra attività che volevo sottolineare era il gruppo teatrale che si era formato e che si esibiva durante le varie iniziative. Questo era formato da giovani che frequentavano i vari organismi, in particolare il Comitato giovani, che scrivevano i testi delle commedie che erano ispirate alla realtà delle varie battaglie che si portavano avanti ed all'attualità. Fu un successo, dove si esprimeva a pieno la forza creatrice delle masse popolari che hanno delle potenzialità infinite. Un'altra iniziativa del genere che volevo segnalare fu a fine anni '90 “un palco per i giovani” un mega concerto che dette la possibilità a molte band giovanili di esibirsi nel parco di Villa Vogel.
Insomma le iniziative furono una miriade e rammentarle tutte è impossibile, una cosa volevo sottolineare però, che non avevamo un'impostazione a comunità chiusa ma eravamo impostati verso l'esterno per coinvolgere al massimo la popolazione perché lottavamo per gli interessi della popolazione e un mondo migliore in definitiva. Poi magari gli attivisti più stretti cementavano questa attività anche con una vita sociale in comune, e anche in questo aspetto era una forma di aggregazione ben più elevata rispetto alle compagnie dei bar ci divertivamo molto scherzavamo e ci divertivamo con rapporti tra noi improntati alla massima correttezza, al reciproco aiuto alla non prevaricazione verso casi più fragili, insomma il “vento” del progresso lo respiravamo anche in questo aspetto. Questo, sia chiaro, era un aspetto secondario, non eravamo una comunità e non a caso gli organismi sociali della Biblioteca erano comitati con degli obbiettivi di lotta. Comunque non eravamo rispetto agli altri giovani dei marziani, eravamo giovani come loro che cercava nodi “volare alto” che era un grande merito. Per il resto eravamo giovani con gli interessi degli altri, il lo sport, il calcio, la Fiorentina, la musica etc... Comunque nella “Biblioteca popolare Isolotto Monticelli” si ebbe una forte aggregazione giovanile, studentesca e popolare.
Verso le istituzioni Comune di Firenze e Consigli di quartiere 4 e 5 le consideravamo delle controparti alle quali portavamo le nostre rivendicazioni ci fu un rapporto conflittuale. Pesava molto che a queste di risolvere i problemi della popolazione non ne volevano sapere e poi queste in mano al vecchio PCI gli fosse sfuggito dalla loro cappella questi movimenti che avevano sede in Biblioteca non andava giù dove peraltro operavano anche diversi marxista-leninisti.
In questi anni piazza Isolotto abbiamo contribuito enormemente a renderla un importante polo della vita politica cittadina, ruolo che ultimamente sta recuperando, vi è stata l'iniziativa per il 1° Maggio per merito di una serie di forze politiche e del sindacalismo di base, e con l'assemblea, sempre a Maggio, contro il covo fascista di CasaPound in via dei Vanni.
Volevo avviarmi alla conclusione con un breve inciso. Ho visto che in questi decenni sono stati girati dei film rievocativi del cinema Universale che era ubicato in via Pisana a poca distanza dalla Biblioteca, che nel frattempo si era trasferita in via Bronzino (l'ultima sede sarà in zona Soffiano fino agli anni duemila). In questo cinema vi regnava il divertimento più sfrenato ed era un po' il centro fiorentino dello “sballo”. A mio avviso però un'“occhiata” maggiore, per le idee, le battaglie e i valori che furono portati avanti la meriterebbero l'esperienza giovanili che vi furono alla “Biblioteca popolare Isolotto Monticelli”. Anche per questo ho accettato più che volentieri di unire anche la mia testimonianza giovanile alle altre aderendo alla vostra iniziativa. E ho partecipato non con uno spirito puramente rievocativo di sfogliare “l'album dei ricordi” ma con l'intento di fare presente specialmente ai giovani di oggi che lo spirito e gli ideali di lotta per migliori condizioni di vita della popolazione, che per me vogliono dire anche ideali socialisti, come quelli che animarono “I ragazzi dell'82” per cui vale la pena di vivere e lottare sono ancora validi per le nuove e future generazioni.
Franco Dreoni, ex membro del Comitato giovani dell'Isolotto

24 luglio 2024