Euforia bellicista del contrammiraglio Ciappina, a capo della missione nell'Indo-Pacifico
Esulta “Repubblica”, diretta dal sionista e atlantista Molinari, ispiratrice del PD: “Un punto di svolta per il ruolo dell'Italia nella Nato e nella Ue”. Il ministro della Difesa Crosetto accompagna la missione e sbarca a Tokyo per stringere accordi militari col Giapppone
 
Il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare italiana, ammiraglio di squadra Enrico Credendino, lo scorso 29 agosto a bordo della portaerei Cavour ormeggiata presso la Base Navale di Yokosuka in Giappone, annunciava che la squadra navale aveva completato durante il viaggio dall'Italia all'Indo-Pacifico le procedure operative per conseguire il certificato IOC (Initial Operational Capability), ossia aveva dimostrato di poter gestire le operazioni aeronavali con i caccia della quinta e ultima generazione, quegli F-35B a decollo corto comprati dagli Usa. Il documento IOC è stato ottenuto dopo oltre 2.600 ore di volo di addestramento, da quelle registrate durante le manovre compiute lungo il viaggio iniziato nel maggio scorso dal Mediterraneo con l’esercitazione Mare Aperto, la più imponente esercitazione pianificata dalla Marina Militare e condotta insieme alla flotta francese e spagnola, e proseguite nel Mar Rosso con le squadriglie della portaerei Eisenhower, fino alle manovre Pitch Black in Australia e a Guam con l'altra portaerei americana Lincoln. In altre parole l'ammiraglio sventolava la certificazione che i caccia imbarcati sulla Cavour sono capaci di condurre missioni di guerra aerea e di attacco a obiettivi terrestri e navali fino in aree remote e con un minimo di assistenza logistica. Per condurre guerre di offesa lontano dai confini nazionali, in barba alla già calpestata Costituzione. Le informazioni rilanciate dal ponte della Cavour erano accompagnate dalla sottolineatura che l'Italia è l’unico Paese nell’Unione Europea ad avere un gruppo navale con queste caratteristiche, mentre nella Nato sono in tre con Usa e Gran Bretagna.
Era il capo della missione navale nell'Indo-Pacifico, il contrammiraglio Giancarlo Ciappina, che in piena euforia bellicista sottolineava questa capacità militare dell'imperialismo italiano, primo nella Ue e sul podio anche nello schieramento dell'imperialismo dell'Ovest. Rilanciata dall compiacente “Repubblica”, diretta dal sionista e atlantista Molinari, ispiratrice del PD, che esultava per un primato che rappresenterebbe "un punto di svolta per il ruolo dell'Italia nella Nato e nella Ue”, come se fosse un gioco tipo Risiko e non un passo in avanti in quei preparativi che portano alla guerra per il dominio mondiale tra i blocchi imperialisti dell'Ovest e dell'Est. Nell'intervista al contrammiraglio, l'esperto militare del quotidiano, presentava la missione navale nei mari di Asia e Oceania come "destinata a entrare nella storia della Marina e rappresenta un punto di svolta per il ruolo dell’Italia nella Nato e nell’Ue. Abbiamo dimostrato di poter intervenire nel teatro della nuova competizione geopolitica con una formazione per niente simbolica: un carrier strike group - la squadra di navi che si vede spesso nei film raccolta intorno alle portaerei dell’Us Navy - è la massima espressione della potenza militare marittima. Può garantire la libertà di navigazione facendo decollare aerei ed elicotteri; contrastando gli avversari in cielo, sul mare e negli abissi dove sono in agguato i sottomarini". Non stiamo vedendo un film, no stiamo assistendo ai preparativi di una guerra mondiale imperialista con manovre che avvengono quasi sotto il naso del concorrente imperialista, il socialimperialismo cinese, tanto che il contrammiraglio Ciappina raccontava che "c’è un accordo tra i vertici delle marine italiana, francese e britannica per tenere a rotazione una portaerei nell’Indopacifico. Come nel nostro caso, ognuna sarà alla guida di un carrier strike group in cui si integrano navi di altri Paesi perché da solo nessuno è in grado di gestire da solo un impegno così massiccio. Al Cavour e alla fregata Fremm Alpino nel Mediterraneo si sono unite una fregata spagnola e una francese; poi nel Mar Rosso c’è stato un cacciatorpediniere francese e un’altra loro fregata è arrivata in Giappone, dove ci ha raggiunti il pattugliatore Montecuccoli; nelle prossime settimane sarà la volta dei tedeschi”, per fare in modo che "tutte le marine della Nato si preparino per imparare a operare assieme" con i più moderni mezzi militari e contrastare l'espansionismo della Cina e non certo per difendere libertà di navigazione o garantire sicurezza e stabilità globale ovunque sia necessario come recita la propaganda bellicista. Finora non abbiamo incontrato navi militari cinesi, raccontava il contrammiraglio, ma le andremo a cercare: "nella seconda parte della missione andremo verso le Filippine dove la loro presenza è più frequente”. Noi siamo pronti al confronto, rincarava la dose l’ammiraglio Credendino ripetendo che la Marina Militare ha compiuto "un notevole passo in avanti nell’esprimere la capacità di proiezione delle forze dal mare anche in teatri operativi lontani dagli usuali bacini di gravitazione, per periodi di tempo prolungati, perseguendo la completa interoperabilità e intercambiabilità nelle operazioni congiunte con alleati e partner" che era uno tra i principali obiettivi della missione nell'Indo-Pacifico.
Intanto la Cavour aveva sincronizzato i tempi di arrivo a Tokyo con la Nave Scuola Amerigo Vespucci, impegnata in un tour mondiale partito da Genova a luglio dell’anno scorso, e con la missione del ministro della Difesa Guido Crosetto che in un’intervista al Japan Times sottolineava che "è diventato più difficile per qualsiasi paese difendere da solo i propri interessi strategici, fatta eccezione forse per gli Stati Uniti, ma ora stiamo tracciando un percorso per consentire a nazioni con idee simili di lavorare più a stretto contatto e quindi rendere più facile la difesa di tali interessi”, interessi imperialisti che portano a sviluppare una crescente cooperazione militare anche tra Italia e Giappone, iniziando come sottolineava il contrammiraglio Ciappina da uno scambio di esperienze sui caccia F-35B imbarcati sulla Cavour e tra breve anche sulle due portaerei giapponesi classe Izumo.
Alla cerimonia inaugurale della mostra “Villaggio Italia”, presso l’International Cruise Terminal della capitale nipponica a fine agosto il Vice Ministro della Difesa giapponese Shingo Miyake si augurava che "il rapporto tra Giappone e Italia continui a crescere e svilupparsi man mano che approfondiamo la nostra cooperazione e i nostri scambi in materia di difesa” per sviluppare una reciproca amicizia ma anche per "contribuire alla pace e alla stabilità regionale e locale per realizzare un Indo-Pacifico libero e aperto”. “Non si tratta di inviare un messaggio alla Cina o alla Corea del Nord“, riprendeva Crosetto, "stiamo semplicemente stringendo legami più profondi con paesi amici, con partner, poiché vogliamo mantenere la libertà di navigazione e la sicurezza marittima in questa regione al fine di promuovere e proteggere il commercio e proteggere le catene di approvvigionamento”.
Al Forum del 26 agosto dei rappresentanti delle industrie militari di Italia e Giappone ospitato a bordo della Cavour Crosetto aveva sostenuto che "per il futuro sto pensando alla cooperazione in tutti i settori, tra cui terra, sottomarino, cyber e spazio”, affinché oltre alla cooperazione tra difesa, industria e ricerca i due paesi possano anche lavorare insieme per proteggere le catene di approvvigionamento, in particolare nel contesto del quasi monopolio della Cina sulle terre rare. “Sono tutti aspetti cruciali quindi stiamo cercando di creare una cooperazione con il Giappone in diversi settori”. Che non hanno nulla a che vedere con la cosiddetta libertà di navigazione e amenità varie ma con una competizione sempre più feroce tra i paesi imperialisti dell'Ovest e dell'Est.

18 settembre 2024