1944 - 10 agosto - 2024
Commemorazione dell’80° Anniversario dell’eccidio nazifascista di piazzale Loreto a Milano
Partecipazione militante del PMLI che invita all’unità di lotta contro il governo neofascista Meloni ispirandosi allo spirito antifascista dei Quindici Martiri
Dal corrispondente della Cellula “Mao” di Milano del PMLI
Il 10 agosto 1944 quindici antifascisti e partigiani, in maggioranza operai, imprigionati dai fascisti furono prelevati dal carcere di San Vittore di Milano dalle SS tedesche comandate da Theodor Saevecke (divenuto in seguito agente della CIA e vicedirettore dei servizi di sicurezza del ministero degli Interni della Germania Federale), e su ordine del responsabile delle SS per l’Italia nord-occidentale Walter Rauff (colui che inventò le camere a gas mobili montate sui camion, responsabile della morte di 150.000 civili in Polonia e in URSS; nel dopoguerra grazie ai “buoni uffici” del Vaticano e della CIA fuggì in Cile dove lavorò come consulente della DINA, la famigerata polizia segreta di Pinochet). Fu detto loro che sarebbero stati condotti a Bergamo per essere poi inviati ai lavori forzati in Germania nell’Organizzazione Todt. Invece furono portati a Piazzale Loreto e lì fucilati da un plotone di repubblichini della legione “Ettore Muti”.
Tutto ciò venne giustificato come rappresaglia per un attentato (mai rivendicato) falsamente attribuito ai GAP contro un camion militare tedesco nei pressi dell’albergo Titanus dove alloggiava la Wermacht e che non vide perire alcun soldato tedesco.
La cosa più vergognosa fu che non solo i corpi dei Martiri vennero lasciati per un giorno sul selciato della piazza con un cartello con scritto “Questi sono i GAP: assassini”, ma che i parenti delle vittime non potettero avvicinarsi alla piazza dove intanto le guardie repubblichine ridevano, scalciavano e sputavano sui corpi, mentre alcuni soldati nazisti assistevano compiaciuti.
Per l’80° Anniversario del sacrificio dei Quindici fucilati in piazzale Loreto, come ogni 10 agosto, si è svolta la celebrazione ufficiale organizzata dall’ANPI alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni borghesi locali.
Oltre alle bandiere dell’ANPI, prevalevano le bandiere rosse, tra le quali quelle di PMLI, PCI e PRC. Presente anche un banchino dell’ANPI per la raccolta delle firme per indire il referendum contro l’autonomia regionale differenziata.
Dopo la deposizione delle corone davanti al Monumento ai Martiri - dei quali sono stati portati in piazza anche i loro ritratti riprodotti su cartelli - è stata scoperta una targa che intitola a questi ultimi il Largo che incrocia Piazzale Loreto con Viale Andrea Doria.
La commemorazione è stata aperta dall’introduzione di Primo Minelli, presidente dell'ANPI milanese, che ha rilevato, riferendosi implicitamente al principale partito neofascista di governo, che “ancora oggi gli eredi di chi commise queste tragedie non hanno il coraggio e la volontà politica di rinnegare quel passato spegnendo quella fiamma (tricolore) che arde sulla tomba di Mussolini”. Minelli ha ribadito che “ricordare oggi questi Martiri significa far vivere i valori politici e morali su cui si basavano le loro convinzioni e le loro scelte di partecipazione alla lotta partigiana” e contrastare i rigurgiti fascisti come “inneggiare alla X Mas o al famoso motto ‘me ne frego… Molti pensano che quel passato non tornerà e invece assistiamo ad un attacco senza precedenti ai sistemi democratici (borghesi, ndr)” ha perciò concluso Minelli, affermando che “dobbiamo vigilare a sostegno dei valori della Resistenza antifascista perché sono valori tuttora necessari”, rivendicando però come via maestra l’attuazione di una Costituzione del ‘48 che ormai, de jure e de facto, non esiste più.
Anna Scavuzzo, vicesindaco di Milano, ha incentrato il suo discorso retorico su un antifascismo a parole che ha evitato qualsiasi critica o riferimento al governo neofascista in carica, focalizzando esclusivamente sulla memoria del passato che la giunta del PD Sala ha inteso onorare semplicemente con una dedica toponomastica ai Martiri che intitola loro il Largo dove sorge il Monumento in memoria. Ma è proprio in quello stesso Piazzale Loreto che l’amministrazione comunale di Beppe Sala disattende i prevalenti ideali della Resistenza antifascista italiana - che volevano gli spazi pubblici urbani messi al servizio delle masse popolari della città - con un mostruoso progetto di privatizzazione della piazza che prevede la realizzazione dell’ennesimo mega centro commerciale che andrà ad aggravare il contesto socio-economico dei multietnici quartieri circostanti, investiti in pieno dal processo espulsivo degli abitanti poveri e non abbienti, siano essi italiani o immigrati.
È poi intervenuto il salviniano Massimo Sertori, assessore agli enti locali della giunta regionale del fascioleghista Fontana, che durante il suo discorso ha parlato di “15 uomini fucilati dalle forze di occupazione” omettendo deliberatamente di ricordare che a commettere l’eccidio furono i militi fascisti della RSI nella quale fu capomanipolo e gerarca quel Giorgio Almirante che firmò la pena di morte per i giovani che non avessero risposto alla chiamata alle armi nell’esercito repubblichino (ossia tutti i partigiani) e che nel dopoguerra fondò e guidò l’MSI al quale la ducessa Meloni fa risalire apertamente la sua eredità politica.
Un accenno di critica ai neofascisti al governo l’ha fatta Paolo Festa, consigliere delegato della Città Metropolitana di Milano, quando nel suo discorso ha stigmatizzato chi oggi “anche con responsabilità istituzionali, si sente aggredito dalle parole di chi è antifascista” o che “afferma che il fascismo ebbe alcuni meriti” e “commise i soli errori delle leggi razziali e dell’entrata in guerra”. Nessuna denuncia però dell’attuale operato e delle “riforme” istituzionali di chi oggi al governo vuole fregiarsi di quegli stessi “meriti” che riconosce al fascismo mussoliniano.
Nel suo intervento Sergio Fogagnolo, figlio del Martire Umberto, ha esordito con una polemica pretestuosa e antistorica affermando che per anni “una narrativa classista” della Resistenza avrebbe “premiato” la partecipazione operaia e “relegato in secondo piano” le componenti cattolica, azionista, socialista e liberale. Fogagnolo lamenta che a suo padre (azionista) e a Salvatore Principato (socialista) sarebbe stato riconosciuto un ruolo “molto circoscritto”, mentre Vittorio Gasparini (cattolico) sarebbe stato addirittura “quasi ignorato”. Oltre ai Martiri citati Fogagnolo cita il liberale apartitico Alfredo Pizzoni (che svolse l’importante ruolo di ottenere finanziamenti per il CLNAI del quale fu non solo il tesoriere ma anche il presidente fino a quando verrà giustamente estromesso da quel ruolo politico, con voto unanime, perché non rappresentativo dell’orientamento progressista emerso come maggioritario nel movimento resistenziale durante l’insurrezione antifascista del 25 Aprile 1945) che nella sua pretesa “narrazione classista” sarebbe stato “un grande assente”. In realtà nessuno di loro è stato mai dimenticato o ridimensionato dalla storiografia antifascista ma in essa hanno solo preso il loro meritato e onorevole posto di fronte al preponderante ruolo che ebbe la componente operaia e comunista nella Resistenza che ha rappresentato oltre la metà dell’intero movimento di lotta e che per questo ha anche pagato il maggior tributo di sangue; ad essere viziato da pregiudizio “classista” borghese, è invece proprio il negare o sminuire questa indelebile verità storica!
Fogagnolo ha poi denunciato il famigerato accordo segreto Höfler-Zoppi (tra il governo italiano di De Gasperi e quello della RFT di Adenauer, entrambi democristiani e atlantisti) per la liberazione dei criminali di guerra tedeschi condannati in Italia con sentenza definitiva; nel giro di pochi mesi, i criminali furono graziati e rimpatriati nella Germania Ovest. Forte è stata anche la denuncia del caso Massimo Tringali, procuratore capo del tribunale militare di Roma, che, previ accordi con l’ambasciatore tedesco nell’ottobre del ’59, occultò - in un armadio con le ante a muro detto “della vergogna” - ben 695 fascicoli di indagini sulle stragi nazifasciste in Italia garantendo l’impunità ai loro autori tedeschi e italiani. Sull’eccidio di Piazzale Loreto “noi familiari dovemmo aspettare fino al dicembre 1997 - ha concluso Fogagnolo - per poter portare in tribunale il criminale di guerra Theodor Saevecke, ormai unico ancora in vita, dei 18 responsabili, tra nazisti e fascisti”.
Militanti della Cellula “Mao Zedong” di Milano del PMLI erano presenti sotto le bandiere del Partito e hanno diffuso con successo un volantino dal titolo “Con lo stesso spirito antifascista dei Quindici Martiri, uniamoci e lottiamo contro il governo neofascista Meloni” che riportava un QRCode collegato a un Documento del Comitato lombardo del PMLI che, dopo aver brevemente riassunto le molte nefandezze del governo della ducessa Meloni e denunciato il suo nero disegno che intende completare l’opera di 30 anni di fascistizzazione dello Stato borghese (con la dittatura presidenzialista del premierato e con l’autonomia differenziata regionale che fa letteralmente a pezzi l’unità nazionale, attuando i piani piduisti di Gelli, Craxi e Berlusconi), ha ribadito la rivendicazione di applicare le leggi vigenti per lo scioglimento immediato di tutti i gruppi e organizzazioni neofasciste e neonaziste e la chiusura di tutti i loro covi, e ha infine rilanciato l’appello del PMLI per costruire un largo fronte unito antifascista per abbattere con la mobilitazione di piazza il nero governo Meloni.
Il volantino è stato ben accolto, richiesto e apprezzato dai presenti sia alla commemorazione mattutina che all’iniziativa serale organizzata dall’ANPI, dal titolo “Quindici vite per la libertà”, svoltasi nello stesso luogo e dove il PMLI era presente con le sue bandiere: sono state recitate le lettere dal carcere dei Quindici Martiri intervallate da canzoni e musiche antifasciste intonate da Renato Franchi e suonate dalla “Orchestrina del suonatore Jones” che hanno concluso la manifestazione coinvolgendo i presenti al canto di “Bella Ciao”.
Il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, ha inviato un messaggio di ringraziamenti ai compagni milanesi nel quale si legge: “Siete esemplari. Avete reso un importante servizio a tutto il Partito. Complimenti per il volantinaggio e il volantino. Viva la Cellula 'Mao' si Milano e i suoi valorosi membri!”.
4 settembre 2024