Sulla Relazione tenuta dal Segretario generale e Maestro del PMLI alla 7a Sessione plenaria del 5° CC del PMLI
“La Relazione di Scuderi è un ennesimo e valido contributo alla causa del socialismo”
La Relazione alla 7a sessione plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI da parte del Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, mi ha bene impressionato. Esito evidente di un robusto, ponderato ed esperto lavoro preparatorio, l’ho trovata ben strutturata, approfondita, esaustiva e aderente alla realtà politica, in ogni argomento trattato.
Vedo in essa anche un incoraggiamento al risveglio dell’emulazione socialista, nel senso che i compagni devono superarsi fra loro per bravura nella teoria, nella pratica, nello stile di lavoro, nello stile di vita.
Per questo ennesimo e valido contributo alla causa del socialismo, ringrazio il compagno Scuderi, instancabile “ottimista nella volontà e ottimista nella ragione”.
Internazionale
Sulla scena politica internazionale la contraddizione principale è tra gli imperialismi dell’Ovest da una parte e gli imperialismi dell’Est dall’altra, in lotta tra loro per espandere in altri Paesi la propria egemonia politica, economica, finanziaria, militare, con lo scopo ultimo di contendersi il dominio sul mondo e prevalere infine gli uni sugli altri. Essi carpiscono le ricchezze di quei Paesi con varie politiche e accordi ineguali, ne sfruttano e opprimono la popolazione, o li aggrediscono con la guerra e pertanto entrano in contraddizione con i loro interessi nazionali.
In questo scenario, ogni sommovimento sociale, ogni forza politica organizzata, ogni ordinamento istituzionale, senza distinzione politica o religiosa che organizza e mobilita il popolo contro gli imperialismi dell’Ovest o dell’Est per la libertà e l’autodeterminazione e si oppone politicamente o militarmente all’oppressione o all’aggressione armata, agisce obiettivamente in contrasto con la loro espansione e influenza politica, economica, finanziaria, militare.
Il PMLI deve continuare a sostenere tutte le lotte di liberazione contro gli Imperialismi, incoraggiarne l’aumento del numero nel mondo, perché l’evolversi delle lotte a favore dei popoli può indebolirli e, nei rispettivi ambiti nazionali, può conseguirne un indebolimento dei capitalismi monopolistico-finanziari, che sono origine e ragione di vita degli imperialismi.
All’interno dei Paesi imperialisti, le conseguenze economiche e politiche negative per la borghesia verrebbero scaricate sul proletariato e sulle masse popolari, acuendo ancor più la contraddizione capitale/lavoro e creando condizioni più favorevoli per la lotta di classe e la rivoluzione socialista.
Indebolire gli imperialismi dell’Ovest e dell’Est significa sconfiggerne l’espansionismo territoriale, economico, finanziario, militare in tutti i Paesi del mondo con l’accendersi di lotte vittoriose di liberazione nazionale e di rivoluzioni vittoriose per il socialismo, e aiutare il processo della rivoluzione socialista ad avanzare all’interno dei Paesi imperialisti.
Indebolire l’imperialismo dell’Ovest significa anche praticare una politica per l’uscita dell’Italia dalla Nato ,dalla Unione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale, dal G7, dal G20, da altri consessi e accordi di carattere imperialista, dalle spese per la proliferazione di armi convenzionali e atomiche.
Indebolire l’imperialismo dell’Est significa anche praticare una politica per l’uscita da simili consessi e accordi dei Paesi che ne fanno parte.
In sostanza l’imperialismo dell’Ovest e l’imperialismo dell’Est vanno combattuti entrambi, non essendoci prospettiva politica di liberazione per chi si appoggia ora sull’uno, ora sull’altro.
Palestina
L’istituzione dello Stato di Israele segue alla decisione dell’ONU di assegnare parte della Palestina agli ebrei residenti nella regione e ai reduci dalla diaspora. Gli esordi si caratterizzano per acquisti di terreni palestinesi a prezzi strozzati, di annessioni ed espropriazioni con la forza dell’Esercito, per l’espulsione di palestinesi nei Paesi arabi confinanti: si delinea l’imperialismo israeliano come fortino in Medio-Oriente dell’imperialismo americano, oggi dell’imperialismo dell’Ovest, caratterizzandosi per combinare l’espansionismo territoriale e l’aggressione militare.
L’annessione di terre palestinesi cresce continuamente per fare posto ai reduci dalla diaspora da ogni parte del mondo e anche, dopo la caduta del muro di Berlino, dai Paesi dell’Europa dell’est: l’occupazione della Cisgiordania si consolida con la crescita demografica ed economica degli israeliani, si insediano nuovi Kibbutz, si devia il corso del fiume Giordano per scopi idrici, si costruiscono nuove città, infrastrutture, impianti produttivi e militari. I governi offrono ai nuovi coloni case, servizi, agevolazioni fiscali, le risorse naturali della regione sono monopolizzate, i lavoratori transfrontalieri palestinesi sono sfruttati dai capitalisti israeliani.
Le Intifade e le proteste di piazza costano molto care ai palestinesi: distruzione di abitazioni da parte dell’esercito israeliano ,migliaia i patrioti uccisi e incarcerati, gli sfollati nei campi profughi bombardati con la scusa di dare la caccia ai terroristi, le intimidazioni dei coloni armati ed un regime di controllo al limite dell’apartheid.
Con gli ultraortodossi religiosi sionisti nel governo, accelera la pesantezza della repressione: l’espansionismo e il fanatismo militare del governo Netanyahu di unità nazionale, impregnato di nazisionismo, ne svelano l’obiettivo strategico, non solo estirpare Hamas ma anche il genocidio del popolo palestinese.
Le forze politiche palestinesi, in differenti periodi e misure, hanno avuto il sostegno popolare. Hamas ,movimento islamista sunnita, ha vinto elezioni politiche in Cisgiordania e in particolare dal 2006 ,con un suffragio elettorale del 60%, governa la striscia di Gaza sulla base di un programma economico-sociale improntato al potenziamento dello “Stato sociale”, con l’apertura di scuole, ospedali ed il sostegno finanziario alle vedove e ai figli dei combattenti per la liberazione. L’embargo imposto alla striscia di Gaza dai governi nazisionisti, ne ha fatto sprofondare l’economia impedendo la realizzazione di quel programma.
Il movimento politico Hamas ha osato attaccare militarmente Israele secondo obiettivi e modalità ritenute congrue e proporzionate al tipo e livello della propria organizzazione politica e militare.
I marxisti-leninisti non possono accodarsi, e devono criticare chi lo fa, alla canea propagandistica politica e mediatica di tutti gli schieramenti, che definisce terrorista il movimento politico Hamas, dopo che per oltre 70 anni hanno assistito alle numerose carneficine di palestinesi inermi, persino sotto la protezione internazionale nei campi profughi, alle distruzioni materiali che ancora gridano vendetta perpetrate dai criminali imperialisti israeliani, per tenere sottomesso e umiliato il popolo palestinese. Del resto la Bibbia chiama gli ebrei “il popolo eletto” da Dio, cioè preferito a tutti gli altri e la Palestina “la terra promessa” a loro, quindi...
I marxisti-leninisti di Mao sanno che ogni mezzo pacifico o militare può essere utile per le liberazioni nazionali, compreso il terrorismo se necessario, a condizione che abbia il sostegno popolare e si integri con le altre forme di lotta (Partito guida, coalizioni tattiche, esercito popolare, mobilitazioni di massa,ecc.): non dimentichiamo Roma, via Rasella, anni ’40, Algeri anni ’50, Saigon anni ’70.
Il PMLI sostiene correttamente la lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese contro l’espansionismo nazisionista di Israele appoggiato dall’imperialismo dell’Ovest, chiunque ne sia alla guida oggi o in futuro.
Prendiamo iniziative per boicottare l’acquisto di merci israeliane e le loro operazioni di scarico nei porti, stazioni ed aeroporti italiani.
Ucraina
All’imperialismo dei Paesi capitalisti monopolisti occidentali si contrappone un altro imperialismo, dovuto alle restaurazioni capitaliste monopoliste nell’ex Unione Sovietica e nell’ex Repubblica Popolare Cinese, l’imperialismo dell’Est. Anche questo imperialismo entra in contraddizione con i popoli di quei Paesi sui quali estende la propria egemonia politica, economica, finanziaria, militare, perché li opprime, li sfrutta, li aggredisce.
Ill PMLI combatte entrambi gli imperialismi svelandone gli scopi di rapina reazionari all’autodeterminazione dei popoli, denunciando gli accordi ineguali, le manovre golpiste, le alleanze politiche e militari di proliferazione degli armamenti convenzionali e atomici. Allo stesso tempo fa propaganda, partecipa alle manifestazioni per sostenere le lotte di liberazione dei popoli da entrambi gli imperialismi, finalizzate al loro indebolimento.
La inammissibile, barbarica, sanguinosa aggressione allo Stato sovrano di Ucraina da parte della neonazizarisciovinista Federazione russa imperialista, ha aperto una contraddizione con il popolo ucraino, che difende la propria sovranità e indipendenza. E’ chiaro il piano della Federazione russa di appropriarsi, in tutto o in parte, del territorio e delle ricchezze dell’Ucraina (della cui autodeterminazione furono artefici Lenin e Stalin), per opprimere e sfruttare la popolazione, della quale non riconosce la nazionalità diversa da quella russa, servendosi alla bisogna di un governo fantoccio.
Nella contraddizione tra la Federazione russa (che è parte dell’imperialismo dell’Est) e l’Ucraina, il PMLI è schierato, in armonia con i principi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, a fianco della Resistenza del popolo ucraino in armi, quindi è nemico dell’imperialismo dell’Est che opprime i popoli, tanto quanto lo è dell’imperialismo dell’Ovest.
Con la politica dell’Ucraina e del governo Zelenskj, il PMLI non ha punti in comune: loro sono per il capitalismo, noi per il socialismo, loro sono per la dittatura della borghesia, noi per la dittatura del proletariato, loro sono per entrare nella UE e nella NATO imperialisti, noi vogliamo uscirne, ma abbiamo una convergenza politica temporanea sulla base di un obiettivo comune: l’opposizione armata contro l’espansione in Ucraina dell’egemonia politica, economica, finanziaria, militare della Federazione russa. Diciamo quindi che la contraddizione principale è tra il popolo ucraino e la Federazione russa, la contraddizione secondaria è tra il PMLI e la borghesia al governo in Ucraina.
Una preziosa lezione viene dalla rivoluzione socialista in Cina, dove il Partito Comunista Cinese (fuori legge) e il Kuomintang, partito della borghesia al potere, erano nemici mortali :gli arresti e le uccisioni dei militanti del PCC lo ridimensionarono e indebolirono. L’invasione imperialista giapponese colse il governo incerto ed esitante, il Partito Comunista dichiarò propagandisticamente guerra al Giappone. Mao studiò la condizione e la natura della borghesia nazionale cinese, considerandola in posizione colonizzata rispetto all’imperialismo giapponese e data la divergenza di interessi, sensibile ad accettare una politica antimperialista. Mao aveva capito che la contraddizione principale era tra il popolo e l’imperialismo giapponese, quella tra proletariato-contadini e borghesia era temporaneamente secondaria. L’unità d’azione tra proletariato, contadini e borghesia nazionale condusse alla sconfitta l’imperialismo giapponese e alla vittoria la lotta di liberazione nazionale.
Il Presidente Mao usò l’antica espressione “il nemico del mio nemico è mio amico”, sapendo che in politica come in guerra, può essere necessario allearsi con un nemico per sconfiggere un nemico comune, per far progredire il processo rivoluzionario.
I neonazizarisciovinisti di Mosca sproloquiano di bombe nucleari, ma gli ucraini bombardano lo stesso e addirittura fanno profonde incursioni nelle loro retrovie militari. Il ciminale di guerra Putin fa radere al suolo le città, i villaggi, le infrastrutture dell’Ucraina, ma la Marina militare, distruggendo il 30% della flotta del Mar Nero, ha costretto la Marina militare della Federazione russa ad abbandonare la sua base in Crimea.
Mao disse “la bomba atomica è una tigre di carta”
, avrà ragione anche questa volta.
Governo Meloni
Il governo e la maggioranza parlamentare neofascisti sono più arroganti e minacciosi contro ogni critica e antagonismo. Aumentano le dichiarazioni bugiarde, fuorvianti, sprezzanti, spudorate, autocelebrative della presidente del Consiglio, dei ministri e viceministri,dei parlamentari di maggioranza, dei presidenti e membri di maggioranza nelle Commissioni parlamentari, di esponenti dei partiti di governo a tutti i livelli, riguardo alle condizioni dell’Italia e ai provvedimenti adottati in suo danno.
La loro ignoranza e incompetenza è pari al putridume politico di provenienza. La destra borghese è sempre stata sfacciatamente e impunemente nostalgico-fascista: rianimata dall’amnistia del rinnegato Palmiro Togliatti, segretario del PCI revisionista e ministro di Grazia e Giustizia nel 1946, che la preservò da epurazioni nella Pubblica Amministrazione, tenuta come forza politica di riserva dalla Democrazia Cristiana, in seguito sdoganata fra i partiti dell’arco costituzionale, con la complicità degli inetti, falsi socialisti e comunisti, nipotini del revisionismo, la destra borghese inizia, col primo governo Berlusconi, a mettere in atto la mutazione neofascista propria e dell’Italia. L’antiquato fascismo mussoliniano e il fascismo “per bene e in doppiopetto” di Almirante (ma ben assistito da squadristi provocatori e stragisti), si ammantano delle nuove vesti politiche aggiornate dal Piano della loggia segreta massonica “Propaganda 2” di Licio Gelli e Silvio Berlusconi.
Il governo Meloni ha messo in moto l’esecuzione di un processo autoritario per trasformare la Repubblica borghese in un regime fascista, di tipo nuovo, occultato da forme e contenuti spacciati come adeguati alla modernità dei tempi, ma sotto sotto sempre al servizio dell’ideologia borghese, capitalista, imperialista. L’insipienza e l’inadeguatezza, espositive e contenutistiche, proprie dell’opposizione parlamentare nel contrastare (?) il governo sono palesi e aggravate dalla testarda negazione del carattere neofascista del governo Meloni e della trasformazione dell’Italia.
Nei partiti della “sinistra” borghese, nei sindacati confederali, difettano capacità e volontà politiche per buttare giù il governo Meloni con una dura lotta di piazza, perché l’opposizione borghese è subordinata al governo e al sistema politico-costituzionale della Repubblica: essi aspettano le liturgiche tornate elettorali per raggranellare qualche voto e preferenza in più della destra borghese, sufficienti per governare, ma senza avere una riga nel programma politico che manifesti la minima intenzione di scalfire il sistema borghese, capitalista, monopolista, imperialista e di cancellare la destra borghese neonazifascista dalla scena politica italiana: per questo non vogliono partecipare al Fronte Unito antifascista.
Come in politica estera il PMLI combatte l’imperialismo dell’Ovest senza appoggiarsi a quello dell’Est e viceversa, così in politica interna il PMLI combatte la destra borghese senza appoggiarsi sulla “sinistra” borghese.
Di fronte all’immobilismo dell’opposizione parlamentare, della “sinistra” borghese, e alla differita e parziale tempistica protestataria dei sindacati confederali, occorre dare sfogo e obiettivi politici immediati alla combattività degli Organismi di base, dei Comitati, delle Associazioni, dei proletari, degli antimperialisti, degli anticapitalisti, degli antifascisti, dei giovani antiautoritari, degli scioperanti e manifestanti, degli insoddisfatti dall’opposizione parlamentare che hanno risvegliato la lotta e “che sono sempre più insofferenti verso questo governo e scendono ben volentieri in piazza per combatterlo” (dalla citata Relazione del Segretario generale alla Sessione).
Occorre che il PMLI adotti la politica “camminare su entrambe le gambe, continuando nella persuasione e promuovendo la mobilitazione”.
Continuare nella persuasione vuol dire fare delle posizioni politiche del Partito argomento di confronto nei quartieri, nei luoghi di istruzione, nei luoghi di lavoro per costituire le istituzioni rappresentative dirette delle masse popolari.
Promuovere la mobilitazione vuol dire organizzare assemblee, comitati popolari, manifestazioni di piazza con la parola d’ordine “Buttiamo giù il governo Meloni”.
Sarà una ulteriore fase per radicare il Partito nel proletariato e conquistare la fiducia delle masse popolari, essere il loro combattivo riferimento politico non a parole, oggi con la dura lotta di piazza per la caduta del governo Meloni, domani con la rivoluzione socialista.
Antonio - Sassari
4 settembre 2024