Elezioni regionali del 17-18 novembre
Trionfa l’astensionismo in Emilia-Romagna
De Pascale (PD) batte Ugolini ma governa la Regione con appena il 25,8% dei consensi

Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Trionfa l’astensionismo. Non si può affermare e riassumere diversamente il risultato delle elezioni regionali che si sono tenute il 17 e 18 novembre in Emilia-Romagna per sostituire la giunta regionale e il presidente uscente Stefano Bonaccini (PD) dimessosi dopo essere stato eletto al Parlamento europeo nel giugno scorso.
Se infatti il sindaco di Ravenna (prossimo alle conseguenti dimissioni) Michele De Pascale, sostenuto da Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra-Coalizioni Civiche-Possibile, Civici Con De Pascale Presidente, Movimento 5 Stelle, Riformisti Emilia-Romagna Futura-De Pascale Presidente, ha battuto nettamente con il 56,77% sui voti validi Elena Ugolini, la candidata di Fratelli d'Italia-Giorgia Meloni, Forza Italia-Berlusconi-Ugolini Presidente-Noi Moderati, Lega Salvini Emilia-Romagna-Il Popolo Della Famiglia, Rete Civica-Elena Ugolini Presidente, che ha ottenuto il 40,07%, è stato l’astensionismo che ha battuto tutti, avendo raggiunto il 54,6% sugli aventi diritto con un aumento del 21% (770.000 “voti”) rispetto alle elezioni del 2020 quando si astenne il 33,7% degli elettori.
Solo le briciole per gli altri due candidati alla presidenza della regione, Federico Serra, candidato da Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano e Rifondazione Comunista, che ha ottenuto l’1,9 per cento, non intercettando quindi l’astensionismo contro il quale oramai sembra indirizzata la presentazione della lista che si forma di volta in volta con i vari partiti falsi comunisti, e per Luca Teodori, della lista “Lealtà Coerenza Verità” che ha ricevuto l’1,2%.
Solo nell’area della città metropolitana di Bologna hanno votato appena più della metà degli aventi diritto, il 51,76%, e tuttavia sono diminuiti del 19,3%, mentre la provincia con più astenuti è stata Rimini dove ha votato solo il 40,7%, e l’astensionismo ha fatto il balzo maggiore in regione, ben 22,8% in più, diserzione comunque altissima ovunque dal 58,5% di Piacenza al 57,3% di Parma (+21,4%, al 56,9% di Ferrara (+22,5%) e via di questo passo.
De Pascale ha vinto nelle province di Reggio Emilia 62,49% contro il 34,12% sui voti validi della Ugolini, a Bologna 60% contro 35%, a Modena 59,05% contro 38,29%, a Forlì-Cesena 58,17% contro 39,22%, a Ravenna 58,16 contro il 38,40%, a Parma 51,24% contro 45,88%, a Rimini 52,22% contro 44,71%, a Ferrara De Pascale l’ha spuntata per poco più di 600 voti 48,77% contro il 48,25% della Ugolini, la quale ha “vinto” solo nella provincia di Piacenza con il 56,01% contro il 41,45% di De Pascale.
Nel nuovo Consiglio regionale il “centro-sinistra” conterà sui 27 seggi del PD, 3 Alleanza Verdi-Sinistra, 2 Civici con De Pascale, 1 Movimento 5 Stelle; il “centro-destra” sugli 11 di Fratelli d’Italia, 2 Forza Italia, 1 Lega e 1 Rete civica Ugolini presidente.
La segretaria del PD Elly Schlein ha definito “straordinarie” le percentuali ottenute dal suo partito, ma solo per coprire la realtà. Se infatti i risultati sui votanti danno il PD nettamente avanti rispetto a Fratelli d’Italia, 42,94% contro 23,74%, e lo confermano come forza sempre più egemone del “centro-sinistra”, nessun’altra lista ha superato il 6%, prendendo come base gli aventi diritto al voto il PD ha perso il 3,5% (ben 108.000 voti) rispetto alle regionali del 2020, mentre Fratelli d’Italia ne guadagna 170.000, intercettando quindi solo una piccola parte dei 620.000 voti persi dalla Lega.
Nel “centro-sinistra” Alleanza Verdi-Sinistra ha ottenuto il 5,3% sui voti validi, la lista di De Pascale il 3,84%, il Movimento 5 Stelle appena il 3,55% e la lista che racchiudeva anche Azione, +Europa e Italia Viva un insignificante 1,72%, lo stesso risultato di Riformisti-Emilia Romagna Futura, la lista che metteva insieme alcuni partiti di centro.
Nel “centro-destra” dopo Fratelli d’Italia si è piazzata Forza Italia che con il 5,62% sui voti validi ha superato la Lega che si è fermata al 5,27%, nonostante il fascio-leghista Salvini tenti in tutti i modi di contendere l’elettorato più reazionario proprio al partito della Meloni, poi la lista civica della Ugolini con il 5,15%.
Fatto sta che il PD vuole cavalcare “l’onda” della doppia vittoria in Emilia-Romagna e Umbria per cercare di insidiare, col tempo, senza fretta, e puramente sul piano elettorale, il governo neofascista Meloni, rilanciando il refrain “Uniti si vince" a proposito del “campo larghissimo” che ha sostenuto De Pascale.
Il quale da parte sua ha sotterrato immediatamente “l’ascia di guerra” elettorale per tendere la mano all'aspirante duce Meloni: "c'è stato un anno mezzo di polemiche politiche, di scontri, di attacchi, a volte anche di notizie false, ora serve uno scatto repubblicano, serve che il presidente della Regione Emilia-Romagna e la presidente del Consiglio stringano un patto repubblicano, questa terra ne ha bisogno”.
Un “patto repubblicano” col governo neofascista Meloni, ecco a cosa mira il nuovo presidente dell’Emilia-Romagna, proprio quel governo (tra le altre cose) accusato (giustamente) dal sindaco di Bologna Matteo Lepore di aver mandato “300 neofascisti a Bologna” in occasione della nera manifestazione dello scorso 9 novembre nel capoluogo regionale contro la quale si è tenuta una grande e combattiva manifestazione antifascista.
Intanto De Pascale lavora alla formazione della nuova giunta regionale, che subentrerà all’attuale verso la fine dell’anno, pensando di tenere per sé la delega alla Sanità e puntando “a prendersi la massima responsabilità come commissario alla ricostruzione” dopo le alluvioni che hanno flagellato a più riprese la regione, ma assicurando tutte le liste che l’hanno sostenuto riceveranno delle poltrone come “ricompensa” per averlo sostenuto, anche chi ha ottenuto un misero risultato, perché, continua De Pascale, “sono convinto che se non avessimo fatto una coalizione così ampia neanche il PD avrebbe fatto un risultato così ampio. Se si approccia con generosità e apertura il PD viene anche premiato dal voto. Ma serve questa generosità anche dopo le elezioni”.
Si prospetta quindi un “prolungamento” della giunta Bonaccini, tanto è vero che De Pascale in campagna elettorale ha sostenuto e rilanciato tutti i principali provvedimenti del suo predecessore, dal “Patto per il lavoro e il clima” alla mobilità al Piano rifiuti e via dicendo.
Insomma, niente di buono per le masse lavoratrici e popolari della Regione, che dovranno organizzarsi e mobilitarsi se vorranno difendere i propri diritti e interessi contro quelli della borghesia di “sinistra” guidata da oggi a livello regionale da De Pascale e che è solo l’altra faccia della medaglia rappresentata della borghesia di destra che con il governo neofascista Meloni mira a rimettere la camicia nera all’Italia.

27 novembre 2024