Intervento di Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna
“Le radici dell'attentato di Bologna oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo”.
Meloni, punta sul vivo, si risente e Mollicone (FdI) si scaglia contro un presunto “teorema politico contro la destra”
La realtà è che i neofascisti vogliono riscrivere la storia antifascista dell'Italia

Dopo 44 anni la Strage di Bologna continua a infiammare i cuori e la lotta politica, il 2 agosto scorso dal palco della stazione di Bologna il presidente dell'associazione che riunisce i familiari degli 85 morti e i 200 feriti, Paolo Bolognesi, chiama più volte in causa la Meloni e il suo esecutivo: per il mancato riconoscimento della matrice fascista dell'attentato, perché le radici neofasciste di quell'attentato oggi sono rappresentate dal governo neofascista in carica, per le controriforme della giustizia ispirate alla P2 in atto.
"Nessun paese in Europa ha visto una strage provocata dal terrorismo interno di questa portata. Le radici di quell'attentato, come stanno confermando anche le ultime due sentenze d'appello nei processi di Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, affondano nella storia del post-fascismo italiano, in quelle organizzazioni come il Movimento Sociale Italiano negli anni Cinquanta, come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo". "I risultati del processo d'appello di Alberto Cavallini accusato di essere il quarto esecutore materiale del massacro del 2 agosto - ha continuato Bolognesi-confermano l'esistenza di una fitta rete di collusioni tra estrema destra, loggia massonica P2 e servizi segreti, con coperture ad altissimi livelli, che hanno fatto sì che attendessimo oltre 40 anni per processare i mandanti della strage e non solo. Nel manifesto di quest'anno abbiamo scritto: "Sappiamo la verità e abbiamo le prove". È bene chiarire una volta per tutte che la strage è stata ideata e finanziata dai vertici della loggia massonica P2". "La sua esecuzione - ha detto - è stata rafforzata e supportata dai vertici dei servizi segreti italiani ed è stata eseguita da terroristi fascisti. La sentenza d'appello del processo ai mandanti, che vede come imputato principale Paolo Bellini, appartenente ad Avanguardia Nazionale, ha certificato questa impostazione. Sono emerse le prove dei rapporti tra servizi segreti e NAR, in particolare Cavallini e Fioravanti, e si mette in luce come sia i servizi segreti, sia il capo della loggia massonica P2, Licio Gelli, sapessero quanto stava per accadere ed erano coinvolti direttamente nella pianificazione della strage".
Parole che hanno spinto la Meloni ad attaccare Bolognesi: "profondamente e personalmente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al governo. Sostenere che le 'radici di quell'attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo', o che la riforma della giustizia varata da questo governo sia ispirata dai progetti della loggia massonica P2, è molto grave" ha dichiarato la premier subito dopo l'intervento di Bolognesi, che però incalza e risponde alla Meloni: "Meloni la finisca di fare la vittima. Non è una vittima, ma una che prende in giro le vittime". “Invito Meloni a leggere il piano di rinascita democratica”, e sulla destra eversiva “a pieno titolo” in quella di governo: “Ha sempre detto che l’MSI è il suo partito di formazione, si legga allora la sentenza Bellini, che ha detto di aver lavorato per Almirante e ne ha fatte di cotte e di crude”. Almirante, la matrice politica di FdI, come ha spiegato a "il Domani" lo storico Davide Conti, autore di “Fascisti contro la democrazia”, saggio sul MSI dal 1944 al 1974, “durante il processo Bellini ha dichiarato di essersi infiltrato in Avanguardia Nazionale a partire dal 1972 su richiesta di Almirante. Nessuno lo ha smentito. Questo evidenzia un rapporto diretto tra Bellini e i vertici Msi. Prima e dopo la strage. Oggi la giustizia indica Bellini come esecutore materiale dell’attentato. È questo il ragionamento filologico che Bolognesi segue. Senza dimenticare che tra i mandanti/depistatori la magistratura ha individuato un senatore del Msi, Mario Tedeschi”.
La polemica è durata giorni con gli uomini della premier pronti a fare quadrato, Federico Mollicone (FdI) annuncia un’interrogazione sui “molti interrogativi” inevasi dalle sentenze sulla strage, riesumando le “piste” - come quella palestinese - già stracciate dalle inchieste e parla di un presunto "teorema politico contro la destra" sulla Strage e cerca di allontanare la figura di Bellini dal suo passato neofascista, quando in realtà Paolo Bellini è ritenuto uno degli esecutori della strage insieme a Ciavardini, Mambro, Fioravanti e Cavallini, addirittura fu anche grazie a tre senatori del MSI che riuscì a sottrarsi alla cattura.
C'è poi la vicenda di Marcello De Angelis, fedelissimo del governatore del Lazio Francesco Rocca prima alla Croce Rossa e poi alla Regione Lazio, con una condanna definitiva per banda armata alle spalle, è il primo volto della destra istituzionale che viene in mente se il nome della premier torna a legarsi ai fatti di Bologna. De Angelis è il cognato di Luigi Ciavardini, l'ex terrorista nero condannato proprio per l’attentato del 1980. Rocca, un anno fa, tollerò le tesi negazioniste su Bologna postate sui social dal braccio destro. Lo stesso Rocca è tornato sulla questione con un post di ricordo della strage, senza mai menzionare la parola “fascismo”. Quella del 1980 per il presidente del Lazio fu una strage “terrorista”.
C'è poi il caso di Chiara Colosimo che oggi guida la commissione Antimafia e, al pari dell’ex portavoce del ministro della Sovranità alimentare - e marito di Arianna Meloni - Francesco Lollobrigida, può dire di conoscere bene Ciavardini. Per Colosimo, perché di album si sta trattando, è stata una foto a parlare. Ecco la deputata con l’ex Nar, sorridente. Uno scatto liquidato così in un’intervista alla Stampa: “In effetti non è una posa istituzionale. Io quella foto non ce l’ho, forse l’hanno fatta dopo una sfilata di un’associazione che fa abiti cuciti dalle detenute. Ciavardini non è un mio amico”.
La verità è che la Meloni sa benissimo che Bolognesi ha ragione da vendere sulla vicenda, da parte dei neofascisti in doppiopetto vi è la volontà di riscrivere la storia italiana, anche in riferimento alle stragi, per ripulire la memoria storica dei neofascisti dal sangue versato dalle vittime delle loro malefatte e dei loro crimini.

4 settembre 2024