Contributi
“Resistenza Popolare” e la “scissione di maggioranza” dal PC rizziano
di Marte - Napoli
Sul numero precedente de “Il Bolscevico” ho parlato del “PC” di Marco Rizzo e ho accennato alla sua scissione. Ora approfondisco questo tema.
Gli “scissionisti di maggioranza” dal PC, guidati dal duo Catello-Pascale e col supporto principalmente delle ex sezioni del PC della Campania e della Toscana (a cui dopo qualche settimana si unì anche la sezione delle Marche), iniziarono a seguito dello “sfaldamento” del PC in “DSP” come “unico partito”, nel periodo febbraio-marzo, un “dialogo” con i diversi “fuoriusciti” dal PC, in particolare con un collettivo fino a quel momento esistente solo in Umbria, fondato da un certo Paolo Zioni, denominato “Resistenza Popolare”.
Nel periodo di fine marzo iniziano i primi “congressi fondativi” di Resistenza Popolare come “realtà estesa a livello nazionale”, ma la sigla “RP” non viene registrata ufficialmente come partito politico né tantomeno viene specificato come questo “Resistenza Popolare” si muoverà, quali sono i suoi punti programmatici, a chi si appella principalmente, con tutti i riferimenti al “marxismo-leninismo” consistenti solo in una facciata.
Nello stesso periodo, come testimonianza personale, riporto come i “dirigenti locali” sia della “sezione” napoletana che di quella campana, a dispetto delle “promesse” di evitare di “ripetere gli errori del passato”, mi comunicano che “bisogna rifondare l’esperienza del Comitato No Draghi” (nonostante sia stata proprio una delle esperienze fallimentari sul nascere e che espose il PC a individui opinabili e dubbi come Toscano), attribuendo la colpa del fallimento non alla “strategia” in sé, ma a Rizzo. A dispetto delle dichiarazioni secondo cui sarebbero stati “diversi da Rizzo”, in realtà tutti questi suoi ex galoppini hanno ripreso in pieno (o meglio non hanno mai abbandonato) tutta la prassi “rizziana” che è stata alla base della fine del PC, tra cui il prendere iniziative e decisioni senza comunicarle ai militanti e tenendole segrete fino all’ultimo minuto, il ricorso a insulti personali nel caso di qualsiasi obiezione interna (come fu anche nel mio caso quando “osai” contestare) e una incapacità di critica e autocritica concreta.
Fu in questo periodo che ricevetti insulti e fui attaccato non solo dai “segretari” locali, ma anche da “militanti” che non avevo mai visto prima e che hanno tutto a un tratto fatto dichiarazioni inammissibili, totalmente estranee al marxismo-leninismo e in odore di ideologie neorevisioniste e trotzkiste. A seguito di questi atteggiamenti scorretti non solo da un punto di vista politico, ma anche da un punto di vista personale e di educazione e rispetto tra individui, e al progressivo contraddirsi dei “dirigenti” di “Resistenza Popolare”, che addirittura ad alcuni congressi regionali, come quello campano che si tenne a Salerno, invitarono individui come un dirigente locale di Rifondazione che contestò il loro “supporto ad Hamas”, decido di dichiarare la mia fuoriuscita non solo dal PC-DSP, ma anche da RP, venendo quindi schernito, additato come “settario”, e mi viene addirittura detto che mi sarei “pentito della mia decisione”, che avrei “voluto disperatamente rientrare” una volta che questi sarebbero “cresciuti”, e che questo mi sarebbe stato “impedito”.
La verità è che “RP”, lungi dall’essere un “fronte unito antifascista”, è nato sin dai suoi albori all’inizio del 2023, quando era ancora un “collettivo” circoscritto alla sola Umbria, come un’organizzazione eterodiretta il cui principale “fondatore”, Paolo Zioni, altri non è che un infiltrato fascista per la polizia ed ex militante dell’organizzazione neonazista “Forza Nuova”, sulla cui “vicenda” ho preparato un breve “approfondimento” monografico. Nonostante il passato “oscuro” di Zioni sia facilmente riemerso grazie al ritrovamento di un articolo di un giornale di Piacenza del 2007, i “dirigenti” di “RP” non hanno mai risposto o dato spiegazioni in merito alla vicenda, limitandosi a negare l’evidenza o peggio ancora ad attaccare in modo indiscriminato e personale chiunque avanzasse anche solo l’ipotesi che “RP” potesse essere un gruppo eterodiretto e guidato da infiltrati fascisti. Né Pascale, ex membro di spicco di Rifondazione e difensore a più riprese nei suoi “manuali rivoluzionari” di Berlinguer come “genuino compagno che ha sbagliato”, né Catello, che è sempre stato poco più che l’ombra di Marco Rizzo e nient’altro, hanno il carisma di Rizzo che può permettergli di “salvare la faccia” dinanzi ai loro (esigui) seguaci, e la scoperta della “verità” sul “grande compagno” Zioni ha provocato le defezioni alla loro cricca, già considerevoli, ad ingrossarsi come un fiume in piena. Né tantomeno le dichiarazioni nominali e perlopiù deboli di fedeltà al “marxismo-leninismo” o ad una fantomatica “pregiudiziale antifascista”, che pare essere basata più su un giudizio di tipo borghese e liberale del fascismo che non su un’analisi ponderata come fu quella di Dimitrov e del Comintern del 1935, possono garantire un “futuro prospero” per gli ex-PC guidati dal duo Catello-Pascale, e per quanto sia chiaro che “RP” è fallita in partenza, al punto che lo stesso Zioni, una volta “bruciato” come agente infiltrato, pare aver abbandonato la zattera prossima ad affondare, è giusto e necessario ricordare sia ai marxisti-leninisti che agli autentici e sinceri democratici e antifascisti che “Resistenza Popolare” è solo l’ennesimo tentativo della reazione più nera di infiltrarsi tra i nostri ranghi e “distruggerci” da dentro, un tentativo che è fallito e che non potrà più causare danni grazie alle rivelazioni che sono fuoriuscite e che noi stessi riportiamo in questo articolo.
6 novembre 2024