Dopo la rottura delle trattative
Evviva lo sciopero generale unitario dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto di lavoro

Si è interrotta la trattativa tra Federmeccanica-Assistal e Fiom, Fim e Uilm per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici 2024-2027, scaduto a giugno. Dopo sei mesi di stallo era quanto meno prevedibile che si arrivasse a questo punto. In tutto questo tempo non c'è stato alcun passo avanti da parte degli industriali che sono rimasti fermi sulle loro posizioni, negando qualsiasi disponibilità ad aumenti che vadano oltre l'inflazione calcolata sull’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato, al netto dei beni energetici importati (Ipca Nei).
Anzi, le associazioni padronali rivendicano che nel settore metalmeccanico ci sono stati aumenti “senza precedenti” proprio grazie agli adeguamenti ex post all'indice Ipca Nei. Una affermazione che non corrisponde a realtà perché dati alla mano gli aumenti di poco più di 300 euro lordi in tre anni non solo non hanno aumentato di un centesimo il potere d'acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, ma non hanno nemmeno recuperato l'inflazione, quella sì senza precedenti da quando è entrato in vigore l'euro. Inoltre dobbiamo considerare come, grazie al meccanismo di recupero ex-post, l'inflazione colpisce subito i lavoratori, mentre gli aumenti del parziale recupero inflattivo arrivano solo dopo 18 mesi nelle loro tasche.
La piattaforma di Cgil, Cisl e Uil ha come richiesta salariale un aumento medio di 280 euro lordi da completarsi nella durata triennale del contratto. I sindacati chiedono la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, per andare a combattere e restringere l'area del precariato che si è allargata a dismisura, anche se le le rivendicazioni sono piuttosto vaghe. C'è anche la richiesta della riduzione dell'orario di lavoro, dove “l'obiettivo principale è garantire l'occupazione aumentando la produttività”, quindi lavorare meno ore (giustamente) ma produrre di più? Infine c'è l'immancabile richiesta di aumentare i fondi previdenziali e sanitari e i cosiddetti benefit (welfare aziendale), una direzione che noi riteniamo profondamente sbagliata, che va a discapito delle pensioni e dei servizi sanitari pubblici e a favore di aziende e assicurazioni private.
Ma i limiti della piattaforma confederale non ci devono far perdere di vista l'arroganza padronale. Federmeccanica ha presentato a sua volta una “contropiattaforma” irricevibile, che non prevede alcun aumento, se non quello relativo all'adeguamento all'indice Ipca Nei che, secondo le attuali stime, darebbe un incremento di 173 euro, ma in 4 anni e da recuperare dopo 24 mesi (anziché 18 come adesso). Gli unici aumenti considerati possibili (con metodi fumosi e difficilmente quantificabili) sono quelli legati alla produttività e ai profitti delle aziende. Gli industriali poi insistono sull'allungamento della vigenza del contratto a quattro anni, una estensione temporale che farebbe perdere ulteriore salario reale ai lavoratori. L'unico punto su cui c'è intesa con i sindacati è, guarda caso, quello sull'estensione del welfare aziendale.
Posizioni molto lontane che hanno portato a una situazione di stallo fino alla rottura. “Federmeccanica e Assistal, dicendo no a tutte le nostre richieste, hanno di fatto rotto la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici”. Così il leader Fiom, Michele De Palma commentava il 12 novembre, al termine del tavolo con le associazioni padronali. “Hanno detto di no all’aumento del salario, alla stabilità dei rapporti di lavoro, a garantire a lavoratrici e lavoratori degli appalti diritti che altrimenti non sarebbero riconosciuti”. Non si tratta solo di quantità economiche nel loro complesso, continua De Palma, ma ancora più grave è che “le organizzazioni imprenditoriali propongono un cambio della struttura contrattuale. Per noi invece l'impianto contrattuale dell'ultimo rinnovo va confermato e rafforzato. La struttura degli aumenti per incrementare la retribuzione è un elemento fondamentale del modello contrattuale”.
Per questi motivi le tre sigle sindacali hanno deciso unitariamente di dichiarare 8 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti in cui si applica il Ccnl, articolate con modalità da definire a livello territoriale, da effettuarsi a partire dalla prossima settimana. Al fine di coinvolgere i lavoratori e renderli consapevoli della grave rottura che si è consumata, verranno organizzate assemblee unitarie in tutti i luoghi di lavoro. La mobilitazione dei metalmeccanici arriverà al suo culmine nel mese di dicembre, dopo lo sciopero generale nazionale del 29 novembre.
Salutiamo con gioia lo sciopero generale unitario dei metalmeccanici, solo la mobilitazione di piazza potrà piegare la tracotanza padronale. La “moderazione salariale” sovente praticata da Cgil, Cisl e Uil si è dimostrata del tutto inefficace a ottenere dei risultati, ha portato soltanto sacrifici per lavoratrici e lavoratori e profitti per i padroni. Le paghe di operai e impiegati italiani sono tra le più basse d'Europa e assieme ai temi dei diritti, della sicurezza, dell'orario di lavoro, la questione salariale rappresenta una vera e propria emergenza che deve stare la centro dell'azione sindacale.

20 novembre 2024