Lettere
L’opuscolo “Mao e le due culture” mostra lo stile oratorio di Scuderi, gradevole e chiaro, dal contenuto interessantissimo
È con gran dispiacere che non sono riuscito a porgere i miei saluti di persona ai compagni della delegazione del PMLI alla manifestazione nazionale di sabato 5 ottobre a Roma.
Mi era sembrato saggio (reputando sconsigliabile allontanarsi dal proprio raggruppamento nella gran ressa di Piramide) aspettare la fine del corteo per incontrarli e, tramite loro, ringraziare il Partito per tutti i materiali che mi sono arrivati; tuttavia sappiamo alfine come si è conclusa la manifestazione pacifica, e in che modo il governo repressivo ha gestito e strumentalizzato le provocazioni degli anarchici a piazzale Ostiense: quando ha dilagato il caos non ho più visto le vostre bandiere ed ho così perduto l'opportunità di raggiungere e salutare i compagni.
Anzitutto mi preme sapere se tutti i compagni della delegazione stanno bene. Eravamo tutti ben consci che non sarebbe stata una piazza facile, ma decisamente la risposta delle “forze dell'ordine” è stata smodata ed ha messo in pericolo ogni manifestante. Il rischio temibile e contro cui bisogna lottare è che questo Stato di polizia diventi la norma, cosa purtroppo verosimile nell'altrettanto verosimile caso in cui il liberticida Ddl 1660 sia approvato dal Senato. Io non ho subito danni diretti (anche se come molti sono stato immotivatamente respinto dal getto di idrante ed ho inalato gas lacrimogeno), ma un mio carissimo compagno, adiacente a me in assetto di cordone - nel quale ci eravamo posizionati cercando di contenere il panico, formare un corridoio sicuro e proteggere i compagni retrostanti - è stato colpito da un lacrimogeno lanciato ad altezza uomo! Per fortuna il proiettile lo ha colpito alla mano (la quale era protetta da un robusto guanto che ha attutito il colpo), ma avrebbe potuto colpirci in testa, sul torace, o in qualsiasi altra parte del corpo esposta e causare seri danni. Non sono di certo mancate le vittime nel corso delle lotte per "incidenti" simili.
Passando ad argomenti più piacevoli, come ho accennato sopra ho ricevuto la maglietta e gli opuscoli di Scuderi gentilmente inviati (ho effettuato la donazione presso un ufficio postale, spero sia risultata). Avendoli ricevuti e volendo loro dare un'attenta lettura, non vedo come possa sottrarmi dall'esprimervi, a tempo debito, la mia sincera opinione riguardo gli opuscoli, la quale certamente sarà concepita accettando l'idea di essere pubblicata se incontrerà, come sicuramente sarà, il vostro assenso. Gli impegni universitari impediranno senza dubbio che questo piccolo mio contributo possa essere temporalmente prossimo.
“Puoi passare un giorno senza mangiare, puoi passare un giorno senza dormire ma non puoi passare un giorno senza leggere libri"
, con queste parole il compagno Scuderi cita Mao, e ovviamente le sottoscrivo in pieno, ma se "studiare è un dovere marxista-leninista", in riferimento principalmente allo studio della teoria e della prassi rivoluzionaria, anche lo studio accademico è un dovere universitario che può, e credo di non sbagliare affermando ciò, diventare anch'esso rivoluzionario nel momento in cui viene adoperato in funzione della causa del proletariato.
Quindi chiedo anticipatamente venia se mi prenderò tutto il tempo adeguato per la lettura degli opuscoli, che condurrò complementariamente al mio studio universitario, e la riflessione da essa scaturita. Per affinità con quanto appena affermato e con quanto credo, il primo opuscolo dal quale ho voluto iniziare, nonché l'unico che ho avuto il tempo di leggere, è stato proprio il n. 9 (o meglio, il discorso del compagno Scuderi su "Mao e le due culture" contenuto nel 9) poiché ero estremamente affascinato dall'idea dell'esercito della cultura proletario rivoluzionario cui mi si è stato fatto cenno nella lettera precedente. Lo stile oratorio del compagno Scuderi risulta molto gradevole e chiaro, ed il contenuto interessantissimo. L'abitudine a citare spesso le opere, oltre a fornire una solidissima base alla spiegazione e a far parlare direttamente i cinque Maestri, stimola continuamente il lettore appassionato - dovrò giocoforza acquistare un'edizione usata di "Discorsi alla Conferenza di Yenan sulla letteratura e l'arte" (se ne trovano facilmente sulla rete) per approfondire il tema. Inoltre, studiando dalla fonte le parole dei Maestri si apprezzano di più alcune acute scelte lessicali fatte nel sito del Partito: ad esempio, nella pagina de Il Bolscevico
, quando si indica l'animo col quale scrivere i contributi, la frase "si tratta di usare la penna come una spada per trafiggere i nemici del popolo" acquista tutt'un altro significato conoscendo la concezione de "il fronte della penna e il fronte della spada" propria del pensiero di Mao. Personalmente, trovo le ripercussioni culturali della rivoluzione uno degli aspetti più affascinanti. Devo ammettere di aver studiato molto di più il contesto sovietico che quello cinese a riguardo.
Tornando all'opuscolo, mi sono posto al termine della lettura il quesito su come sia potuto mancare in un discorso concernente la cultura delle classi anche solo un accenno al contributo di Gramsci e, soprattutto, alla sua nozione di egemonia culturale, che pur mi sembrava presente come implicito nel discorso del "dirazzamento" che un proletario può fare nei confronti della propria cultura di classe, a pagina 50. Successivamente mi sono informato sulla posizione del Partito nei confronti del "principale teorico italiano del revisionismo moderno", leggendo il documento del Comitato centrale dell'8 aprile 1987 "Gramsci, il marxismo-leninismo e la rivoluzione socialista italiana" ed il più recente articolo "Il martirio antifascista di Gramsci non cancella il suo ruolo di teorico della revisione del marxismo-leninismo" del prolifico compagno Ugo da Genova, ed ho lì trovate le risposte ai miei dubbi, risposte che ho compreso, pur senza condividerle punto (se non la critica al modo in cui viene letto e strumentalizzato Gramsci "martire", e, aggiungerei, distorto in chiave postmoderna). Nonostante tale discrepanza, rinnovo il mio interesse a leggere gli opuscoli, la mia disponibilità a condividervi la mia umile opinione, la mia gratitudine per avermeli inviati, e soprattutto la speranza che nessuno dei compagni del PMLI presenti alla manifestazione sia stato coinvolto nelle colluttazioni.
Francesco - Salerno
Abbiamo letto con grande interesse gli atti della Commemorazione di Mao
Grazie per averci inviato la documentazione sulla Commemorazione di Mao nel 48° Anniversario della sua scomparsa, che abbiamo letto con grande interesse.
Un evento importante per tutte le generazioni, come e' vero quello che ha detto la compagna Monica Martenghi: "Venite tranquillamente a trovarci, 'Il Bolscevico' e' pronto ad accogliere il vostro pensiero".
Grazie anche per avere dedicato un pensiero anche alla compagna Liliana, nostra cara mamma, se potesse saperlo, ne sarebbe molto contenta.
È una manifestazione che non dimentica niente e nessuno come ricordare anche le vittime del capitalismo.
Un rosso abbraccio.
W il PMLI!
Maria e Anna - Cuneo
Ottima la disamina de “Il Bolscevico” sul ddl sicurezza
L’articolo de “Il Bolscevico” sul ddl sicurezza è un’ottima disamina da far girare. Grazie.
Cartesio - Napoli
Martin Mordechai Buber, filosofo ebreo socialista e antisionista
Ricordo uno dei più grandi uomini della storia universale, un ebreo socialista, laico e anti-sionista: Martin Mordechai Buber. Il quale sosteneva che lo Stato di Israele, che non era ancora nato, non avrebbe dovuto assumere un'identità etnico confessionale. Quest'uomo di buon senso pensava alla creazione di uno Stato che riunisse tutti i semiti in Palestina. Invece, altri “padri fondatori” della nazione israeliana hanno voluto la formazione di uno Stato su basi etniche, strutturato in senso esclusivista e razzista.
Tra i nomi dei vari leader sionisti che hanno contribuito alla fondazione dello Stato israeliano come si configura oggi, bisogna citare: Davide Ben Gurion, capo dell'Hagamah, l'Agenzia ebraica sionista; Shamir e Begin, capo dell'Irgun, nonché la famigerata Banda Stern, descritte dai Britannici come vere e proprie organizzazioni terroristiche. In direzione esattamente opposta si muoveva Martin Buber. Questi è ritenuto uno dei padri spirituali della patria e della nazione israeliana, un po’ come Giuseppe Mazzini. È stato uno dei più importanti filosofi del XIX secolo. Era di orientamento esistenzialista e socialista, ma dissentiva profondamente nei confronti dell'ideologia sionista. Martin Mordechai Buber era di nazionalità austriaca e di origine ebraica. Aderì inizialmente al movimento sionista, ma se ne distaccò non appena si rese conto della vera natura del movimento, per aderire ad una filosofia di ispirazione esistenzialista e socialista, ed abbracciare la causa della convivenza pacifica tra i popoli in Palestina. Egli sosteneva che lo Stato di Israele, che si sarebbe costituito nel 1948, non dovesse reggersi su un fondamento etnico confessionale (come poi è accaduto), tantomeno di tipo oltranzista. Basti pensare ai gruppuscoli estremistici di destra e alle formazioni politiche e religiose integraliste, ben rappresentate nel parlamento israeliano. Si pensi al Likud, un partito di orientamento ultraconservatore, che costituisce la principale forza politica del paese, insieme al partito socialista (“socialista” per modo di dire). Martin Buber pensava alla creazione di uno Stato che riunisse Ebrei e Arabi musulmani, per metterli in condizione di coesistere pacificamente e di condividere, con pari dignità e pari diritti, le responsabilità della direzione e dell'organizzazione politica, economica e sociale di uno Stato non confessionale o integralista, ma laico e inter-religioso. Altro che "due popoli e due Stati": un solo popolo e un solo Stato! Questa era la geniale, ambiziosa, ma non utopica, soprattutto "profetica" visione di Martin Mordechai Buber. Invece, Ben Gurion, Begin, Shamir e altri leader sionisti, moderati o estremisti che fossero, hanno pensato e partecipato alla creazione di Israele come si struttura oggi: uno Stato ebraico di tipo etnico confessionale, con aspirazioni imperialistiche prepotenti, con una decisa predisposizione all'aggressività militare e all'espansionismo verso l'esterno.
Lucio Garofalo - Lioni (Avellino)
Appello internazionale #StopCrimesInPalestine
Chiediamo al Governo italiano e alla Commissione europea di mettere in atto tutti gli strumenti a loro disposizione non solo per giungere a un immediato cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi, ma anche perché cessino immediatamente la detenzione arbitraria senza limiti di tempo dei prigionieri palestinesi e le pratiche di tortura ormai accertate, e perché si attui il rispetto incondizionato dei diritti umani.
Chiediamo che il diritto internazionale sia fatto valere senza eccezioni per nessuno, e che ogni paese democratico si faccia carico degli obblighi che derivano dai provvedimenti già emessi dalla Corte internazionale di giustizia, che intimano al governo di Israele di cessare ogni azione volta a perpetuare e aggravare il massacro in corso, e che gli ordinano di lasciare immediatamente i territori illegalmente occupati.
Chiediamo l'interruzione dell'invio delle armi al Governo israeliano, le sanzioni nei confronti di Netanyahu e dei suoi ministri che incitano all'odio e la sospensione dell'accordo di associazione Israele-UE, che si basa sul rispetto dei diritti umani.
Una voce ha già risuonato, in Europa, in Palestina e in Israele, che si appella alla giustizia internazionale. Una voce che facciamo nostra. È l'Appello internazionale lanciato da personalità del mondo ebraico, in Israele e nella diaspora.
Facendo nostre le loro parole, affermiamo: "la decisione da prendere è quella di sanzionare con forza questo Stato che sta commettendo i peggiori crimini in piena impunità".
Promosso da Massimo Amato, storico ed economista; Laura Boldrini, deputata ed ex Presidente della Camera; Gianni Giovannetti, giornalista
Presentato l'Indice di WELL-FARE del Consiglio nazionale dei Giovani
La conoscenza delle giovani generazioni, delle loro esigenze e delle loro difficoltà, richiede strumenti di lettura innovativi e metodologicamente solidi. In questa direzione, il Consiglio nazionale dei Giovani ha strutturato un Indice di WELL-FARE. Si tratta di uno strumento di misurazione unico che non si limita ad analizzare la semplice equazione tra benessere e salute mentale dei giovani ma, in una prospettiva del tutto innovativa, integra le quattro dimensioni del Benessere Individuale (percezione di sé, salute fisica, motivazioni, capacità di gestire le emozioni), del Benessere Relazionale (famiglia, rapporti amicali, rapporto con la comunità), del Benessere Spaziale (ambiente, sicurezza, qualità dell’abitare) e del Benessere Sociale (partecipazione sociale, adesione ai modelli culturali dominanti, capacità di cogliere le opportunità).
L’indagine, condotta su un campione rappresentativo di giovani tra i 15 e i 35 anni, offre una fotografia dettagliata sul livello di benessere delle nuove generazioni, mettendo in luce aspetti positivi e criticità.
L’Indice di WELL-FARE, realizzato con il supporto tecnico di “EU.R.E.S. Ricerche economiche e sociali”, evidenzia, infatti, una "prevalente soddisfazione" tra i giovani, con un punteggio medio di 63,9 su 100. Tra le dimensioni osservate, il benessere relazionale registra il punteggio più alto (69,3), seguito dal benessere individuale (65,6), sociale (63,7) e spaziale (56,9). Tuttavia, emergono differenze significative per genere e territorio: le giovani donne e i giovani del Sud riportano livelli di benessere inferiori rispetto ai loro coetanei maschi e ai giovani del Nord.
Ufficio stampa del Consiglio nazionale dei Giovani – Roma
Ufficio stampa del Consiglio nazionale Giovani - Rom
16 ottobre 2024