A seguito della tragedia alla Vela di Scampia costata 3 morti e 11 feriti
In migliaia in piazza a Napoli contro il “piano-fondi” voluto da Manfredi
L'ultima parola spetta ai Comitati e alle masse popolari. La Cellula “Vesuvio Rosso” del PMLI diffonde un volantino

Redazione di Napoli
Una settimana di fuoco non solo climatica quella che si è abbattuta nell’area Nord di Napoli dopo il crollo, martedì 23 luglio, di un ballatoio della Vela Celeste che ha coinvolto decine di abitanti del quartiere Scampia di cui tre sono morti (Roberto Abbruzzo, Margherita Della Ragione, Patrizia Della Ragione) e 11 sono ancora in ospedale in gravi o pessime condizioni di salute ma almeno fuori pericolo.
Nell’immediato le masse popolari, in prima fila gli sfollati (circa mille), hanno occupato la facoltà di Medicina dell’Università di Napoli “Federico II”, nonostante la provocatoria dichiarazione del rettore antistudentesco e filo-sionista, Matteo Lorito, che si è detto sì vicino agli sfollati, “ma entro il 15 agosto dovranno andare via perché a settembre devono riprendere le attività universitarie”.
La dinamica dell’episodio - lo ricordiamo - è stata assurda quanto terribilmente semplice: alcune famiglie si erano riversate sui ballatoi precari per sfuggire al caldo torrido; la struttura non ha retto al peso con un volo di diversi metri dei 15 coinvolti. Secondo alcuni testimoni, il crollo del ballatoio a Scampia sarebbe avvenuto mentre era in corso un litigio, per futili motivi, tra due nuclei familiari. Sta di fatto che la Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta sulle cause del crollo, iscrivendo come possibili reati ipotizzati l’omicidio e il disastro colposo.
Una prima risposta alla strage del 23 luglio le masse popolari di Scampia la davano giovedì 25 con una partecipata fiaccolata che ha attraversato il quartiere. Un corteo compatto che si apriva con lo striscione “il nostro sangue le nostre vite: resistete!” e che veniva spezzato dal grido nell’aria dei manifestanti dei nomi delle tre vittime, tra il pianto e lo sconcerto generale. In migliaia partivano dalla facoltà di Scienze infermieristiche dell’Università “Federico II”, ancora occupata per protesta dai senza casa, raggiungendo poco dopo la Vela Celeste.
Veniva annunciata l’importante manifestazione del 30 luglio organizzata dal “Comitato Vele Scampia” dove al popolo del quartiere abbandonato dalle istituzioni borghesi in camicia nera si aggiungevano i disoccupati “Cantiere 167” dell’area Nord di Napoli cui si affiancavano quelli del “Movimento 7 Novembre”. Appuntamento a piazza Dante per attraversare il centro e giungere a piazza Municipio per incontrare la giunta Manfredi. “Cosa vuole Scampia? Tutto!”, gridavano a squarciagola i partecipanti ben organizzati dal Comitato Vele Scampia, molto critico con il piatto di lenticchie proposto da Manfredi e compagnia, ossia un finanziamento di circa un milione di euro a fronte della possibilità di avere una casa popolare sicura e con fitti popolari.
Da notare che né i trotzkisti de “il manifesto” né “il fatto quotidiano” o “Domani” davano notizia del corteo e delle proteste contro la giunta Manfredi coprendo di fatto le responsabilità politiche dell’amministrazione PD-M5S.
Presenti compagni della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI che distribuivano centinaia di volantini con il nostro comunicato stampa (pubblicato a parte). I manifestanti non solo ci accoglievano con sorrisi e abbracci ma approvavano il documento e ci invitavano ad unirci al corteo. I compagni seguivano tutta la manifestazione, parlando soprattutto con gli organizzatori della situazione di Scampia.
Il “Comitato Vele Scampia” veniva ricevuto in delegazione dalla giunta Manfredi con Palazzo S. Giacomo barricato dalle “forze dell’ordine” in assetto antisommossa. Il Comitato ha ribadito ciò che appare nel comunicato stampa di convocazione della manifestazione e cioè che “l’autogestione degli abitanti delle Vele ha potuto far fronte ai bisogni delle famiglie che stanno dormendo all’università esclusivamente grazie al sostegno dei cittadini e degli artisti, a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti”. Si è sottolineato in maniera fortemente critica che “in questa enorme tragedia, in cui hanno perso la vita tre persone e in cui ci sono feriti che dovranno ricevere cure ed assistenze probabilmente a vita, ci chiediamo com'è possibile che le istituzioni non siano riuscite, a distanza di sei giorni, ad organizzare una macchina istituzionale e ad attivare da subito un piano emergenziale adeguato alla situazione”. Inoltre, “neppure l’acqua e i pasti sono stati distribuiti in maniera adeguata alle esigenze della nostra gente” e pertanto il Comitato non ritiene di aderire alla delibera che vuole stanziare un fondo da destinare alle famiglie sfollate, senza sapere dove un giorno potranno andare a riabitare: “non capiamo concretamente come questo stanziamento possa rappresentare una soluzione immediata e realistica per le famiglie rimaste senza casa”.
Noi marxisti-leninisti ci uniamo con forza alle giuste rivendicazioni espresse dal “Comitato Vele Scampia” e dalle masse popolari, siamo vicino ai circa mille sfollati che hanno dovuto crearsi da sé delle alternative senza che la giunta Manfredi avesse un piano alternativo che provvedesse in tutta sicurezza per i senza casa. La realtà è che questo esecutivo antipopolare non sa cosa fare con la popolazione di Scampia perché manca clamorosamente un piano casa che possa far fronte nell’immediato a questa situazione gravissima, al di là dei soliti palliativi irricevibili e inconcludenti.
Inoltre, non si può proporre meccanicamente e senza ascoltare Comitati territoriali e masse popolari la solita panacea buona per qualsiasi male di città: l’ultima parola spetta in maniera vincolante sempre e solo alle masse e ai loro rappresentanti dal basso.

4 settembre 2024