Solo il 45,90%dell'elettorato ligure si è recato alle urne
L'astensionismo è un atto di accusa, un voto pesante che delegittima il sistema borghese
La via elettorale è parlamentare non può portare a un reale cambiamento. Ci vuole la lotta di classe e di piazza
Dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”
Il primo dato che, nelle elezioni regionali della Liguria, emerge, è la sempre più scarsa affluenza alle urne. Se nelle precedenti elezioni regionali del 2020, in cui come Presidente venne incoronato il corruttore e reo-confesso Giovanni Toti, si erano recati alle urne il 53,40% dei cittadini liguri aventi diritto al voto, in questa tornata elettorale è stato sfondato il fatidico muro del 50% e si è scesi al 45,90%.
Gli analisti politici di professione intervistati sull’aumento dell’indifferenza al voto dimostrata dai cittadini liguri, arrampicandosi sugli specchi, hanno motivato il tutto appellandosi all’incidente, di percorso, avvenuto con la Procura di Genova, che ha causato il maremoto giudiziario sulla gestione, molto allegra, disinibita e disonesta, della Giunta del reo-confesso ex-Presidente del centrodestra Giovanni Toti. In seguito, analizzando l’insuccesso, anche se di misura, della coalizione di centrosinistra, hanno discusso scovando difetti generati da un candidato calato dall’alto, da una confusione di opinioni, di idee, da una loro difformità di soluzioni da proporre per la Liguria. Tuttavia, queste analisi, saranno anche corrette, ma soprattutto sono superficiali, e tendenti a banalizzare la realtà, a guardare il dito piuttosto che la luna.
L’astensionismo, ancora una volta, si è dimostrato un atto di accusa, un voto pesante, che di fatto, delegittima, e sempre di più, il sistema borghese. L’astensionismo è anche l’unico voto antimperialista, anticapitalista, antipresidenzialista. Votare, diversamente, dare il proprio consenso a un Partito inserito nell’arco parlamentare, diventa un voto a favore della borghesia, o a favore di chi, spacciandosi di sinistra, inganna il proletariato. Ma a queste considerazioni, e lo dimostra l’aumento degli astensionisti (rispetto alle precedenti elezioni regionali del 7%, che equivalgono circa 100000 cittadini), non sono in pochi a pensarlo, e ad averlo capito.
In ogni modo il nuovo Presidente di “centro-destra” della Regione Liguria sarà Marco Bucci. È stato eletto con il 48,77 % dei voti validi. Il suo sfidante, del centro-sinistra, Matteo Orlando si è fermato a 47,36%. La distanza tra i due competitori non è molta, circa quattromila voti, ma anche avendo numeri pesanti l’opposizione del “centro-sinistra”, una volta seduta sugli scranni della Regione Liguria, non sarà di sicuro improntata su posizioni antagoniste, piuttosto, e molto probabilmente, assumerà un ruolo cosiddetto ‘responsabile’.
Che abbia vinto il “centro-destra”, che avesse vinto il “centro-sinistra”, poco sarebbe cambiato. Ogni via elettorale e parlamentare preclude, per il proletariato e per i cittadini, un reale cambiamento. Neppure lo spostamento di voti, di percentuali, potrà cambiare i rapporti di forza esistenti tra la borghesia e il proletariato; non è quella la strada. Lo potrà spostare invece la lotta di classe, la lotta nelle piazze per la difesa dell’ambiente, per la difesa del posto di lavoro, per i diritti civili e quelle lotte legate al territorio. Per quelle battaglie di civiltà devono scendere in campo i cittadini, i proletari. Come hanno già fatto, come ancora faranno.
30 ottobre 2024