Varata dal ministro dell'Istruzione e del merito Valditara
Educazione civica neofascista
Ai primi posti patria, doveri e proprietà privata

Con il decreto ministeriale n. 183 dello scorso 7 settembre il ministro dell'Istruzione e del merito Valditara ha emanato le “Linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica” valide per gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, un documento di 23 pagine che costituisce l'allegato allo stesso decreto e che sostituisce le vecchie linee guida adottate il 22 giugno 2020 dal ministro Azzolina durante il secondo governo guidato da Giuseppe Conte.
Le linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica sono uno strumento giuridico previsto dal primo comma dell'articolo 3 della legge n. 92 del 20 agosto 2019.
Dei dieci capitoli di cui si compongono le nuove linee guida è il secondo – intitolato “Principi a fondamento dell'educazione civica” – che, articolandosi dettagliatamente in cinque pagine, costituisce il nocciolo ideologico del nuovo testo giuridico, quello che porta l'evidente marchio reazionario di stampo neofascista.
A pagina 2 delle linee guida si legge testualmente che “va sottolineato il carattere personalistico della nostra Costituzione. Ne discende la necessità di sottolineare la centralità della persona umana, soggetto fondamentale della storia, al cui servizio si pone lo Stato. Da qui nasce l’importanza di valorizzare i talenti di ogni studente e la cultura del rispetto verso ogni essere umano. Da qui il carattere fondamentale dei valori di solidarietà, di libertà, di eguaglianza nel godimento dei diritti inviolabili e nell’adempimento dei doveri inderogabili. Da qui il concetto stesso di democrazia che la nostra Costituzione collega non casualmente alla sovranità popolare e che, per essere autentica, presuppone lo Stato di diritto. Da qui anche la funzionalità della società allo sviluppo di ogni individuo (e non viceversa) ed il primato dell’essere umano su ogni concezione ideologica ”.
La nuova educazione civica è di stampo nettamente individualista, pone l'accento sul borghese “carattere personalistico ” della Costituzione ed evidenzia “la funzionalità della società allo sviluppo di ogni individuo ” e “il primato dell’essere umano su ogni concezione ideologica ”, e quest'ultimo riferimento è chiaramente un attacco al comunismo e al marxismo-leninismo che individua come protagoniste le classi sociali, e non certo i singoli individui.
Che la stessa Costituzione borghese italiana non potesse negare l'esistenza delle classi sociali all'interno della società lo dimostrano, tra gli altri, gli articoli 3, 4, 35, 36, 37, 38 e 46 della Costituzione mentre una specifica norma di legge, l'articolo 415 del codice penale, punisce chi pubblicamente istiga “all'odio fra le classi sociali ”, a dimostrazione del fatto che all'interno dell'ordinamento giuridico dello Stato borghese le classi sociali sono ben presenti ma guai a praticare ed esaltare la lotta di classe. La svolta neofascista consiste nel fatto che nella concezione giuridica del governo Meloni i giovani devono essere educati a considerarsi essi stessi, nella loro individualità, come gli interlocutori del potere, devono evitare di prendere coscienza di essere inseriti in una società e, all'interno di essa, in una classe sociale all'interno della quale si collocano in conseguenza del loro rapporto con i mezzi di produzione, e questo è proprio quello che volevano le dittature nazifasciste ieri e che vogliono i neofascisti oggi, nel nome di costruzioni filosofiche metafisiche reazionarie – come quelle di Dio, patria e famiglia.
Nel testo si pone anche l'accento su presunti “doveri inderogabili ” ai quali i giovani sarebbero tenuti, dove per inderogabili si intende il rispetto dell'ordine costituito, ossia dell'organizzazione economica, sociale e statale del sistema capitalistico. Il prosieguo del testo normativo è ancora più chiaro: “le nuove Linee guida, in piena coerenza con il dettato costituzionale, sottolineano non solo la centralità dei diritti, ma anche dei doveri verso la collettività, che l’articolo 2 della nostra Carta costituzionale definisce come 'doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale'. L’importanza di sviluppare anche una cultura dei doveri rende necessario insegnare il rispetto verso le regole che sono poste per una società ordinata al fine di favorire la convivenza civile, per far prevalere il diritto e non l’arbitrio. Da qui l’importanza fondamentale della responsabilità individuale che non può essere sostituita dalla responsabilità sociale ”. È chiarissimo il disegno, di carattere apertamente repressivo e neofascista, di privilegiare un inquadramento autoritario dei giovani sin dalla più tenera età anziché dare spazio all'ascolto delle loro esigenze. La responsabilità individuale dei giovani, nella reazionaria ideologia del governo Meloni e del suo ministro Valditara, viene anteposta alla responsabilità sociale che l'intera collettività – ossia la struttura sociale insieme alla sovrastruttura istituzionale - deve avere verso i giovani, come se questi ultimi fossero soltanto pedine da indottrinare e manovrare per gli scopi delle classi economicamente dominanti al potere e dei loro capibastone politici, giudiziari, polizieschi e militari che reggono loro bordone.
Il richiamo ai doveri imposti ai giovani non è l'unico elemento ideologico del documento, perché c'è anche quello della patria, altro cavallo di battaglia neofascista: nelle linee guida di Valditara la parola “patria” è menzionata ben cinque volte. “L’educazione civica – si legge a pagina 3 - può proficuamente contribuire a formare gli studenti al significato e al valore dell’appartenenza alla comunità nazionale che è comunemente definita Patria, concetto che è espressamente richiamato e valorizzato dalla Costituzione ”. Deve dunque instillare nei giovani e giovanissimi il virus del nazionalismo così da irregimentarli e renderli a tutti gli effetti dei docili soldati dell'esercito imperialista italiano.
La Costituzione borghese del 1948 menziona la patria due volte (agli articoli 52 e 59) perché l'Assemblea costituente, sapeva bene quale uso nefasto ne avevano fatto i governi antipopolari dell'Italia monarchica prima e il regime fascista poi per giustificare, già dalla seconda metà dell'Ottocento, le imprese coloniali nell'Africa orientale, la guerra di Libia, e le due guerre mondiali, senza parlare delle feroci repressioni politiche e razziali dentro e fuori d'Italia, anche esse ovviamente giustificate da una presunta difesa della patria e da altre simili imposture.
L'attuale governo, che si ispira direttamente al ventennio fascista, non ha fatto che dare un nuovo primato al nazionalismo patriottardo, che si trascina dietro di sé lo sciovinismo, l'interventismo imperialista, la xenofobia e il razzismo.
All'esaltazione del concetto di patria si unisce quella dell'identità italiana e della civiltà europea, altri due cavalli di battaglia della destra neofascista: “rafforzare il nesso tra il senso civico e l’idea di appartenenza alla comunità nazionale – si legge nel prosieguo di pagina 3 - potrà restituire importanza, fra l’altro, al sentimento dei doveri verso la collettività, come prescritto dall’articolo 2 della Costituzione, nonché alla coscienza di una comune identità italiana come parte, peraltro, della civiltà europea ed occidentale e della sua storia, consapevolezza che favorisce un’autentica integrazione ”. In una realtà come quella dell'Italia attuale – ma la stessa cosa si può dire per gli altri Paesi europei – che è diventata un Paese di immigrazione e dove si stanno moltiplicando le comunità straniere concetti come quelli di comune identità italiana e di civiltà europea sono volti a discriminare gli immigrati in ogni maniera: respingendoli alle frontiere blindate oppure, una volta accolti per farne forza-lavoro precaria e a buon mercato, cancellandoli culturalmente, annientandone usi e costumi, assimilandoli e riducendoli a cittadini di serie b docili e sottomessi. Simili concetti, una volta entrati nelle scuole, rischiano di creare conflitti ancora maggiori tra allievi italiani e stranieri e di generare contraddizioni e conflitti insanabili nel mondo dell'istruzione.
Nel contesto di questa vera e propria offensiva ideologica neofascista, pur se tradotta in terminologia giuridica apparentemente neutrale, non poteva mancare l'esaltazione parossistica dell'imprenditoria privata e della proprietà privata: “parallelamente alla valorizzazione della iniziativa economica privata – si legge nel prosieguo di pagina 3 delle linee guida - si evidenzia l’importanza della proprietà privata, tutelata dall’articolo 42 della Costituzione e che, come ben definisce la Carta dei diritti fondamentali della Unione Europea, è un elemento essenziale della libertà individuale e che va dunque rispettata e incoraggiata ”. Ecco ritornare la sacralità inviolabile della proprietà privata capitalistica e dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo che i giovani devono sin da subito rispettare, incoraggiare e venerare come una divinità che non ammette offese e sacrilegi.
 
Oltre che per il contenuto, le linee guida di Valditara si distinguono anche per le assenze: una fra tutte – ed è gravissima in un contesto educativo per eccellenza come quello scolastico – l'assenza del divieto, anche se solo formale, di qualsiasi tipo di discriminazione, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali ”.
Il testo normativo di Valditara, ancora prima della pubblicazione del decreto ministeriale e del suo allegato, aveva ricevuto pesantissime critiche da parte del Consiglio superiore della pubblica istruzione - organo tecnico di garanzia del Ministero dell'Istruzione e del merito - che nel suo parere di sette pagine del 28 agosto scorso sullo schema del decreto aveva disapprovato la bozza ministeriale, che è stata poi comunque pubblicata senza tenere conto dei rilievi dell'organo tecnico, essendo il parere non vincolante.
Il Consiglio superiore della pubblica istruzione, innanzitutto, ha richiamato il ministro a rispettare la legge n. 92 del 2019 - che prevedeva la definizione a livello nazionale dei traguardi di sviluppo delle competenze, degli obiettivi specifici di apprendimento e dei risultati attesi – e a non modificarne i nuclei concettuali, introducendone nuovi, quali i concetti di “patria” e di “proprietà privata”.
Il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha poi evidenziato che il testo delle precedenti linee guida del 2020 “non richiedeva particolari revisioni, eccetto le necessarie sistemazioni in riferimento a specifiche novità normative intervenute ” e “la prevista definizione a livello nazionale di traguardi di competenze e obiettivi di apprendimento ”, per cui ritiene addirittura inutile la pubblicazione di nuove linee guida che abrogassero quelle precedenti.
Secondo l'organo consultivo ministeriale, infine, non era assolutamente necessaria la rivisitazione terminologica dei nuclei concettuali, che invece è stata pesantemente attuata da Valditara con l'introduzione arbitraria di tematiche non contemplate dalla legge n. 92 del 2019, quali la valorizzazione dell’iniziativa economica privata, la diffusione della cultura di impresa e la valorizzazione e la tutela del patrimonio privato, tutte materie che il Consiglio superiore ritiene estranee all'educazione civica.
Insomma, le linee guida di Valditara sono inaccettabili e devono essere rigettate dagli studenti e dagli insegnanti perché si propongono di ammaestrare i giovani e giovanissimi per farli diventare dei nuovi balilla sostenitori del regime capitalista neofascista cementato sul culto di patria, doveri e proprietà privata.


25 settembre 2024