Dopo l’attacco alla maggiore struttura aerospaziale turca
Il dittatore fascista Erdogan bombarda le basi del PKK
Ocalan ribadisce la sua disponibilità a rinunciare alla lotta armata e ad aprire un dialogo con Ankara

In risposta all’attacco militare del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) contro la maggiore struttura aerospaziale turca compiuto il 23 ottobre in una cittadina a sud di Ankara, che ha causato la morte di sette persone, tra cui i due membri della resistenza curda che l’hanno condotto, il dittatore fascista Erdogan ha ordinato immediati attacchi aerei nella Siria settentrionale e in Iraq contro 47 obiettivi del PKK, come riferito da una dichiarazione del Centro di difesa popolare (HPG), l’ala militare del PKK. L’agenzia di stampa ANHA con sede nel Rojava, la regione a maggioranza curda in Siria, ha riferito che gli attacchi turchi del 24 ottobre hanno colpito le forze di sicurezza interna, magazzini, una stazione ferroviaria e un centro sanitario, causando almeno 12 morti e decine di feriti. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) con sede a Londra ha aggiunto che i bombardamenti aerei e terrestri hanno preso di mira la campagna di Afrin, Tal Rifaat e i suoi dintorni, Manbij, Kobane e la sua campagna.
Mentre il ministro della Difesa turco, Yasar Guler. affermava gongolante “Quarantasette obiettivi terroristici distrutti” e “59 terroristi neutralizzati”, compresi due “leader”, abbiamo inflitto “la punizione necessaria agli ignobili del PKK”, l’amministrazione autonoma curda alla guida della Siria nord-orientale ha condannato gli attacchi aerei, accusando la Turchia di aver commesso crimini di guerra prendendo di mira i civili. Riferendosi anche alle recenti discussioni su un potenziale nuovo processo di pace in Turchia, l’amministrazione ha affermato che gli attacchi hanno rivelato “l’ipocrisia” del governo turco. Ha inoltre invitato la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e la Russia ad assumersi le proprie responsabilità e a smettere di mantenere una politica di tolleranza circa le azioni della Turchia.
Anche il partito turco filo-curdo DEM – terzo partito per numero di seggi presso il parlamento di Ankara - ha condannato gli attacchi aerei, accusando che avrebbero solo contribuito ad aggravare il conflitto. “I bombardamenti di diversi centri nella Siria settentrionale e orientale, in particolare Kobane, stanno mettendo a rischio le vite dei civili. Gli effetti distruttivi della guerra potrebbero portare a una catastrofe per tutte le parti nella regione”, si legge nella dichiarazione di DEM. “Anche le operazioni militari che prendono di mira i civili violano il diritto internazionale. La guerra e il conflitto continui causeranno solo più sofferenza e perdite”.
Ben 103 gli attacchi turchi con droni su aree sotto il controllo dell’amministrazione guidata dai curdi si sono registrati dall’inizio dell’anno. Questi criminali attacchi hanno ucciso almeno 34 persone e ferito più di 37 miliziani e 18 civili, tra cui tre donne e tre bambini.
In questo contesto c’è da sottolineare la prima visita della famiglia al leader del PKK Abdullah Ocalan, detenuto ormai dal 1999 in regime di totale isolamento nell’isola-prigione di Imrali, in oltre quattro anni, proprio il 23 ottobre. “Il caloroso messaggio di Apo (soprannome di Öcalan ndr) dopo oltre quattro anni, è stato accolto da tutte le forze della guerriglia ed è qualcosa da prendere sul serio”, ha sottolineato l’HPG, aggiungendo che avrebbero valutato il messaggio in base agli sviluppi futuri. Öcalan aveva espresso la sua volontà di prendere parte a una “soluzione democratica” della questione curda, ribadendo la sua disponibilità a rinunciare alla lotta armata e ad aprire un dialogo con Ankara, alla luce dei recenti sviluppi, "Se ci sono le giuste condizioni – ha affermato Öcalan -, ho il potere teorico e pratico per spostare questo processo dal terreno del conflitto e della violenza al piano legale e politico", e dopo l’invito che Devlet Bahceli, leader del partito del movimento nazionalista e fascista MHP, alleato di Erdogan, gli ha rivolto a parlare in Parlamento per annunciare le fine del “terrorismo” e lo scioglimento del PKK. Un passaggio molto pericoloso per il futuro della lotta per l’indipendenza nazionale e contro l’oppressione dei curdi sparsi in Siria, Iraq e Iran, diretta conseguenza del passaggio di Öcalan e della direzione della resistenza curda dal “marxismo-leninismo” all’anarchismo e all’ecologismo del trotzkista americano Murray Bookchin prima e ora al riformismo e pacifismo democratico-borghesi.

6 novembre 2024