L'Italia deferita alla Corte Ue
Scuola: “Abuso di contratti a termine”. Troppi precari e poco pagati

Il 3 ottobre la Commissione Ue ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia europea per non aver posto fine all'uso eccessivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie nella scuola.
In particolare l'Ue contesta all'Italia due aspetti: l'abuso dei contratti a temine tra gli insegnanti e il personale Ata e il conseguente mancato riconoscimento degli scatti di anzianità stipendiali ai precari rispetto ai colleghi assunti a tempo indeterminato.
Secondo la Commissione Ue, l'Italia "non ha adottato le norme necessarie per vietare la discriminazione in merito alle condizioni di lavoro e l'uso abusivo di successivi contratti a tempo determinato". Inoltre, la legislazione sullo stipendio degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche che "non prevede una progressione salariale basata sui precedenti periodi di servizio" costituisce "una discriminazione rispetto agli insegnanti assunti a tempo indeterminato" e che "gli sforzi delle autorità siano stati, finora, insufficienti". Questa disparità di trattamento costituisce una discriminazione vietata dal diritto comunitario.
La Commissione ha avviato la procedura di infrazione inviando una lettera di diffida formale alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da un’ulteriore lettera di diffida formale nel dicembre 2020 e da un parere motivato nell’aprile 2023 a cui il governo italiano non ha risposto in modo sufficiente obbligando di fatto la Commissione a deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Un'infrazione, avverte ancora l'Ue, da cui potranno scaturire ulteriori valutazioni e possibili azioni future inerenti la mancanza di misure efficaci per penalizzare e risarcire l’abuso dei contratti a tempo determinato e la discriminazione dei lavoratori a tempo determinato anche in altri comparti del settore pubblico.
In Italia il numero di docenti e personale Ata precario oscilla tra 165.000, secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, e i 250.000, secondo i dati forniti dai sindacati di categoria, su un totale di circa 1 milione di dipendenti fra docenti e personale Ata. L’età media di ingresso nel ruolo è di 45 anni, facendo degli insegnanti italiani tra i più “anziani” d’Europa, con oltre la metà del corpo docente sopra i 50 anni, contro una media OCSE del 37%. mentre lo stipendio medio secondo il rapporto “Education at a Glance” 2024 è di 31.320 euro contro la media OCSE di 42.300 euro e colloca gli insegnati e il personale Ata italiani in fondo alla classifica delle retribuzioni dell'Unione Europea.

23 ottobre 2024