Arrestato il sindaco FdI di Ceccano (Fr) per mazzette sui fondi Ue e sui migranti
Il Pnrr del sindaco di FDI: “Che ce frega del dissesto”

Il sindaco di Ceccano (Frosinone) Roberto Caligiore di Fratelli d’Italia è il capo di un gruppo affaristico criminale composto da 13 persone: imprenditori, funzionari e dipendenti comunali finiti agli arresti domiciliari il 24 ottobre su ordine del Gip (Giudice per indagini preliminari) del Tribunale di Frosinone Ida Logoluso con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, frode e riciclaggio, per aver incassato almeno 500 mila euro di tangenti drenati tra il 2021 e il 2023 dai 5 milioni di euro del Pnrr destinati ai servizi di accoglienza dei migranti richiedenti protezione internazionale, alla messa in sicurezza delle scuole, la riduzione di rischio idrogeologico del centro storico e altre opere pubbliche di fondamentale importanza per la popolazione.
Trattandosi di fondi europei le indagini sono state coordinate dall'ufficio di Roma della Procura Europea (EPPO) operativo dal 1º giugno 2021 secondo le disposizioni del Trattato di Lisbona, organismo preposto a indagare e perseguire questo tipo di reato in collaborazione con le procure dei vari Stati Ue.
Le mazzette ai “corrotti rappresentanti tecnico-politici del Comune” pari al 10% di ogni singolo finanziamento venivano incassate attraverso un collaudatissimo sistema corruttivo che prevedeva l'assegnazione degli appalti con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara e un articolato sistema di fatturazioni e bonifici a favore di aziende fittizie.
Agli atti dell'inchiesta ci sono anche alcune intercettazioni che rivelano in modo inequivocabile la condotta criminale del neopodestà Caligiore, elicotterista dei carabinieri e figura di primo piano del partito della premier Meloni in tutto il frusinate. In una di queste si sente Caligiore che in fase di programmazione dei lavori pubblici istruisce un sodale della banda sulla procedura da adottare per stornare le tangenti dai fondi Pnrr: “Abbassa quello che è il discorso legato all’importo dei lavori a base d’asta e nel quadro economico ci fa uscire il supporto... È in questa fase che puoi ancora incidere, ti fai gli spazi tuoi, evviva la musica, che cazzo ce frega a noi del dissesto idrogeologico, che andiamo a fa’ 30, 40, 50 mila euro in meno di lavori...”.
Il sindaco Caglione, scrive fra l'altro il Gip nell'ordinanza di arresto: “approfittando della carica pubblica ricoperta, ha attuato una gestione totalmente arbitraria e personalistica dell’ente anche incompatibile con l’etica professionale di un carabiniere”.
Della banda faceva parte anche il faccendiere Stefano Annibali, considerato dagli inquirenti il “tesoriere dell’organizzazione criminale” con il compito di nascondere il denaro in un garage a Frosinone per poi ripartirlo con gli altri sodali. Nell'ordinanza di arresto a suo carico, il Gip lo definisce “un regista occulto dell’amministrazione comunale del Comune di Ceccano di cui influenza l’orientamento e l’indirizzo amministrativo soprattutto in questioni di carattere tecnico ed economico”.
Scrive ancora il Gip: “le somme formalmente pagate dal Comune per i lavori pubblici venivano, invece, ripartite tra imprenditori, funzionari amministrativi e vertice politico”. Gli appalti venivano assegnati direttamente sempre agli stessi professionisti attraverso la “Centrale unica committenza Ceccano” la cui gestione è stata assegnata per 1 milione e mezzo di euro alla cooperativa “Antea produzioni e Lavoro”.
“Il sistema degli appalti comunali – si legge ancora nell'ordinanza di arresto del Gip - è gestito in maniera totalmente corrotta: ogni appalto, soprattutto i lucrosi interventi consentiti dal Pnrr sono assegnati e gestiti con un continuo flusso di denaro, prezzo della corruzione, che scorre dall’appaltatore al sindaco committente, in direzione opposta ai pagamenti effettuati dal Comune”. In sostanza, i lavori pubblici finivano tutti a un imprenditore o ai suoi prestanome.
Per riciclare le tangenti il gruppo criminale si affidava ai servizi di due commercialisti napoletani i quali, trattenendo una percentuale, lo prelevavano dai conti correnti di alcune società cartiere che avevano emesso fatture false all’imprenditore a cui il Comune aveva affidato l’appalto.
Alla fine del giro le tangenti riciclate in denaro contante venivano consegnate al faccendiere Annibali che lo nascondeva nel garage di casa e poi, al momento più opportuno, lo restituiva “al suo destinatario finale, ossia il sindaco” Caligiore che a sua volta lo distribuiva a tutti gli altri componenti della banda.
Il sistema è andato avanti per anni, ma ha cominciato a scricchiolare nel luglio dell’anno scorso quando, in seguito a una perquisizione a carico di Gennaro Tramontano, uno dei commercialisti napoletani addetto al riciclaggio delle tangenti e ora ai domiciliari, Caligiore contatta l’architetto Elena Papetti, attualmente in servizio al Comune di Terracina e ora ai domiciliari, per decidere cosa fare delle buste di denaro che entrambi nascondono in casa: “No vabbè le dobbiamo mettere in un posto... se vengono a perquisire a me è peggio. Nel senso che io in questo momento... sono nascosti ma a cazzo di cane”.
Unitamente alle 13 misure cautelari, gli inquirenti hanno proceduto anche al sequestro di oltre 500.000 euro frutto delle tangenti.

20 novembre 2024