Al voto il 17 e 18 novembre, sono 10 i candidati per le poltrone di Palazzo Donini alle elezioni regionali
Perché l'Umbria sia governata dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo
Nessuno merita la fiducia del proletariato e delle masse popolari. Astenersi e creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo

Dalla corrispondente del PMLI per l'Umbria
Il 17 e 18 novembre prossimi si svolgeranno in Umbria le elezioni regionali con sistema proporzionale senza soglia di sbarramento. Verrà eletto governatore il candidato che ottiene anche un solo voto in più rispetto agli altri. Non è previsto ballottaggio. L'assemblea legislativa è composta da 20 consiglieri regionali più il presidente della giunta. I seggi verranno assegnati in maniera proporzionale e chi vince le elezioni dovrà avere almeno il 60% dei seggi.
Sono 10 i candidati che corrono per conquistare la poltrona di governatore con un’inflazione di candidati in camicia nera apertamente o mascherati.
 
Donatella Tesei. Governatrice uscente leghista, viene ricandidata dal “centro-destra” per Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega, Noi Moderati e Alternativa Popolare. Quest'ultima formazione all'inizio doveva correre in solitaria ma il suo candidato, il neofascista e misogino Stefano Bandecchi, attuale sindaco di Terni, ha deciso di sostenere Tesei e ritirarsi, forse a fronte delle indagini per reati tributari che pendono sulla sua testa o forse anche perché alle recenti europee ha fatto un vero e proprio flop conquistando meno dell'1%.
Tesei venne eletta governatrice dell'Umbria nel 2019, lanciata dal suo mentore Matteo Salvini. Avvocato cassazionista, è stata per due mandati sindaco di Montefalco e nel 2018 venne eletta al Senato dove ha presieduto la Commissione difesa.
I punti programmatici del suo mandato erano 3 cardini sui quali incentrare le risorse: Nodo Perugia, inceneritore, stazione alta velocità. Tutti e tre non sono stati realizzati e in tutti e tre sono emerse enormi criticità oltre ad essere economicamente dispendiosi.
Il Nodo Perugia, spacciato come soluzione al traffico che nelle ore di punta intasa l'area di Ponte San Giovanni e rallenta il raccordo Perugia-Bettolle, in realtà avrebbe dovuto essere realizzato con 22 chilometri di strada dal costo di 2 miliardi ma diverse criticità ambientali sono state evidenziate anche dal dipartimento umbro dell'Anas.
L'inceneritore è stato approvato e deciso con l'impiego di 200 milioni di euro, una soluzione che però da più parti è stata rilevata come inquinante e sovradimensionata per la regione, tanto che i governanti pensano di importare rifiuti da altre aree per alimentarlo. La sua collocazione inoltre sarà appannaggio del privato che lo realizzerà in barba alle proteste dei comitati antinceneritore e alle soluzioni alternative come una maggiore e più efficiente raccolta differenziata.
La stazione ferroviaria Medioetruria, per un costo complessivo di 70 milioni, è stata dipinta come l'aggancio per gli umbri all'alta velocità ma dovrebbe sorgere a Creti vicino ad Arezzo con una distanza dal capoluogo di regione di 45 minuti quindi poco sensata al di là di altre considerazioni.
Il governo regionale Tesei non ha apportato un solo beneficio alle masse operaie e popolari umbre. La fotografia attuale è di una regione sempre più privatizzata soprattutto nei servizi sociali e sanitari e sempre più povera. La politica di Tesei e della sua coalizione è stata improntata solamente alle “grandi opere” e ad una promozione turistica non rispondendo alle reali esigenze di una popolazione sempre più povera e con una residenza sempre più bassa. Dal 2019 al 2022 la povertà è aumentata dall’8,9% al 10% e dal 2020 al 2022 coloro che si sono rivolti alla Caritas sono passati da 45.793 a 76.232. Inoltre dall'Aur (Agenzia Umbria Ricerche) viene segnalato che le retribuzioni dei lavoratori umbri rimangono le più basse della media nazionale.
Tesei vinse le elezioni anticipate nel 2019 anche perché avvantaggiata dallo scandalo “concorsi pilotati nella sanità” che portò l’ex governatrice Catiuscia Marini (PD) a una condanna dal tribunale di Perugia a 2 anni di reclusione per “manipolazione di concorsi banditi dall'Azienda ospedaliera e dall'Asl” per favorire alcuni candidati raccomandati, un vero e proprio terremoto politico nel “centro-sinistra”.
Sanità, un settore che a livello nazionale fa gola ai privati e che ha trovato nella governatrice Tesei una valida sponda per poter guadagnare a discapito del settore pubblico che in questi 5 anni è stato sempre più smantellato. Lo scandalo sanità in Umbria non è una giustificazione per i tagli di circa 30 milioni di euro operati dalla Tesei che ha prodotto liste di attesa interminabili, in sospeso 52 mila prestazioni, mal funzionamento degli ospedali, nei quali vengono ridotte le prestazioni, ridotti da 12 a 4 i distretti sanitari, i pronto soccorsi super affollati. Molti umbri sono costretti a curarsi fuori regione.
Infine, come dimenticare la politica regionale di Tesei ispirata anche dalla ducessa Meloni sul concetto cattolico-familista della famiglia e della donna attraverso la sua firma de “Il Manifesto valori per la vita, la famiglia e la libertà educativa” di ProVita e Famiglia, o l'approvazione della Legge sulla famiglia con lo stanziamento di 30 milioni di euro favorendo l'entrata degli antiabortisti nei consultori.
Tesei ha come slogan “Ancora più Umbria libera di crescere” e già si sta candidando per spendere in regione ben 6 miliardi di euro tra Pnrr e i 240 milioni di euro elargiti dal governo Meloni ad inizio anno da investire in regione in opere pubbliche e incentivi alle imprese del territorio, promesse che servono per attirare i medi e grandi imprenditori a votarla nuovamente.
 
Stefania Proietti. Candidata per il “centro-sinistra” (PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, Demos, Formazione civica per la sanità pubblica e civici Umbri). Benedetta dalla segretaria del PD Elly Schlein, è la candidata del fu cosiddetto “campo largo” sperimentato per le elezioni comunali ma naufragato poco dopo a livello nazionale e quindi anche per queste elezioni regionali.
A fronte della diatriba politica nata tra il M5S e Italia Viva, il partito di Renzi ha deciso di non sostenere direttamente Proietti ma solo attraverso propri rappresentanti all'interno dei civici Umbri. Lo slogan è “In cammino per l'Umbria”. Proietti si candida a governatrice lasciando il ruolo di sindaco di Assisi. Laureata in Ingegneria Meccanica, dal 2010 è componente del Gruppo di studio sulla Custodia del Creato della Conferenza Episcopale Italiana, è stata anche componente della Commissione per la Pastorale sociale e il lavoro della Diocesi di Assisi Nocera Umbra e Gualdo Tadino, dal 2021 presidente della provincia di Perugia. La definizione che si è data è: “sono una candidata civica, cattolica, incarno la società civile, non ho tessere di partito... in Umbria come in Italia, i valori del cantico delle creature di San Francesco devono essere la nostra guida, la nostra stella polare”. Intrattiene un rapporto epistolare con papa Bergoglio.
Su temi importanti come l'aborto e la legge 194 esprime una posizione ambigua affermando che occorre supporto efficace degli assistenti sociali, una linea seguita anche dalla recente Legge sulla famiglia a firma del “centro-destra” umbro e della Tesei. Sul suicidio assistito sostiene che “la vita va difesa fino in fondo anche quando è immobile in un letto”. I punti programmatici della sua candidatura saranno “salute e sanità pubblica”, “gli inceneritori” che per l'Umbria non vanno bene ma sui quali non si esprime del tutto contraria, “ambiente e territori” che definisce con il termine il “creato”, “lavoro degno”, “sviluppo sostenibile”.
 
Marco Rizzo. Si candida per Democrazia Sovrana e Popolare che è nata sulle ceneri del PC con gli slogan “Ri-scossa Umbra” e “Umbria Sovrana nel cuore”. Il rossobruno Rizzo, rinnegato del comunismo, ha definitivamente svoltato a destra abbandonando la pregiudiziale antifascista e confermando le sue “amicizie” con naziskin come Stefano Bonilauri, di confrontarsi e ragionare con i fascisti Vannacci, Gianfranco Fini e Gianni Alemanno, con il quale alle elezioni amministrative di Modena di quest'anno hanno sostenuto lo stesso candidato Daniele Giovanardi. Ma non solo recentemente in un incontro de “L'Italia dei Conservatori”, si è anche scagliato contro i gay e i migranti africani e neri in generale.
Rizzo non vuole perdere l'occasione di rimettere un piede nelle istituzioni borghesi sfruttando le regionali in Umbria. Il suo obiettivo è l'unione del ceto medio con le “classi popolari” non meglio identificate e per raccogliere consensi sventola con proclami la questione tanto cara agli umbri della sanità affermando anche di voler “riunire il popolo contro i burocrati e i multimilionari. Ribaltare il tavolo... con me l'Umbria avrebbe una marcia in più”.
 
Roberto Fiore. Ex terrorista nero si candida con il suo partito Forza nuova. Il suo programma punta tutto sulla proposta di “screening a tutti gli umbri per vedere se ci sono stati effetti avversi al vaccino anti-covid”, lotta contro gli immigrati in Italia, attenzione non meglio qualificata verso agricoltori e allevatori dell'Umbria.
È bene ricordare che Fiore, condannato per l'attentato alla sede nazionale della CGIL nel 2021, ha militato nel Fronte della Gioventù, come la ducessa Meloni, e anch’egli trova ispirazione nel fucilatore di partigiani Giorgio Almirante. Nel 1980 scappa a Londra prima di essere colpito dalla retata che decapita Terza Posizione, il gruppo armato che ha allevato una legione di terroristi neri poi confluiti nei Nar. Dichiarato colpevole in tutti i gradi di giudizio, Fiore avrebbe dovuto scontare almeno cinque anni e mezzo di reclusione. A Londra riesce a fare milioni di euro fondando Easy London, società leader di viaggi studio, e con ristoranti, negozi e proprietà immobiliari. Nel 1997 fonda Forza nuova e nel 1999 i suoi reati vanno in prescrizione, permettendogli di rientrare in Italia. A livello politico tenta la scalata in varie tornate elettorali non riuscendo mai a sfondare.
Personaggi di questo tipo non dovrebbe nemmeno essere accettati nella competizione elettorale così come i loro camerati di CasaPound, entrambe organizzazioni che trovano sostegno negli esponenti del governo Meloni.
 
Martina Leonardi. Toscana di origine, educatrice professionale, legata al movimento cooperativo umbro, si candidata per Potere al Popolo e PCI. La sua candidatura viene pubblicizzata come “alternativa a quelle che di fatto sono due destre”. Sebbene condivisibili alcune critiche espresse e il concetto che occorre un'alternativa al capitalismo, la soluzione trovata da queste due forze politiche è di riportare il dissenso e la lotta all'interno delle istituzioni borghesi con la tanto decantata “partecipazione”: “partecipare alle elezioni regionali sia una questione etica e morale”.
Leonardi sostiene di voler riportare “l'arcobaleno” nella “società civile” e nell'Umbria, ma questo è impossibile rimanendo all'interno del capitalismo che per definizione non può essere più buono in quanto genera problematiche alle quali la stessa candidata si oppone, come “guerra, sfruttamento, precarietà, devastazione ambientale”. Il concetto di “costruire una regione che non lasci indietro nessuno e che sappia opporsi con forza ad un sistema considerato ingiusto e iniquo” è di fatto irrealizzabile se non si fa tabula rasa del capitalismo che sfrutta la forza-lavoro salariata e l’ambiente.
 
Moreno Pasquinelli. Si candida per “Fronte del dissenso”, nato come movimento di protesta contro le misure dei governi Conte e Draghi nel periodo della pandemia. Pasquinelli punta ad avere almeno un consigliere in regione, afferma che “il popolo sia sovrano e sovrana debba essere l'Italia”, termini che non vuole siano solo appannaggio della destra. Tra gli obiettivi politici quello di “respingere la modernità tecnoratica che noi chiamiamo cybercapitalistica che vuole subordinare l'uomo alle macchine e agli algoritmi”.
Pasquinelli, spoletino di origine, noto come portavoce di Campo antimperialista di Assisi fondato nel 2000, proviene da esperienze politiche che però non sono menzionate nella biografia del suo sito come Potere operaio, Quarta Internazionale, Gruppo bolscevico leninista, Gruppo operaio rivoluzionario, Direzione 17, Confederazione per la liberazione nazionale. Putiniano e organizzatore di proteste contro il sostegno dell'Italia all'Ucraina, oggi per carpire i voti degli umbri dice di ispirarsi alle figure di San Francesco e San Benedetto e vorrebbe un assessorato alla cultura in regione riproponendo un “nuovo umanesimo”.
 
Elia Fiorini. Si candida per Alternativa per l'Umbria e Azione Civica. Attualmente consigliere comunale di Magione, i suoi capisaldi riguardano la sicurezza, il degrado urbano e la sanità pubblica. Vuole combattere il “partitismo di regime” con una politica cosiddetta “agile e concreta”. I suoi pilastri sono “indipendenza, qualità e organizzazione”.
 
Fabrizio Pignalberi. Corre per Più Italia Sovrana e Quinto polo per l'Italia. Già candidato due anni fa nel Lazio, si è presentato per le regionali in Umbria esprimendo in fotocopia i temi utilizzati per la precedente candidatura. Ex camerata in Fratelli d'Italia, è noto per vicende giudiziarie con rinvii a giudizio per truffa, esercizio abusivo della professione, minacce e diffamazione. Il suo slogan è palesemente mutuato da Mussolini: “Dio, patria e famiglia”.
 
Giuseppe Pino Paolone. Candidato per Forza del Popolo, i cui capisaldi politici richiamano evidentemente una formazione di destra: “riaffermazione del primato della coscienza personale, della sovranità popolare e della sovranità monetaria, il federalismo nazionale e l'autonomia dei Comuni”.
 
Francesco Miraballo. Candidato per Umbria Autonoma. Ex leghista, i temi della sua campagna sono ambiente, sanità, turismo e infrastrutture, ricostruzione post-terremoto, istruzione, famiglia e autonomia regionale, tanto che propone di fare dell'Umbria una regione autonoma con Perugia e Terni come province autonome, sul modello di Trento e Bolzano, sostenendo che in questo modo anche la sanità potrebbe funzionare.
Come si può percepire, c'è una grande frenesia per mantenere o accedere alle poltrone di Palazzo Donini. Eppure, nessuno di questi candidati merita la fiducia e il voto degli umbri, soprattutto del suo proletariato e delle sue masse popolari che vivono ogni giorno problematiche di povertà, assenza di servizi sociali e assistenziali in una regione sempre più oscurantista, antifemminile e clericale. La storia dei governi regionali che si sono succeduti dal “centro-sinistra” al “centro-destra” dimostra che qualsiasi sia l'alternanza di partiti espressione della borghesia la “musica” non cambia e niente viene fatto per migliorare la condiziona di vita delle masse popolari. La sanità divenuto cavallo di battaglia della destra e della “sinistra” del regime borghese sono allo sfascio proprio per mano loro che hanno fatto tagli economici o hanno ceduto alla corruzione per interessi personali, ed ora cercano di ricorrere ai ripari con demagogia e promesse da mercanti.
Nessuno dei 10 candidati merita di essere votato, meno che mai l'accozzaglia di ex-comunisti e trotzkisti capitolati a destra o “folgorati sulla via di Damasco” divenendo portavoci di principi oscurantisti e cattolici o i candidati della peggior destra nera e collusi con terrorismo o altro. Occorre sfiduciare la istituzioni borghesi del regime capitalista neofascista, punendole con l'astensionismo, disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco e lottare per il socialismo, creando le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo affinché l'Umbria sia governata dal popolo e al servizio del popolo.

23 ottobre 2024