Vivace dibattito nel ricordo dell’81° anniversario della cacciata dei nazifascisti
Reso onore militante alle Gloriose Quattro Giornate di Napoli
Chiesta la Medaglia d’Oro al valore per la comandante partigiana “Lena” Cerasuolo alla presenza dei figli Gaetana e Carlo. Accalorato e applaudito intervento di Raffaele a nome della Cellula del PMLI

Redazione di Napoli
Una giornata toccante, emozionante e indimenticabile quella che si è svolta a Napoli in piazza Dante 40 per ricordare e rendere onore all’eroica resistenza partenopea che dopo quattro giorni di battaglia cacciò la belva nazifascista dalla città, prima in Europa a sconfiggere le orde di Hitler e Mussolini.
Una riuscita organizzazione, quella di venerdì 27 settembre allestita dall’Associazione “Tank Punk”, a due passi dalle storiche Librerie Pacifico, nel quartiere a ridosso di Montesanto con la sala praticamente piena ad ascoltare quello che il moderatore, l’avvocato Mauro Buono, ha definito essere un vero e proprio “parterre de Roi” . Presenti erano, infatti, Gaetana e Carlo Morgese, figli della comandante partigiana Maddalena “Lena” Cerasuolo che riuscì, assieme al padre Carlo e ad altri componenti la famiglia d’origine a guidare le masse popolari della Sanità e di Materdei nel respingere la teppaglia nazifascista sul famoso Ponte della Sanità oggi intitolato proprio a Maddalena. Un episodio storico, forse la scintilla che diede fuoco alla prateria della rivolta antinazifascista, tiene a precisare subito Gaetana, mentre i partecipanti all’evento stanno prendendo posto; un episodio accennato nel film di Nanni Loy proprio sulle Quattro Giornate, che non menziona proprio “Lena” Cerasuolo e la sua figura eroica, snaturando - fortunatamente solo al cinema - un momento storico, epico e cruciale della narrazione di quei giorni.
La sala allestita con i manifestini dell’evento era sottolineata dai canti partigiani e antifascisti in sottofondo; sul tavolo le rimanenze del volantino sulle Quattro Giornate diffuso poche ore prima dai compagni napoletani del PMLI in piazza Dante.
Ad accompagnare i racconti della famiglia Morgese-Cerasuolo, raccolti nel bellissimo libro “La guerra di mamma”, andato a ruba, l’amico del PMLI Salvatore Pasquale che leggerà prima una toccante lettera della figlia alla madre e poi una sua poesia in ricordo dell’evento del 1943 che riceverà gli applausi della sala una volta recitata.
Buono esordisce dicendo che l’iniziativa della Medaglia d’Oro con raccolta firme da destinare alla giunta comunale è stata avviata dalle sezioni di base del PCI napoletano, in particolare quella dell’Avvocata che negli anni Settanta, tramite la corrente dell’UDI, lanciò l’idea di conferire il merito massimo a Maddalena che invece aveva avuto frettolosamente solo una Medaglia di bronzo e da un comando alleato, mentre andava trattata al pari di un capo partigiano. “Volevano insignire mia mamma della Medaglia d’argento e all’improvviso le fu data una di bronzo, tra lo sconcerto generale, soprattutto quello di mia madre. Non si è mai capito perché: forse perché era donna?”, precisa Gaetana, tra lo sconcerto dei presenti. Trattasi della stessa dichiarazione raccolta da Gelsomina e Vincenza Marotta che tramite il PCI dell’Avvocata, Sezione “Quinto e Fischietti” - i due martiri antifascisti assassinati a Napoli dalla polizia di Scelba all’indomani dell’attentato a Togliatti nel 1948 - inviò come volantino-comunicato all’allora giunta Valenzi per dire che doveva cessare la discriminazione nei confronti di Maddalena Cerasuolo come donna e che al pari degli altri partigiani andava insignita della Medaglia d’Oro.
“Mia mamma non si fermò mica alle Quattro Giornate! – racconta Gaetana - Voleva distruggere i nazifascisti occupanti e si gettò anima e corpo verso il Nord Italia dove, aiutata dagli inglesi, continuò la sua attività partigiana di controspionaggio antifascista, soprattutto come staffetta, rischiando la fucilazione a Genova”. Dopo sei mesi torna a Napoli, siamo circa nella primavera del 1944, e si ricongiunge con la famiglia: ma che tipo di donna era “Lenuccia”? “Siamo cresciuti a pane, Quattro Giornate e Resistenza! Era sempre vivo il ricordo di quei giorni che mia mamma arricchiva con particolari e ricordi inediti - sospira emozionata Gaetana, rassicurata dallo sguardo del fratello Carlo - una donna amorevole, puro cuore, ma anche decisa e forte, ho un ricordo bellissimo di lei, indimenticabile”. Un’“eroina incosciente” la definisce in un primo momento Gaetana, poi sorride: “in realtà Maddalena Cerasuolo è stata una eroina consapevole, eccome, di quello che stava facendo”. E giù altri bellissimi racconti come quello per cui il padre aveva paura della sua vita ma le insegna a sparare prima dei combattimenti con i nazifascisti: di lì a poco la comandante partigiana aveva sottratto dei fucili aiutata da un altro partigiano, Antonio Imperatore detto “Totonno”, per poi dirigersi verso il ponte della Sanità e intraprendere lo scontro a fuoco decisivo contro la teppaglia in camicia nera. Ancora Gaetana: “mia madre mi raccontava che il popolo era giunto al culmine della povertà e dell’esasperazione dovuta anche ai vergognosi bombardamenti degli anglo-americani che uccisero migliaia di persone a Napoli. La distruzione delle case, delle cose, della cultura unita ad eccidi e rappresaglie avevano portato alla rivolta definitiva che vide protagonisti sia mia mamma che mio nonno, Carlo, altro capo partigiano del quartiere Stella, che condusse di fatto le operazioni per ricacciare i nazifascisti dal Ponte della Sanità”.
Mauro Buono riprende le fila del discorso con Gaetana che sottolinea: “la battaglia delle Quattro Giornate rivive ancora oggi: dopo 81 anni da quegli avvenimenti non c’è ancora un museo alla memoria, non c’è una lapide che ricorda Gennarino Capuozzo, il Comune dovrebbe moltiplicare le iniziative, soprattutto nelle scuole studiando cosa sono state quelle giornate di Liberazione”.
La sala applaude e la parola passa a Raffaele Ambrosia, che a nome della Cellula “Vesuvio Rosso” del PMLI pronuncia un caloroso e vibrante discorso (pubblicato a parte) che ripercorre quei giorni e unisce il valoroso popolo napoletano di allora a quello attuale chiedendo di liberarci dal governo neofascista Meloni.
Gianluca D’Agostino dell’Istituto Campano della Resistenza si complimenta con Raffaele perché ha ripercorso bene tutta la storia di quelle Quattro Giornate di Liberazione aggiungendo alla fine una bella dichiarazione di Maddalena Cerasuolo in un libro dove la stessa partigiana ricorda i minuti e le ore dell’opposizione delle masse popolari guidate dai partigiani contro il mostro nazifascista. “Non concordo con chi parla di spontaneismo delle masse - sottolinea Gaetana - ci fu una organizzazione che era partita da poco prima dei bombardamenti, sia mia mamma che mio nonno lo avevano capito e così accadde in altri quartieri popolari della città”. E si ripercorre in un botta e risposta pieno di ricordi con il professore D’Agostino l’episodio del marinaio ucciso, l’incendio appiccato dolosamente dai fascisti all’Università, la criminale figura del generale Ettore Del Tetto che, assieme allo stesso graduato Riccardo Pentimalli, lasciarono Napoli in mano ai nazifascisti per poi essere imprigionati e processati; Del Tetto morirà nel carcere dell’isola di Procida.
Presente anche il giornalista Carmine Aymone che interveniva ribadendo il suo a antifascismo e la volontà di combattere l’attuale governo e uscire dal caos; lo stesso riportava correttamente l’evento - citando il PMLI - nell’articolo apparso in prima pagina e nell’interno su “Il Corriere del Mezzogiorno” di domenica 29 settembre, corredandolo con l’intervista a Gaetana Morgese.
Dopo due ore intense la serata si concludeva ringraziando l’Associazione “Tank Punk” e si dava il via ad un copioso rinfresco culminato nel brindisi alle Gloriose Quattro Giornate di Napoli.

2 ottobre 2024