Colonnello dei carabinieri arrestato per l’omicidio del sindaco antimafioso Vassallo
Giovedì 7 novembre il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo è finito agli arresti domiciliari con la pesante accusa di concorso in omicidio con fini camorristici per il brutale assassinio del sindaco antimafioso di Pollica Angelo Vassallo, freddato il 5 settembre del 2010 con nove colpi di pistola calibro 9 sparati a distanza ravvicinata.
All’alto ufficiale dell’Arma la procura di Salerno contesta di aver favorito il clan Cesarano di Pompei-Scafati e di aver assicurato il depistaggio dell’inchiesta degli altri tre indagati. Si tratta dell’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e del “collaboratore di giustizia” Romolo Ridosso, esponente del clan camorristico Ridosso-Loreto che in un’intercettazione dichiarava: “Ci simmu fatti pur o pescator”.
Secondo la direzione distrettuale antimafia di Salerno, nei giorni successivi al delitto, Cagnazzo fece sequestrare di sua iniziativa le immagini registrate dalla videocamera di sorveglianza che affacciava proprio sul porto di Acciaroli per coprire Ridosso passato di lì con la sua auto, salvo poi indirizzare le indagini su un falso colpevole, uno spacciatore di origini brasiliane che in realtà dopo gli accertamenti investigativi non c’entrava nulla con l’omicidio.
Angelo Vassallo (PD) soprannominato il “sindaco-pescatore” perché insieme al fratello gestiva un’impresa ittica è stato “primo cittadino” del comune di Pollica nel salernitano per tre mandati consecutivi, dal 1995 al 2010. Precedentemente aveva ricoperto i ruoli di consigliere comunale a Salerno per “La Margherita” e di presidente della comunità nazionale del Cilento.
Secondo quanto emerso dalle indagini Vassallo venne ucciso dopo aver scoperto e un traffico di droga che passava per il porto di Acciaroli che vedeva coinvolti imprenditori del posto e militari infedeli. Dopo aver raccontato tutto al procuratore capo di Vallo della Lucania Alfredo Gerco, non fece in tempo a sporgere denuncia.
A ritrovare il cadavere fu uno dei fratelli che era andato a cercarlo dopo l’allarme lanciato dalla moglie preoccupata per non averlo visto rientrare a casa in orario. Nessun testimone oculare e l’arma del delitto, una “Baby Tanfoglio”, non è stata mai ritrovata. Un delitto ignobile perché Vassallo oltre a essere ben voluto dalla sua comunità era sempre attento al rispetto dell’ambiente e a contrastare la mafia.
Mentre dall’altra parte emerge il tipico intreccio affaristico, corruttivo e criminale connaturato al sistema economico capitalista dove alcuni militari dell’apparato repressivo dello Stato borghese ricevono mazzette da imprenditori corrotti in combutta con i camorristi per coprire e trarre profitto da uno sporco traffico di droga.
D’altronde sempre secondo “il pentito” Ridosso, incastrato dalle dichiarazioni della compagna Antonella Mosca, l’affare del traffico era stato messo in piedi dall’ex brigadiere Lazzaro Cioffi e i proventi venivano reinvestiti acquistando distributori di benzina per fare concorrenza al clan dei casalesi.
A distanza di 14 anni viene dunque fatta piena luce sull’omicidio del sindaco antimafioso Vassallo a cui va riconosciuto il coraggio di essersi voluto opporre agli sporchi traffici della criminalità organizzata decidendo di denunciare quanto scoperto.
Tuttavia per noi marxisti-leninisti, nella lotta contro la camorra e le mafie, resta valida l’analisi contenuta nell’importante Documento dell’Ufficio Politico del PMLI datato 1° dicembre 2006 che indica: “I marxisti-leninisti italiani invitano tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose democratiche che realmente hanno l'intenzione di liberare il Mezzogiorno dalla camorra e dalle mafie a formare assieme al PMLI un vasto fronte unito contro la camorra e le mafie.
Noi faremo del nostro meglio perché esso si realizzi, lasciando fuori ogni divergenza di carattere ideologico, strategico, religioso o filosofico. L'unità si deve realizzare sulla base di una piattaforma politica comune, su un piano di uguaglianza nei diritti e nei doveri, nel pieno rispetto delle rispettive convinzioni ideologiche e dottrinarie.
Il fronte unito anticamorra e antimafioso, che può essere articolato nelle regioni e nelle città, deve avere un carattere di massa e nazionale, perché se è vero che la camorra e le mafie agiscono nel Mezzogiorno, è altrettanto vero che i loro tentacoli avvinghiano l'intera Penisola. Così uniti e assieme possiamo riportare delle importanti vittorie sulla camorra e le mafie, anche se non potremo estirparle del tutto. Il che potrà avvenire solo cambiando economia e classe dominante, cioè abolendo il capitalismo, il suo Stato e il potere borghese e instaurando il socialismo, il suo Stato e il potere del proletariato. Ma ciò fa parte di un altro discorso, che può non interessare, e senz'altro non interessa, tutti i potenziali componenti di tale fronte unito. Vale comunque il nostro appello: Uniamoci nella lotta contro la camorra e le mafie, per il lavoro, lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno”.
20 novembre 2024