Lo rileva la Banca Mondiale
Metà della popolazione mondiale vive in povertà
Quasi 700 milioni di persone vivono con meno di 2,15 dollari al giorno
La Banca Mondiale ha presentato a Washington e pubblicato lo scorso 18 ottobre il suo rapporto annuale del 2024, un documento di 300 pagine intitolato quest'anno “Pathways out of the Polycrisis”.
Secondo i dati del rapporto attualmente l’8,5% della popolazione mondiale – circa 692 milioni di persone – vive con meno di 2,15 dollari al giorno mentre il 43,6% di essa – 3,5 miliardi di persone – vive con meno di 6,85 dollari al giorno, per cui oltre la metà della popolazione mondiale vive in uno stato di povertà.
Per eliminare la povertà, secondo le previsioni della Banca Mondiale, sarà necessario più di un secolo, a patto che il mondo non venga nel frattempo sconvolto da guerre, catastrofi naturali o epidemie: a proposito di quest'ultimo punto, l'istituto internazionale non ha mancato di sottolineare come la pandemia di Covid abbia fortemente rallentato la crescita e penalizzato le battaglie contro la povertà, soprattutto nei Paesi già poveri.
Il direttore generale della Banca Mondiale, Alex van Trotsenburg, ha dichiarato, mettendo implicitamente in discussione l'approccio economico capitalista globale, che è necessario un modello di sviluppo fondamentalmente nuovo se vogliamo migliorare la vita delle persone per proteggere il pianeta.
Indermit Gill, capo economista della Banca Mondiale, ha affermato: “per ridurre la povertà è essenziale che i governi aiutino gli agricoltori ad adottare nuove tecnologie, adattate ai rischi climatici, che possano promuovere la prosperità e preservare l’ambiente. Investimenti costanti in istruzione e sanità producono risultati migliori nella lotta alla povertà e nella promozione della prosperità nei Paesi in via di Sviluppo”.
Per ciò che riguarda l'Italia, nel 2023 sono stati 4,9 milioni gli italiani – l’8,4% della popolazione al di sopra dei sedici anni – che non hanno potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni.
Nell'Unione Europea la povertà estrema colpisce circa 23,2 milioni di persone (il 6,8% della popolazione) e il rischio di povertà e di esclusione sociale colpisce ulteriori 94,6 milioni di individui (il 21,4% della popolazione), come confermato anche da Eurosat.
Negli Stati Uniti d'America circa il 12% della popolazione – 38 milioni di persone che sono in maggioranza nativi americani, neri e ispanici, ma è in crescita anche numero dei bianchi - viveva in povertà assoluta secondo il censimento del 2021, ma la situazione nel frattempo si è sicuramente aggravata.
Ma è nel resto del mondo che la povertà provoca gli effetti più disastrosi: come ha messo in risalto la Banca Mondiale: è infatti drammatica la situazione di Paesi dove si vive con meno di 2,15 dollari al giorno quali il Burkina Faso, il Burundi, la Repubblica Centrafricana, il Ciad, la Repubblica Democratica del Congo, l'Eritrea, l' Etiopia, il Gambia, la Guinea-Bissau, la Liberia, il Madagascar, il Malawi, il Mali, il Mozambico, il Niger, il Ruanda, la Sierra Leone, la Somalia, il Sudan, il Sudan del Sud, il Togo e l'Uganda.
Questi Paesi rappresentano quasi la metà del totale dei Paesi poveri del mondo.
Ben più numerosi, poi, sono i Paesi dove si vive con più di 2,15 dollari ma con meno di 6,85: essi sono collocati nel resto dell'Africa nera, nell'America meridionale e centrale nonché in Asia.
Per tutti i Paesi poveri del mondo le misure macroeconomiche dei Paesi più ricchi, in primo luogo Stati Uniti e Unione Europea, stanno mettendo a dura prova la stabilità dei Paesi poveri e anche quelli con medio reddito, che sono costretti a pagare tassi di interessi sempre più alti sul loro debito, come ha messo in luce Indermit Gill, il capo economista della Banca Mondiale, il quale sostiene che quest'ultima deve intensificare il suo ruolo di intermediario nel portare capitali dai Paesi più ricchi ai mercati a basso reddito al fine di stimolare gli investimenti e guidare la crescita del futuro, anche nell’economia verde.
Gill ha attribuito gran parte della colpa dell’alta inflazione e della minore crescita alle maggiori economie del mondo, in primo luogo Stati Uniti e Paesi dell'Unione Europea, che hanno intrapreso azioni di stimolo economico eccessive e non mirate sulla scia della pandemia di Covid-19, che hanno portato all’inflazione la quale si è portata dietro aumenti dei tassi di interesse, che ricadono sui paesi più poveri, impedendo così loro di emergere.
In generale, il quadro offerto dalla Banca Mondiale è quello di un mondo dove le diseguaglianze economiche sono destinate inevitabilmente ad aumentare e gli squilibri ad acuirsi non soltanto fra gli Stati ma anche all'interno di essi, come dimostra comunque l'aumento della povertà nei sistemi economici capitalistici avanzati, Stati Uniti e Paesi dell'Unione Europea in primo luogo.
30 ottobre 2024