Riarmo bellicista italiano: 7 miliardi per altri F-35
Lo scorso 17 settembre è arrivato in Parlamento il nuovo Documento programmatico pluriennale della difesa per il triennio 2024 – 2026, un documento di 206 pagine comprendente una introduzione del ministro e due tomi tecnici corredati dai rispettivi allegati, con il quale il ministro della Difesa, Guido Crosetto, detta le linee programmatiche del suo ministero.
Il documento non fa che confermare ciò che anche lo scorso anno era ben noto, cioè gli interessi , anche personali, di Guido Crosetto nel settore degli armamenti e la volontà dello stesso ministro, in combutta con la cricca militare che in Italia sta sgomitando da tempo per ritagliarsi un ruolo ben maggiore che nel passato e contare sempre di più, di procedere a un forte riarmo non a scopo difensivo, ma a scopo bellicista, come dimostrano chiaramente i dati.
Emerge innanzitutto un forte aumento della spesa nell’ordine di 1,6 miliardi, perché la previsione per quest’anno passa da 30,7 a 32,3 miliardi, un ulteriore passo verso il 2% del Pil che ha imposto la Nato.
Eclatante al fine di dimostrare che il riarmo ha uno scopo squisitamente bellicista è il rilancio dell’investimento nei caccia F-35, un atto evidentemente finalizzato agli scopi imperialistici ai quali è chiamata l'Italia dal governo Meloni: in accordo con lo stato maggiore dell'aeronautica Crosetto ha scelto di incrementare il parco di tali velivoli da 90 a 115 velivoli complessivi, ossia 25 aerei in più, di cui 10 a decollo verticale per una spesa aggiuntiva di 7 miliardi di euro, una cifra enorme che lo Stato borghese sottrae alla sanità, ai servizi sul territorio, alle pensioni e a tanti altri servizi di cui potrebbero beneficiare le masse popolari, e che invece vanno a ingrassare la combriccola aeronautica.
IL Documento programmatico pluriennale, per giustificare l’aumento della flotta di F-35, fa riferimento al “mutato scenario geopolitico e dei potenziali risvolti operativi
” come si legge a pagina 47 del secondo tomo del documento: con questa frase i politicanti in giacca e cravatta, ovvero il ministro Crosetto e il suo capo Meloni, e quelli in divisa, ovvero i militari delle quattro armi, si smascherano rispettivamente come maggiordomi e servi votati agli interessi degli Stati Uniti in un futuro e possibile confronto militare con Russia, Cina, Iran e contro ogni attore, statale e non statale, che il sistema capitalista ha necessariamente bisogno di inventarsi per poter sopravvivere e, nel caso in esame, produrre armamenti.
Se con gli F-35 il governo Meloni ha dato un generoso contributo economico all'aeronautica, anche la marina militare ha visto soddisfatti i suoi interessi guerrafondai, perché il Documento programmatico pluriennale prevede di trasformare la nuova portaelicotteri Trieste in seconda portaerei per gli F-35, oltre alla già esistente Cavour, e anche in questo caso è evidente la natura squisitamente offensiva e imperialista di uno strumento militare come una portaerei, destinata non certo a proteggere le coste italiane quanto a istigare gli appartenenti alla marina militare dello Stato borghese a compiere, in combutta con il governo di turno, azioni militari in giro per il mondo dove lo richiederà la difesa degli interessi dell'imperialismo italiano.
Anche l'esercito - come ha spiegato Isabella Rauti, sottosegretario alla Difesa in Parlamento – avrà il suo cospicuo finanziamento e non certo per scopi difensivi in quanto “la componente pesante dell'esercito
– ha chiarito la Rauti - dovrà avere almeno 250 carri armati per formare due brigate pesanti e una corazzata, requisito specifico individuato dall'Alleanza atlantica per l'Italia
”, e i 250 carri armati in più per l'esercito difficilmente possono essere finalizzati alla difesa del territorio nazionale da un'eventuale, del tutto ipotetica invasione dall'esterno.
Insomma, le tasche dei lavoratori e dei pensionati si alleggeriscono sempre di più, ma in compenso si appesantiscono le brigate di un esercito che, come il resto delle forze armate, deve essere considerata una forza armata di guerrafondai interventisti completamente contrapposta alla società civile e alle sue esigenze, e rispondente soltanto a logiche di dominio nel mondo.
Il governo Meloni sta, insomma, facendo di tutto affinché l'Italia raggiunga il 2% del proprio Pil da destinare alla difesa, come hanno imposto al nostro Paese i capibastone dell'imperialismo mondiale, ai quali non interessa nulla se i soldi pubblici italiani verranno sottratti ai servizi sociali per le masse popolari.
È quindi importante e fondamentale che l'Italia esca subito dalla Nato se vogliamo sottrarla al coinvolgimento della terza guerra mondiale imperialista e se vogliamo destinare tutte queste risorse economiche non al riarmo ma a soddisfare gli interessi immediati della popolazione e a impedire che le condizioni di vita e di lavoro delle masse peggiorino di giorno in giorno.
4 dicembre 2024