“Il Giornale” segnala il PMLI al governo per reprimerlo
L'obiettivo è di mettere fuorilegge il PMLI e i partiti che si richiamano al comunismo
Con un articolo del 8 ottobre a firma di Francesca Galici, ilgiornale.it, Direttore Responsabile Alessandro Sallusti, direttore editoriale Vittorio Feltri, vicedirettore Nicola Porro, lancia un velenoso attacco al PMLI per segnalarlo all'attenzione del governo come un pericolo “eversivo” immediato da reprimere. In particolare, il quotidiano del boss delle cliniche private di lusso e deputato superassenteista in quota Lega, Antonio Angelucci, che lo controlla assieme agli altri due fogliacci neofascisti “Libero” e “Il Tempo”, prende spunto dall'adesione e dalla presenza del nostro Partito alla manifestazione per la Palestina del 5 ottobre a Roma (“manifestazione non autorizzata che è arrivata allo scontro grave con le forze dell'ordine”, sottolinea l'articolo), per suonare l'allarme sui “segnali” che arrivano dai nostri manifesti “che stanno trovando sempre più spazio, sono preoccupanti e sembrano essere l'anticamera di una nuova stagione di piombo”.
Per sostanziare questa accusa provocatoria, che suggerisce a governo e forze repressive dello Stato una nostra presunta e fantasiosa volontà di lavorare per “una nuova stagione di piombo”, il fogliaccio neofascista già della famiglia Berlusconi cita un paio di passaggi del V capitolo Programma del PMLI riguardanti la violenza rivoluzionaria, appositamente avulsi dal contesto, per farli combaciare in qualche modo con la tesi di partenza. L'operazione è particolarmente sporca, e consiste prima nel preparare il terreno citando il passaggio in cui si dice che: “La violenza rivoluzionaria è inevitabile per prevenire o stroncare il golpe fascista, comunque è indispensabile per la presa del potere politico da parte della classe operaia. Il grande passaggio storico dal capitalismo al socialismo può avvenire solo attraverso la rivoluzione violenta. Solo con la forza del fucile la classe operaia e le masse lavoratrici possono sconfiggere l'esercito armato della borghesia, trasformare la vecchia società, abolire la proprietà privata capitalistica, distruggere lo Stato borghese e imporre il proprio potere
”.
Dopodiché cerca di far credere, con una torsione concettuale di rara perfidia, che questa indicazione non vale solo a livello strategico e per il futuro, come risposta ad un golpe fascista, o ad una guerra imperialista in cui si volesse trascinare anche l'Italia, e comunque per realizzare, con l'insurrezione rivoluzionaria quando il proletariato e le masse saranno pronti per farla, il passaggio dal capitalismo al socialismo, come ben specificato nel testo; ma che in qualche modo verrebbe già applicata già adesso nelle piazze, insinuando chissà quali piani operativi per fomentare caos, violenza, anche armata, terrorismo e così via. Fingendo di ignorare che tutta la storia del PMLI dimostra come ha combattuto sempre il terrorismo e l'avventurismo, in quanto metodi di lotta controproducenti e in definitiva utili solo alla classe dominante borghese per rafforzare il sistema capitalista neofascista, come l'esperienza delle sedicenti “Brigate rosse” insegna.
Falsificate le posizioni del PMLI sulle lotte di piazza
Questa torsione viene fatta inventandosi prima un'inesistente direttiva del Partito all'“impiego degli studenti” (cioè, come emerge più chiaramente in chiusura dell'articolo, alla loro strumentalizzazione come “carne da macello” nelle manifestazioni); e poi parlando della presenza del PMLI alla manifestazione di Roma, per legare il tutto con un rapporto di consequenzialità. Come se ci fosse stata insomma una regia occulta del nostro Partito, o comunque anche di esso, negli scontri in coda alla manifestazione; che, si sottolinea furbescamente a questo scopo, “ha avuto un momento di rottura nel momento in cui le sigle organizzatrici hanno lasciato il campo ai violenti”.
“Il Partito marxista-leninista italiano – insiste infatti 'Il Giornale' in tono delatorio - era certamente in piazza il 5 ottobre, come dimostrano i cartelli esposti. E non si possono chiamare 'infiltrati', come rivendicano gli stessi manifestanti, perché la loro presenza è stata ampiamente annunciata tra le sigle aderenti. Leggendo il loro manifesto, si può avere anche un quadro più completo di quello che sta accadendo sotto le braci, che forse si sta sottovalutando, delle manifestazioni di piazza”. Segue altra citazione dal capitolo V del Programma, riguardante l'insurrezione rivoluzionaria per il socialismo, in cui si indica, com'è naturale, una preparazione delle masse “mediante manifestazioni e scioperi politici e il largo uso dei vari metodi di lotta fra cui la lotta di strada, i blocchi stradali, delle ferrovie, dei porti e degli aeroporti, l'occupazione di edifici pubblici e l'erezione di barricate
”.
“Esattamente quello che è successo sabato 5 ottobre a Roma”, commenta trionfalmente il fogliaccio neofascista, compiaciuto di averci preso “con le mani nel sacco”, con questo accostamento truffaldino tra due contesti completamente diversi, per dimostrare la regia del PMLI dietro gli scontri. Falsificando con ciò la nostra posizione in merito espressa nel comunicato dell'Ufficio stampa del PMLI del 5 ottobre, inviato a tutti i quotidiani compreso “Il Giornale”, in cui si sottolineava che “le azioni di infiltrati e dei giovani sprovveduti e avventuristi non giustificano le cariche selvagge della 'forze dell'ordine', tipiche di una dittatura fascista aperta”.
Nel mirino il nostro appoggio alla Resistenza palestinese
L'attacco de “Il Giornale” al PMLI non è quindi solo farina del sacco di chi l'ha firmato, ma rientra in un piano più generale della destra neofascista diretto a colpire specificamente il nostro Partito. Il fatto che assieme al PMLI siano citati anche altri partiti, come i CARC, il nPCI e il PCR è solo un diversivo per confondere le carte, come si capisce dal fatto che l'attacco al PMLI è il primo e quello più articolato, e soprattutto legato alla manifestazione del 5 ottobre.
Che il vero bersaglio da colpire sia il PMLI lo si capisce anche da altri indizi, come per esempio dall'articolo del filogovernativo “Corriere della Sera” sulla manifestazione per la Palestina del 29 settembre a Milano, dal titolo “Tensione dopo i presidi. La comunità di Milano: è caccia all'ebreo
”. Un articolo volutamente allarmistico e denigratorio contro la manifestazione, centrato sulle “minacce alla senatrice Liliana Segre e al ministro della Difesa Guido Crosetto, definiti 'agenti sionisti' dai manifestanti”, per avallare una presunta “caccia all'ebreo”. Che però riporta, guarda caso, non la foto dei cartelli nominati, come sarebbe stato logico, bensì quello del PMLI in solidarietà col popolo e la Resistenza palestinesi, contro il genocidio, contro l'invio di armi a Israele nazisionista e per la Palestina libera in un unico Stato per due popoli.
Segno evidente che sono proprio le nostre posizioni limpide e coerenti in appoggio alla Resistenza armata guidata da Hamas contro Israele nazisionista e genocida ad allarmare i media filosionisti , che ci segnalano al governo neofascista Meloni per colpirci. Il PMLI non ha paura di appoggiare politicamente alla luce del sole Hamas e gli altri movimenti di resistenza palestinesi contro la furia omicida e sterminatrice di Israele nazisionista armata dagli Usa, dalla Ue e anche dal governo Meloni. Così come non ha paura di giudicare il 7 ottobre un vento storico e un contributo straordinario alle guerre di liberazione nazionale. Al contrario, è chi attacca Hamas come movimento “terrorista” che avalla, involontariamente o no (com'è sicuramente il caso de “Il Giornale” e del “Corriere della Sera”) il genocidio perpetrato da Israele, che difatti è proprio con questo pretesto che compie lo sterminio e la pulizia etnica a Gaza e in Cisgiordania.
Una sporca operazione della destra neofascista
D'altronde non è da oggi che la neofascista Meloni ha messo il PMLI nel mirino. Lo aveva già fatto nel 2021, in una risoluzione di FdI presentata in Senato in occasione del dibattito sull'assalto di Forza nuova e di altri elementi neofascisti e no-vax alla sede romana della Cgil avvenuto il 9 ottobre di tre anni fa. In questo documento, per difendere gli aggressori neofascisti, il partito della ducessa invocava “altrettanti gravi episodi di violenza” antisemita e “contro lo Stato di Israele” ad opera di “associazioni legate alla sinistra estrema quanto all'estrema destra e al radicalismo islamico”; e citava espressamente “il Partito marxista leninista italiano di Firenze che organizza la commemorazione del dittatore Mao Tse Tung e pubblica manifesti accusando Israele di essere una nazione di 'criminali nazisti sionisti' con foto di un palestinese armato”. Solo ora il compagno Giovanni Scuderi viene indicato quale fondatore e Segretario generale del PMLI, dopo averlo sistematicamente ignorato in questi anni con una congiura del silenzio che ha accomunato i media sia della destra sia della “sinistra” borghese.
Come non vedere il nero filo conduttore che unisce queste sporche operazioni “giornalistiche” di quotidiani filogovernativi e filosionisti come “Il Giornale” e il “Corriere della Sera”, a quella del partito della premier neofascista per mettere fuorilegge i partiti comunisti, già tentata due volte con altrettante proposte di legge dal suo deputato Edmondo Cirielli, e per la terza volta in una risoluzione parlamentare rivolta direttamente contro il PMLI? Tutto ciò non fa che confermare la necessità che tutti gli antifascisti si uniscano per buttare giù al più presto il governo neofascista della ducessa d'Italia Meloni.
23 ottobre 2024