ll fascista ddl sicurezza non deve passare
Il PMLI e “Il Bolscevico” hanno aderito all'appello “Fermiamo insieme il ddl 1660”

Il 10 settembre il disegno di legge del governo n. 1660 sulla sicurezza arriverà in aula alla Camera per l'approvazione in prima lettura, dopo essere stato discusso ed ampiamente emendato in senso peggiorativo dalla maggioranza nelle commissioni riunite Giustizia e Affari costituzionali.
Si tratta di un provvedimento liberticida e fascista senza precedenti dai tempi della legislazione emergenziale “antiterrorismo” degli anni '70-'80 (e mai revocata da allora), strettamente funzionale al progetto piduista di repubblica presidenziale nella forma del premierato della ducessa Meloni, che attraverso la creazione ad hoc di nuove fattispecie di reati ed enormi aumenti di pena per i reati già esistenti, mira espressamente a criminalizzare e colpire il diritto di sciopero e le lotte sindacali. Ma anche le manifestazioni antimperialiste come quelle contro il genocidio del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania, i movimenti di lotta per il diritto alla casa, contro il cambiamento climatico e contro le grandi opere e la devastazione ambientale, e le proteste anche non violente nelle carceri e nei centri di detenzione dei migranti. Mentre aumenta contemporaneamente la tutela delle forze repressive dello Stato e le immunità dei corpi militari e dei servizi segreti. Tutto ciò anche in previsione delle nuove misure economiche di lacrime e sangue che il governo neofascista Meloni sta preparando per i lavoratori, i pensionati e le masse popolari e dei preparativi di guerra che avanzano anche in Italia.

Le principali misure fasciste del ddl 1660
In sintesi il cosiddetto “pacchetto sicurezza” del governo prevede, in materia di “lotta al terrorismo” e “sicurezza urbana”, la punibilità da 2 a 6 anni di carcere per la detenzione di pubblicazioni che “potrebbero servire” a preparare strumenti per commettere atti di terrorismo, introducendo con ciò un principio abnorme, potenzialmente estensibile ad ogni situazione, che “anticipa la tutela penale alla soglia del sospetto”, come ha denunciato il criminologo docente dell'università di Milano, Roberto Cornelli, nell'audizione davanti alle commissioni riunite della Camera. A cui si aggiunge il nuovo reato di “occupazione arbitraria di immobile destinata a domicilio altrui”, con pene fino a 7 anni e una procedura d'urgenza per lo sgombero, chiaramente diretto a colpire i movimenti per il diritto alla casa e applicabile anche alle famiglie morose per necessità. Nonché l'estensione del Daspo urbano ai trasporti pubblici (ferrovie, stazioni, aeroporti ecc.) per i soggetti con condanne, anche non definitive, nei 5 anni precedenti.
Particolarmente grave è l'articolo 11, che minaccia direttamente i diritti di sciopero e di manifestazione, anche se esercitati in forma di resistenza passiva usando il proprio corpo per bloccare il traffico stradale e ferroviario o l'uscita delle merci da una fabbrica e in tutti gli altri casi analoghi. Esso trasforma infatti il reato di blocco della circolazione da illecito amministrativo in penale, con reclusione fino ad un mese per il singolo manifestante e da 6 mesi a 2 anni se il reato è commesso da più persone. Inoltre, con un emendamento della Lega, la sanzione può arrivare fino a 25 anni di carcere, se il blocco riguarda “opere strategiche” come il ponte sullo Stretto o la Tav.
Sempre in nome della “sicurezza urbana”, per colpire le donne Rom, con un'apposita misura razzista viene resa facoltativa (e non più obbligatoria come previsto perfino dal codice fascista Rocco) la non detenzione in carcere, ma in strutture esterne, per le donne incinte e le madri di bimbi fino ad un anno di età (attualmente è fino a due anni di età).
C'è poi una serie di articoli finalizzati ad aumentare le tutele e l'impunità per gli agenti di polizia giudiziaria, pubblica sicurezza, carabinieri, guardie penitenziarie, finanzieri, polizia stradale e pubblici ufficiali in generale, attraverso drastici aggravamenti di pena (fino al triplo dei 7 anni attuali) in caso di violenza, resistenza o minaccia da parte di cittadini e di manifestanti in particolare. Un emendamento della Lega che è stato ritirato in commissione ma che sarà sicuramente riproposto in aula, chiedeva addirittura la non punibilità per gli agenti che sparano per sciogliere manifestazioni contro le grandi opere. I poliziotti saranno autorizzati a portare armi non di ordinanza anche al di fuori del servizio. E per il nuovo reato di “deturpamento e imbrattamento di cose altrui”, concepito per colpire le proteste ambientaliste, si rischieranno pene fino a 3 anni e 12.000 euro di Multa, se recidivi.
Con altri due articoli marcatamente fascisti e razzisti si introducono varie misure per assicurare un regime terroristico di “sicurezza” nelle carceri e nei centri di trattenimento per i migranti (Cpr, Cpa), luoghi tristemente tornati alle cronache questa estate per i suicidi e le rivolte contro le condizioni infernali che vi regnano. Per le carceri si aumenta di un terzo della pena l'aggravante del reato di “istigazione a disobbedire alle leggi” a mezzo scritti o comunicazioni ad altri detenuti (basta un biglietto), e si introduce il nuovo delitto di “rivolta all'interno di un istituto penitenziario”, anche in forma di resistenza passiva e non violenta, con pene da 2 a 8 anni e da 1 a 5 per la mera partecipazione. Questo nuovo reato è replicato anche per i centri per migranti irregolari, con pene da 1 a 6 anni (anche se resistenza passiva) e da 1 a 4 per la mera partecipazione.

L'opposizione aventiniana e il nascente movimento di lotta
Varato dal Consiglio dei ministri lo scorso novembre e presentato in parlamento a gennaio, il ddl 1660 ha avuto una decisa accelerazione a giugno e luglio nelle commissioni riunite, i cui lavori sono stati conclusi il 6 agosto con l'invio del provvedimento in aula dopo la pausa estiva. La sua approvazione finale è praticamente certa, data la schiacciante maggioranza che il governo neofascista detiene in parlamento, comprese le stampelle di Renzi e Calenda, e l'inconcludenza dell'opposizione aventiniana di PD, M5S e AVS, che si è concentrata solo nella presentazione di emendamenti per addolcire le misure più sfacciatamente liberticide e fasciste, rinunciando a metodi più forti come l'ostruzionismo e soprattutto senza allertare e mobilitare la sua base popolare per trasferire l'opposizione nelle piazze per respingere in blocco il provvedimento.
Addirittura essa ha cantato vittoria per essere riuscita a rinviare l'esame in aula a settembre, concedendo alla maggioranza come contropartita di poter ultimare tranquillamente l'esame in commissione prima delle ferie. Tutto lascia pensare perciò che questo atteggiamento passivo e capitolazionista dei partiti aventiniani continuerà anche in aula alla Camera, e che il governo avrà campo libero per imporre ulteriori emendamenti peggiorativi da blindare poi con il voto di fiducia al Senato per l'approvazione finale.
Contro questa prospettiva incombente si sta formando un movimento di opposizione da parte di associazioni e sindacati di base che ha portato alla stesura dell'appello “Fermiamo insieme il ddl 1660”, con l'obiettivo di costruire una serie di iniziative di mobilitazione per impedire che questo provvedimento fascista passi in parlamento, e se passasse contrastarne l'applicazione nelle piazze, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Tra queste iniziative in ponte c'è anche una manifestazione nazionale a Roma contro il governo Meloni prima dell'approvazione del ddl e uno sciopero nazionale da proclamare da parte dai sindacati di base interessati, che auspichiamo si riesca a trasformare in generale coinvolgendo i sindacati confederali, o almeno più organizzazioni di base degli stessi, soprattutto della Cgil.

Il PMLI e il fronte unito contro il governo Meloni
Anche il PMLI e il suo organo “Il Bolscevico” aderiscono all'appello, avendo denunciato più volte e fin dalla sua approvazione in Cdm lo scorso novembre, questo ddl liberticida e fascista giudicandolo inemendabile e da affossare con tutte le forze e tutti i metodi di lotta. Anche se non siamo d'accordo con alcune posizioni politiche contenute nell'appello - in particolare certe formulazioni ambigue che tendono ad attribuire esclusivamente all'imperialismo dell'Ovest e alla Nato la responsabilità della guerra in Ucraina, tacendo del tutto su quelle scatenanti dell'imperialismo neozarista russo invasore e sulla resistenza dell'invaso popolo ucraino - in un'ottica di fronte unito e nell'interesse delle masse popolari abbiamo aderito e daremo tutto il nostro contributo affinché questo movimento si sviluppi in lotta di massa per respingere e far fallire questa sporca operazione fascista del governo Meloni.
Allo stesso tempo ribadiamo tutta la necessità e l'urgenza che tale fronte unito cresca oltre questa singola eppur cruciale battaglia e si estenda alla lotta per buttare giù lo stesso governo neofascista Meloni, come fu fatto nel 1960 col suo predecessore governo fascista Tambroni, prima che riesca a realizzare altri e più gravi danni alle residue libertà democratico-borghesi e ai diritti dei lavoratori, dei giovani, delle donne e delle larghe masse popolari in generale. Come ha indicato il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi, in occasione del 47° Anniversario della fondazione del Partito avvenuta il 9 aprile 1977, il governo Meloni, “che rappresenta il ritorno di Mussolini nelle vesti femminili, democratiche e costituzionali, sta attuando esattamente la stessa politica interna ed estera di Mussolini e sta completando col premierato il 'Piano di rinascita democratica' della P2 di Gelli e di Silvio Berlusconi, senza incontrare alcun ostacolo concreto e risolutivo dall'imbelle 'sinistra' borghese. Va fermato. Dalla piazza ”.

4 settembre 2024