Intervenendo all'Assemblea generale dell'ONU
Meloni propone l'Italia neofascista come modello universale e punto di riferimento dei "Paesi più piccoli"
Esaltato il neocolonialista Piano Mattei

Il 24 settembre a New York la tribuna planetaria della 79ª Assemblea generale delle Nazioni Unite ha offerto alla ducessa Meloni la possibilità di esportare il modello dell’Italia neofascista quale universale e addirittura punto di riferimento dei “Paesi più piccoli”. Tredici minuti e una manciata di secondi per far sentire la voce dell’Italia sulle sfide “dell’epoca molto complessa” che ci troviamo a vivere - non ultima l’Intelligenza artificiale - e che ci “impone di ragionare in un modo completamente nuovo”, ovvero “fuori dagli schemi che abbiamo conosciuto nel passato”.
Con piglio e ambizione di mussoliniana memoria la premier italiana ha constatato come il mondo sia cambiato, e non si può più dividerlo in “blocchi omogenei”, la sfida che ci attende “è un cambio deciso di paradigma nei rapporti tra le Nazioni e nel funzionamento degli organismi multilaterali, l'obiettivo – indica la presidente del Consiglio - è costruire un modello di cooperazione completamente nuovo”. Che muova, però, da quegli stessi principi e valori messi nero su bianco nella Carta delle Nazioni Unite, al giro di boa degli 80 anni nel 2025, e “che in questo tempo sono stati messi in discussione addirittura da un membro permanente del Consiglio di sicurezza”, scandisce Meloni, chiamando in causa la Russia. Quindi ripartire dall’attuale ONU, e non da una nuova organizzazione mondiale che cancelli l’ormai insopportabile politica dei due pesi e due misure, senza membri permanenti e diritti di veto. Che tutto cambi senza che niente cambi, nonostante i nazizaristi russi e i nazisionisti israeliani calpestino impunemente e criminalmente ogni giorno il diritto internazionale.
Come Mussolini, unta dal “Signore”, per Meloni “Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. Dimostrarlo ai cittadini che governiamo, dimostrarlo ai nostri figli. Dimostrarlo a noi stessi, forse soprattutto a noi stessi, perché come diceva un grande patriota italiano, Carlo Pisacane, protagonista di quel Risorgimento che fece dell’Italia una Nazione unita, ‘ogni ricompensa la troverò nel fondo della mia coscienza’. Affrontare i problemi piuttosto che rinviarli, avanzare piuttosto che indietreggiare, preferire ciò che è giusto a ciò che è utile, questo è il nostro compito, difficile ma necessario. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte”, ha assicurato Meloni.
Per questo ha rivendicato, quanto a cambi di passo, la “svolta che l’Italia ha impresso ai propri rapporti con l’Africa” attraverso il neocolonialista Piano Mattei. Per questo l’Italia ha concepito tutti gli appuntamenti del suo anno di Presidenza G7 in “formato aperto, con un outreach molto ampio, che ha coinvolto tutti i Continenti, il G20, l’Unione Africana, le Istituzioni economiche-finanziarie e le Banche multilaterali di sviluppo. Abbiamo dimostrato che il G7 non è una fortezza chiusa, che vuole difendersi da qualcuno, ma un’offerta di valori aperta al mondo. Penso poi alla svolta che l’Italia ha impresso, particolarmente ai propri rapporti con il continente africano. Abbiamo reso operativo, a livello bilaterale, il nostro piano di investimenti per l’Africa, il Piano Mattei, con progetti pilota in nove Nazioni del continente, creando partenariati strategici con ognuna di queste Nazioni. Abbiamo strutturato sinergie operative con il Global Gateway dell’Unione europea e la Partnership for Global Infrastructure and Investment del G7. Abbiamo costruito strumenti finanziari nuovi con la Banca Africana di Sviluppo e con la Banca Mondiale, per permettere l’afflusso di risorse pubbliche e private. Abbiamo immaginato soluzioni innovative, come l’Apulia Food Security Initiative, per rafforzare la produzione agricola e la sicurezza alimentare, o l’Energy for Growth in Africa, per sostenere la produzione e la distribuzione di energia pulita. Abbiamo deciso di sostenere progetti strategici per l’Africa, come il corridoio di Lobito. Abbiamo fatto tutto questo senza mai smettere di coinvolgere e confrontarci con i nostri interlocutori africani. Perché il nostro intento non è imporre, ma è condividere. E, insieme, scegliere priorità, settori di intervento, ambiti di azione”.
Un imperialismo neofascista “Con progetti concreti che già stanno dando i loro frutti. In Algeria, - ha proseguito la ducessa italiana - dove renderemo fertili 36 mila ettari di terreno desertico per la coltivazione, costruiremo una filiera locale di trasformazione e produzione. In Kenya, con lo sviluppo di una filiera di biocarburanti che arriverà entro la fine del 2025 a sostenere fino a duecentomila piccole imprese agricole. In Etiopia, con un vasto intervento di recupero ambientale dell’area del lago Boye, nell’ovest del Paese.
Perché, - ha concluso Meloni nella veste di “paladina” degli immigrati e delle loro sacrosante aspirazioni negate e distrutte dall’imperialismo che prima li opprime in casa propria e poi li fa morire in mare - voglio ribadirlo ancora una volta, il nostro obiettivo, di fronte a decine di migliaia di persone che affrontano viaggi disperati per entrare illegalmente in Europa, è garantire prima di tutto il loro diritto a non dover emigrare, a non dover recidere le proprie radici semplicemente perché non hanno altra scelta”.

2 ottobre 2024